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GÉRICAULT



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GÉRICAULT


VITA

lio di un avvocato Géricault nacque a Rouen nel 1791, la famiglia si trasferì a Parigi dove il giovane studiò al Lycée Impérial, ma ben presto abbandonò gli studi e divenne allievo di Guérin (pittore neoclassico) presso il quale conobbe Delacroix. Divenuto pittore indipendente grazie alle risorse economiche famigliari, Géricault si presentò al concorso per il Prix de Rome ma non risultò vincitore. Fece un viaggio di studio a Roma dove si trattenne, a proprie spese, per circa una anno.

La sua poetica rimane sospesa fra Neoclassicismo e Romanticismo con una forte propensione per la sensibilità romantica data dalla sua indole irrequieta e la sua indole quasi da bohémien. Trascorse un breve periodo in Inghilterra, rientrato in patria, i suoi interessi per la tragica condizione umana aumentarono, da questo derivò il suo interesse per il mondo della follia, i dieci "Ritratti di alienati" furono dipinti su incarico di un medico parigino che andava indagando come si potessero stabilire i disturbi interiori dall'analisi della fisionomia, quella di Géricault fu però un'indagine esente da ogni morbosità e tesa soprattutto a rivelare la dignità di chi è prigioniero di una malattia mentale e del dolore che ne consegue. Una malattia non curata lo condusse alla morte nel 1824.



Géricault apre la via al Realismo, anche se non può ancora essere definito un vero realista, ricollegandosi soprattutto a Mighelangelo e Caravaggio. Le sue opere sono caratterizzate da energia, follia e morte, il tema che unisce tutto è però l'energia che porta alla follia come dispersione di questa energia e alla morte ossia la rottura di questo flusso di energia. La pittura di Géricault influenzerà parecchio Delacriox.

Temi preferiti:

cavalli in corsa o in battaglia

soldati in combattimenti furiosi

maschere sconvolte di pazzi

teste ghigliottinate


OPERE


Paride e i suoi portatori (.24.3 p.572)  

Il disegno, del 1816, illustra un passo della storia mitologica di Paride e della ninfa Enone. Il disegno, a penna e acquerello bruno, è compositivamente organico e presenta un gusto neoclassico. Il giovane, ferito, è portato dagli amici e da due pastori, uno dei quali sta richiamando l'attenzione della ninfa che avrebbe dovuto curarlo; il gesto è forte, deciso e vigoroso. L'acquerello è denso e i contorni, molto accentuati, forniscono stabilità al disegno che ha un andamento diagonale.


Leda e il cigno (.24.4 p.572)  

Il disegno è la copia di una stampa, andata perduta, di Michelangelo e risale al periodo in cui l'artista era in Italia. Il disegno, a penna, fa uso della tecnica di tratteggio e si presenta molto simile a un'incisione. Il chiaroscuro è ottenuto con l'incrocio delle linee e la volumetria è resa con tratti ondulati, curvilinee e semicircolari concentrici.


L'abbraccio (.24.5 p.572)

Anche questo risalente al periodo italiano è eseguito ad inchiostro bruno rilevato a biacca su carta blu e mostra una ninfa e un satiro stretti in un abbraccio voluttuoso; i corpi intrecciati, resi con tocchi rapidi di tempera, rivelano il temperamento sensuale dell'artista.


Corazziere ferito che abbandona il campo di battaglia (.24.6 p.573)

Questo dipinto è legato all'amore per i cavalli e all'attenzione ai fatti contemporanei, fu esposto al Salon nel 1814 ed è connesso alla disfatta napoleonica. La lontananza dal campo di battaglia, la mancanza di ogni espressione di sofferenza e l'attenzione tutta rivolta alla perfezione formale denunciano la dipendenza dal sistema compositivo neoclassico. Però il soggetto, posto sotto un cielo ostile e tra i bagliori del fuoco, , non rappresentato come vincitore, ma come vinto, non come eroe,  ma come uomo che cerca di aver salva la vita, è la rappresentazione della caduta delle certezze e delle grandi aspirazioni napoleoniche, il presagio della fine di un'epoca.


Cattura del cavallo selvaggio nella camna romana (.24.7 p.574)

Durante il periodo italiano Géricault esplora da solo le antichità, ma viene colpito anche dalla vita quotidiana, dalle feste, dagli uomini, dalle donne e studia gli artisti del Rinascimento; da questi interessi nascono i bozzetti inerenti alla corsa dei cavalli barberi (da corsa). Nel gruppo di tali bozzetti è collocato questo piccolo dipinto dove il soggetto, ispirato alla cattura di un cavallo, si trasura seguendo le suggestioni del clima classicista, così la scena viene proiettata nel passato, in un modo ideale e senza tempo. I personaggi, come pure il paesaggio, sono tratteggiati in maniera sintetica ed è vivo in essi il ricordo dei rilievi antichi e della pittura rinascimentale, soprattutto nei nudi.


