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GEOGRAFIA ECONOMICA: La localizzazione

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GEOGRAFIA ECONOMICA: La localizzazione


Le prime forme di insediamento all’estero di attività produttive risalgono al primo periodo coloniale. Si trattava di una localizzazione obbligata, poiché vincolata dalla presenza di materie prime o risorse – minerali e prodotti di piantagione – disponibili solo in siti particolari e non lavorabili altrove. Fu così che apparvero dalla Florida al Brasile i primi zuccherifici di proprietà europea.

Tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento alcune grandi imprese cominciarono a insediare impianti all’estero, per avvicinarsi questa volta ai mercati di sbocco dei loro prodotti. Scelsero, quindi, Paesi dove l’industrializzazione aveva già creato alcune premesse: la presenza di una manodopera con cultura industriale e di altre imprese locali capaci di assorbire i semilavorati, un certo potere d’aquisto. Mentre imprese americane iniziavano a sbarcare in Europa, grandi gruppi tedeschi investivano, per esempio, in Italia.

L’approdo nei Paesi in via di sviluppo da parte di quelle che conosciamo come società multi o transnazionali risale perlopiù al secondo dopoguerra. La scelta ebbe altre motivazioni e fu resa possibile dal verificarsi di alcuni prerequisiti. Spesso, infatti, il Sud del mondo non costituiva un mercato interessante, dati gli insufficienti livelli di reddito, ma in compenso permetteva di sfruttare altre vantaggiose opportunità, a partire dal basso costo della manodopera. Inoltre, dovevano aprirsi i mercati, con l’abbattimento dei dazi doganali, ma neppure il passaggio dal protezionismo a una situazione generalizzata di liberismo commmerciale avrebbe reso possibile l’internazionalizzazione delle imprese se nel frattempo non fossero diminuiti sensibilmente i costi di trasporto. Localizzare attività produttive nei Paesi in via di sviluppo apparve ulteriormente vantaggioso per la facile disponibilità di suoli edificabili, il cui costo, al contrario, lievitava sensibilmente nei Paesi d’origine delle multinazionali.



Anche l’assenza di normative ecologiche favorisce l’emigrazione delle imprese perché permette di produrre senza rispettare le rigide normative e senza sostenere i costi che nel Nord del mondo vengono imposti per tutelare l’ambiente e la salute della manodopera e delle popolazioni.

Pure il minor costo dell’energia svolge la sua parte, se si decide di insediarsi in Paesi che ne sono dotati in abbondanza, come è il caso di quelli petroliferi o ricchi di miniere di carbone. Infine, la debolezza o l’assenza delle organizzazioni sindacali consente talvolta di eludere le leggi rigorose che nel mondo sviluppato proteggono i lavoratori, con il conseguente sfruttamento delle donne e persino dei bambini.

Con la terza Rivoluzione Industriale si è affermato un nuovo modo di produrre. Gli addetti al settore industriale sono diminuiti drasticamente e si espande il terziario; le produzioni si smaterializzano perché richiedono meno materie prime e più tecnologia.

Taylorismo e fordismo (catena di montaggio), sui quali si basò il modo di produrre durante la seconda Rivoluzione industriale, ossia tra la fine dell’Ottocento e gli anni settanta del secolo scorso, hanno lasciato il passo a sistemi più flessibili, secondo il principio del  just in time (al momento giusto) si produce in maniera diversificata su ordinazione del cliente e non per stoccare merci nel magazzino. Si avrà così il trionfo del toyotismo: un modo di produrre inventato in Giappone dalla Toyota Auto.


I criteri di localizzazione

I principali vincoli e fattori che condizionano le decisioni in merito alla localizzazione territoriale delle imprese sono:

- vincoli ecologico-ambientali: sono costituiti dalle caratteristiche naturali dei siti nei quali vengono ubicate le unità produttive.

- i fattori funzionali: riguardano invece le particolari necessità tecnico-economiche di ogni impresa.


Vincoli Ecologici Fattori Funzionali

- risorse idriche - materie prime

- spazi adeguati - fonti energetiche

- vicinanza al mare   - imprese fornitici

- caratteri geologici e morfologici dei siti  - mercato del lavoro

- smaltimento dei rifiuti   - mercato (distribuzione)

- pericolosità delle lavorazioni  - trasporti

- servizi e infrastrutture


Esempi:

- nel caso delle imprese minerarie possono ubicarsi dove ci sono i minerali;

- nel caso delle centrali termonucleari esse non possono ubicarsi in aree a rischio sismico.


Inoltre possiamo riassumere alcuni fondamentali criteri di scelta operativa in fatto di localizzazione spaziale delle unità produttive.

  1. Beni di investimento e di consumo: le imprese produttrici di beni di investimento e di  semilavorati sono maggiormente condizionate dal ruolo che le materie prime esercitano nella loro attività. Le imprese che producono beni di consumo tendono ad avvicinarsi ai mercati di sbocco, alle grandi aree urbane, nelle quali si concentra un’elevata quota di consumatori. Es. l’industria del mobile si insedia anche in paesi privi della risorsa primaria, che importano, poiché in questo settore prevale il ruolo di altri fattori (la professionalità, il design. Il reddito dei consumatori)
  2. Produzioni di qualità: nella produzione di beni di lusso e di qualità, la professionalità degli addetti resta il fattore determinante per il successo dell’impresa. Una buona professionalità è da ricercare in zone in cui vi sono istituti scolastici che preparano i giovani, così da esserci un intreccio di teoria (sapere) e di pratica (saper fare) che dà origine a una cultura dell’oreficeria o degli strumenti musicali, del mobile o del cuoio.
  3. Produzioni di massa: in questo caso giocano un ruolo importante i costi della manodopera, infatti è una delle ragioni che spiega il decentramento produttivo nei paesi orientali o in via di sviluppo. Al basso costo della manodopera si aggiungono l’assenza di un controllo sul lavoro minorile e femminile, l’assenza di una protezione sindacale e di normative in materia ambientale.
  4. Aree portuali: nei paesi in cui il sistema produttivo si basa su economie di trasformazione (importazione di materie prime di cui sono privi ed esportazione dei prodotti finiti) le aree portuali rivestono un ruolo importante, infatti le imprese che lavorano sull’esportazione trovano conveniente insediarsi nelle vicinanze dei grandi scali marittimi per evitare inutili trasporti interni.

I siti di produzione della Diageo, capogruppo della Guinness

I modelli di localizzazione

I modelli di localizzazione sono due: accentrato e diffuso. Tra i due, come lungo un segmento, si colloca un miriade di altre situazioni che tendono di volta in volta più verso un estremo o l’altro. Da ciascuna realtà derivano conseguenze diverse per quanto riguarda sia l’organizzazione del territorio, sia il complessivo sistema economico-sociale. In linea generale si può affermare che, mentre nelle prime fasi dell’industrializzazione venne privilegiato il modello accentrato, con la terza Rivoluzione industriale si impone quello della fabbrica diffusa sul territorio, parallelamente al processo di deurbanizzazione che investe i centri urbani.


