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"Il sistema degli oggetti" - . I valori dell'ambiente: il colore



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"Il sistema degli oggetti" - J. BAUDRILLARD


1 - Le strutture dell'assestamento.

  • L'ambiente tradizionale

La casa o le cose in cui e di cui viviamo, non sono altro che l'immagine della nostra cultura e società. La destinazione precisa di un mobile e la sua collocazione all'interno di una specifica stanza, ne denota una personalizzazione delle relazioni umane. Infatti, esseri e oggetti, instaurano una relazione dove gli oggetti assumano un valore affettivo chiamato "presenza".

  • L'oggetto moderno liberato nella sua funzione

Come cambia il rapporto tra individuo e società, cambia anche lo stile dei mobili e da arredamento, l'organizzazione. Un esempio molto utile per capire questo concetto è il radicale cambiamento delle funzioni di alcuni oggetti; per esempio, il letto non è più legato alla sua unica funzione ma si modifica, si modernizza, diventando anche divano-letto.

La maggior parte delle volte questa mobilità e il cambiamento è dovuto all'adattamento forzato della mancanza di spazio negli ambienti moderni. Si assiste così ad una "mancanza di stile", data dalla necessità di sfruttare quel poco spazio, aumentando al massimo la funzionalità delle cose, incrementando la produzione in serie. Il rapporto tra individui e oggetti diventa più flessibile ed è più libera anche la tensione morale che esisteva un tempo, per esempio in una famiglia borghese, dove ogni oggetto esprimeva un rapporto o uno status sociale che doveva essere chiaramente interpretato dai membri al di fuori del nucleo familiare.



Analizzando l'"oggetto in serie" questo risulta essere un'evoluzione funzionale, una emancipazione, la vera liberazione della funzione dell'oggetto; per esempio, il letto senza testata o senza piedi è libero dalle costrizioni di un tempo, non assomiglia neanche più a ciò che è, ridotto così alla sua espressione più semplice.

Questo andamento ha liberato gli oggetti dalle loro costrizioni, che, a loro volta ha liberato qualcosa nell'uomo; se l'oggetto si è liberato in relazione alla sua funzione, l'uomo si è liberato in quanto fruitore dell'oggetto stesso.

Lo spazio cambia le sue denotazioni la sala da pranzo borghese era strutturata, chiusa. Adesso l'ambiente funzionale è più aperto, libero, ma frantumato nelle sue diverse funzioni.

  • L'arredamento modello

Gli elementi Lo stile dell'oggetto in serie si legge nell'arredamento modello. All'interno di esso si sviluppa una struttura con due temi fondamentali:

    1. costituito dalla case o ville dell'antica borghesia (stile Luigi XIV o Napoleone III) che mantengono intatto lo stile che li contraddistingueva.
    2. arredamento a stampo moderno, dove gli oggetti sono veri e propri modelli della società.

Questi modelli si suddividono:

ELEMENTI/SEGGIOLE; nel concetto generale di ambiente.

TECMA; elementi funzionali che rispondono all'imperativo della vita moderna (oggetti in teck o in mogano).

OSCAR; il gioco di elementi prefabbricati.

MONOPOLY; combinazioni infinitamente varie di un mobilio adatto al vostro gusto, misure o bisogni.

Gli oggetti non hanno più un'anima e non investono più gli individui con la loro carica simbolica.

Muri e luci Si assiste alla tendenza di "liberare" il muro, aprendo le stanze.

Le finestre (nel senso di vetrate che illuminavano gli spazi di abitazioni borghesi) spariscono e la luce diventa funzione universale delle cose.

L'illuminazione C'è la tendenza a nascondere la fonte di illuminazione.

Specchi e ritratti Gli specchi e i vetri spariscono. Nell'ambiente contadino lo specchio veniva ignorato, come si ignorava la tendenza a preoccuparsi del proprio aspetto, mentre nella borghesia, al contrario, gli specchi si moltiplicavano, sia sui muri che sui mobili. Si ha però la tendenza ad aumentare le aperture e i pannelli trasparenti. Insieme allo specchio spariscono i ritratti di famiglia, le foto e i quadri; si sviluppano invece le stampe.

L'orologio e il tempo Il tempo se con la ssa dell'orologio, la pendola.

  • Verso una sociologia dell'assestamento?

Indubbiamente nel corso degli anni è cambiato il concetto di arredamento. È cambiato anche il concetto di spazio, ora molto più limitato, con la principale esigenza di risolvere problemi con soluzioni funzionali, invece di creare atmosfere, mettendo così in secondo piano il gusto. Gli oggetti si impoveriscono estratti dall'ambiente, perché non hanno più un loro valore, sono oggetti nati nella produzione in serie.

Quindi, la fondamentale esigenza dei nostri tempi, è quella di possedere il proprio spazio che deve necessariamente rispondere a canoni di funzionalità.

  • L'uomo dell'assestamento

Considerando quanto detto sopra, anche l'individuo, in senso di fruitore del suo spazio, la casa, cambia la propria concezione. L'uomo dell'assestamento non è né proprietario né semplice fruitore, ma è un informatore attivo dell'ambiente.

Analizzando questo, l'inquilino moderno non "consuma" i suoi oggetti, bensì li padroneggia, li controlla, li ordina.

Questo sistema è incentivato dalla pubblicità, che ci convince che l'uomo moderno non ha più bisogno dei suoi oggetti, ma che invece operi intorno ad essi come fosse un tecnico.

L'uomo diventa una sa umile e ricettiva, una specie di schiavo. Gli oggetti hanno solo una funzione di "vaso", ovvero sono semplicemente il riflesso di una visione del mondo.

La casa diventa l'equivalente simbolico del corpo umano, di conseguenza l'uomo si lega ad essi con una componente viscerale.

La proprietà è vista come una semplice assimilazione.

2 - Le strutture dell'ambiente.

