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SFIRENIDI, POLINEMO (polynemus quadrifilis), SFIRENA COMUNE (sphyraena vulgaris), BARRACUDA (sphyraena barracuda)



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SFIRENIDI


Gli Sfirenidi sono considerati da alcuni naturalisti come dei percoidi, perché hanno il vomere e il palato armati di denti a spazzola; in realtà, la forma è del tutto diversa e anche la struttura e la posizione delle pinne giustificano quelli che ne fanno una specie a parte. Questi pesci, che in Germania sono chiamati «Lucci a Freccia», presentano una certa rassomiglianza con il luccio per la forma e la struttura dei denti. Il corpo è molto allungato, la prima pinna dorsale è divisa dalla seconda ed è collocata molto indietro; i denti sono ricurvi e aguzzi, veri uncini da presa.


POLINEMO (polynemus quadrifilis)


I polinemi, oltre ai caratteri generali degli sfirenidi, hanno dei raggi particolari, liberi e filiformi che spuntano davanti alla base della pinna pettorale e in alcuni esemplari superano la lunghezza del pesce stesso. Come rivela il nome stesso, il Polynemus quadrifilis ha quattro raggi liberi; è di colore grigio plumbeo superiormente e bianco argento sul ventre. Di questo pesce marino si sa solo che vive nella Gambia; si ignorano, però, tutti i suoi costumi e persino l'uso che fa dei suoi «fili».


SFIRENA COMUNE (sphyraena vulgaris)


Caratteri particolari delle sfirene sono il corpo tondeggiante e capo aguzzo con robusta dentatura; la mandibola inferiore è più lunga di quella superiore. La Sfirena Comune vive nel Mediterraneo ed è anche chiamata «Luccio di Mare»; è lunga da 50 a 90 centimetri, grigio-piombo superiormente e bianco-argento inferiormente, con le pinne nere. E' velocissima, come suggerisce la forma aerodinamica del corpo, ed è anche voracissima, come testimoniano le formidabili mandibole. La sua carne coriacea è mangiata, ma non è molto apprezzata.




BARRACUDA (sphyraena barracuda)


Nel Mar delle Antille vive il Barracuda, vero gigante nel suo genere, che può arrivare fino ad una lunghezza di 3 metri. Questo pesce, secondo quanto dicono alcuni scrittori, è temuto quanto il pescecane, perché manifesta la sua natura sanguinaria anche nei confronti dell'uomo, avvicinandosi alle spiagge e divorando gli uomini che vi si bagnano; alcuni dicono che è più pericoloso del pescecane, perché viene attirato dal più piccolo rumore, invece di esserne impaurito.

La carne somiglia a quella del luccio, con la differenza che, in alcuni periodi dell'anno, è velenosa. Rochefort dice che per sapere se la carne è velenosa, bisogna esaminare i denti e il fiele dell'animale: i primi devono essere bianchissimi e il secondo amarissimo. Sembra che la carne diventi velenosa qualora il Barracuda abbia mangiato i frutti dell'albero del mancenillo: questa opinione è stata messa ragionevolmente in dubbio da alcuni, perché si sa che se la carne viene salata, essa perde le sue qualità nocive. Altri dicono che, per provare se questo pesce si possa mangiare senza danno, basta tagliare in due l'animale e badare bene che non ne sgoccioli un'acqua purulenta e biancastra. I sintomi dell'avvelenamento sono un tremito generale, una nausea con vomito e dolore alle articolazioni. Se la morte non sopraggiunge, come accade fortunatamente nella maggior parte dei casi, i dolori alle articolazioni si acuiscono, cadono le unghie e i capelli. Tali fenomeni si possono ripetere anche per alcuni anni.

Forse in queste descrizioni è molto di vero, ma, mancando di conoscenze dirette, non sono in grado di dare un giudizio definitivo.






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