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LE ORIGINI DEL SISTEMA ECONOMICO

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LE ORIGINI DEL SISTEMA ECONOMICO

Il sistema economico è l'insieme di istituzioni, norme, consuetudini, strutture sociali, e forme di organizzazione della produzione che regolano l'attività economica, in una certa area, in un certo arco di tempo.

Maurice Dobb, afferma che non esistono "sistemi puri", perché in ogni sistema vi sono presenti elementi caratteristici sia dei periodi precedenti, che di quelli successivi.


LA FORMAZIONE ECONOMICA COMUNITARIA

si fondava sulla proprietà collettiva della Terra e sul lavoro articolato su base individuale familiare;



la distribuzione della terra non avveniva in maniera uguale, ma in funzione di regole precise che privilegiavano alcuni gruppi, rispetto ad altri

non esisteva un SURPLUS e non esistevano rapporti mercantili di scambio


LA FORMAZIONE ECONOMICA TRIBUTARIA

Vi era una casta dominante, che monopolizzava la Terra e percepiva un tributo dai contadini, i quali erano organizzati in comunità;

Essa acquisiva, in tal modo, un SURPLUS dal sistema interno, che dipendeva dalle condizioni di ricchezza o di povertà della formazione stessa.


LA FORMAZIONE SCHIAVISTA

Fu dominante soltanto al tempo delle città-stato della Grecia e l'Impero romano;

Era una combinazione del lavoro libero con quello coatto (forzato), gli unici mezzi di produzione;

I beni e i servizi frutto dell'opera degli schiavi potevano entrare sia nei circuiti dei trasferimenti   non mercantili, sia quelli basati sul commercio su grandi distanze.

La formazione schiavistica permise di aggiungere al SURPLUS interno (ottenuto con il lavoro forzato) quello esterno (proveniente dall'esportazione dei beni, oggetto di quel lavoro).

Questa formazione si mostrò debole, a causa dell'eccessiva dipendenza dall'esterno per l'acquisizione di mano d'opera schiavistica, infatti con l'affermarsi delle invasioni barbariche, venne distrutto e si diede vita a una nuova formazione tributaria: il FEUDALESIMO.


IL SISTEMA FEUDALE

rappresentato dalle società dell'America Indiana come Aztechi ed Incas,

la comunità era particolarmente degradata, giacché perdeva la proprietà eminente del suolo (paragonabile a quello schiavista)

organizzazione di produzione fondata sulla combinazione di Terra signorile e lavoro servile, finalizzata all'uso dei beni prodotti; 

Ha origine nel IX° secolo,quando nella Gallia dei Franchi, i proprietari terrieri non riescono a difendere le loro terre dalle invasioni barbariche; per cui le danno a un capo potente, che riceve in cambio i frutti delle terre; questo sistema si diffonderà anche in Palestina,Siria,Impero Bizantino ecc.. attraverso le crociate.

Basato sulla cessione della Terra dal sovrano al feudatario e successivamente ai vassalli minori, all'interno di una struttura gerarchizzata che dal signore giungeva fino ai servi della gleba; quest'ultimi erano tenuti a prestazioni lavorative ordinarie e straordinarie a favore del signore sul latifondo feudale.

Il latifondo feudale era suddiviso in:

-pars dominicale: che erano appunto le prestazioni lavorative ordinarie e straordinarie sul feudo,

-Pars massaricia: divisa in tanti mansi (manso era un appezzamento di terra usato dalla famiglia per sopravvivere) consisteva nel amento in natura di un censo per l'uso delle terre ch'essi coltivavano e dove vi abitavano

Fino all'XI° secolo rappresentava un economia chiusa, con scambi in natura all'interno del feudo

Non vi è un surplus poiché il sistema tendeva ad essere stazionario.

Nel XII° secolo, con la cessazione delle invasioni barbariche: si avviarono importanti mutamenti ed iniziò la disgregazione del sistema feudale. Con la crescita accelerata della popolazione per effetto dell'incremento della produzione agricola (per effetto dell'espansione della superficie coltivata, della scelta di terreni migliori, del migliore sfruttamento di strumento e tecniche produttive) ci fu la possibilità di creare un SURPLUS più consistente, che iniziava a circolare. Al signore a questo punto non conviene più tenere la terra suddivisa (in tanti mansi), per cui tutta la terra viene data al contadino, perché la coltivasse in proprio, ottenendo in cambio un prodotto maggiore di quello risultante dalle "corvées". Adesso al signore verrà resa rendita monetaria e non più in natura.