L’insediamento accentrato

Questo modello di localizzazione era condizionato dai vincoli tecnologici del passato che imponevano scelte quasi obbligate: disponibilità di energia e di acqua, vicinanza alle materiale prime e alle linee ferroviarie. Le imprese dello stesso settore e quelle operanti in ti diversi tendevano ad avvicinarsi una all’altra, richiamando manodopera e altre attività produttive, commerciali, di servizio.

La congiunta presenza di molte unità produttive giustificava l’intervento pubblico che si traduceva nella realizzazione di infrastrutture e servizi (scali ferroviari, nodi autostradali, strutture distributive, servizi doganali e bancari), grazie ai quali le imprese beneficiavano di economie esterne.  In genere a essere privilegiate furono le aree urbane e la riduzione dei costi che derivava da un simile modello di insediamento generava le cosidette economie di agglomerazione basate su vincoli di interdipendenza, che alimentavano il circuito degli insediamenti, mediante integrazioni orizzontali e verticali.


Il decentramento produttivo

Le fabbriche della seconda Rivoluzione industriale erano spesso di notevoli dimensioni e ubicate nelle periferie delle città. La progressiva crescita metropolitana le inglobò nel tessuto urbano, con effetti negativi sul piano sociale e l’emergere di diseconomie esterne dovute proprio a una organizzazione del territorio non specializzata, caratterizzata dal mescolarsi confuso di insediamenti abitativi e di attività produttive. La qualità della vita dei cittadini peggiorò, poiché la presenza di aree industriali e residenziali a ridosso le une delle altre comportava degrado del paesaggio, traffico, rumore, inquinamento dell’aria, mancanza di spazi e verdi e per il tempo libero. Per le stesse imprese coinvolte, la precedente favorevole localizzazione si tramutò progressivamente in deseconomie esterne. Accerchiati dalle successive edificazioni, gli insediamenti produttivi si trovano impossibilitati a espandersi; mancavano parcheggi per i lavoratori, che a partire dagli anni Sessanta-Settana avevano abbandonato le biciclette per venire al lavoro in auto.

Mancavano spazi per nuovi uffici, aree di carico, magazzini.

Venutesi a trovare dentro le città e non più alla loro periferia, le imprese si trovarono ad affrontare problemi e costi notevoli per i trasporti all’esterno delle merci prodotte e i rifornimenti di materie prime o semilavorati.

Andò in crisi il binomio industrializzazione-urbanesimo che aveva accomnato decenni di sviluppo economico. La rottura del binomio fu accelerata, negli anni Settanta del Novecento, dalla crisi petrolifera e dalle trasformazioni tecnologiche che aprirono la strada alla terza Rivoluzione industriale. I costi energetici subirono una impennata e la vecchia archiettura industriale si revelò antieconomica e inefficiente; l’automazione modificò i modi di produrre suggerendo nuove tipologie di fabbriche dalle dimensioni decisamente inferiori. I giganteschi complessi produttivi si revelarono inefficienti e costosi. Il Giappone fu il primo Paese a introdurre impianti di minori dimensioni, persino nei settori dominati dalle unità produttive di enormi dimensioni (chimica di base e siderurgia) dimostrando che flessibilità, risparmio energetico e nuovi ordini di grandezza nei rapporti tra i fattori della produzione (terra, lavoro, capitale) avevano effetti positivi sui costi. Informatica e robotica hanno svolto un ruolo primario nella scelta delle localizzazioni con evidenti conseguenze sull’organizzazione del territorio. La telematica, in particolare, ha indotto a frazionare le grandi unità produttive nelle quali erano accorpate tutte le funzioni: direzionale, commerciale, produttive; funzioni che oggi vengono spesso rilocalizzate in siti molto distanti tra loro. Ne è derivato un processo di decentramento produttivo, ancora in corso, che ha coinvolto tutte le aree urbane dei Paesi ad advanzato sviluppo economico-sociale. Con il trasferimento di molte imprese di notevoli dimensioni all’esterno dei perimetri urbani, si sono liberate aree, talvolta di dimensioni molto amplie, con il conseguente problema della loro riqualificazione. La decisione di decentrare spesso si traduce in una forma di finanziamento indiretto per l’impresa, in seguito alla notevole differenza tra il costo delle nuove aree agricole in cui viene insediata e il valore dell’area urbana dismessa. Talvolta il ricavo netto garantito dalla compravendita delle due aree è tale da fungere esso stesso da stimolo alla rilocalizzazione.


Il caso di delocalizzazione – La chiusura della fabbrica Guinness di Park Royal (Londra) e il trasferimento della produzione


Il 15 Aprile 2005 Diageo, la società transnazionale che controlla la Guinness, ha annunciato che intendeva spostare la produzione di Guinness destinata al mercato britannico a St. James’s Gate a Dublino, il sito storico della Guinness. Con questo ha fatto sapere che, con investimenti e miglioramenti nei processi di produzione, St. James’s Gate sarebbe capace di soddisfare sia i bisogni del mercato britannico che anche il mercato irlandese e quelli internazionali che già soddisfava. Questo ha comportato la chiusura della fabbrica di Park Royal a Londra, attiva dal 1938. Il trasferimento della produzione in Irlanda a St. James’s Gate dove sir Arthur Guinness cominciò a produrre la famosa birra ha visto una crescita nella produzione pari al 50% dall’estate del 2005.


Questa decisione è stata presa dopo l’analisi di vari fattori:


Fattori interni:   

  • il costo del sito
  • il valore se venduto
  • disponibilità di spazio per espansione
  • disponibilità di mandopera qualificata per la produzione aggiuntiva
  • la flessibilità dei dipendenti di lavorare con nuovi processi e tecnologie
  • provenienza del marchio – St. James’s Gate è la casa della Guinness

Fattori esterni:

  • disponibilità e costo di materie prime come orzo e luppolo
  • infrastruttura per il trasporto delle materie prime alla fabbrica e per il trasporto della Guinness sui mercati
  • disponibilità di una quantità sufficiente di acqua pulita per uso nella produzione
  • questioni economici, tassazione, salari, ambiente ecc.

Uno sguardo è stato dato anche alla capacità produttiva delle due fabbriche:


St. James’s Gate, Dublino Park Royal, Londra

Capacità di produzione: 4 milioni di ettolitri 2 milioni di ettolitri

(8 milioni di barilotti) (4 milioni di barilotti)

per anno per anno

Dimensioni: 55 acri 80 acri (non tutti usati per

la produzione di birra)

Fornisce: Irlanda, Europa, Stati Uniti Solo Regno Unito

e altri mercati


Dall’inizio St. James’s Gate aveva un grande vantaggio, produceva già due volte la quantità di Guinness rispetto a Park Royal, e in altre parole, St. James’s Gate aveva bisogno di un aumento soltanto del 50% di capacità produttiva, mentre Park Royal aveva bisogno di un aumento del 200%.