Dopo aver considerato l'assestamento è necessario analizzare l'ambiente, perché l'uno interagisce con l'altro; l'ambiente è un calcolo dei colori, dei materiali, delle forme, dello spazio.

  • I valori dell'ambiente: il colore

Il colore tradizionale

Il colore è intriso di allusioni psicologiche è morali. Il colore è imposto dalla situazione, dal ruolo sociale o è specifico di un materiale (per esempio nel caso del legno).

Esso, nelle moda, è metafora di significati culturali.

Nell'abitazione borghese assumeva toni e nuances. Il rifiuto del colore vivo è sinonimo di rifiuto dello spazio, dell'interiorità.

Il mondo dei colori si contrappone a quello dei valori.

Il colore "naturale":

Le automobili, le macchine da scrivere, impiegano molti anni (addirittura generazioni!) prima di smettere di essere nere; dall'altra parte i frigoriferi e i lavabi utilizzano ancora più tempo prima di non essere più bianchi.

Questo andamento si interrompe quando si assiste ad una liberalizzazione, legata alla rottura di un ordine.

Per quanto riguarda gli oggetti in serie, il colore vivo è vissuto come segno di emancipazione. I colori vivi, sono collegati agli oggetti funzionali e alle materie sintetiche negli arredamenti in serie.

Successivamente si assiste all'ordine del pastello.

I vestiti, le automobili, i bagni, gli elettrodomestici, le stesse materie plastiche durante la loro liberalizzazione, non assumono mai un colore netto, franco; si passa invece a toni più delicati e meno forti, come il pastello, che comunque pretende di essere un colore vivo, ma non è che un segno di moralità.

Il nero mantiene ancora un valore di distinzione, di cultura, mentre il bianco è considerato un colore organico; bagni, lenzuola, biancheria, costituiscono infatti un prolungamento del corpo umano, è un colore imperativo della pulizia e legato alle funzioni primarie.

Dobbiamo anche considerare che oggetti come il frigorifero e la lavatrice, a poco a poco, introducono il colore, anche se le resistenze sono profonde.

Ciò avviene perché certi oggetti hanno una natura intrinseca.

Solo gli oggetti che rimandano alle vacanze (tende, accessori, roulotte), assumono colori vivi, perché hanno un connotato di libertà. Trapiantando questa sensazione nella natura, si finisce per trapiantare questi valori di tempo libero e di idea di natura, nella propria abitazione.

Il colore-funzionale:

Nell'ambiente i colori rispondono solo al calcolo dell'ambiente. Non abbiamo a che fare con colori, ma con toni e combinazioni tra colori caldi e quelli freddi.

Il caldo e il freddo

L'ambiente risiede nell'equilibrio tra toni caldi e freddi.

Questo perché il colore creato dai toni caldi non è più sinonimo di fiducia, intimità, colore, per questo occorre la contrapposizione tra toni caldi e freddi per denotarlo.

Il colore "funzionale" nasce dall'alternanza della sincronia "caldo/freddo".

  • I valori d'ambiente: i materiali.

Legno materiale, legno culturale:

La stessa analisi fatta per i colori, è opportuna per i materiali. Il legno, per esempio, richiama nella sua conformazione e per la sua struttura, ad una nostalgia affettiva.

Il legno, per le sue caratteristiche, può considerarsi un essere.

Anche qui, però, è importante l'alternanza tra materiali naturali e materiali sintetici.

La logica dell'ambiente:

Questo sistema coinvolge tutti gli elementi del "discorso ambiente" ovvero ciò che include colori, sostanze, volumi e spazio.

Sempre prendendo in considerazione il legno, spesso il suo colore "naturale" che attribuiamo a questo materiale, è in realtà artificiale.

Questo perché il colore e il materiale sono astratti e oggetti a manipolazione mentale.

Un materiale modello: il vetro

Il vetro può considerarsi il materiale del futuro: esso riassume il concetti di ambiente come è concepito dall'individuo. La sua forma e consistenza, rimanda ad una purezza, ad una connotazione igienica che lo rende innovativo. Offre, inoltre, la possibilità di una comunicazione accelerata, tra l'interno e l'esterno, ma instaura anche una sorta di censura invisibile e materiale, che impedisce a questa comunicazione di divenire un'apertura reale sul mondo.

  • L'uomo di relazione e di ambiente.

Questa analisi dei colori e dei materiali ci porta ad una prima conclusione. L'alternanza fra caldo e freddo definisce il concetto stesso di ambiente che è sempre alternanza tra colore e distanza.

Le sedie:

Gli oggetti che meglio spiegano questa ambiguità sono le sedie. La loro funzione primaria e ovvia, ed è quella di permettere alle persone di sedersi.

Adesso questo concetto è mutato radicalmente; la sedia non gravità più intorno al tavolo, ma adesso è il tavolo subordinato alla sedia.

Quante volte è capitato di notare in un ambiente casalingo questo elemento completamente distaccato dalla sua funzione primaria e quindi separato dal tavolo?

Infatti le sedie favoriscono una posizione universale dell'essere sociale moderno; nelle nuove sedie questa posizione è mutata permettendo una libertà in tutte le posizioni e, di conseguenza, di tutte le relazioni umane.

Più dettagliatamente, l'angolo e la profondità della sedia porta gli sguardi ad un'altezza mediana, in cui le parole in un'interazione sociale, vengono favorite da questa posizione.

Ai giorni nostri questo concetto è notevolmente cambiato, col cambiamento della seduta classica, che nella sua modernizzazione ha cambiato posizionamento, altezza e angolo, offrendo al fruitore diverse posizioni e diverse interazioni sociali.

Cultura e censura.

Non solamente le sedie hanno mutato la loro "posizione classica", ma tutti gli oggetti di oggi subiscono la culturalità.

Il letto, per esempio, è diventato poltrona, divano, canapè, panca, a volte si nasconde in una parete, altre volte con le sembianze di un divano.

La tavola diventa bassa, decentrata, leggera, incentivando anche il cambiamento della cucina che diventa una sorta di laboratorio funzionale.

