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ARGENTINA - CLIMA E PAESAGGI CLIMATICI - STRUTTURA SOCIALE E QUALITÀ DELLA VITA



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ARGENTINA




CLIMA E PAESAGGI CLIMATICI


L’Argentina è quasi tutta compresa nella zona temperata australe ma, a causa della grande estensione in latitudine, presenta una notevole varietà di tipi climatici. La conformazione “allungata” nella parte più stretta dell’America Meridionale ha forte incidenza sul clima dell’Argentina: gli effetti della continentalità risultano mitigati e sono sensibili gli influssi oceanici. Altro fattore dominante è la tendenza all’aridità, con un’accentuazione del fenomeno da E verso O, per l’attenuarsi dell’azione dei venti umidi dell’Atlantico.

Data la sua estensione, il paese passa dal clima subtropicale o tropicale del Chaco e della Mesopotamia, a quello oceanico freddo della Patagonia; la grande fascia centrale della Pampa gode di clima temperato. Il clima della regione andina ha caratteri montani, con forti escursioni termiche ed inverni freddi (clima di tipo Bwk della c. di Köppen); particolarmente aride sono le Ande settentrionali, che ricevono meno di 200 mm annui di pioggia.



Estati calde ed inverni miti (media annua tra i 18-20° C) si hanno invece nella Mesopotamia e nel Chaco: ben irrorata dalle piogge la prima (1800 mm annui), più asciutto il secondo (750 mm). Nella Mesopotamia si hanno fitte coperture forestali, mentre nel Chaco prevale la savana cespugliosa o arbustiva, ma non mancano radi boschi (paesaggio climatico di tipo Aw della c. di Köppen).

Nella Pampa il clima è temperato, con estati calde ed inverni miti (tipo Cf della c. di Köppen): a Buenos Aires le medie stagionali sono rispettivamente di 23° C e di 10° C.

La Patagonia è contraddistinta da inverni rigidi ed estati fresche, con precipitazioni tra i 200 e i 400 mm annui; nella Terra del Fuoco la temperatura media annua è di 5°C: il paesaggio è brullo e i magri pascoli sono adibiti all’allevamento estensivo degli ovini (paesaggio climatico di tipo ET della c. di Köppen).



POPOLAZIONE


Dal punto di vista del popolamento, l’Argentina è un paese piuttosto anomalo nell’ambito latino-americano. In primo luogo è quello che conserva minori tracce delle antiche popolazioni indigene, che vennero in gran parte sterminate dai colonizzatori (fu quindi scarso il meticciamento).


Dalla fine del secolo scorso forti ondate immigratorie riversarono nel paese milioni di italiani e snoli. Da 1.700.000 abitanti nel 1869, si passò agli 8.000.000 del 1914. All’aumento della popolazione (attualmente ha raggiunto quota 34.000.000, hanno concorso inoltre il tasso di crescita, che fu a lungo elevato (oggi è sceso al di sotto degli standard latinoamericani), e la flessione del tasso di mortalità (26‰).

Anche altri indicatori sociali – come la scolarizzazione diffusa, il ridotto tasso di analfabetismo e l’accresciuta speranza di vita alla nascita – collocano il paese in posizione migliore rispetto alla media sudamericana.

La popolazione urbana è l’86% della popolazione totale: le regioni andine, la Patagonia, gran parte del Chaco e della Pampa occidentale sono aree pressoché desertiche.

Lo snolo è parlato dall’intera popolazione e la religione cattolica è praticata da più del 92% degli argentini; sono presenti consistenti minoranze di ebrei e protestanti.

Il 63% della popolazione è bianco, mentre gli aborigeni sono in via di estinzioni (sopravvivono solamente circa 25000 individui).




STRUTTURA ECONOMICA


Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 l’agricoltura si è meccanizzata ed ha fatto ricorso sempre più largamente ai fertilizzanti; l’attività agricola, attualmente, si pratica su 1/10 della superficie territoriale. È stato dato impulso alla produzione del mais e delle oleaginose (come la soia), mentre nelle terre irrigate intorno a Cordoba si è avuta una grande espansione della frutticoltura; a Mendoza prospera la viticoltura (anche grazie ai contadini italiani) e la coltivazione dell’olivo. Altri prodotti tipici del primario argentino sono il cotone ed il tabacco.

Sebbene non si siano verificati progressi decisivi dagli anni ’80, resta importante l’allevamento, che dispone di prati e pascoli permanenti estesi su oltre metà del territorio.  L’Argentina è uno dei maggiori produttori mondiali di carne bovina e lana, ed ha potenziato il settore caseario: agricoltura e zootecnica forniscono tuttora più del 60% delle esportazioni complessive.

L’Argentina possiede molteplici risorse minerarie, che consentono al paese la quasi totale autosufficienza. L’industria, che lavora essenzialmente per il mercato interno, annovera, oltre a raffinerie e cartiere, soprattutto stabilimenti siderurgici, metallurgici, meccanici, chimici, tessili e alimentari, con una forte concentrazione nella provincia di Buenos Aires.

Con quasi 3 milioni di visitatori all’anno, il turismo ha un peso economico non trascurabile.



STRUTTURA SOCIALE E QUALITÀ DELLA VITA


Durante la presidenza di Menem, l’Argentina è entrata in una nuova fase economica, caratterizzata dal progressivo smantellamento delle industrie e dei servizi di Stato: in quattro anni quasi tutte le aziende statali sono state privatizzate. Nel 1992 è stato reintrodotto il peso, in parità con il dollaro. Tuttavia, le numerose riforme economiche, accomnate da ristrutturazioni e licenziamenti di massa, hanno comportato costi sociali elevati, soprattutto per la classe media: si assiste ad un progressivo degrado delle città e vaste aree periferiche si avviano a diventare Terzo Mondo.








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