La loro condizione ben prestò peggiorò: sia perché le corporazioni (città), imponevano prezzi di monopolio rispetto a quelli agricoli, sia perché la nobiltà feudale per soddisfare i suoi accresciuti bisogni  aumentava i tributi.

Questo causò la fuga dei servi e dei contadini verso le città, per riuscire a liberarsi dagli obblighi a cui erano sottoposti dalla feudalità.

L'abbandono delle terre ridusse la produzione e, quindi, la rendita che, fece diminuire il potere d'acquisto dei suoi percettori sui mercati urbani, peggiorando le loro condizioni.


IL SISTEMA ECONOMICO MERCANTILE

Il sistema economico mercantile, si fondava sul commercio su grandi distanze e sull'acquisizione di profitti monopolistici derivanti dalla differenza dei costi e dei valori d'uso dei prodotti tra le diverse aree geografiche.

Suggeriva l'intervento dello Stato in economia; al fine di arricchire lo Stato, in quanto condizione essenziale per la sua difesa ed espansione territoriale, dato che le guerre erano divenute sempre più costose.

La ricchezza veniva identificata dalla quantità di metalli preziosi (oro e argento) esistente all'interno dei confini e che si possedeva, il tutto finalizzato ad accrescere il Saldo attivo della bilancia commerciale.

Per conseguire tale Attivo, venivano adottate in primo luogo misure di controllo degli scambi: restrizioni delle importazioni (manufatti), incentivate le esportazioni e il commercio verso l'estero attraverso la conquista di nuovi e più vasti imperi coloniali.

La politica mercantile ebbe connotazioni diverse a seconda delle condizioni strutturali ed economiche dei singoli stati:

LA SPAGNA, privilegiò la tesaurizzazione dei metalli preziosi che importava direttamente dai suoi possedimenti d'oltreoceano (Messico) e stabilì che i beni venduti all'estero fossero remunerati in moneta e quelli acquistati scambiati con prodotti nazionali; questo tipo di commercio prese il nome di BULLIOSNISMO

L'INGHILTERRA, diede forte impulso alla marina mercantile per incrementare, anche mediante i noli, le proprie riserve di metalli preziosi. L'atto di navigazione (NAVIGATION ACT 1651) sancì il monopolio dei trasporti con le colonie soggette alla sua dominazione e proibì alle navi straniere di importare prodotti che non provenissero dai loro paesi di origine; questa politica volta ad indebolire l'Olanda e di realizzare elevati e costanti guadagni all'inglesi: la comnia delle indie orientali.

IN FRANCIA , si sviluppò il Colbertismo, legato al nome di Colbert, il quale voleva portare la Francia a farne una potenza mercantilistica, emanando 150 emendamenti (regolamenti) di fabbrica per far sì che i manufatti fossero di alta qualità,  in modo da essere i più richiesti, questo favorì la creazione di comnie commerciali.

Da questi principi si discostò l'OLANDA, che concesse la piena libertà di esportazione dei capitali. Ricca di una flotta che non teneva confronti, l'Olanda era il centro del mercato finanziario del mondo. Le sue monete commerciali, godevano della fiducia degli operatori ed avevano corso nelle altre nazioni.

La decadenza dell'Olanda fu attribuita alla ricchezza dei suoi cittadini, che vivevano di rendita riscossa dal capitale finanziario.

L'analisi dei mercantilisti fu assai carente, essi confusero: la ricchezza con la moneta e non compresero che il COSTANTE ATTIVO NELLA BILANCIA COMMERCIALE, attraverso l'afflusso di oro e l'incremento della circolazione monetaria, causava l'aumento dei prezzi, dei beni prodotti, rendendoli meno competitivi sui mercati internazionali a vantaggio di quelli esteri, dato che si considerava ricchezza di uno stato, solo LAVORO e PRODUZIONE.