In più, St. James’s Gate risale al 1759 e durante gli ultimi due decenni la fabbrica ha visto numerose trasformazioni e investimenti, facendola diventare una delle fabbriche di birra più moderne al mondo.

Perciò possiamo affermare che la decisione di delocalizzare a Dublino è stata presa per la capacità della fabbrica irlandese di aumentare la capacità produttiva del 50% entro 18 mesi, e anche grazie ai costi più bassi di trasporto rispetto al costo alto della terra londinese.


La fabbrica diffusa

Le minuscole unità produttive, il lavoro a domicilio, i subappali che sembravano retaggi anacronistici di un’età paleoindustriale, sono stati rivalutati. Negli ultimi due-tre decenni si è assistito al proliferare di nuove fabbriche di piccole o medie dimensioni, più diffuse sul territorio, meno preoccupate di concentrarsi in aree ristrette per realizzare economie di agglomerazione. Risulato di questo fenomeno è l’affermarsi di nuove regioni industriali che si sono affiancate a quelle tradizionali, caratterizzate dal dominio del gigantismo industriale. Non estranea a quella scelta è stata la consapevolezza che la piccola unità produttiva è molto più elastica, in grado di cogliere con prontezza i mutamenti del mercato in un contesto che impone rapidità di adeguamento, dato che costumi, valori e tendenze sociali vanno evolvendo con crescente rapidità. Le fabbriche minori sono anche più facilmente controllabili per quanto concerne le relazioni industriali, giacché spesso riescono a non fare i conti con le forti centrali sindacali: una ragione che ha spinto molte imprese statunitensi a trascurare il vecchio perimetro del Nord-Est e a privilegiare quelle che sono diventate le regioni emergenti: il Sud (in particolare la Georgia), il Midwest, l’Arizona e il Nord-Ovest.






















Per quanto riguarda invece la gestione dell’impresa, è necessario conoscere l’andamento

dell’azienda e i risultati delle strategie messe in atto.

ECONOMIA AZIENDALE: Il bilancio d’esercizio

Diageo Consolidated income statement - For the year ended on June 30th 2007

In millions of £




Sales




Excise duties




Net sales




Cost of sales




Gross profit




Marketing expenses




Other operating expenses




Operating profit




Sale of General Mills and other businesses




Interest receivable




Interest payable




Other finance income




Other finance charges




Share of associates profits (after tax)




Profit before taxation




Taxation




Profit from continuing operations




Discontinued operations




Profit for the year















Consolidated balance sheet – For the year ended on June 30th 2007

In millions of £




Non-current assets




Intangible assets




Property, t and equipment




Biological assets




Investments in associates




Other investments




Other receivables




Other financial assets




Deferred tax assets




Post employment benefit assets




Current assets




Inventories




Trade and other receivables




Other financial assets




Cash and cash equivalents




Total assets




Current liabilities




Borrowings and bank overdrafts




Other financial liabilities




Trade and other payables




Corporate tax payable




Provisions




Non-current liabilities




Borrowings




Other financial liabilities




Other payables




Provisions




Deferred tax liabilities




Post employment benefit liabilites




Total liabilities




Net assets




Equity




Called up share capital




Share premium




Other reserves




Retained deficit




Equity attributable to equity shareholders of the parent company




Minority interests  198 179













Traduzione in italiano di Colm de Bhuinn

Conto economico consolidato - Per l’esercizio chiuso il 30 Giugno 2007

In milioni di £




Vendite




Imposta di consumo




Ricavi




Costo delle vendite




Utile lordo




Costi di marketing




Altri oneri




Reddito operativo




Vendita di General Mills e altre aziende




Interessi attivi




Interessi passivi




Altri proventi finanziari




Altri oneri finanziari




Quota di utile di collegate (ante imposte)




Utile ante imposte




Imposte




Utile da operazioni destinate a continuare




Operazioni destinate a cessare




Utile dell’esercizio








Stato patrimoniale consolidato - Al 30 Giugno 2007

In milioni di £




Attivo non corrente




Attività immateriali




Immobilizzazioni, impianti e machinari




Attività biologiche




Investimenti v/soci




Altri investimenti




Altri crediti




Altre attività finanziarie




Imposte attive differite




Benefici dopo rapporto di lavoro




Attivo corrente




Rimanenze




Crediti commerciali e diversi




Altre attività finanziarie




Cassa





Totale attività





Passività correnti




Prestiti e indebitamenti finanziari




Altre passività finanziarie




Debiti commerciali e diversi




Imposte aziendali dovute




Accantonamento




Passività non correnti




Prestiti




Altre passività finanziarie




Altri debiti




Accantonamento




Passività tributarie differite




Benifici dopo rapporto di lavoro




Totale passività




Attività netta




Patrimonio netto




Capitale sociale




Sovrapprezzo azioni




Altre riserve




Disavanzo trattenuto




Capitale attribuibile ad azionari

del capogruppo




Interessi di minoranza 198 179





Che cos’è il Bilancio d’esercizio?


  • Definizione e funzioni
  • Generalità sul bilancio e normativa di riferimento del c.c.
  • Componenti del bilancio d’esercizio
  • Criteri di valutazione

Il bilancio d’esercizo è il documento redatto dagli organi amministrativi al termine del periodo amministrativo, con cui si rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’azienda e il risultato economico dell’esercizio.


Il Codice Civile fissa una serie di regole e di principi cui gli amministratori devono attenersi nella formazione del bilancio d’esercizio. L’art. 2423 comma 2 cc. fissa la clausola generale: “Il bilancio d’esercizio dev’essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto, la situazione patrimoniale e finanziaria della società ed il risultato economico dell’esercizio”.


Il bilancio ha due importanti funzioni:

  • Funzione conoscitiva, offrendo informazioni sull’andamento economico delle scelte e delle modalità di gestione e sugli elementi che compongono il patrimonio di funzionamento, esprimendo i risultati ottenuti per effetto delle strategie, delle scelte e delle modalità poste in essere dal sistema azienda;
  • Funzione di controllo, essendo lo strumento con cui gli organi preposti all’amministrazione sottopongono il proprio operato all’esame e all’approvazione di chi ha loro assegnato l’incarico di governare l’azienda

Il bilancio svolge un importante ruolo nell’ambito dell’informativa sulla gestione aziendale. Le informazioni ottenibili dal bilancio possono essere di tipo storico, oppure prospettico, e queste, proiettate verso il futuro, sono ricavabili attraverso l’utilizzo dell’analisi per indici e per flussi.

L’impresa coinvolge una molteplicità di soggetti che sono interessati alle sue vicende. Gli utilizzatori del bilancio (stakeholders) possono essere distinti in due categorie:


  • Soggetti interni all’impresa; portatori di interessi diretti (proprietario o soci e lavoratori dipendenti)
  • Soggetti esterni all’impresa; portatori di interessi indiretti (investitori in capitale di rischio, finanziatori, clienti e fornitori ecc.)

L’insieme dei prospetti che compongono il bilancio e i suoi allegati prende il nome di sistema informativo di bilancio.

