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Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi - l'Unione e regolamentarne la struttura sociale

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Tema

"Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 6 Luglio 2000 ha affermato:

-L 'integrazione europea si sta ampliando: da economica e monetaria ad autentico legame di solidarietà democratica. Questo processo ha bisogno d'una costituzione europea: essa è necessaria per dimostrare che la fonte ultima della legittimità delle istituzioni nell'Unione Europea risiede nei cittadini; è necessaria perché non può esistere identità europea senza una adesione piena a valori che includano la lotta alla xenofobia e il rispetto delle minoranze; è necessaria per proiettare i valori fondamentali di democrazia e libertà, oltre il perimetro dell'Unione Europea, verso tutti i paesi che sollecitino un ancoraggio con l'Unione-"

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Nel corso del suo intervento all'Università di Lipsia, il presidente Ciampi ha indicato negli anni a venire e negli appuntamenti imminenti un periodo cruciale per la storia dell'unificazione europea. Molti passi infatti, anche difficoltosi e complessi, sono stati già compiuti e hanno condotto alla situazione attuale: l'euro è solo l'esempio più palese della possibilità di conseguire buoni risultati, di cui probabilmente si coglieranno i frutti soprattutto negli anni a venire. I successi nel campo economico sono già evidenti: il mercato comune è una delle realtà positive che costituiscono la solida base e il punto di partenza per l'ampliamento del processo di integrazione. Gli sforzi e il lavoro finora compiuti hanno, infatti, condotto l'Europa allo stato di una Confederazione: si tratta ora di avere la capacità e la coerenza di giungere allo stadio successivo, che è poi l'obbiettivo ultimo del processo, ovvero lo stato di Federazione. E' il traguardo teoricamente fissato, suggestivo e molto complesso, verso cui i paesi europei procedono incessantemente ma anche molto lentamente, trascinando con sé nella progettazione e graduale applicazione molti problemi, momenti di incertezza e pause.



Il recente vertice a Nizza ha evidenziato, insieme ad alcuni piccoli risultati che aprono alla speranza, alcune delle difficoltà che i Paesi dovranno realmente impegnarsi a superare per raggiungere l'obbiettivo. Innanzitutto il conflitto tra l'anima sovrannazionale dell'Europa e quella nazionale, tra il progetto di integrazione comune e l'identità dei singoli Stati. Abbiamo visto rivendicazioni, polemiche, interminabili negoziati portare prepotentemente alla ribalta il problema dei rapporti tra l'Europa e le singole nazioni, e soprattutto dei rapporti tra i singoli stati all'interno dell'Europa. Sono davvero necessari, come affermava il presidente, grandi convinzioni, profonde aspirazioni e fiducia in un progetto politico di tali dimensioni per riuscire nello sforzo della cooperazione e dell'unione tra così tante diversità. E' effettivamente necessario consolidare la comune identità culturale e rafforzare nelle popolazioni il sentimento di appartenenza ad una comune civiltà, innanzitutto attraverso l'informazione e il coinvolgimento maggiore dei cittadini europei, che devono poter scegliere direttamente i loro rappresentanti e conoscere perfettamente il loro compito. Solo con il coinvolgimento delle popolazioni e un autentico interesse innanzitutto dei loro delegati saranno possibili tutte quelle riforme, innanzitutto politiche, che urgono per un avanzamento nell'integrazione. Nizza ha dimostrato quanto queste siano necessarie e, contemporaneamente, difficoltose; quanto complesso e lungo, se non affrontato immediatamente, l'iter che porterà ad un reale stato di federazione.

Quest'ultimo ha infatti bisogno di un forte potere centrale, con compiti precisi e importanti, che deve essere concepito in accordo con l'indiscutibile autonomia, la democrazia e l'identità dei singoli paesi componenti in un disegno democratico. Le attuali istituzioni europee accusano un momento di crisi, impoverite e prive di reali poteri decisionali; soffocate dal voto all'unanimità, indicano chiaramente come per un organismo come l'Unione Europea sia obbligatorio abbandonare il vigente diritto di veto in favore del voto di maggioranza. E' necessaria una autorevole operazione di coordinamento di mezzi, soluzioni e risorse, che lasci spazio agli stati, ma abbia su essi l'ultima parola; una sovrastruttura presente e democratica, complessa, ma accessibile a tutti, non può quindi che passare attraverso la tappa assolutamente obbligata di una Costituzione. Essa dovrà definire i principi cui si ispira l'Unione e regolamentarne la struttura sociale

