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UMANESIMO

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UMANESIMO

Una prima critica al sistema del diritto comune e al sistema del particolarismo, viene dall'umanesimo giuridico.

L'umanesimo è una corrente di pensiero soprattutto letteraria e artistica che si afferma, a partire dall'Italia attorno al 1400: esiste anche un versante giuridico di questa corrente di pensiero, ma in Italia non attecchisce.

UMANESIMO = ritorno all'uomo, o meglio, RITORNO ALLA PERSONALITA' UMANA.

L'uomo medievale è culturalmente proiettato verso il cielo, cioè verso una dimensione metafisica: egli guarda direttamente alla divinità e in questo rapporto con la divinità cerca di spiegare le realtà terrene.

Con l'umanesimo le cose cambiano e, per una serie di motivi, quella visione è andata in crisi e l'uomo comincia a riflettere sulla personalità umana, prende cioè fiducia dei suoi mezzi, comincia a non ritenere che tutto derivi da Dio e comincia ad esaltare l'intraprendenza umana.



La divinità comincia ad andare in secondo piano ed emerge il potere, le facoltà intellettuali e creative dell'uomo.

Dal punto di vista del rapporto tra giuristi e potere, vediamo anche qui dei cambiamenti: il giurista non è più solo un giurista di università, ma comincia a diventare un giurista di corte. Però, presso la corte del sovrano non ci sono solo giuristi, ma ci sono soprattutto letterari.

Il giurista e il letterario cominciano a diventare dei concorrenti alla corte del principe e sono su un piano di rivalità: intorno al '500-'600 vinceranno i giuristi per il maggior peso tecnico che hanno nella conduzione del governo.

L'umanesimo nasce in Italia, ma nasce qui l'umanesimo letterario: l'umanesimo giuridico in Italia non attecchisce (ma lo troviamo, invece, in Francia).

Ricordiamo alcuno cultori della classicità:

MAFFEO VEGIO  = De verborum significatione - 1433

LORENZO VALLA    = Elegantia lingua latina - 1444

ANGELO POLIZIANO

Questi sono solo dei letterati (non dei giuristi) e ce l'avevano, soprattutto, con i glossatori (ma anche con i commentatori). Con i glossatori, perché dicevano che questi non sapevano il latino, cioè parlavano solo un latino medievale che serviva soltanto per capirsi e, ai glossatori, non interessava sapere il latino classico di Cesare o di Cicerone.

Per questi letterati il latino è una lingua che è testimonianza del passato, quindi bisogna coltivarlo come lo parlavano i romani. Per i medievali, invece, (glossatori) il latino è una lingua viva e presente, cioè è una lingua che va discussa, parlata ed usata nel presente, quindi la si può usare  come si vuole.

Addirittura, per questi letterati, il corpus iuris di Giustiniano era una testimonianza del passato: grazie al corpus iuris si può sapere qual era il diritto, o la cultura, o la lingua della romanità di Giustiniano, ma soprattutto dei giuristi più antichi, quali Ulpiano, Gaio, Modestino, ecc.

Mentre per gli uomini medievali il corpus iuris giustinianeo è diritto vivo e vigente, perché è un diritto fatto dall'imperatore, che per loro l'imperatore è sempre presente (in Federico I o in Federico II, ecc): non è che non avessero una visione storica, ma per loro questa visione storica era attuale, perché se trovavano un termine non attuale, lo cambiavano, in modo da attualizzarlo.

Altra cosa da notare: già i letterati criticavano i glossatori e i commentatori per il latino e per l'uso barbaro (e non filologico) che fanno del corpus iuris.

(Filologico = amore per la lingua, quindi amore per l'autenticità dei testi).

E vediamo che sorge un altro problema . . Il testo del corpus iuris usato da Irnerio in poi, veniva chiamato LITERA BONONIENSIS O VULGARIS (testo di Bologna o volgare, cioè il testo che si è diffuso da Bologna, ma nessuno ha mai controllato l'autenticità) e LITERA PISANO O FLORENTINA (quei testi antichi che gli umanisti sono andati a scoprire a Firenze o a Pisa) - (litera = testo).

In pratica, nella litera bononiensis o vulgaris, i letterari contestavano il fatto che i glossatori non avevano controllato l'autenticità di quei testi, perché dicevano che questa autenticità doveva essere controllata di persona: infatti, la litera pisano o fiorentina sono appunto i testi che loro stessi hanno scoperto a Firenze o a Pisa. Quindi, vediamo che ne fanno una questione filologica.

Questo è l'umanesimo letterario in Italia. Dobbiamo vedere ora l'umanesimo giuridico, perché non è che in Italia non ci sia per niente. Vediamo qualche nome:

LUDOVICO PONTANO - fiorentino del 1400 che, ad un certo punto, lo statuto di Firenze, in Toscana, è diritto comune: è il discorso della regionalizzazione. Siccome Firenze diventa città capitale di tutta la Toscana, quando manca una norma dello statuto di Pisa o di Grosseto o di un'altra città, si applica in subordine il diritto comune di Firenze.

MARIANO SOCINI

LUDOVICO BOLOGNINI

FELINO SENDEI

Questi sono alcuni nomi di giuristi che sono stati anche umanisti, ma in generale l'umanesimo giuridico vero e proprio in Italia non attecchisce.

Questa corrente dell'UMANESIMO GIURIDICO attecchisce in Francia: la cosa singolare è che a portare l'umanesimo giuridico in Francia è proprio un italiano, ANDREA ALCIATO (milanese che insegnerà a Bourges e muore nel 1550).


Perché in Italia è solo letterario e il giuridico va a finire in Francia, oltretutto portato da un italiano?

