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ARABIA SAUDITA - CLIMA E PAESAGGI CLIMATICI - POPOLAZIONE -STRUTTURA ECONOMICA

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ARABIA SAUDITA




CLIMA E PAESAGGI CLIMATICI


Il paese è quasi completamente costituito da tavolati di origine antica che digradano da O verso E. Il bordo occidentale, affacciato sul Mar Rosso, è formato da una fascia di alteterre che comprende il massiccio dell’Hegiaz e il massiccio dell’Asir, definito “angolo verde”, perché le discrete precipitazioni (circa 400 mm all’anno) consentono coltivazioni stagionali sui suoi pendii terrazzati (paesaggio climatico di tipo Bwh della c. di Köppen). La fascia costiera orientale, sul golfo Persico, si presenta invece bassa e piatta: in questa regione i caratteri originari del paesaggio sono stati trasformati dalle attività connesse con l’estrazione petrolifera, che ha moltiplicato gli insediamenti urbani ed industriali.

La vasta regione interna, compresa tra le due fasce costiere, è caratterizzato dal tipico paesaggio desertico, punteggiato da rare oasi che, soprattutto nelle fasce pedemontane, sfruttano le acque sotterranee. Al centro è occupata dai modesti rilievi del Neged e, nella sezione meridionale, dal deserto del Rub al-Khali, completamente disabitato. Questa zona, compresa tra le due fasce costiere con paesaggio climatico di tipo Bwh della c. di Köppen, è caratterizzata da un paesaggio climatico di tipo Bs della c. di Köppen, poiché gli orli montuosi periferici limitano in massima parte gli influssi marini del golfo Persico e del Mar Rosso, determinando così una forte aridità: le precipitazioni annue sono molto scarse (tra i 100 e i 250 mm annui da zona a zona), quasi esclusivamente invernali e limitate alle fasce costiere, calde e umide. I corsi d’acqua hanno il regime di uadi e sono quasi sempre asciutti.





POPOLAZIONE


Alla presenza dei deserti si deve, principalmente, la bassa densità media della popolazione e, in secondo luogo, l’accentramento degli insediamenti lungo i due fronti marittimi e, in minor misura, nelle oasi.

La crescita demografica, che ha portato la popolazione sulla soglia dei 20 milioni nel 1994, è stata sostenuta da un tasso di incremento tra i più alti del mondo (circa 22%), da una flessione del tasso di mortalità generale (ridottosi al 7,6‰tra il 1985 e il 1990) e, soprattutto, da una migrazione in seguito alla quale, nei primi anni ’90 gli stranieri hanno superato il 20% della popolazione. Il quadro demografico risulta, così, caratterizzato dall’alta percentuale di giovani e dalla presenza di diverse etnie (prima tra tutte quella yemenita, seguita da quella sudanese ed egizia).

Rimane ancora relativamente alto il tasso di analfabetismo, che si aggira intorno al 36%.

La maggior parte della popolazione (80%) si concentra nei centri urbani.

STRUTTURA ECONOMICA


La scoperta e lo sfruttamento degli ingenti giacimenti petroliferi hanno assicurato un’enorme accumulazione di ricchezza e tassi di crescita del PIL che si sono mantenuti elevatissimi tra il 1965 e il 1980, con un decremento negli anni ’80 a causa della flessione delle quotazioni petrolifere. Lo sfruttamento, appannaggio un tempo di multinazionali petrolifere straniere, è ora affidato ad una comnia nazionale nata nel 19993 dalla fusione di Saudi Aramco e Samarec. All’inizio degli anni ’90, i costi provocati dalla guerra del Golfo e l’ulteriore flessione della rendita petrolifera hanno reso necessario il ricorso a prestiti sul mercato interno ed internazionale, il che ha accresciuto il debito estero.

L’attività agricola è sempre stata negativamente condizionata dalla situazione ambientale: le terre coltivabili rappresentano ancora oggi solo poco più dell’1% del territorio. Quella saudita è un’agricoltura sovvenzionata, che produce a costi molto alti e che ha visto l’abbandono di colture tradizionali, come l’orzo e il miglio, a favore del frumento. L’attività agricola è stata incentivata tramite la distribuzione gratuita di grandi estensioni di terreno, la concessione di contributi a fondo perso e di prestiti senza interesse.

L’allevamento è un’attività in declino a causa della diminuzione del nomadismo; l’attività industriale, al di fuori del settore petrolifero, è tuttora modesta, anche se in crescita. Il 40% della popolazione, infine, è impiegato nel settore terziario, che si è sviluppato a partire dagli anni ’70.

Il paese è chiuso al turismo internazionale, mentre al turismo religioso sono legati introiti non trascurabili.



STRUTTURA SOCIALE E QUALITÀ DELLA VITA


Il governo ha cercato di salvaguardare l’unità etnica del paese favorendo gli immigrati di origine araba e limitando le naturalizzazioni. La compattezza etnica è assicurata da due elementi culturali: la lingua araba e la religione islamica; è proibito l’esercizio di altri culti e la legge dello stato è quella coranica.

Le leggi del Corano condizionano i rapporti interpersonali e le attività economiche (è vietato lo riba, il prestito ad interesse) ed escludono dalla realtà economica e politica la popolazione femminile, sottoposta a regole rigidissime (come indossare il chador): proprio a causa dell’emarginazione femminile dall’istruzione il tasso di analfabetismo è ancora elevato.

I progressi compiuti in seguito alla crescita economica e agli investimenti del governo si sono riflessi su altri aspetti della vita sociale: sono migliorati il sistema sanitario (la copertura sanitaria è garantita a tutta la popolazione compresi i gruppi nomadi), la disponibilità di acqua potabile, la cura dell’infanzia e il tenore alimentare.




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