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LA POLITICA DI FRANCESCO CRISPI

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LA POLITICA DI FRANCESCO CRISPI



La politica estera della Sinistra rappresentata da De Pretis mostrava chiare simpatie per la Germania prussiana e per questo motivo l'Italia stipulò con la Prussia e con la Austria .nel 1882, un trattato di alleanza difensivo denominato Triplice Alleanza: con questo trattato l'Italia si avvicinava alla politica espansionistica voluta dalla Prussica del nuovo imperatore Guglielmo II il quale fibrillava perché voleva che anche la sua nazione occupasse delle colonie e voleva farlo prima che la Francia e l'Inghilterra si spartissero tutto. :L'Italia, dal canto suo.aveva cercato ugualmente di attuare tale politica.ma si era scontrata m Africa settentrionale con gli interessi coloniali della Francia e da questa era stata costretta a dirigere la sua attenzione verso le zone ad est dell'Africa e cioè l'Eritrea, l'Abissinia e la Somalia. Comincia cosi l'avventura africana dell'Italia che, però, sarà costretta immediatamente a ricredersi a causa della cocente sconfitta di Dogali (1887) dove persero la vita ben 16.000 soldati italiani a causa della inadeguatezza delle alte gerarchie militari a gestire la guerra; Questa sconfitta determinò la caduta del governo De Pretis a cui fu sostituito Francesco Crispi. Era questo un personaggio a noi già noto dalla spedizione dei Mille di Garibaldi difatti lo abbiamo incontrato accanto al Generale in Sicilia. La sua camera politica si era formata all'interno della corrente socialista.ma m realtà egli di socialista aveva ben poco a cominciare dal forte spirito autoritaristico che lo contraddistingueva oltre al fatto che egli rappresentava al -potere gli interessi della nuova classe imprenditoriale italiana costituita da latifondisti del Nord e del Sud, dai nuovi finanzieri .dalle molteplici banche italiane (il suo nome è legato allo scandalo della Banca di Roma) e dai 'padroni delle ferriere'. Questo spiega anche perché osteggiò sempre con la forza qualsiasi rivolta o rivendicazione sociale delle masse operaie e contadine.E' in quest'ottica che va interpretata la dura repressione che egli operò.avendo concentrato nelle sue mani anche il Ministero degli Esteri e dell' Interno nei confronti dei Fasci Siciliani che era un'organizzazione socialista di operai e contadini che scioperavano per rivendicazioni salariali.Egli sciolse questa organizzazione,ma nel contempo nasceva a Genova ( 1892) il Partito Socialista Italiano e si rimetteva in moto il mondo cattolico per troppo tempo penalizzato dal partecipare alla vita politica italiana a causa del non expedit del Papa Pio IX. Con la morte di detto Papa gli successe sul soglio di Pietro papa Leone XIII il quale subito emise un'enciclica dal titolo Rerum Novarum in cui,seppure non contraddiceva apertamente quanto fatto dal suo predecessore, invitava i cattolici ad una nuova apertura sociale . Si diede vita a varie iniziative quali: la concessione di piccoli crediti rurali, benefìcenza.la nascita di sindacati cattolici che compensavano quelli a matrice socialista (sindacati bianchi sindacati rossi); erano questi i primi passi verso la formazione di un futuro Partito cattolico. L'opera di coinvolgimento dei cattolici alla politica iniziò come sempre dalle parrocchie e fu indirizzato soprattutto Verso le masse rurali più tradizionaliste e conservatorie! rispetto a quelle operaie. Per ciò che concerne la politica estera Crispi ammirava profondamente il cancelliere tedesco Bismarck e avrebbe voluto imitarne la politica ed il carisma, fu per questo motivo che egli non solo rinnovò la Triplice Alleanza al suo scadere (1887),ma addirittura riprese la via coloniale pur non essendo l'Italia e le alte sfere militari preparate ad affrontarla specie dal punto di vista diplomatico.Fu così che italia,anche per soddisfare i nuovi interessi capitalistici della classe imprenditoriale di cui soprani imbarcò nelle sconfìtte di Amba Alagi, Macallè ed Adua (1896) che determinarono la caduta del governo crispino. Il divario tra Paese reale e paese legale,già determinatosi ai tempi di De Pretis, di veniva così sempre più profondo. Infatti,poiché la situazione economica era peggiorata, le banche che si erano esposte durante l'espansionismo economico e coloniale, fallirono e per la prima volta lo Stato dovette correre ai ripari intervenendo in soccorso anche delle Banche creando la Banca d'Italia(1894) a cui fu affidato il compito di Istituto di emissione per regolare le dinamiche monetarie. Inoltre si favorì la nascita delle cosiddette banche mista come il Credito Italiano la Banca Commerciale Italiana, create con il concorso di capitale straniero ed esse avevano la funzione di banche di deposito orientate al credito di breve ,medio e Sungo termine che servivano da collettore del risparmio privato per il finanziamento di attività industriali. Questa finiva con l'essere un'anomalia nel sistema economico italiano perché lo Stato,con finanziamenti di privati, compresi i piccoli risparmiatori finanziava il più delle volte imprese private e/o parastatali







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