Ecco perché i fisiocratici dicevano che il prodotto netto è l'agricoltura, e che la ricchezza derivava dalla terra, quindi bisognava supportare questo settore e propongono il LAISSEZ FAIRE E LAISSEZ PASSER; perché sostenevano che si dovevano liberalizzare i prodotti e gli scambi.

Interviene anche la LEGGE di SAY: l'offerta crea sempre la propria domanda, non ci saranno mai crisi di sovrapproduzione, non esisterà capacità produttiva inutilizzata, perché sarà al massimo.


IL CAPITALISMO INDUSTRIALE E LA NASCITA DELL'ECONOMIA POLITICA

Il commercio su grandi distanze, permise alla borghesia mercantile di accumulare denaro, questa accumulazione progressiva del capitale, fece nascere le prime banche (banco di Amsterdam 1609 e Banco di Inghilterra), si diffondono le S.p.A (strutture delle comnie commerciali), nascono e si diffondono le borse valori; Sono gli elementi che convincono il mercante ad allargare il proprio raggio d'azione, nasce la ura del mercante-imprenditore.

Nasce il PUTTING OUT (dare fuori) che regolava la manifattura a domicilio dei panni di lana, che le famiglie contadine utilizzavano per uso proprio allo stato grezzo, senza eseguire lavori di rifinitura. I mercanti imprenditori-fiamminghi trasformarono questa produzione in una di divisione internazionale del lavoro, dove gli allevatori inglesi vendevano la lana (materia prima) agli imprenditori fiamminghi che la davano fuori ai filatoi e tessitori per la trasformazione in panni. Il putting out riscosse un gran successo, successivamente si trasformò in Domestic System, ossia delle vere e proprie organizzazioni concentrate prevalentemente in camna, dove un sorvegliante controllava la produzione degli allevatori, ma senza sottoporli a una rigida disciplina, ossia delle vere e proprie organizzazioni concentrate prevalentemente in camna, dove un sorvegliante controllava la produzione degli allevatori, i quali venivano ati con un salario a cottimo. Questo sistema della manifattura o factory system ben presto si diffuse dall'Europa verso altre nazioni, sorretto dalla politica mercantilistica e gestito dallo Stato. La manifattura accrescendo sempre più numero di operai e introducendo una sorta di disciplina di fabbrica, creò delle condizioni di forma capitalistica d'impresa.



























IL MARXISMO E LE CRITICHE SOCIALISTE

La critica marxiana all'economia classica, erano basate:

sulla teoria del Valore lavoro di Smith e successivamente rielaborate da Ricardo,

lo sfruttamento della classe operaia (formazione del plusvalore),

la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto e

le crisi di sovrapproduzione


Tra il 1760-l780 i classici (in particolare i fisiocratici) credevano che l'agricoltura fosse l'unico settore produttivo capace di produrre un prodotto netto (surplus), mentre consideravano tutti gli altri settori sterili.

Adam Smith (considerato il padre dell'economia classica) nel 1776 pubblicò "la ricchezza delle nazioni"dove sostiene l'idea che all'origine della ricchezza vi è il LAVORO produttivo, applicato a tutti i settori che producevano beni tangibili. Esso inoltre osservò che ciascun bene possiede un  valore d'uso

( commisurato alla sua qualità di soddisfare bisogni soggettivi degli individui) ed un valore di scambio (la capacità di essere scambiato con altri beni sul mercato).