Il sistema informativo del bilancio è composto:

dal bilancio d’esercizio, formato dallo Stato patrimoniale, dal Conto economico e dalla Nota integrativa, redatti secondo gli art. 2424, 2425, 2427 e 2427 bis del codice civile

dalla relazione sulla gestione (art. 2428 del c.c.)

dalla relazione del collegio sindacale (art. 2429 del c.c.)

dalla relazione del soggetto incaricato del controllo contabile (art. 2429 del c.c.)

da altri documenti


Normativa sul bilancio

L’attuale normativa sul bilancio d’esercizio è stata stabilita con il decreto legislativo n. 127/1991 che ha dato attuazione alla IV Direttiva CEE, modificata in parte delle Direttiva 2003/51/CE. Le disposizioni comunitarie sono state recepite dal nostro codice civile con un’articolazione che va “dal generale al particolare” e stabiliscono:






Componenti del bilancio d’esercizio


Stato Patrimoniale presenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa.

Nello Stato Patrimoniale i diversi elementi sono classificati nell’Attivo, secondo la destinazione economica degli impieghi, e nel Passivo, secondo la provenienza delle fonti di finanziamento.

A sinistra si trova l’ Attivo, a destra il Passivo. Ogni sezione è suddivisa in:

Classi lettere maiuscole (A,B,C,D ecc . );

Sottoclassi numeri romani (I, II, III, IV ecc . );

Voci numeri arabi (1, 2, 3, 4, 5 ecc . );

Sottovoci lettere minuscole (a, b, c, d, ecc . ).


SCHEMA DI STATO PATRIMONIALE (art. 2424 c.c.)

ATTIVO

A)    Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata indicazione della parte già richiamata.

B)    Immobilizzazioni:

I.  Immobilizzazioni immateriali:

costi di impianto e di ampliamento;

costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità;

diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno;

concessioni, licenze, marchi e diritti simili;

avviamento;

immobilizzazioni in corso e acconti;

altre.
Totale.

II.    Immobilizzazioni materiali:

terreni e fabbricati;

impianti e macchinario;

attrezzature industriali e commerciali;

altri beni;

immobilizzazioni in corso e acconti.
Totale.

III.    Immobilizzazioni finanziarie, con separata indicazione, per ciascuna voce dei crediti, degli importi esigibili entro l'esercizio successivo:

partecipazioni in:

a.   imprese controllate;

b.   imprese collegate;

c.    imprese controllanti;

d.   altre imprese;

crediti:

a.   verso imprese controllate;

b.   verso imprese collegate;

c.    verso controllanti;

d.   verso altri;

altri titoli;

azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale complessivo.
Totale

Totale immobilizzazioni (B)

C)    Attivo circolante:

I.  Rimanenze:

materie prime, sussidiarie e di consumo:

prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;

lavori in corso su ordinazione;

prodotti finiti e merci;

acconti.
Totale

II.    Crediti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l'esercizio successivo:

verso clienti;

verso imprese controllate;

verso imprese collegate;

verso controllanti;

verso altri.
Totale.

III.  Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni:

partecipazioni in imprese controllate;

partecipazioni in imprese collegate;

partecipazioni in imprese controllanti;

altre partecipazioni;

azioni proprie, con indicazione anche del valore nominale complessivo;

altri titoli.
Totale

IV. Disponibilità liquide:

depositi bancari e postali;

assegni;

denaro e valori in cassa.
Totale.

Totale attivo circolante (C)

D)    Ratei e risconti, con separata indicazione del disaggio su prestiti.


PASSIVO


A)    Patrimonio netto:

I.   Capitale

II.      Riserva da sopraprezzo delle azioni

III.     Riserve di rivalutazione

IV.  Riserva legale

V.    Riserva per azioni proprie in portafoglio

VI.  Riserve statutarie

VII. Altre riserve, distintamente indicate

VIII.   Utili (perdite) portati a nuovo

IX.  Utile (perdite) dell'esercizio

Totale

B)    Fondi per rischi e oneri:

per trattamento di quiescenza e obblighi simili;

per imposte;

altri.

Totale

C)  Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato.

D)  Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l'esercizio successivo;

obbligazioni;

obbligazioni convertibili;

debiti verso banche;

debiti verso altri finanziatori;

acconti;

debiti verso fornitori;

debiti rappresentati da titoli di credito;

debiti verso imprese controllate;

debiti verso imprese collegate;

debiti verso controllanti;

debiti tributari;

debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale;

altri debiti.

Totale

E)  Ratei e risconti con separata indicazione dell'aggio su prestiti.



Conto economico evidenzia i risultati conseguiti nelle diverse aree gestionali:

    • Area della produzione, che accoglie i costi e i ricavi della gestione caratteristica;
    • Area della gestione finanziaria, nella quale vengono inseriti elementi finanziari e patrimoniali;
    • Area della gestione straordinaria, che comprende le minusvalenze e plusvalenze straordinarie e le sopravvenienze e insussistenze straordinarie.

Nel conto economico sono evidenziati, oltre al risultato finale, anche due risultati intermedi:


La differenza tra valore e costi della produzione

Il risultato prima delle imposte



SCHEMA DI CONTO ECONOMICO (art. 2425 c.c.)


A)    Valore della produzione:

ricavi delle vendite e delle prestazioni;

variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti;

variazioni dei lavori in corso su ordinazione;

incrementi di immobilizzazioni per lavori interni;

altri ricavi e proventi, con separata indicazione dei contributi in conto esercizio.

Totale.

B)    Costi della produzione:

per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci;

per servizi;

per godimento di beni di terzi;

per il personale:

a.   salari e stipendi;

b.   oneri sociali;

c.    trattamento di fine rapporto;

d.   trattamento di quiescenza e simili;

e.   altri costi;

ammortamenti e svalutazioni:

a.   ammortamento delle immobilizzazioni immateriali;

b.   ammortamento delle immobilizzazioni materiali;

c.    altre svalutazioni delle immobilizzazioni;

d.   svalutazioni dei crediti compresi nell'attivo circolante e delle disponibilità liquide;

variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci;

accantonamenti per rischi;

altri accantonamenti;

oneri diversi di gestione.

Totale.
Differenza tra valore e costi della produzione (A-B).

C)    Proventi e oneri finanziari:

proventi da partecipazioni, con separata indicazione di quelli relativi ad imprese controllate e collegate;

altri proventi finanziari;

a.   da crediti iscritti nelle immobilizzazioni, con separata indicazione di quelli da imprese controllate e collegate e di quelli da controllanti;

b.   da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni;

c.    da titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni;

d.   proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di quelli da imprese controllate e collegate e di quelli da controllanti;

interessi e altri oneri finanziari, con separata indicazione di quelli verso imprese controllate e collegate e verso controllanti.

Totale (15-l6-l7).

D)    Rettifiche di valore di attività finanziaria:

rivalutazioni:

a.   di partecipazioni;

b.   di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni;

c.    di titoli iscritti all'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni.

svalutazioni:

a.   di partecipazioni;

b.   di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni;

c.    di titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni.

