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Il sogno di Nausicaa

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Ella come un soffio di vento si lanciò sul letto della fanciulla, e si fermò in alto, sopra la testa. Le rivolgeva parole: somigliava alla lia di Dimante, navigatore famoso, che aveva la sua età e le era molto cara.

A lei era simile Atena e diceva: «Nausicaa, e come mai così trasandata ti fece tua madre? Le vesti ti giacciono là trascurate, e per te le nozze sono ormai vicine. E in quel giorno tu devi vestirne di belle e darne anche a quelli che ti condurranno via. Da questo, lo sai bene, sale tra gli uomini una buona rinomanza e ne hanno gioia il padre e l'augusta madre. Su, andiamo a lavare con l'apparire dell'aurora! Anch'io verrò con te, ti sarò comna di lavoro. Devi al più presto essere pronta, perché non starai ancora a lungo ragazza. Già ti vogliono sposa i più valenti fra tutti i Feaci, qui nel paese, dove anche tu hai la nobile famiglia. Via, sollecita il padre all'alba che ti prepari le mule e un carro per trasportare le cinture e i pepli e le coperte colorate. Anche per te così è molto meglio che andare a piedi: i lavatoi sono assai lontani dalla città.»



Ella così parlava, la dea dagli occhi lucenti Atena, e se ne andò all'Olimpo, dove, dicono, è la sede degli dei, sempre tranquilla: non è agitata da venti né mai la pioggia la bagna né vi cade neve, ma un puro sereno vi si stende, senza nuvole. È diffusa intorno una chiara luce. In questa sede vivono nella gioia gli dei beati tutti i giorni. E là andò Atena, dopo che ebbe dato alla fanciulla i suoi consigli.





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