Tutto questo cambiamento è dovuto soprattutto alla transizione dalle azioni classiche di un' abitazione antica come mangiare, dormire e procreare a un sacco di altre interazioni sociali differenti come bere, fumare, chiacchierare, leggere, guardare, ecc. Le funzioni viscerali perdono il loro senso di fronte alle culture che invadono e modificano gli oggetti e gli ambienti.

Anche gli stessi appartamenti cambiano, sostituendo i simboli familiari e favorendo le relazioni sociali; non sono più arredati secondo il gusto degli affetti, ma in funzione della visita.

  • I valori d'ambiente: il gestuale e le forme.

Quando si studiano le forme "funzionali" si assiste ad una stilizzazione della gestualità umana: ciò produce il passaggio tra gestualità universale del lavoro e quello di controllo, nell'astrazioni delle fonti di energia.

Cercheremo ora di chiarire tale concetto.



La gestualità tradizionale: lo sforzo.

Finché l'energia nell'utilizzo di qualsiasi oggetto rimane muscolare e cioè con l'unico sforzo umano, si rimane nell'ambito di relazioni umane. Anche l'energia animale non costituisce un cambiamento significativo a questo concetto.

Ci vuole la rivoluzione delle fonti di energia perché l'uomo e l'oggetto siano coinvolti in un nuovo rapporto. Tutt'oggi non si è ancora arrivati ad una vera liberazione perché né l'uomo è libero dagli oggetti, né gli oggetti sono liberi dall'uomo.

La gestualità funzionale: il controllo

Tutti gli oggetti che ci circondano (elettrodomestici, illuminazione, ecc) richiedono un'energia e un intervento umano ridotto al minimo.

Non occorre abilità per utilizzarli correttamente, ma solamente prontezza di riflessi.

Questi gesti si sono sostituiti alla pressione, alla percussione, al colpo e a tutti quei movimenti che richiedevano una certa rapidità. Gesti che richiedevano l'utilizzo dell'intero corpo, si sono sostituiti al contatto minimo (mani/piedi) e il controllo (vista/udito):solo le estremità dell'uomo partecipano all'ambiente e all'oggetto funzionale, che richiedono una vigilanza celebro-sensoriale anziché puramente muscolare.

Un nuovo campo operativo.

La funzionalità degli oggetti diventa illimitata perché non esiste gesto che non abbia un'equivalente tecnico.

Questo non deriva dal fatto che le azioni sono state sostituite, ma dall'incapacità di scissione in riferimento ad un modello precedente. Per capire meglio questo concetto basta un semplice esempio; il fuoco prima veniva utilizzato essenzialmente per cucinare, scaldare o illuminare, adesso siamo circondati da oggetti che non necessariamente utilizzano questo elemento per affrontare questi bisogni.

Spesso l'oggetto condiziona i comportamenti dell'uomo.

Nell'evoluzione tecnologica, la responsabilità umana esercita ormai solo un controllo meccanico.

La miniaturizzazione.

Di pari passo col progresso, si assiste ad una miniaturizzazione dell'oggetto più ardita.

Il luogo dello spazio, ora più limitato, crea oggetti tecnici che progredendo nel tempo danno origine ad un nuovo concetto di dimensione funzionale, non più a "misura naturale", ma con una superficie sempre più complessa nei messaggi e nei meccanismi, con una tendenza alla concentrazione delle strutture. Primo esempio fra tutte è rappresentato dalla elettronica o la cibernetica.

Stilizzazione-maneggevolezza-avvolgimento

Si assiste poi ad un'evoluzione della progettazione di un oggetto: abbiamo visto l'importanza della gestualità di controllo e della mano. L'imperativo a cui rispondono gli oggetti moderni è quello di essere maneggevoli e cioè funzionali.

Se la maneggevolezza è costituita dalla forma e dai movimenti che compie una mano umana, a quale mano vengono conformati gli oggetti maneggevoli e quindi funzionali?

Ovviamente questo è solo il senso astratto della maneggevolezza. L'importante è che la forma dell'oggetto "sposi" la mano del fruitore.

Oggi il corpo umano è presente solo come ragione astratta della forma realizzata dell'oggetto: è questa la definizione di stile.

Come nell'evoluzione di alcune specie animali, la forma si esteriorizza intorno all'oggetto.

Ci stiamo dunque muovendo verso la forma e la funzionalità delle forme.

La fine della dimensione simbolica

Secondo uno studio, ogni oggetto rimanda ad una ritmica sessuale, che produce inevitabilmente un senso di libidine nell'uso di un oggetto.

Gli oggetti e gli utensili tradizionali mettono in moto tutto il corpo nello sforzo e nella realizzazione, mentre questo aspetto viene scoraggiato dall'oggetto tecnico.

L'astrazione della potenza

La potenza tecnica non ha un rapporto di comunanza con l'uomo e con il suo corpo.

La rottura di ritmi di vita quotidiana fondati sul movimento del corpo, hanno conseguenze profonde a livello psicosomatico.

Gli oggetti moderni sono diventati più complessi dei comportamenti degli uomini relativi a tali oggetti. Essi non sono più circondati da gesti meccanici e nella vita quotidiana sono diventati i veri protagonisti dove l'uomo ha solo il compito di essere una sa o lo spettatore, che assiste allo svolgersi delle cose.

3 - Conclusione: naturalità e funzionalità

Considerando l'analisi fatta, osserviamo che l'intero sistema degli oggetti è basato sul concetto di funzionalità: colori, forme, materiali, tutto è funzionale. Tutto deve essere funzionale, anche se questa parola può essere molto ambigua, in quanto sostiene la realizzazione dell'oggetto in rapporto con il mondo reale per soddisfare i bisogni umani. La funzionalità è la facoltà di interagire in un insieme.

Applicando questo concetto all'oggetto, è la capacità di superare la sua funzione originaria a vantaggio di una seconda funzione.