, politica, economica e giuridica delineando minuziosamente diritti, doveri, compiti delle istituzioni, rapporti tra Parlamento Europeo e Parlamenti nazionali, tra governo europeo e governi nazionali. E' un traguardo irrinunciabile e forse lo snodo finale per la costruzione europea, capace di mobilitarne l'opinione pubblica e indispensabile per risolvere decisive questioni tra le quali l'allargamento dell'Europa ai Paesi dell'Est e la definizione di politiche comuni su grandi temi come l'immigrazione.

Continua, infatti, il dibattito sull'opportunità o meno della partecipazione all'Unione dei paesi della "nuova frontiera", strettamente legato al momento costituzionale che l'integrazione sta vivendo. Da una parte, si sostiene che l'allargamento debba essere fatto in modo da non compromettere il rafforzamento dell'Unione, temendo che un possibile ingresso di altri paesi possa rallentare il cammino verso una sempre maggior coesione dell'Ue; dall'altra, si teme un'Unione Europea introversa, chiusa in se stessa, pericolosa per la stabilità e lo sviluppo dei paesi che la circondano, traditrice della sua missione originaria, ovvero la pace, la coesistenza e l'armonia fra i Paesi del Vecchio Continente. I Paesi che fanno parte dell'Unione guardano spaventati ai problemi che la loro integrazione impone; i paesi che ne sono ancora esclusi vedono nel loro ingresso una definitiva chiusura col loro passato e la possibilità di un futuro più sicuro. Si delinea allora nel dibattito anche la possibilità di un'integrazione a due velocità, con un primo nucleo di paesi che desiderino accelerare il processo lasciando aperta la possibilità a tutti gli altri di aggiungersi in seguito.

Per questo urge la definizione costituzionale il più presto possibile, dato che le problematiche che emergono sono pressanti e impossibili da risolvere senza questo passaggio. Si potrebbe finalmente giungere alla definizione di una politica europea ben determinata e coerente con i suoi principi, ad una vera lotta efficace contro l'immigrazione clandestina: un problema drammatico, oggettivo e inevitabile, uno dei fronti che reclama a gran voce l'intervento tempestivo di una struttura organizzata. L'Unione dovrà battersi contro le situazioni gravi e illegali che questo fenomeno comporta, dovrà essere forte nel prevenire e controllare inutili xenofobie ipocrite e tendenze estremistiche. Dovrà garantire la cittadinanza agli immigrati che giungeranno, assicurare loro accettabili condizioni di vita, per poi poter pretendere a sua volta l'adempimento di doveri. Dovrà, insomma, possedere una Costituzione ben chiara e autorevole, in grado di definire diritti, doveri e specifiche competenze, una carta redatta dal Parlamento Europeo, eletto dai cittadini per via diretta.

Ma essa sarà efficace solo se espressione vera ed autentica di un effettivo desiderio comune, di un patrimonio culturale, di una tradizione storica che desidera riproporsi unita di fronte al mondo, per sfruttare al meglio tutte le sue potenzialità e risorse. Solo un'Europa Unita potrà davvero essere d'aiuto per le popolazioni disagiate, potrà attuare il tanto sospirato e vagheggiato Piano Marshall per l'Africa, stabilizzare l'economia e la situazione politica di molte realtà emergenti e precarie. Unicamente la consapevolezza dei grandi valori alla base di questo processo, delle potenzialità infinite e inespresse dell'integrazione possono permettere di superare con entusiasmo i mille ostacoli che si pongono e che, inevitabilmente, si porranno di fronte ad essa: il cittadino deve essere responsabilizzato, informato, educato alla dimensione nascente dell'Europa, al suo rapportarsi con il resto del mondo. Deve insomma essere ricondotto con pazienza alla politica, alla conoscenza della dimensione europea : solo così l'Unione Europea infonderà quel coraggio, quell'ardore e quello slancio giovanile che il presidente auspicava, e diventare un ideale per cui profondere generoso impegno.




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