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SCIENE

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SCIENE



Le Sciene si avvicinano ai percoidi, ma se ne differenziano per alcuni caratteri. Il muso è poco sporgente; particolare è la formazione delle ossa della testa, che presentano una quantità di celle piene di mucillagine. Il carattere più singolare consiste nella dentatura, perché mancano sempre i denti al vomere e al palato. La vescica natatoria è assai ramificata.

Tutte le Sciene vivono nel mare; probabilmente sono meno voraci dei loro affini o, per lo meno, si accontentano di pesci più piccoli. Nulla sappiamo intorno alla riproduzione. La carne che forniscono è squisita e molto richiesta dal mercato ittico.



SCIENA AQUILA (sciaena aquila)




Ai tempi del papa Sisto IV viveva a Roma un parassita di nome Tamisio, la cui più importante occupazione consisteva nel provvedere ai bisogni naturali del corpo senza arrecare gravi offese alla scarsella. Nel suo vulcanico cervello nacque un giorno la luminosa idea che sarebbe stato utile sorvegliare fin dalla fonte la mensa dei suoi amici: a questo scopo inviava quotidianamente al mercato i suoi servi per indagare verso quale casa si dirigessero i bocconi più saporiti. Ricevuto il rapporto, si autoinvitava a casa di colui che aveva acquistato i cibi migliori. Vedendo una volta che una sciena aquila di straordinaria grossezza era stata acquistata da alcuni monaci, si recò sollecitamente da questi per rendere i suoi omaggi, con la segreta speranza di partecipare all'imminente banchetto in cui sarebbe stato consumato il magnifico pesce. Disgraziatamente questa speranza andò delusa; nell'allontanarsi si accorse però che un servitore si accingeva a recapitare la testa del pesce - che è la parte più prelibata - nelle mani del Cardinal Vicario. Lieto che il felice destinatario del dono fosse una sua conoscenza, si affrettò a seguire il servitore, ma ancora una volta restò deluso, ché il Cardinale ne fece omaggio al suo collega Severino, il quale, essendo debitore di una forte somma al banchiere Chigi, gli inviò il pesce in dono. Le peregrinazioni della sciena e dello scroccone non finirono qui, perché Chigi, appena avutala, la mandò a regalare alla sua amica. Fu così che Tamisio, uomo corpulento, e d'età matura percorse sotto la sferza del sole estivo la Città Eterna e riuscì ad assicurarsi il sospirato boccone solo alla mensa dell'amante del cambiavalute.

Questo racconto mira solo a provare quanto fosse stimata nei tempi antichi la carne della Sciena Aquila, o Pesce Aquila. Molto strano, pelò, è il fatto che questo pesce sia stato quasi dimenticato per molto tempo. La Sciena si può pescare con facilità nelle acque del Mediterraneo occidentale, in quelle del Portogallo e, a volte, anche nei mari inglesi; si avvicina frequentemente alle coste, soprattutto sui fondi melmosi e alla foce dei fiumi. Ordinariamente nuota in schiere e, passando, fa udire una specie di sordo muggito, ben più forte di quello del capone gallinella.

I pescatori sono guidati da questo rumore, che sentono distintamente, appoggiando l'orecchio al fondo del battello, anche quando i pesci sono ad una profondità di 10 metri. La forza di questi pesci è notevole e sembra che siano capaci di sbalestrare un uomo con un colpo di coda. Si nutrono in prevalenza di sardine.

La Sciena Aquila può giungere anche ad una lunghezza di metri 1,80 e al peso di 20 chili. E' di un bianco argento splendente con riflessi bruni sul dorso; le pinne sono rossicce. Si contano 9 raggi nella prima pinna dorsale, 27 nella seconda, 16 in ogni pettorale, 6 nelle ventrali, 9 nella anale e 17 nella caudale. La vescica natatoria è munita di frange sui due lati; gli opercoli e i preopercoli sono fortemente dentellati.



CORVO DI MARE o CORVINA LOCCA (corvina nigra)


Si dice che questi pesci traggano il nome dalla mobilità dei loro occhi, che non cessano di roteare, o dal loro colore scuro. L'animale è lungo 45 centimetri e forse più e pesa fino ai 3 chili, il colore è un particolare punto di bruno scuro con riflessi argentini sul ventre. Le squame isolate presentano una quantità di piccole macchie scure alle quali si deve il colore prevalente. Le pinne sono brune o nere. Nella pinna dorsale si contano 10 raggi, 26 nella seconda, 16 in ogni pettorale, 6 nelle ventrali, 10 nell'anale e 17 nella caudale.