Il sistema funzionale è quindi caratterizzato da:

1 - il superamento del sistema tradizionale sotto i tre aspetti: funzione primaria dell'oggetto, pulsione e bisogni primari, relazione simbolica reciproca.

2 - il disconoscimento simultaneo dei tre aspetti del sistema tradizionale.

In altre parole, il sistema tradizionale degli oggetti, si basa sul fatto che questi non hanno più un valore proprio, ma una funzione universale: gli oggetti perdono la loro naturalità.

  • Il mondo domestico e l'automobile.

L'analisi considerata fino ad ora ha preso in esame esclusivamente il mondo domestico e la casa. Procediamo ora all'analisi di un oggetto completamente differente che non rientra in questa sfera: l'automobile.

Questo oggetto riassume ridersi aspetti dell'analisi: l'astrazione del fine pratico nella velocità (tecnica), differenziazione forzata (emotività) e la proiezione frantasmatica.

L'automobile è un oggetto particolarmente complesso perché va al di fuori di ogni analisi fatta per qualsiasi altro oggetto domestico: l'auto viene considerata parte della sfera intima (come la casa, grazie al suo spazio chiuso, intimo, che ognuno di noi sente proprio) ma è capace di far fronte al fine pratico di comodità (spostamento).

Il suo possesso significa ancora di più; infatti, per utilizzarla è necessaria la patente, che da un senso di appartenenza ad una cerchia, una credenziale di una sorta di nobiltà mobiliare che racchiude la velocità come punto di forza.

Non ci sentiamo dunque frustrati quando, a causa di qualche violazione, ci viene ritirata la patente?

Perché ci sentiamo esclusi dal gruppo a cui appartenevamo.

Non ci sentiamo onnipotenti, forti, superiori alla natura, quando sfrecciamo a tutta velocità con le nostre auto?

Il movimento già in se stesso è ragione di felicità, ma l'euforia meccanica è, nell'immaginazione, il miracolo dello spostamento.

L'aspetto forse più eccezionale di questo oggetto, è la capacità di racchiudere la sfera intima, anche se, in realtà, essa è completamente slegata dai limiti abituali di intimità.

È un vero e proprio compromesso; essere in casa propria e sempre lontani da casa.

Secondo l'autore l'auto è considerata ancora molto spesso appannaggio dell'uomo, mentre la donna è la regina incontrastata degli elettrodomestici di casa.

B - Il sistema non funzionale o il discorso soggettivo.

  • L'oggetto marginale, l'oggetto antico

In questo ambiente rientrano tutti quegli oggetti unici, antichi o folkloristici. In essi si è tentati di vedere la sopravvivenza dell'ordine tradizionale e simbolico.

Il valore dell'ambiente: la storalità

L'oggetto antico è caratterizzante nella propria storalità, nelle radici che gli attribuiscono un significato nel tempo. Considerando che la natura è facilmente astratta, il tempo invece non lo è, e attribuisce all'oggetto una propria connotazione storica.

Il valore simbolico: il mito dell'origine.

Qual è la potente motivazione verso il monile antico o l'oggetto autentico? Questi oggetti rispondono ad una esigenza precisa, ovvero quella di essere oggetti definitivi, compiuti.

L'oggetto antico è considerato come un ritratto di famiglia: che rappresenta una propria storia, delle proprie origini che a loro volta si riflettono nel possessore.

Questa caratteristica manca agli oggetti funzionali, che rappresentano invece l'attualità, che si esauriscono nell'uso immediato, che assicurano l'ambiente nello spazio, ma non nel tempo.

L'oggetto antico è una sorta di regressione immaginaria.

L'"autenticità".

Risulta immediato collegare il gusto dell'antico alla mania del collezionismo. Tuttavia è necessario distinguere due aspetti principali della mitologia dell'oggetto antico: la nostalgia delle origini e l'ossessione per l'autentico.

Il primo aspetto rimanda alla ura della madre; più antichi sono gli oggetti più si avvicinano alla natura, alla divinità, alle conoscenze primitive.

Il secondo aspetto, invece, rimanda alla ura paterna; la fonte del valore.

L'oggetto antico suscita nell'immaginazione, alla filiazione da madre e padre.

La sindrome neo-culturale: il restauro.

La ricerca dell'autenticità è più una ricerca di un alibi. Questo è evidente se prendiamo in esame la ristrutturazione di ruderi.

Per esempio: un architetto acquista un vecchio casolare. Questo è completamente da ristrutturare perché non coincide col concetto di modernità. Alla fine dei lavori si nota che le uniche cose autentiche mantenute nella ristrutturazione del casolare sono solo alcune pietre e una parete portante.

Questo, però, conferisce all'abitazione un'anima, che testimonia il passaggio di generazioni passate (concetto di infanzia).

Sincronia, diacronia, anacronia.

Gli oggetti antichi formano nell'ambiente privato, una sfera ancor più privata. Sono l'evasione dalla quotidianità.

L'oggetto funzionale, invece, è povero: qualunque sia il suo prezzo e prestigio, conura la perdita del padre e della madre. Ricco di qualità ma povero di significanza, fa riferimento solo all'attualità e si dissolve nella quotidianità.

Se l'oggetto è soggetto all'anacronismo, significa che è in relazione a chi lo possiede, a chi gli da un significato (in riferimento all'oggetto funzionale).

Se invece a sincronismo e diacronismo evidenza la relazione dell'oggetto in base alla struttura ambientale e temporale.

La proiezione inversa: l'oggetto tecnico presso i primitivi.

La coesistenza tra il moderno funzionale e l'antiquariato si ha solamente durante uno stadio di sviluppo economico di produzione industriale e di saturazione pratica dell'ambiente.

In passato l'oggetto risultava immediato perché aveva un suo segno, non aveva né funzioni né virtù, ma solo un segno univoco che rimandava al proprio significato. Nella nostra civiltà, l'oggetto antico è bello semplicemente perché è sopravvissuto al tempo e rimanda ad un segno di vita precedente (feticismo).