Questo accade per la differenza che esiste tra l'Italia e la Francia. La Francia si divide in due territori: paesi di diritto scritto, cioè di diritto romano, al sud, e paesi di diritto consuetudinario al nord, spesso integrato dalle ordonnance regie. Per la Francia, in generale, c'è un forte regno autonomo (nord), relativamente accentrato (relativamente perché non si può parlare di stato assoluto se non alla fine del '600), antico, con una forte tradizione di monarchia regia e con i diritti regionali (consuetudini).

In Italia, invece, abbiamo la frammentazione più assoluta: prima abbiamo gli statuti cittadini, poi arrivano i signori, stati regionali, e grande frammentazione.

Gli umanisti giuridici non vogliono abolire il corpus iuris di Giustiniano, ma lo vogliono studiare anche e soprattutto filologico, come testimonianza del passato. Se è studiato come testimonianza del passato non ha più un grande valore come diritto vigente. Ma questo si può fare in Francia, ma non in Italia, perché considerare il diritto romano non vigente può essere auspicabile in Francia, dove non ne vogliono sapere di diritto romano, o ne vogliono sapere solo come ratio scritta, perché hanno già un diritto nazionale, formato dalle consuetudini francesi e dalle ordonnances regie che integrano o modificano quel diritto nazionale francese.

In altre parole, in Francia esiste già un'alternativa al diritto romano, quindi ci si può permettere di studiare il diritto romano non come diritto comune, ma come una testimonianza del passato.

In Italia questo non può accadere, perché abbiamo una grande frammentazione: un antidoto a questa grande frammentazione è proprio il diritto romano, il quale da i principi, istituti e ure (sistema iuris) e grazie a questi principi, istituti e ure si può avere una sorta di unità che risolve la frammentazione italiana.

Quindi, sono le condizioni politiche che determinano questa diversità culturale tra la Francia e l'Italia.

ANDREA ALCIATO creatore del MOS GALLICUS = modo francese di fare diritto (modo di leggere il corpus iuris in maniera storica, filologica, erudita, guardando il prima e il dopo di quel giurista, sapendo che Giustiniano promulga la legge dopo, ma il piano veniva prima: tutte cose che ai glossatori e ai commentatori non interessavano per niente).

In Italia, rimane, per distinguersi, il MOS ITALICUS = modo italiano di fare diritto (bartolismo = utilizzazione del corpus iuris come sistema iuris).


Molto importante: FRANCOIS HOTMAN (+1570).

1567 scrive ANTITRIBONIANUS (pubblicata nei primi anni del '600): Triboniano è colui che ha scritto il corpus iuris, ma precisamente è il presidente della commissione legislativa che su incarico di Giustiniano ha redatto l'intero corpus iuris dalle istituzioni alle novelle.

L'ANTITRIBONIANUS (=un attacco diretto a Triboniano): se la prende con Triboniano e Giustiniano direttamente. E' un'opera che fece scalpore.

Ce l'aveva con Triboniano, perché, se è vero che i glossatori non sapevano il latino e hanno mal compreso il corpus iuris, a maggior ragione bisogna prendersela con Triboniano, perché è stato lui il primo responsabile, perché lui ha preso Gaio, Modestino, Ulpiano, tutti i giuristi dell'età classica, li ha scomposti e ricomposti a mosaico, ed è lui il primo malfattore che ha mal compreso la giurisprudenza classica, anzi, l'ha resa irriconoscibile perché ha cambiato le parole.

Ma questo è ovvio, perché Triboniano doveva fare un corpo vivo, perché doveva fare un codice vigente: non stava facendo un'operazione filologica.

Quindi, questo attacco è del tutto ingiustificato, ma fa capire il clima in cui questo attacco viene compiuto.

A parte la parte distruttiva di quest'opera, la parte costruttiva può essere riassunta in qualche modo così:

La proposta che fa l'antitriboniano di Hotman è di scrivere uno, o al massimo, due piccoli libri chiari, semplici e, soprattutto, in francese (non in latino) di diritto nazionale francese che elimini le controversie interpretative e giurisprudenziali, cioè è già un piccolo progetto di codice (quello che proporranno in Italia sono 200 anni dopo). Diritto nazionale francese = un diritto che prenda spunto soprattutto dalle consuetudini e dalle ordonnances (diritto regio).

In questo piccolo codice andrebbe anche il diritto romano, ma solo un EXCERPTUM (=estratto), perché il diritto romano è inattuale (solo gli umanisti possono dire questo), cioè vuole dire che il diritto romano è un diritto vecchio, quindi non si può pensare che il diritto romano possa essere applicato oggi.


CONCLUDENDO . .

Ricordiamo due giuristi italiani che reagiscono a Hotman:

TIBERIO DE CIANI = scrive un'apologia pro iuris prudentibus (=a favore dei giurisprudenti).

ALBERICO GENTILI = italiano protestante che insegna a Oxford.

Questi due giuristi rispondono a Hotman dicendo che forse è vero che il diritto romano che usano loro è storpiato, ma nei tribunali, ogni giorno, se non si utilizza il diritto romano, con i suoi principi e le sue ure, non ci si ritrova più, perché c'è quella congerie di diritti (particolarismo) che non fa vivere. Grazie al diritto romano si hanno delle bussole e dei binari. Quindi, anche se quello dei francesi è un bel discorso culturale, ma qui si deve vivere con il diritto romano.

Addirittura, in Germania, dove attecchisce un po' di umanesimo, si sono verificate delle rivolte studentesche, perché gli studenti non volevano i docenti umanisti, perché facevano studiare le cose troppo astratte, mentre loro avevano bisogno  di nozioni concrete da utilizzare nel foro.






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