Alienata con la monomania del gioco (.24.10 p.575)



Géricault, come già detto, fa dieci ritratti di alienati con varie monomanie (disturbo creato dal fissarsi su un'idea), ma non si sofferma sui suoi modelli con intenzioni sarcastiche o satiriche e neanche propriamente mediche, ma con una partecipazione e pietà che appaiono sorprendenti. Dei modelli sottolinea infatti gli sguardi appannati o le espressioni alienate ma anche i sentimenti di emarginazione e solitudine. In questo dipinto, del 1822, vediamo una vecchia con gli occhi incavati, le palpebre arrossate, la fronte solcata da profonde rughe, i capelli corti che escono dalla cuffia scomposta e lo sguardo perso nel vuoto che rincorre il pensiero fisso che l'ha estraniata dalla realtà.

Altri ritratti di alienati le cui ure sono sulle schede sono:

Alienato con monomania della gloria militare;

Alienato con monomania del furto;

Alienata con monomania dell'invidia.


Fornace di gesso (. su schede)

È un dipinto che si sottrae all'idealizzazione del paesaggio: la polvere che esce dalla catapecchia, il fango, lo sfinimento degli animali. In questi particolari si coglie una realtà dolorosa e già si annuncia la devastazione del paesaggio ad opera dell'uomo, è la storia del quotidiano che per la prima volta fa ingresso nell'arte con questa sofferta partecipazione.


La zattera della medusa (.24.8 p.574)

Géricault scelse un tragico episodio della storia contemporanea che si era verificato nel 1816 (il dipinto è del 1818) al largo dell'Africa occidentale: il naufragio della nave Medusa, con la conseguente salita di 150 persone su una zattera che andò alla deriva per parecchi giorni, in un crescendo di orrore, fino a quando la nave della salvezza, l'Argo, recuperò solo una quindicina di superstiti. Il pittore fu a lungo indeciso sul soggetto, varando varie possibilità, da un ammutinamento sulla zattera alla scena di cannibalismo, dalla messa in mare della zattera alla salvezza finale, ma si decise poi per il momento altamente drammatico come quello in cui i naufraghi avvistano una nave all'orizzonte ama non riescono a farsi notare.

Si documentò parecchio, leggendo i resoconti, parlando con i superstiti e visitando gli obitori ma ciò non significa che intendesse fornire un'istantanea del tutto corrispondente al vero e infatti molti particolari divergono dalla realtà: la zattera era molto più grande, manca un posto di osservazione sull'albero, ecc.

La riduzione all'essenziale rispondeva all'esigenza di sottrarre alla vicenda tratti cronachistici per darle un'impronta più universale. Géricault rappresentò dunque tutte le sfumature del dolore fisico e dell'angoscia morale nella massa di persone sulla zattera. È interessante come abbia scelto uno stile epico e grandioso per rappresentare un fatto di cronaca che coinvolgeva gente comune e non eroi.

La scena è costruita su un sistema di diagonali che convergono verso due apici (l'albero e la camicia sventolata), creando così una tensione verso l'orizzonte dove si allontana la nave della possibile salvezza. Il vento (rappresentazione di disperazione) infatti, come si nota dalla vela, soffia in direzione opposta alla nave (rappresentazione di speranza) e il mare spinge inesorabile la zattera. Gli stessi riflessi rossastri del sole al tramonto accentuano la drammaticità della scena.

I corpi sono modellati come se fossero statue e sono colpiti da una luce che dà loro solidità, in primo piano i cadaveri sono testimonianza della lunga sofferenza patita ma pur sempre nella loro prorompente perfezione. Anche se i nudi sono classici i calzini sono un elemento che rende il senso del tempo e della contemporaneità e quindi sono elementi che possono esser considerati realisti.

Géricault dipinge la vita nella sua contraddittorietà: bello/brutto; speranza/disperazione. A destra del quadro è rappresentata la speranza con un uomo che sventola un panno bianco e la nave che si allontana, a sinistra è rappresentata la disperazione e la morte.

Il pubblico ammirò la potenza della rappresentazione, ma la critica restava perplessa davanti alla presunta mancanza di ordine nella scena e davanti alle tonalità cupe. Frequente fu una lettura in chiave politica, come se l'opera si allineasse con l'opposizione che aveva criticato il governo per aver messo a tacere la vicenda del naufragio; al di là di questo il quadro venne considerato come un'allegoria politica: "E' la Francia stessa, è la nostra società che si imbarca su quella zattera", scrive un contemporaneo di Géricault vedendo la zattera come allegoria di sofferenza e morte.









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