Il mercato dell'antico.

Uno dei fenomeni più complessi di questo atteggiamento, è il mercato dell'oggetto antico.

Infatti un individuo è spinto all'acquisto quando aspira ad una classe sociale media-superiore, per cercare un simbolo di posizione sociale antica che attribuisce accettabilità.

Questo prestigio si manifesta in due aspetti; il valore ereditario e il valore ideologico.

  • Il sistema marginale: la collezione.

Considerando gli oggetti quotidiani come veri di una propria passione, ovvero la passione della proprietà privata. Di questa passione non riusciamo a misurarne il ruolo fondamentale nell'equilibrio vitale del soggetto e del gruppo.

In questo circolo gioca un ruolo indispensabile la possessione e la passione della proprietà privata.



L'oggetto astratto dalla sua funzione

Ogni oggetto ha due principali funzioni; l'essere pratico e l'essere posseduto. Le due funzioni sono in rapporto reciprocamente inverso: l'oggetto strettamente pratico assume una definizione sociale (macchina), mentre l'oggetto puro, privo di funzioni, astratto dal suo uso, assume un significato strettamente soggettivo, diventando oggetto da collezione.

Questa ultima tipologia, ne scaturisce una passione, una soddisfazione e, dall'altra parte, una delusione: una serie completa lo dilata.

La collezione appassiona verso il possesso.

L'oggetto-passione

La fase attiva della collezione si satura tra i 7 e i 12 anni di vita; il gusto per la collezione tende a ripresentarsi in una fase postuma, intorno ai 40 anni. Il comportamento collezionante non equivale alla pratica sessuale, non realizza la soddisfazione per le pulsioni (feticismo), ma raggiunge una soddisfazione altrettanto intensa.

L'oggetto assume così il senso dell'oggetto amato; il fascino risiede in una fase intima (in cui esiste un elemento privilegiato nella collezione), nell'intimità seriale. In contrapposizione con i rapporti umani, che sono fonte di continua angoscia, il campo degli oggetti è invece fonte di sicurezza.

Il più bell'animale domestico

Gli animali domestici sono una serie intermedia tra uomini e oggetti; si noti, inoltre, che gli animali non hanno sesso (perché castrati) proprio come gli oggetti, sebbene siano viventi.

L'oggetto è come uno specchio: è uno specchio perfetto perché non riflette immagini reali ma desiderate.

Ecco perché tutto ciò che non si è riusciti ad investire nei rapporti umani, viene investito negli oggetti o negli animali.

Un gioco seriale

L'oggetto posseduto non è mai una mediazione povera, è sempre invece singolare. Il possesso, poi, dell'oggetto "raro", "unico" è il limite estremo e ideale dell'approvazione. Inconsciamente nella collezione si è portati a collezionare il proprio io.

Dalla qualità alla qualità: l'oggetto unico

Esiste tuttavia la passione precisa per un oggetto unico, considerato come l'emblema di una serie. Spesso si assiste alla mancanza di un determinato elemento di una serie, l'ultimo senza il quale la serie è incompleta. Quel oggetto assume una strana qualità: è un oggetto unico, definito dalla posizione finale. Il senso simbolico di questo oggetto assume un significato di catena. Ma la collezione nasce per essere finita?

Il fatto che la serie di oggetti sia finita, fa calare il senso della sorpresa e del piacere. Se questa non è compiuta si verifica una sorta di bramosia, come una sofferenza, la frattura che permette di portare una cosa a compimento, cioè una rottura definitiva con la realtà.

Oggetti e abitudini: l'orologio

Gli oggetti non aiutano solamente a dominare il mondo con il loro significato all'interno del sistema, ma si inseriscono all'interno di serie mentali, dominando il tempo, rendendolo discontinuo e classificandolo secondo le stesse modalità delle abitudini.

L'oggetto e il tempo: il ciclo diretto

Al nostro tempo, dove stanno sparendo le istanze religiose ed ideologiche, gli oggetti stanno diventando la consolazione delle consolazioni, la mitologia quotidiana che assorbe l'angoscia del tempo e della morte.

L'oggetto sequestrato: la gelosia

Questa passione per gli oggetti raggiunge il suo compimento nella gelosia. Il complesso della gelosia, caratteristico del fanatismo collezionistico, coinvolge il semplice riflesso di proprietà. Il geloso sottrae agli altri, sequestra per tenere solo per se, maschera sotto apparenze di un oggetto, la propria libido, che cerca di soffocare in un sistema di reclusione.

È come se castrasse se stesso della propria sessualità (perché vive in funzione dell'oggetto) tramite il sequestro. Si è gelosi di se stessi, si gode di se stessi.

Lo stesso si può dire della collezione: la sua potenza è precaria, dietro la quale si nasconde la sovranità del mondo reale.

Nella gelosia, non è raro il caso in cui il soggetto finisca per uccidere l'oggetto. La possessione dell'oggetto rimanda alla possessione sessuale.

Dalla motivazione seriale alla motivazione reale

Lungo questa analisi non è stato ancora preso in esame la natura degli oggetti collezionati. Considerando che non si fa mai la collezione di quadri d'autore come quella di francobolli, è opportuno sottolineare che il concetto di collezione è diverso da quello di accumulazione.

L'accumulazione riguarda riviste, cibo: la collezione invece tende alla cultura, oggetti, quindi, di rituale sociale.

Alcuni studi hanno dimostrato che si è portati a collezionare, una volta coinvolti nella scia della serie, anche se questo non suscita il minimo interesse. La collezione si libera dal carattere di accumulazione pura, per la sua complessità culturale, per l'incompletezza. Una mancanza è sempre un'esigenza precisa di un oggetto assente.