Smith sulla base di queste sue osservazioni elaborò due teorie: la teoria del valore Lavoro contenuto, dove le merci si scambiano in base al lavoro contenuto necessario a produrle, che vale nello stadio pre-capitalistico (dove il valore d'uso coincide con il valore di scambio, non c'è un sovrappiù); e la teoria del valore lavoro comandato, dove le merci si scambiano in base al lavoro che può acquistare ogni singola merce, che vale nello stadio capitalistico (dove il valore d'uso e maggiore del valore di scambio). Queste teorie di Smith furono rielaborate da Ricardo, il quale voleva dimostrare che la teoria del valore lavoro contenuto valeva sia nello stadio pre-capitalistico che quello industriale. Marx nel suo libro I del capitale affrontò il problema del valore, affermando che è solo con l'affermarsi della società capitalistica che il lavoro diventa una merce, che come tutte le merci ha un valore d'uso e un valore di scambio. Il capitalista che si presenta sul mercato per acquistare la merce forza lavoro (i lavoratori) acquista il valore d'uso di questa per poi arne il valore di scambio. Quindi il capitalista acquista la merce forza lavoro, la teoria del valore lavoro elaborata da Smith si adatta perfettamente, ma quando questa (merce forza lavoro) viene introdotta nel processo di produzione manifesta la sua peculiarità: ha un valore d'uso maggiore del suo valore di scambio, la differenza tra i due prende il nome di plusvalore, di cui si appropria il capitalista. Secondo Marx la giornata lavorativa di un lavoratore si suddivide in due parti: il lavoro necessario a produrre i beni per la sussistenza (es. 6 ore) e il plusvalore(es. 2 ore) di cui si appropria il capitalista.

IL capitalista ha interesse ad aumentare le ore di lavoro in cui il lavoratore produce plusvalore destinato per lui, che impiegherà per acquistare altro plusvalore; è questo si potrebbe verificare in due modi: ho allungando la giornata lavorativa da 8 a 9 ore, producendo un ora in più di plusvalore assoluto, oppure aumentando la produttività della manodopera, attraverso l'introduzione di macchinari più veloci

Al lavoratore bastano 5 ore di lavoro socialmente necessario a produrre i beni per la sussistenza, e il capitalista ottiene un ora in più di plusvalore relativo, facendo rimane invariata la giornata.

Sicchè il capitalista che prende il plusvalore lo impiegherà per l'acquisto di nuovo plusvalore. Ma la ricerca al massimo plusvalore, fa subire al capitale una profonda trasformazione, perché l'incremento del capitale costante, rispetto al capitale variabile ad un certo punto subirà un processo di inversione di tendenza poiché il rapporto sempre più sfavorevole porterà LA CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO; inoltre ci sarà un espulsione di forza lavoro che andrà ad aumentare l'esercito di riserva industriale; in questo modo il capitalista potrà tenere bassi i salari, perché a un prezzo così basso vi saranno molti lavoratori disposti a lavorare data la situazione.

Inoltre a causa della caduta del saggio di profitto vi saranno anche delle CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE a causa dell'aumento dell'offerta di beni rispetto alla diminuzione del potere d'acquisto del sistema, ossia della domanda. Questo squilibrio provoca, in un processo che si sussegue a catena, la caduta dei prezzi, un ulteriore espulsione dal mercato di certe imprese, e l'espandersi della disoccupazione, nonché la minore acquisizione di plusvalore.




CRISI E RINASCITA DEL CAPITALISMO

Il capitalismo si affermò in Europa occidentale con la Rivoluzione Industriale del XVIII° secolo. Questo termine entrò in uso nella prima metà del XIX° secolo per indicare il sorgere di una società sempre più dominata dal capitale e da crescente industrializzazione.

Affinché un sistema possa definirsi capitalistico devono coesistere:

formazione del capitale

impiego produttivo del capitale

divisione internazionale del lavoro

libertà del lavoro

impresa

proprietà privata dei mezzi di produzione

economia di mercato

I sostenitori del capitalismo sottolineavano sul piano economico la capacità di rapida crescita economica, di progresso tecnico di diffusione del benessere attraverso l'aumento dei beni di consumo sul piano politico, l'affermazione di nuove classi sociali e di maggiori spazi di libertà individuali.


Il padre della critica al  capitalismo è stato Karl Marx egli vide gli elevati costi umani prodotti dal sistema industriale, le condizioni di vita disumane nelle fabbriche, il profitto dei capitalisti come risultato dello sfruttamento dei lavoratori, ossia i rischi del dominio politico delle classi capitalistiche ai danni dei lavoratori.


