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Recensione "Fratello sole sorella luna"

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Recensione "Fratello sole sorella luna"



Nel film di Zeffirelli, Francesco d'Assisi è un ragazzo del Duecento italiano che si mette tutti contro per correr dietro a un sogno di povertà e di purezza, scaturito nella sua vita dalla scoperta improvvisa del vero Cristianesimo; esattamente come molti ragazzi di oggi che si mettono contro il mondo intero per far le cose in cui credono; avulsi ed estraniati dalla società in cui vivono, ma a poco a poco sempre meno soli.

Francesco, lio del ricco mercante Pietro di Bernardone e della provenzale Pica, è un giovane allegro e scanzonato, che trascorre le sue giornate in comnia degli amici, comportandosi quasi come un "beato". Scoppiata la guerra tra Perugia e Assisi, anche Francesco vi partecipa, quasi come fosse un eccitante nuovo gioco: parte con armature di lusso e con l'incarico di arricchire la sua famiglia e la sua città con prede e bottini. Ma la guerra lo turba e lo mette a dura prova; stremato e ferito nel corpo, ma ancor più nello spirito, Francesco ritorna a casa dove rimane da solo a meditare su ciò che vede: la natura che lo circonda, immacolata, senza affanni, perfetta e, di contro, gli uomini che le stanno attorno, avidi di potere, di ricchezze e incapaci di provare pietà, come suo padre Pietro. Dopo questa lunga meditazione, il giovane, mosso d'amore per i poveri e gli umili che affollano la tintoria di suo padre, rinuncia a tutti i beni materiali e, nudo d'ogni abito, si ritira in una chiesetta in rovina, dedicata a San Damiano; la ricostruzione di questa chiesa rappresenterà per lui e per i suoi primi seguaci, anche simbolicamente, la meta, la missione. A lui si uniscono i suoi vecchi amici, che prima lo consideravano pazzo, e la quattordicenne Chiara. Decisi a vivere di elemosina, nella più piena povertà, giudicati matti da i cittadini benestanti, Francesco e gli altri avranno contro una comunità legata ai beni terreni e all'egoismo, che dichiarerà guerra alla comunità di San Damiano. Francesco nella sua umiltà, vedendosi tutti contro, si interroga sulle proprie azioni e temendo di aver sbagliato, si reca a Roma per chiedere consiglio al Papa Innocenzo III. Per aver predicato il Vangelo alla corte papale, Francesco viene cacciato dalla sala e fatto arrestare, ma subito dopo è richiamato dal pontefice che, conquistato dall'onestà e dalla bontà del povero fraticello, in segno di approvazione della sua opera, si prostrerà ai suoi piedi. Così il destino di Francesco è segnato: un cardinale infatti intuisce l'uso che la chiesa può fare di lui e in tal modo viene inserito anche lui nel "sistema". Questa scena finale riepiloga in qualche modo la morale del film.



Dunque Francesco viene rappresentato quasi come il precursore di quella frangia di giovani contestatori i quali oggi predicano la non violenza, il ritorno alla natura e la fratellanza universale; in poche parole un ribelle senza furore, una ura segnata dalla purezza d'animo che spesso sembra una sorta di pazzia religiosa, ma anche umana. Ciò, in definitiva,non è soltanto la chiave del personaggio, ma anche quella del film.

Il film naturalmente trabocca a volte di lusso scenografico, come nella rappresentazione dell'Assisi del tempo, caratterizzata da personaggi pittoreschi, e della Roma papale, ambientata quasi in un clima fiabesco, al quale però si affiancano scene di grande limpidezza, quelle che ci parlano di Francesco a contatto con la natura (nei meravigliosi panorami umbri e toscani) e quelle, soprattutto, che ci descrivono il dilagare della "pazzia" di Francesco. Quindi Zeffirelli non ha voluto proporci soltanto un Medioevo italiano che rispecchia la realtà, ma anche un suo ritratto dal punto di vista simbolico; la bravura del regista si ritrova nel aver saputo plasmare alla perfezione questi due termini. Tutte le scene sono poi ritmate e sottolineate da una sequenza di cori e preghiere in coro, che Riz Ortolani ( addetto alla musica) ha costruito accordando alla musica del Duecento i ritmi e le cadenze di alcune messe del secolo scorso: una grande intuizione che esalta ancor di più la bellezza del film.

Azzeccata anche la scelta degli attori, molto aderenti ai personaggi. Graham Faulkner e Judi Bowker sono un Francesco e una Chiara di grande purezza espressiva. Il primo ha nello sguardo e nei gesti molta soavità, quasi come quella di un bambino; la seconda conferisce a Chiara un'incantevole grazia spirituale, da farla sembrare quasi una ura angelica. Oltre ai due personaggi principali, hanno un ruolo importante Valentina Cortese(nei panni di Pica), Alec Guinnes, papa di breve parte ma di grande importanza, e un gran numero di personaggi minori, che conferiscono ogni volta un qualcosa di particolare ad ogni scena. Infine Ennio Guarnieri, al quale è affidata la fotografia, riesce a manovrare magistralmente le luci traendo da tutte le scene occasione di sempre nuova meraviglia.


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