C - Il sistema meta e disfunzionale: gadget e robots

  • La connotazione tecnica: l'automatismo

La connotazione tecnica si esprime in una parola: l'automatismo, l'ideale mitologico dell'oggetto moderno. Esso è sempre vissuto come modello tecnico. Le automobili a manovella sono superate, quelle senza manovella sono moderne grazie alla connotazione dell'automatismo, che maschera la debolezza strutturale.

La trascendenza "funzionale"

Il grado di perfezione di una macchina è proporzionale al suo grado di automatizzazione. Per rendere un oggetto pratico automatico, occorre stereotiparlo nella sua funzione e renderlo più fragile. Il perfezionamento delle macchine, la "funzionalità" vera, non corrispondono a una iper-crescita d'automatismo ma ad un grado che permette alla macchina di essere sensibile.

Pensiamo ad un futuro, dove tutto "funziona da solo", per chi sfrutta questi automatismi sfrutta anche un'essenza quasi prodigiosa (per esempio, vedere senza essere visti).

L'oggetto automatizzato "funziona da solo" e quindi impone una somiglianza con una persona umana, trovandoci di fronte ad un antropomorfismo:l'uomo proietta negli oggetti automatizzati i suoi gesti, l'idea della sua persona.

L'automatismo è la personalizzazione sognata a livello dell'oggetto.

Aberrazione funzionale: il gadget

Come già spiegato, nell'automatismo si proietta irrazionalmente l'immagine della coscienza, che ammette solo le ossessioni pure e semplici: una sorta di disturbo "schizofunzionale".

Questo porta ad un'altra conseguenza, dove c'è obbligo di costruire un oggetto per ogni operazione possibile, anche la più inutile; se non esiste, bisogna inventarlo.

Questo è uno degli effetti della neo-tecnica, che produce oggetti con troppe funzioni accessorie, dove l'oggetto obbedisce fondamentalmente all'imperativo del funzionare e non dell'essere utile.

Nell'approccio contrario, invece, si esalta l'aspetto estetico dell'oggetto, trascurandone la funzionalità per esaltare la bellezza del meccanismo puro.

Pseudo-funzionalità: l'aggeggio

Chi esprime l'automatismo a vuoto è l'aggeggio, un termine indeterminato con la sfumatura peggiorativa di "ciò che non ha nome" per descrivere un oggetto dotato di virtù operativa: la sua funzionalità è vaga, senza limiti, l'immagine mentale di una funzionalità immaginaria.

Questo produce, allo stadio seriale e industriale, una destrutturazione quotidiana e incessante dello spirito sconvolto da particolari.

Il termine "macchina" rientra nel regno della lingua funzionale, mentre "aggeggio" appartiene al regno soggettivo della parola.

Ma, né la macchina è la forma compiuta, né l'aggeggio è una forma degradata. Sono posti entrambi a due livelli differenti: la prima è operativamente reale, la seconda è puramente immaginaria.

L'aggeggio serve ad una cosa ben precisa; alla fiducia che, per ogni bisogno , esiste una macchina capace di soddisfarlo, che, per ogni problema pratico (e psicologico) esiste qualcosa in grado di prevederlo, prevenirlo e risolverlo.

Questa ci dimostra che dietro ad ogni oggetto reale, c'è un oggetto sognato.

Se, a volte, gli oggetti sfuggono al controllo dell'uomo, non riescono però a sfuggire all'immaginazione.

Metafunzionalità: il robot

Il limite della proiezione immaginaria è l'oggetto sognato dalla fantascienza, il regno dell'"aggeggio puro". La fantascienza pone una fonte inesauribile di soluzioni immaginarie e bisogni, spesso marginali e solo stupefacenti. Al vertice di questo concetto di automatismo c'è il robot.

Il mito del robot riassume in se tutte le strade dell'inconscio del regno dell'oggetto. È il microcosmo simbolico dell'uomo e insieme del mondo, che si sostituisce all'uomo e al mondo.

Il robot espone chiaramente il suo carattere di protesi meccanica (con gesti irregolari e inumani) provocando sicurezza assoluta: se fosse un doppione perfetto dell'uomo fino ad imitare perfettamente la sua scioltezza gestuale, susciterebbe angoscia.

Il robot nell'inconscio umano è l'oggetto ideale che riassume in se tutti gli oggetti, anche se, pur essendo tutto questo, non è abbastanza perfetto per essere la copia esatta dell'uomo, rimanendo comunque oggetto, ovvero uno schiavo.

Il robot può avere ogni qualità ma gli mancherà sempre la qualità fondamentale: il sesso.

Ciò che quindi resta è la funzionalità obbediente incarnata in un oggetto che assomiglia all'uomo, che sottomette il mondo ma che è sottomesso all'uomo.

Il robot è uno schiamo e il tema dello schiavo è sempre collegato alla rivolta (la rivolta dei robot non è rara nei racconti di fantascienza), in cui la tecnica conduce alla sua rovina e l'uomo torna alla propria natura di supremazia incontrastata.

La metamorfosi della tecnica

Riassumendo tutto quello che è stato detto fino ad adesso, la tecnica sta cambiando il proprio ruolo nella costruzione degli oggetti, quindi occorre:

1 - Impostare il problema della fragilità degli oggetti: considerando la fragilità degli "nuovi" oggetti, questi sono in grado di darci un senso di sicurezza ma anche un fattore di delusione.

2 - Rimettere in discussione l'ipotesi implicita della nostra società: la razionalità dei fini e dei mezzi nel sistema produttivo e nel progetto tecnico.

Sono questi due aspetti che convergono alla disfunzionalità dell'oggetto e per capire meglio questo concetto è necessario analizzare a fondo l'organismo che gioca un ruolo fondamentale nel sistema degli oggetti dei nostri giorni.

Infatti la società tecnologica si regge su due miti potenti; il progresso ininterrotto delle tecniche e il "ritardo" etico degli uomini rispetto alle tecniche stesse.

Uomini e tecniche, bisogni ed oggetti si strutturano sempre nel bene e nel male.