Totale delle rettifiche (18-l9).

E)    Proventi e oneri straordinari:

proventi, con separata indicazione delle plusvalenze da alienazioni i cui ricavi non sono iscrivibili al n. 5;

oneri, con separata indicazione delle minusvalenze da alienazioni i cui effetti contabili non sono iscrivibili al n. 14 e delle imposte relative a esercizi precedenti.


Totale delle partite straordinarie (20-21).
Risultato prima delle imposte (A-B+-C+-D+-E);

imposte sul reddito dell'esercizio;

(risultato dell'esercizio);

(rettifiche di valore operate esclusivamente in applicazione di norme tributarie);

(accantonamenti operati esclusivamente in applicazione di norme tributarie);

utile (perdita) dell'esercizio



3. Nota Integrativa illustra le voci iscritte nello Stato patrimoniale e nel Conto economico, fornisce informazioni supplementari sia qualitative sia quantitative e indica i criteri di valutazione applicati nella redazione del bilancio.


Criteri di valutazione

Allo scopo di evitare comportamenti scorretti da parte degli amministratori, che possono essere tentati di sopravvalutare il patrimonio aziendale o all’opposto di costruire riserve occulte, sono stati imposti dei vincoli giuridici e dei vincoli tecnici.


VINCOLI GIURIDICI consistono nelle disposizioni del codice civile riguardanti la redazione del bilancio, la struttura e i contenuti dei documenti che lo compongono e i criteri di valutazione che devono essere osservati.

VINCOLI TECNICI consistono nei principi contabili di generale accettazione, ossia nelle regole di comportamento che è necessario osservare per pervenire a una corretta rappresentazione della realtà aziendale.

I suddetti vincoli sono finalizzati a rendere i bilanci d’esercizio documenti affidabili, redatti sulla base di criteri uniformi nel tempo e nello spazio.


Il criterio base per le valutazioni è il COSTO, inteso come insieme degli oneri che l’impresa a sostenuto per l’acquisizione o la produzione di un determinato bene.

Il costo, nel principio della prudenza, viene considerato il limite masso alle valutazioni, con alcune eccezioni:

  1. la valutazione dei lavori in corso su ordinazione possono essere iscritti in base ai corrispettivi contrattuali maturati con ragionevole certezza;
  2. la valutazione delle partecipazioni in imprese controllate e collegate che possono essere iscritte in base al criterio della frazione del patrimonio netto.

È prevista l’applicazione del Fair Value (valore equo o di mercato) per valutare le attività finanziarie detenute a scopo di negoziazione e quelle disponibili per la vendita (es. titoli quotati iscritti in C II – Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni).


Relazione sulla gestione

Gli amministratori unitamente al bilancio, devono redigere una relazione sulla gestione, che costituise un documento di fondamentale importanza per giudicare l’andamento aziendale e per comprenderne scelte, motivazione e prospettive al di là dei dati puramente contabili.

La relazione ha un contenuto descrittivo sui principali fatti che hanno caratterizzato l’esercizio e su quelli eventualmente verificatisi dopo la chiusura del periodo amministrativo. A tali informazioni sono aggiunte anche informazioni quantitative, su specifici settori di attività, come un’analisi della redditività per singoli segmenti.

Le informazioni fornite dalla relazioni devono consentire ai destinatari del bilancio di comprendere l’andamento reddituale dell’azienda. Il codice civile stabilisce il contenuto minimo della relazione sulla gestione, indicandone gli obiettivi informativi e i dati che devono essere forniti (art. 2428).


Controllo contabile

Il controllo contabile è obbligatorio in tutte le società di capitali. Durante il controllo il soggetto incaricato:

  • verifica nel corso dell’esercizio e con periodicità almeno trimestrale, la regolare tenuta della contabilità sociale e la corretta rilevazione nelle scritture contabili dei fatti di gestione
  • verifica se il bilancio d’esercizio e, ove redatto, il bilancio consolidato, corrispondono alle risultanze delle scritture contabili e degli accertamenti eseguiti e se sono conformi alle norme che li disciplinano
  • esprime con un’apposita relazione un guidizio sul bilancio d’esercizio e, ove redatto, sul bilancio consolidato.






Come è obbligatoria la redazione del bilancio, è obbligatorio anche il amento delle imposte, e sono queste che ho illustrato di seguito:

SCIENZE DELLE FINANZE: Le imposte più importanti

IRES

IRAP

IVA

IRES

A partire  dal 1° Gennaio 2004, è stata introdotta la nuova Imposta sul Reddito delle Società (IRES). L’IRES ha sostituito la vecchia IRPEG (Imposta sul Reddito delle Persone Giuridiche).

Caratteri:

  • L’IRES è un’imposta proporzionale con aliquota del 33% (27,5% per i periodi d'imposta che iniziano dall'1/1/2008 - Art. 1, comma 33, lettera e) della Legge 24 dicembre 2007, n° 244). Il legislatore ha ritenuto opportuno non istituire un’imposta progressiva, per evitare un’eccessiva imposizione sugli utili e sui dividendi.

  • è globale, in quanto grava sul reddito complessivo netto, da qualunque fonte provenga.

  • è personale, in quanto si adegua alla capacità contributiva del contribuente, valutata in relazione alle sue finalità, per esempio il trattamento riservato alle società di capitali lucrative è diverso di quello riservato alle società mutualistiche, che non distribuiscono utili ai soci.

I soggetti passivi dell’IRES sono:

le società per azioni e in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società cooperative e le società di mutua assicurazione residenti nel territorio dello Stato;

gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali;

gli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali;

le società e gli enti di ogni tipo, con o senza personalità giuridica, non residenti nel territorio dello Stato, incluse le società di persone e le associazioni indicate nell’articolo 5 del TUIR.

L’oggetto dell’imposta

L’oggetto dell’imposta è il reddito complessivo netto, cioè quello risultante dal conto economico, e risulta così composto:


Componenti positive

a) gli utili netti

b) le plusvalenze patrimoniali

c)  i dividendi delle azioni e gli utili di partecipazione

d) i redditi proveniente da beni immobili


Componenti negative

a) le perdite di esercizio

b) le perdite di emissione


Se il reddito d'impresa è negativo, la perdita può essere portata in deduzione dai redditi degli esercizi successivi, ma non oltre il quinto (con eccezione dei primi tre anni di attività con riporto delle perdite illimitato).


Esenzioni

Non soggetti all’IRES sono:

a) le amministrazioni dello Stato, comprese quelle a ordinamento autonomo, anche se dotate di personalità giuridica

b) le Società di investimento a capitale variabile (Sicav)

c)  le cooperative

Inoltre:

d) sono deducibili dall’imponibile dell’Ires i ristorni effettuati ai soci delle cooperative

e) se i dividendi prodotti da una società di capitali sono distribuiti a favore di un’altra società di capitali, la doppia tassazione Ires è limitata al 5% del loro importo

f)    non sono soggette all’imposta le plusvalenze ottenute attraverso le partecipazioni in altre società

g) le società di capitali, purché i loro soci siano a loro volta società di capitali, possono optare per la tassazione per trasparenza, che prevede che il reddito della società non venga tassato in capo a essa, ma sia imputato alle società “socie” in proporzione alla loro quota di partecipazione.


