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I TRIUMVIRATI E LA FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA.]

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I TRIUMVIRATI E LA FINE DELLA REPUBBLICA ROMANA.


I PROTAGONISTI DELLA STORIA.

Nel corso del 1° sec. a.C. era presente una differenza essenziale tra gli schieramenti politici presenti: i popolari e gli ottimani. I primi comprendevano oltre alle forze popolari anche i membri della borghesia e alcuni componenti della nobiltà, mentre del secondo facevano parte solo i rappresentanti dell'aristocrazia senatoria.

In entrambe le fazioni emersero grandi protagonisti, che dietro la difesa dello schieramento rappresentato fecero una lotta per il potere personale.

LA URA DI GNEO POMPEO.



Gneo Pompeo proveniva da una famiglia importante e all'inizio della sua carriera politica era consapevole della sua posizione sociale e delle cariche a cui poteva aspirare. Iniziò la sua fortunata carriera politica nel 70 a.C. fino ad occupare l'ambita carica di console. Assunta quella carica, Pompeo fece gli interessi del partito degli ottimani.

Dopo molte sue fortunate imprese gli furono dati dal Senato poteri straordinari e comandi di territori vastissimi, come non era mai accaduto prima d'ora, questo era il segno dell'indebolimento della repubblica romana.

Grazie a Pompeo, Roma riuscì a combattere i pirati nel mediterraneo, e quindi a riappropriarsi del predominio del mar Mediterraneo nel 67 a..C.

In seguito Pompeo riconsolidò il dominio sull'Oriente estendendolo al Medio Oriente e alla Mesopotamia. Con queste conquiste Pompeo ebbe una gran popolarità anche se molte persone gli contendevano quel potere.

LA URA DI MARCO LICINO CRASSO.

Crasso apparteneva al ceto borghese romano, ma non per questo entrò a far parte della classe dirigente, quella del Linicii.

Era più aperto alle nuove idee e dotato di una più forte ambizione personale. Appogiò la causa sillana per aumentare il suo prestigio e il suo potere.

Fin dall'inizio della sua carriera politica si dovette subito scontrare con un altro personaggio importante per Roma: Pompeo.

Anche Crasso si guagnò il favore popolare, ma in misura minore a Pompeo, con imprese molto fortunate: in primo luogo ebbe un ruolo molto importante nella battaglia di Porta Collina, portando Silla alla vittoria, ma fu ricordato soprattutto per la vittoria conseguita contro la rivolta capeggiata da Spartaco.

Nel 70 a.C. potè ricoprire la carica di console in coppia con il rivale Pompeo. Riuscì a raggiungere la sua posizione anche grazie all'aiuto del suo grande patrimonio personale.

LA VICENDA DI GIULIO CESARE.

Il personaggio di maggior spicco del periodo finale della repubblica fu Giulio Cesare. Anche se nato da una famiglia di nobilissime origini, Giulio Cesare si schierò dalla parte popolare. Favorirono l'ascesa di Giulio Cesare i disaccordi tra Pompeo e il Senato perché il primo voleva dare dei riconoscimenti ai veterani che lo avevano aiutato in guerra facendo aumentare il territorio sotto il dominio di Roma, però quest'idea trovò una netta opposizione del Senato. Questo scontro fu abilmente sfruttato da cesare che, trovò il modo per far coincidere gli interessi dei tre personaggi più in vista del momento: lui, Pompeo e Crasso, facendo un accordo segreto, chiamato: primo triumvirato. Il primo effetto di questo accordo fu l'elezione di Cesare come console nel 59 a.C. Da quella posizione cercò di favorire le leggi proposte sia da Pompeo che da Crasso.

Finita la sua carica, come volevano le leggi ancora in vigore, Cesare assunse un incarico preconsolare governando la Gallia e l'Illirico, e per farlo gli fu data la possibilità di usufruire di tre legioni, grazie a questo assunse un grande potere.

Nel 58 a.C. sconfisse le popolazioni germaniche e portò il confine del territorio di Roma fino al fiume Reno, ma non volle fermarsi ed estese i suoi confini fino alla manica (nel 57 a.C.) e nel 56a.C. furono rinnovati i patti triumvirati.

Tutte le conquiste aumentarono il potere di Cesare, e questo favorì la rottura dell'equilibrio dei patti triumvirati. Nel 53 a.C. morì Crasso e Pompeo si riavvicinò al Senato. La ribellione di Cesare, nei confronti del Senato offrì a Pompeo l'occasione di combattere contro Cesare. Cesare occupò Roma e sconfisse Pompeo nella battaglia di Farsalo (48 a.C.), il quale si rifugiò in Egitto dove il re in carica lo fece uccidere a tradimento. Cesare, dopo la morte di Pompeo, aiutò Cleopatra a salire al trono e così ebbe il dominio sulla zona della Gallia, l'oriente e la fascia africana divenne il padrone incontrastato di Roma.

Divenne dittatore ed ebbe il controllo totale dello Stato e fece una centralizzazione del potere nelle sue mani. Il 15 marzo dell'anno 44 a.C. fu assassinato da un gruppo di aristocratici dentro al Senato.

IL SECONDO TRIUMVIRATO.

Dopo l'uccisione di Cesare emerse il nome di un suo nipote adottato come lio: Gaio Ottavio, nominato erede del dittatore. Marco Antonio, seguace di Cesare; si vedeva insidiato il suo ruolo di protagonista. Si sviluppò un'altra ura seguace di Cesare, Marco Emilio Lepido, che possedeva un potente esercito.

Nacque così l'idea di realizzare un secondo triumvirato, che a differenza del primo non fu segreto e il Senato lo accettò come una magistratura straordinaria.

I territori furono spartiti solo tra Ottaviano e Antonio perché Lepido uscì dalla scena politica a causa di alcune accuse a suo carico. A Ottaviano fu data la parte occidentale del territorio, che comprendeva anche Roma; mentre a Antonio fu assegnata la parte orientale. Avendo sotto controllo la parte orientale strinse legami con la regina Cleopatra d'Egitto, e voleva creare una monarchia di tipo orientale a Roma. Ottaviano, preoccupato di questo gli dichiarò guerra, ma prima che arrivasse in Egitto Antonio si era già suicidato insieme a Cleopatra.

Il trionfo di Ottaviano concluse il periodo repubblicano e aprì un nuovo corso della storia di Roma.





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