Qui nasce la vocazione degli oggetti al ruolo di sostituti di un rapporto umano. L'oggetto è la soluzione ad un problema pratico.

Si possono quindi definire i tre livelli fondamentali che convergono in questa evoluzione:

strutturazione tecnica dell'oggetto nella quale troviamo funzioni, integrazione, concretizzazione, economia.

strutturazione del mondo e della natura dove si esprime la supremazia dell'uomo sulla natura, nello spazio vinto, nella mobilità.

strutturazione della prassi umana, individuale e collettiva, verso una "relatività" e mobilità sempre più grandi.

Ogni oggetto si cristallizza su questi tre livelli divenendo infine oggetto di puro consumo.

Per capire questo concetto basta fare l'esempio dell'automobile; passa immediatamente al primo livello quando viene acquistata, essa risponde perfettamente al secondo livello (mobilità e spazio). Successivamente diventa un oggetto comune, dove, col passare del tempo, ne esistono sempre di nuove e migliori (secondo livello). Questi due aspetti fanno perdere l'interesse per l'automobile regredendo di nuovo al primo livello, dove si procede nuovamente all'acquisto di una nuova autovettura.

D - Il sistema socio-ideologico degli oggetti e del consumo

  • I modelli e serie

L'oggetto preindustriale e il modello industriale

L'oggetto moderno è dominato dalla contrapposizione MODELLO/SERIE.

Da un lato troviamo la società preindustriale con omogeneità fra gli oggetti e la produzione (che avviene in un solo modo) a mano, perché gli oggetti sono meno specializzati: il modello.



L'equivalente di questa concezione è ciò che chiamiamo stile.

Dall'altro lato troviamo la serie, la conseguenza dell'industrializzazione.

La distinzione tra gli oggetti "di stile" preindustriali e i modelli attuali è molto importante per separare il modello e la serie e assegnare l'uno o l'altro al reale o all'immaginario.

Oggi, grazie alla televisione, vengono divulgati modelli creando così non solo una circolazione di oggetti, ma anche una "circolazione psicologica"; c'è infatti chi realizza nell'acquisto un sogno e insieme ad esso ha acquistato un simbolo di promozione sociale.

L'uso dell'oggetto in serie è sempre legato ala richiesta del modello, e ognuno, grazie anche al più semplice oggetto, partecipa al modello.

L'oggetto personalizzato

Questo schema modello/serie non può essere applicato a tutte le categorie di oggetti. È chiaro quando si considera alcune categorie come l'abbigliamento, questa distinzione è più evidente, mentre in quando si analizza altre categorie di oggetti più specifici nella loro funzione, questo è meno visibile.

In queste categorie si applica la definizione di modello-di-lusso/modello-di-serie.

La dinamica psicologica del modello e della serie si attiva nell'oggetto "personalizzato, cioè fondata sulle esigenze individuali.

La scelta

Se ad un compratore gli viene proposto il vantaggio di scelta, questo si impegna personalmente superando la stretta necessità dell'acquisto.

La scelta che viene data all'acquirente viene vissuta come libertà e, di conseguenza, un opzione che si vive meno pesantemente anziché una scelta imposta.

La personalizzazione di un oggetto diventa un concetto ideologico fondamentale di una società che tende ad integrare gli individui, personalizzando gli oggetti.

La differenza marginale

Non esiste oggetto industriale differenziato dalla sua categoria. Le differenze di fatto sono marginali e si suddividono sulla scelta del colore, accessorio o dettaglio, mai nella forma.

Infatti, considerando un oggetto come l'automobile o qualsiasi tipo di oggetto industriale, sarebbe impossibile agire dei cambiamenti sulla forma seguendo i desideri degli acquirenti, mantenendo lo stesso prezzo.

Per questo ci viene data l'illusione di poter personalizzare i nostri oggetti rendendole ai nostri occhi uniche, ma in realtà questo è impossibile.

Continuando ad analizzare l'automobile, questa personalizzazione ci viene offerta con la possibilità di cambiarla in base ai nostri gusti, agendo su dettagli inessenziali che possono essere modificati, come per esempio il colore diverso degli interni, l'aggiunta dello spoiler, ecc.

Nella moda, invece, non esistono modelli, esiste solamente il fondamento psicologico della scelta.

L'identità del modello

La realtà seriale dell'oggetto è continuamente negata e disconosciuta a vantaggio del modello; esso è definibile come essenza che conduce alla serie, vissuto come distinzione, segno di valore, differenza per eccesso. Ciò che distingue un oggetto dall'altro è la differenza "specifica" minimale.

  • Dal modello alla serie

Il decifit  tecnico

Considerando che l'oggetto in serie si da e viene vissuto come modello, è necessario analizzare le differenze reali che distinguono il modello dalla serie.

La più evidente è la durata tecnica: ogni innovazione, insieme al gioco della moda, rende l'oggetto sempre più fragile ed effimero.

La qualità si guasta o si esaurisce in limiti di tempo prefissati, generalmente molto brevi.

Questo perché il rinnovamento accelerato dei modelli influisce sulle loro qualità.

La stragrande maggioranza degli oggetti in serie potrebbe essere di qualità superiore a costo di produzione uguale: i pezzi "resi fragili" costano cari quanto i pezzi normali, ma bisogna che l'oggetto non sfugga all'effetto della moda.

Il decifit di stile

Quando si passa dal modello alla serie, le qualità dell'oggetto diminuiscono. Per far questo si sostituiscono materiali, si modifica il loro peso, la resistenza e il colore. Le forme sono private della loro originalità.

Ciò che viene a mancare alla serie, non è la materia bensì la coerenza tra materia e forma.

La differenza di classe

Oggi si assiste ad uno sforzo di stilizzazione degli arredamenti in serie, per promuovere "il gusto a livello di massa".

Viene offerto come stile uno stereotipo, senza sfumature di dettaglio; ma queste sfumature sono trasmesse al modello, mentre la differenza è specifica della serie.

L'oggetto di serie compensa la perdita de qualità fondamentali.