IRAP

L'Imposta regionale sulle attività produttive, o IRAP, è stata istituita con il decreto legislativo 15 dicembre 1997 n.446. È un'imposta di competenza regionale che, nella sua applicazione più comune, colpisce il valore della produzione netto delle imprese ossia in termini generali il reddito prodotto al lordo dei costi per il personale e degli oneri e dei proventi di natura finanziaria.


Caratteri:


  • L’IRAP è reale, in quanto colpisce una determinata richezza tenendo conto solamente della sua natura (e quindi non della capacità contributiva del contribuente)
  • è proporzionale
  • accertata tramite autotassazione, cioè attraverso la presentazione della dichiarazione da parte del contribuente
  • il suo importo non è deducibile dal reddito complessivo

I soggetti passivi dell’Irap sono:


  • Società per azioni, Società a responsabilità limitata, Società in accomandita per azioni
  • Enti che hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di una attività commerciale
  • Amministrazioni pubbliche (Stato, Regioni, Province, Comuni, ecc.)
  • Enti non commerciali residenti
  • Società ed enti non residenti di qualsiasi tipo
  • Società in nome collettivo e Società in accomandita semplice
  • Persone fisiche esercenti attività commerciali o di lavoro autonomo
  • Produttori agricoli (solo se non esonerati)

La base imponibile si determina in maniera differente a seconda che il soggetto passivo sia:

  1. un'impresa commerciale ordinaria; valore aggiunto prodotto: differenza tra il valore della produzione e i costi sostenuti, ulteriormente diminuita delle variazioni delle rimanenze e degli oneri diversi
  2. un’impresa commerciale semplificata; corrispettivi aumentati delle rimanenze finali, diminuiti di determinati costi e delle esistenze iniziali
  3. un’impresa agricola; corrispettivi delle operazioni soggette all’Iva, diminuiti dei costi di acquisto dei bini destinati alla produzione
  4. esercenti le arti e le professioni; l’ammontare dei compensi diminuito dei costi e dei compensi ati a terzi
  5. amministrazioni dello Stato, un ente non commerciale o un ente pubblico; l’ammontare delle retribuzioni corrisposte

Aliquota e calcolo dell’imposta

L'importo da versare si ottiene applicando alla base imponibile, detta Valore della Produzione Netta, un'aliquota secondo quanto previsto dall'Art.16 del Decreto Legislativo 446 del 1997. L’aliquota ordinaria è fissata nella misura del 4.25%. Le Regioni hanno la possibilità di elevare o ridurre l’aliquota fino ad un massimo dell'1%.

Con la legge finanziaria per il 2005 è stata stabilita la possibilità per le Regioni di elevare l'aliquota ordinaria dell'1% in caso di sfondamento della spesa sanitaria. Tale possibilità è divenuta obbligo nella Finanziaria 2006 ed ha comportato l'aumento dell'aliquota ordinaria al 5,25% per l'Abruzzo, la Campania, il Lazio, il Molise e la Sicilia relativamente agli anticipi dell'IRAP del 2006.

Con la legge finanziaria 2007 nell'ambito degli interventi noti come riduzione del cuneo fiscale è stata introdotta la deduzione dall'imponibile dell'intero costo dei contributi assistenziali e previdenziali versati per i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e di una deduzione di 5.000 euro, rapportata ad anno, per ogni lavoratore dipendente a tempo indeterminato impiegato nel periodo d'imposta. La deduzione decorre dal 1 febbraio 2007 nella misura del 50% e per l'intero ammontare a decorrere dal 1 luglio 2007. La deduzione potrà essere applicata con il primo acconto 2007 scadente il 18 giugno 2007 in quanto il decreto legge n. 67/2007 ha eliminato il vincolo dell'approvazione comunitaria. Ciò nonostante non sono del tutto esclusi vincoli di compatibilità con la normativa comunitaria sulla concorrenza, in particolare se le deduzioni non fossero estese agli operatori dei settori bancario, assicurativo e finanziario per il momento escluse dall'agevolazione (il Governo si è impegnato ad estendere la deduzioni anche a queste categorie), ma anche qualora venissero sollevate obiezioni su altri aspetti della nuova norma.

Con la legge finanziaria 2008 (Art. 1 comma 226) l'aliquota del 4,25 % è stata abbassata al 3,9 %. Per le Regioni che avevano adottato una diversa aliquota, essendosi avvalse della possibilità di cui all'Art. 16 comma 3 del D.Lgs. 446/1997, od essendo incorse nella misura richiamata sopra, relativa alla Finanziaria 2006, l'aliquota per il 2008 viene calcolata moltiplicando quella in vigore per il coefficiente 0,9176.


Considerazioni

L'Irap è stata istituita nell'ambito della riforma della finanza locale che ha tra l'altro istituito anche l'addizionale regionale Irpef. Con la sua istituzione sono stati soppressi l'Ilor (Imposta locale sui redditi), Iciap, imposta sul patrimonio netto delle imprese, tassa di concessione governativa sulla partita Iva, contributo per il servizio sanitario nazionale (tassa della salute), contributi per l'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, contributo per l'assistenza di malattia ai pensionati, tassa di concessione comunale.

L'imposta ha, sin dalla sua introduzione, suscitato notevoli polemiche. Questo in quanto, andando a colpire il reddito al lordo del costo del personale, grava in particolar modo su imprese ad alta intensità di manodopera riducendone la redditività. Inoltre l'Irap spesso viene ata dalle imprese anche in presenza di una perdita di esercizio andando ulteriormente ad aggravarla.

Numerosi sono stati gli attacchi politici e legislativi portati a questo tributo dalla sua introduzione. Innanzitutto si è cercato di escludere dall'ambito di applicazione le attività che non hanno una vera e propria organizzazione o in cui l'organizzazione non è che un elemento accessorio dell'attività. Sotto questo punto di vista ci sono state alcune sentenze di Commissioni Tributarie che hanno dato ragione ai contribuenti ma nessuna interpretazione o modifica ufficiale è arrivata in questo senso; tuttavia, negli ultimi anni sono state introdotte alcune deduzioni per limitare la sua incidenza sulle piccole e piccolissime imprese.

Un altro intervento contro l'Irap è stato effettuato presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea che è stata chiamata a decidere se tale tributo fosse in realtà un duplicato dell'Iva, come da parere dell'ormai famoso avvocato Jacobs. Tuttavia, il ricorso è stato respinto: in data 3 ottobre 2006 la Corte ha dichiarato la compatibilità dell'IRAP col diritto comunitario (sentenza 82/2006).


IVA


L’imposta sul valore aggiunto è un’imposta indiretta sul consumo che grava interamente sul consumo finale. Quest’imposta è contenuta nel D.P.R. 633/72 e successive modificazioni.