Non si hanno molte indicazioni sul suo modo di vivere, per quanto l'animale sia comune in tutto il Mediterraneo; si ciba di piccoli crostacei e di piante marine; le uova sono deposte in primavera sulla ghiaia della spiaggia. La carne, pur non essendo molto apprezzata, viene ugualmente portata sul mercato: sembra che gli esemplari più gustosi siano quelli pescati nelle acque dei fiumi, che spesso risalgono.

Pesci affini esistono nei mari equatoriali e sono particolarmente noti per la loro bellezza.



GENTILUOMO (eques punctatus)


Questo pesce, che vive nel Mar delle Antille, è lungo circa 25 centimetri, è di color bruno-nero ornato da 5 fasce longitudinali grige e da 2 trasversali che corrono sugli opercoli. Le pinne anteriori sono brune e le altre presentano numerose macchiette bianche.

Le cognizioni intorno a questo pesce sono assai scarse ed esso viene ricordato solo per la sua strana forma: il corpo è allungato e affilato, la pinna dorsale è alta e si erge come una sciabola, la pinna caudale ha la forma di un rombo e le pinne sono parzialmente squamate.



CAVALIERE (eques lanceolatus)


Il Cavaliere è un pesce affine al gentiluomo: presenta, su fondo giallo-grigio, tre larghe fasce longitudinali nerastre con margine grigio, una sul dorso e due sui lati. La testa ha lo stesso ornamento del pesce sopra esaminato. La prima pinna dorsale ha 16 raggi, la seconda ne ha 54, le pettorali 15, l'anale 12 e la caudale 19.



OMBRINA CORVO (umbrina cirrhosa)


Un pesce molto bello e molto importante è l'Ombrina Corvo, che ha gli stessi caratteri della corvina locca, ma si distingue per una verruca sulla mandibola inferiore. Il colore fondamentale è giallo chiaro, con linee longitudinali oblique di color bianco argento, sfumate in azzurro. Il ventre è bianco, la prima pinna dorsale è completamente bruna, la seconda ha una fascia bianca ed è orlata di bianco, le pinne pettorali, ventrali e caudali sono nere e l'anale è rossa. Nella prima pinna dorsale si contano 10 raggi, nella seconda 22, nelle pettorali 17, nelle ventrali 7, nell'anale 9 e nella caudale 17. La lunghezza di questo pesce è di 60 centimetri, il peso varia dai 10 ai 15 chili.

In tutto il litorale del Mediterraneo è molto stimata per la sua carne squisita; vive a preferenza sui fondali melmosi, poco profondi, nuota abilmente e si ciba di molluschi, vermi e piccoli pesci e forse anche di alghe marine. Depone le uova in giugno-luglio; la si può pescare in tutto l'anno, soprattutto vicino alle foci dei fiumi, col mare agitato.



PESCE TAMBURO (pogonias chromis)



Molti naturalisti e viaggiatori che ebbero occasione di percorrere l'Oceano Atlantico e l'Oceano Indiano hanno raccontato di aver percepito, durante le maree, una specie di musica simile ad un suono d'organo o alle vibrazioni di un'arpa o al battito di molti tamburi o al rumore della pentola in ebollizione. All'inizio tutti si chiedevano se questi suoni fossero prodotti da sbuffi di vento o da falle apertesi improvvisamente nello scafo della nave, ma presto tutti furono in grado di riconoscere come autori di questi suoni i pesci tamburo, che nuotano in frotte e fanno udire, specialmente col tempo tranquillo la loro voce. Non si sa in qual modo siano prodotti questi suoni, ma, probabilmente, essi sono in relazione con gli sviluppatissimi denti faringei. Questi pesci hanno forma simile a quella delle sciene, ma se ne distinguono, oltre che per i denti faringei, anche per un notevole numero di filamenti sotto il mento. Misurano da 1 metro e mezzo fino a 2 metri e 40 e pesano da 40 a 50 chili. Il colore è grigio scuro con riflessi rossicci e macchie scure. Le pinne sono rossicce. La prima pinna dorsale è sostenuta da 10 raggi aculeiformi, la seconda da 23, le pettorali da 17, l'anale da 9 e la caudale da 17. Il numero dei fili della barba assomma a 20.



CRICRI (haemulon quadrilieneatum)


Gli emuloni, che vivono nei mari delle Antille, sono delle sciene con la mandibola inferiore interamente colorata in rosso. Il Cricri arriva al massimo ad una lunghezza di 30 centimetri; è di color argenteo con quattro strisce longitudinali, due brune e due gialle.

Non si hanno ragguagli sul modo di vivere.




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