Il privilegio dell'attualità

Un'altra discriminante tra modello e serie è il tempo.

Dato che l'oggetto di serie è creato per non durare, si assiste ad una standing di regressione dove è possibile  trovare in commercio qualsiasi oggetto del tempo.

La serie non rappresenta solo la perdita del modello, dell'autenticità, ma anche la perdita della dimensione reale del tempo.

Ideologia dei modelli

La possibilità che ci viene offerta di accedere ai modelli, porterà tutti gli strati sociali verso un maggiore benessere materiale e sempre più vicini ad un modello assoluto.

Ma nella società attuale siamo sempre più lontani dall'eguaglianza di fronte all'oggetto. Tutti gi oggetti obbediscono all'imperativo di "funzionalità".

È falso assumer il modello come punto ideale diverso cui si identifica la serie.

Il modello è solamente un'idea, che procede più veloce della serie, mentre la serie fluttua tra presente e passato, sforzando di raggiungere il presente.

La nostra società proietta nel progresso tecnologico, rivoluzioni interne.

  • Le rate

Diritti e doveri del cittadino consumatore

Gli oggetti sono oggi proposti sotto il segno del credito. ½ è quindi un'offerta di scelta di amento che da quasi una gratificazione al sistema produttivo.

Il credito fa parte della "strategia del desiderio" e agisce con la stessa potenza per qualunque qualità dell'oggetto.

Il sistema rateale coinvolge ogni tipo di oggetto anche se il amento in contanti è sinonimo di prestigio o comunque benessere economico. Se un tempo la proprietà veniva prima dell'uso, oggi si ha una reazione inversa.

Ipotecato, l'oggetto sfugge nel tempo (come la fuga tra oggetto di serie e modello) e produce una situazione psicologica fondamentale: la scadenza delle rate, quasi sempre, avviene in concomitanza con il superamento tecnologico dell'oggetto, cosicché, subito dopo si procede all'acquisto di un altro oggetto, magari della stessa categoria di quello precedente.

Questo porta ad una successione frenetica degli oggetti.

La precessione del consumo: una nuova etica

In una sola generazione è svanito il concetto di patrimonio e quello di capitale fisso. Prima gli oggetti, una volta acquistati, lo erano fino in fondo. Oggi, invece, gli oggetti esistono già prima di essere guadagnati.

La costrizione all'acquisto

Come già accennato in precedenza, oggi è nata una nuova morale: il sistema in cui si compra prima per ricomprare in seguito.

Si ritorna così inconsciamente al sistema feudale, cioè dove una frazione del proprio lavoro e guadagno è dovuta in anticipo al proprio signore.

Il miracolo dell'acquisto

La caratteristica positiva del credito è lo sdoppiamento dell'acquisto. Comprare a rate equivale all'appropriazione totale del prodotto in cambio di una frazione del suo valore totale, una parte.

L'oggetto diventa di proprietà ad prezzo di un gesto simbolico.

Questo produce il mito di una società magica capace di offrire enormi possibilità di realizzazione immediata.

Il compratore a rate inciamperà sulle cambiali e cercherà conforto psicologico nell'acquisto di un altro oggetto a rate, creando così un circolo vizioso.

Ambiguità dell'oggetto domestico

Il credito rateale è una politica.

Gli oggetti non hanno come destinazione l'essere posseduti e praticati, bensì l'essere prodotti e acquistati.

  • La pubblicità

Discorso sugli oggetti e discorso-oggetto

Un'analisi sul discorso degli oggetti implica un'analisi sul messaggio pubblicitario (il discorso-oggetto)

La pubblicità diventa il coronamento "funzionale" del sistema. È parte integrante del sistema degli oggetti perché è connessa al consumo e diventa essa stessa oggetto di consumo.

In quanto discorso utile, inessenziale diventa consumabile come oggetto culturale.

La pubblicità costituisce l'oggetto ideale perché la sua immagine e linguaggio sono allegorici.

L'imperativo e l'indicativo pubblicitari

Il compito della pubblicità è quello di informare sulle caratteristiche del prodotto e di promuovere le vendite.

Dall'informazione la pubblicità è passata alla persuasione e poi alla capacità di dirigere il consumo.

Si arriva molto spesso alla saturazione (le varie pubblicità si neutralizzano a vicenda), ma se consumatore e la marca" class="text">il consumatore non viene persuaso da una marca ben precisa, viene condizionato da qualcos'altro: se resistiamo sempre meglio all'imperativo pubblicitario, diventiamo sensibili all'indicativo della pubblicità.

La logica di Babbo Natale

Senza credere al prodotto si crede alla logica del prodotto. Come la storia di Babbo Natale.

Il crederci è una tabulazione che permette di mantenere nell'infanzia il rapporto tra genitore/lio.

Il festival del potere dell'acquisto

La pubblicità ha una funzione di manifesto permanente del potere d'acquisto, reale o potenziale, della società globale.

La società, nella pubblicità, offre se stessa alla vista e all'immagine di consumo. Essa, come i sogni, svela il potenziale immaginario, senza negatività e relatività.

Gratificazione e professione: la duplice istanza

La persuasione diventa occulta e tende al condizionamento da parte degli oggetti. L'oggetto è un rapporto personale tra società e individuo. Sotto il segno della pubblicità si instaura il regno della libertà del desiderio.

Ma il desiderio non è totalmente liberato.


  • Conclusione: verso una definizione del "consumo"

Il consumo è una modalità attiva di rapporto con la collettività e il mondo.

Gli oggetti non sono un bisogno di consumo, ma un bisogno di soddisfazione. Il consumo è la potenziale totalità di ogni oggetto e messaggio: è un'attività di manipolazione sistematica di segni.

Oggi i desideri, i progetti, le esigenze, le passioni si estraggono in segni e oggetti per essere acquistati e consumati.

Il consumo è irreprensibile perché si forma su una mancanza: è una ragione di vita.











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