L’Iva è l’imposta indiretta più importante, fornendo il 19% del gettito tributario complessivo all’erario.

Caratteri:


  • L’Iva è un’imposta generale perché colpisce tutti i consumi, tranne alcune eccezioni
  • Proporzionale, ma ad aliquote differenziate (minima per i beni di prima necessità, elevata per i generi di lusso)
  • Plurifase e colpisce il valore aggiunto
  • Neutra perché grava sul consumatore nella stessa misura, indipendentemente dal numero di passaggi che intervengono lungo il processo produttivo
  • Trasparente in quanto è facilmente determinabile l’importo dell’imposta

Meccanismo dell’imposta:

I contribuenti di fatto (incisi) sono i consumatori finali del bene o della prestazione, anche se l’imposta viene accertata nei confronti degli imprenditori, degli esercenti arti o professioni e degli importatori, che sono i contribuenti di diritto (percossi). L’articolo 18 del D.P.R. n.633 stabilisce che “Il soggetto che effettua la cessione di beni o prestazione di servizi imponibili deve addebitare la relativa imposta a titolo di rivalsa, al cessionario o al comittente”. Si parla della traslazione in avanti dell’imposta. Ogni operatore acquista al prezzo + Iva e rivende ad un prezzo più elevato + Iva, trasferendo l’imposta su un altro operatore fino ad arrivare al consumatore finale. Ogni operatore è tenuto a versare all’erario la differenza tra l’Iva riscossa sulle vendite e quella ata sugli acquisti.

Esempio:

Il dettagliante acquista il prodotto dal grossista a un prezzo + Iva; l’imposta che esso a sull’acquisto è a suo credito, in quanto gli deve essere rimborsata attraverso il meccanismo della rivalsa. Il dettagliante trasferisce perciò l’imposta sul suo cliente cedenogli il prodotto a prezzo maggiorato + Iva. L’imposta che il dettagliante riscuote dalla vendita è a suo debito, in quanto non costituisce un ricavo, ma un tributo riscosso per conto dello Stato.


I soggetti passivi dell’Iva sono:

i soggetti che cedono beni e prestano servizi nell’esercizio di un’impresa; questa categoria comprende tutti gli imprenditori commerciali individuali e sociali, quelli agricoli e i piccoli imprenditori

i soggetti che cedono beni e prestano servizi nell’esercizio di un’arte o di una professione; tutti i professionisti a prescindere che siano tenuti o meno all’iscrizione in albi professionali, nonché gli artisti

i soggetti che effettuano importazioni, anche se non esercitano un’impresa, un’arte o una professione

Classificazione delle operazioni:

operazioni imponibili -

a) le cessioni di beni che siano effettuate nell’esercizio di imprese, arti e professioni in base ad atti a titolo oneroso che trasferiscano la proprietà o che costituiscano diritti reali di godimento su beni.

b) le prestazioni di servizi verso corrispettivo, effettuate nell’esercizio di imprese, arti o professioni. Trattasi di prestazioni in esecuzione di contratto d’opera, di appalto, di trasporto, mandato, spedizione, agenzia, mediazione, deposito, ecc.

c)  Le importazioni, da chiunque siano effettuate. Sono da considerarsi importazioni, ai fini dell’IVA, le importazioni definitive e le reimportazioni a scarico di temporanee esportazioni

operazioni estranee – operazioni inesistenti ai fini dell’imposta dal momento che mancano i presupposti per la loro assoggettabilità.

a) le cessioni di beni effettuate da soggetti che non esercitano attività imprenditoriale o da soggetti che non esercitano arti o professioni.

b) Le prestazioni di servizi rese da soggetti che non esercitano attività imprenditoriali o da soggetti che non rivestono la qualifica di artisti o professionisti

operazioni escluse – quelle che non vengono considerate cessioni di beni o di servizi effettuate nell’esercizio di un’impresa o professione. Non devono essere fatturate né registrate e non formano il volume di affari del contribuente.

a) le cessioni effettuate da imprenditori riguardanti beni che non rientrano nell’oggetto dell’impresa.

b) i conferimenti di aziende in società.

c)  l’autoservizio

operazioni non imponibili – le operazioni che, pur consistendo in cessioni di beni e in prestazioni di servizi e concorrendo alla formazione del volume di affari del soggetto cedente, non sono considerate compiute nel territorio dello Stato. Vanno regolarmente fatturate e registrate.

a) cessioni all’esportazione (trasferimenti di beni tramite trasporto o spedizione al di fuori del territorio doganale)

b) operazioni simili alle cessioni all’esportazione, cioè le cessioni di navi e di aeromobili;

c)  servizi internazionali o connessi agli scambi internazionali: trasmporti di persone attraverso i territori di più Stati in dipendenza di un unico contratto; trasporti di beni in esportazione, in transito o in importazione temporanea, i noleggi e le locazioni di navi, aeromobili, autoveicoli, vagoni ferroviari, container ecc.

operazioni esenti – sono le operazioni che, per motivi sociali, economici e politici, sono esenti dal tributo. Essi sono elencate nell’articolo 10 del DPR n.633. Devono essere fatturate e registrate. I più importanti sono:

a) le operazioni di credito e di finanziamento, compreso lo sconto di crediti, le fideiussioni, le dilazioni di amento, la gestione di fondi comuni di investimento.

b) le locazioni e gli affitti di beni immobili, comperse le pertinenze. L’esenzione non vale per gli affitti di aziende commerciali e per le locazioni finanziarie.

c)  le prestazioni rese nell’esercizio delle professioni e arti sanitarie soggette a vigilanza (medicina, chirurgia, veterinaria ecc.)

d) le prestazioni di ricovero e cura rese da enti ospedalieri o da cliniche.

e) le prestazioni educative dell’infanzia e della gioventù e quelle didattiche di ogni tipo.

f)    le prestazioni di trasporto pubblico urbano di persone.

Base imponibile

A formare la base imponibile concorrono:

a) il prezzo del bene o servizio

b) le spese o prestazioni accessorie.

Aliquote

Le attuali aliquote dell’IVA sono:

20%; aliquota ordinaria

4%; per i generi di prima necessità

10%; cosidetta “aliquota intermedia” (cessioni, importazioni e acquisti intracomunitari di volatili e animali da cortile, uova, pesci, crostacei e molluschi, latte conservato e yogurt; cessioni e importazioni di carni bovine e suine; somministrazioni di alimenti e bevande nei pubblici esercizi; prestazioni alberghiere, spettacoli cinematografici ecc.)

Obblighi di fatturazione e di registrazione


Inizio, variazione, cessazione di attività

Entro trenta giorni dall’inizio di attività, il soggetto che intraprende l’esercizio di un’impresa deve farne dichiarazione all’Ufficio delle entrate. Al momento della dichiarazione, L’ufficio attribuisce al contribuente un numero di partita. Questo numero deve essere indicato in ogni documento destinato all’Ufficio. Dal 1.1.1993 gli operatori della UE sono identificati attraverso un codice individuale, Partita Iva, che in Italia è costituito da 11 cifre preceduti dalla sigla IT.


Fatturazione delle operazioni

Per ciascuna operazione imponibile effettuata deve essere emessa una fattura, anche sotto forma di nota, conto o parcella, al momento dell’effettuazione dell’operazione, cioè nel momento in cui sorge l’obbligazione tributaria. La fattura deve contenere:

a) data di emissione e numero progressivo

b) ditta, denominazione, residenza, luogo

c)  partita Iva

d) natura, qualità e quantità dei beni e dei servizi

e) corrispettivi e altri dati necessari per la determinazione della base imponibile

f)    aliquota e ammontare dell’imposta


Registrazione delle vendite e degli acquisti

Entro i termini previsti per la liquidazione dell’imposta, il contribuente deve registrare le fatture, nell’ordine della loro numerazione, nell’apposito registro delle fatture.


Obblighi dei contribuenti


Liquidazioni e versamenti

L’imposta va liquidata ogni mese. Il contribuente deve calcolare, in base alle annotazioni eseguite sui registri Iva relativamente alle fatture emesse nel mese precedente, la differenza tra l’ammontare complessivo dell’imposta riscossa sulle vendite (a debito) e quello dell’imposta detraibile (a credito).

Entro l’ultimo giorno di ciascun mese il contribuente è tenuto a versare l’importo di tale differenza. Il amento va effettuato presso uno degli istituti di credito o dei concessionari delegati alla riscossione delle imposte dirette.

I contribuenti con volume di affari annuo non superiore a €309 874,13 possono optare per le dichiarazioni periodiche e per i versamenti trimestrali, però con interessi dell’1%.


Dichiarazione annuale e versamento a conguaglio

Entro il 31 luglio di ogni anno, i contribuenti esclusi dalla dichiarazione unica (quando l’esercizio finanziario non coincide con l’anno solare) sono tenuti a presentare la dichiarazione dell’Iva dovuta per il precedente anno solare, che deve essere trasmessa telematicamente entro il 31 ottobre.

Deve contenere:

a) l’ammontare imponibile delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi registrate nell’anno precedente, distinto secondo l’aliquota applicabile, nonché l’ammontare delle relative imposte;

b) l’ammontare delle operazioni non imponibili (esportazioni e cessioni intracomunitarie) e quello delle operazioni esenti;

c)  l’ammontare degli acquisti, delel importazioni e degli acquisti intracomunitari per i quali è ammessa la detrazione, nonché l’ammontare delel relative imposte;

d) la differenza tra l’ammontare complessivo dell’Iva a debito e quello dell’Iva detraibile;

e) l’ammontare dei versamenti mensili (o trimestrati) e gli estremi delle relative attestazioni.

I contribuenti devono versare, entro il 27 dicembre di ogni anno, come acconto del versamento relativo al mese stesso, un importo pari all’88% del versamento effettuato per il mese di dicembre dell’anno precedente. L’acconto non è dovuto se di ammontare inferiore a €103,29.


I diversi regimi dell’Iva


Soggetti Regime

Lavoratori autonomi con volume di affari annuo non superiore a €309 874,13

Regime semplificato (salvo opzione per quello ordinario)

Lavoratori autonomi con volume di affari annuo non superiore a €309 874,13

Regime ordinario

Imprese che prestano servizi con volume di affari annuo non superiore a €309 874,13 e imprese aventi per oggetto altre attività con volume di affari annuo non superiore a €516 456, 89

Regime semplificato (salvo opzione per quello ordinario)

Imprese con volume di affari annuo superiore ai predetti limiti

Regime ordinario


Regime semplificato


Soggetti:

a) gli esercenti, le arti e le professioni che nell’anno solare precedente hanno conseguito un volume di affari non superiore a €309 874,13;

b) le imprese aventi per oggetto prestazioni di servizi che nell’ che nell’anno solare precedente hanno conseguito un volume di affari non superiore a €309 874,13 e quelle aventi per oggetto altre attività con un volume di affari non superiore a €516 456, 89.

Per questi soggetti il debito di imposta è dato dalla differenza tra l’Iva riscossa dai clienti e quella ata ai fornitori. Sono soggetti ad una contabilità semplificata (godono delle semplificazioni in materia di fatturazioni e registrazioni e possono optare per le liquidazioni e i versamenti trimestrali). Sono tenuti, comunque, ad osservare la dichiarazione di inizio, di variazione e di cessazione di attività e la dichiarazione annuale e il versamento a conguaglio (contenuti del D.P.R. n.633. Sono assoggettabili a controlli basati sugli studi di settore.

Regime ordinario

Soggetti:

a) gli esercenti, le arti e le professioni che nell’anno solare precedente hanno conseguito un volume di affari superiore a €309 874,13;

b) le imprese aventi per oggetto prestazioni di servizi che nell’ che nell’anno solare precedente hanno conseguito un volume di affari non superiore a €309 874,13 e quelle aventi per oggetto altre attività con un volume di affari non superiore a €516 456, 89.

Per questi soggetti il debito di imposta è dato dalla differenza tra l’Iva riscossa dai clienti e quella ata ai fornitori. Sono soggetti ad una contabilità ordinaria; sono tenuti alle liquidazione e ai versamenti mensili. Non hanno semplificazioni in materia di fatturazioni e di registrazione, con l’eccezione però che non devono tenere i registri dell’Iva (se le relative annotazioni sono riportate nel libro giornale). Hanno il vantaggio di essere meno soggetti a controlli basati sugli studi di settore.

Regime speciale

Gli operatori che effettuano cessioni di prodotti agricoli e ittici elencati nella prima parte della tabella A, allegata al D.P.R. 633/72, purché abbiano ricavi non superiore a €10 329,14 sono ammessi a una detrazione forfettaria pari all’importo risultante dall’applicazione, all’ammontare imponibile delle operazioni, di percentuali di compensazione stabilite con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze. I produttori agricoli che nell’anno solare precedente hanno realizzato un volume di affari non superiore a €2582,28 sono esonerati dagli obblighi di fatturazione, di registrazione, di versamento periodico e di dichiarazione. Per tutti gli altri operatori, quelli con un volume di affari compreso tra €2582,28 e €10 329,14 sono soggetti alla contabilità semplificata, mentre agli altri il regime ordinario. Sono soggette a un regime speciale altre attività elencate dalla legge, tra cui: commercio di generi di monopolio e di fiammiferi; commercio di giornali e altre pubblicazioni periodiche; prestazioni dei gestori di posti telefonici pubblici; attività di spettacolo; vendite di beni usati, di oggetti d’arte e di aniquariato.







Nel 1973 Irlanda e Gran Bretagna sono entrati a far parte dell’Unione Europea e

da quel momento hanno dovuto mettersi in regola con i regolamenti e direttive comunitari. E’ per questo motivo che abbiamo ritenuto importante parlare delle tappe più importanti della formazione e delle istituzioni dell’Unione Europea.





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