Marx elaborò un sistema di pensiero che diede vita al movimento socialista, il cui scopo era sia la conquista di migliori condizioni di vita e di pieni diritti per i lavoratori, sia l'abbattimento del sistema capitalista e la realizzazione di un nuovo sistema di completa uguaglianza tra i membri della società di proprietà collettiva dei mezzi di produzione e di condivisione dei frutti del lavoro


Critica marxiana

La prima contraddizione fondamentale del capitalismo secondo Marx, è:

-la proprietà privata dei mezzi di produzione, rapporti sociali di tipo cooperativo che servono per mettere in atto il processo produttivo

-la teoria del plusvalore(dato dalla differenza tra valore d'uso e valore di scambio), maggiore è la voglia di produrre plusvalore, peggiore sarà la crisi

- l'aumento del plusvalore (relativo o assoluto) identificato nei mezzi dio produzione porterà la caduta del saggio di profitto, dunque vi sarà la sostituzione di lavoratori con i macchinari, viene diminuire il potere d'acquisto, diminuisce la domanda e ci saranno ricorrenti CRISI DISOVRAPPRODUZIONE fino a portare la caduta del sistema detto. Questo sistema (capitalismo) si è affermato in Cina, Russia i quali non erano capitalisticamente maturi, per passare da un sistema capitalista a un sistema collettivista. Invece alcuni paesi che avevano imposto un sistema collettivista che viene imposto a coloro i quali avevano una serie di elementi di natura prettamente feudale.Il sistema capitalista non si è dissolto perché nei paesi con un economia capitalista non si è passati al collettivismo per il malfare state e lo status.

Con Marx, neghiamo uno dei capisaldi del regime concorrenziale. ossia la legge degli sbocchi di Say, offerta crea sempre la propria domanda, visto che per produrre una quantità domanda visto che per produrre una quantità di beni, noi, dobbiamo mettere a punto un insieme delle produzioni e questi fattori vanno remunerati i proprietari di questi fattori saranno in grado di soddisfare l'offerta che viene realizzata; quindi non ci sarà sovrapproduzione, il sistema girerà sempre al suo livello massimo, ci sarà fiducia negli automatismi di mercato, anche se con Marx, è evidente che ci sono crisi di sovrapproduzione.

D'altronde Marx, nasce nel 1818, prima che lui nascesse questa legge degli sbocchi è criticata, da una realtà di fatto.

Infatti: 1814-l815, la Restaurazione, 1816-l817 sono anni di profonda crisi, dove in alcuni paesi europei non sono in grado di acquisire la stessa quantità di produzioni inglesi, in Inghilterra, di conseguenza aumentando le merci invendute, aumenterà la disoccupazione; per cui la crisi di sovrapproduzione sarà dovuta:

a una diminuzione della domanda di forniture militari (guerra era finita) e di merci

la caduta delle esportazioni

aumento della disoccupazione.

Quindi ancor  prima di Marx che teorizza le crisi di sovrapproduzioni, la LEGGE DI SAY viene smentita dalla situazione dei diversi paesi europei, come l'Inghilterra,(paese leader in quel momento, durante il regno di Napoleone), mostrano crisi di sovrapproduzione, perché produce più di quanto può commerciare nei mercati e gli altri paesi non sono in grado di acquisire queste produzioni.

Anche se Say, continuava a sostenere le sue idee ed a giustificare la crisi di sovrapproduzione dell'Inghilterra dicendo che non era l'Inghilterra a produrre troppo, ma erano gli altri paesi che producevano troppo poveri; dato che dopo le guerre napoleoniche, non avevano nulla da offrire agli inglesi, e non riuscivano a produrre prodotti la cui vendita avrebbe generato i capitali sufficienti ad assorbire la produzione inglese.

MALTHUS vista la durata e la recessione in corso, indagava sulle cause di questa crisi di sovrapproduzione e si accorge che nel momento in cui vale la LEGGE DEGLI SBOCCHI di SAY (valore della produzione =  remunerazione dei fattori che sono stati impiegati per ottenerla: TERRA- LAVORO e CAPITALE (salari,profitti,rendita ed interessi) coloro che riceveranno questi redditi decidono quanta parte spenderne e quanta parte risparmiare.Il RISPARMIO si tramuterà in INVESTIMENTO, che influenzerà la capacità produttiva, la quale rimetterà in moto il ciclo. Il saggio di interesse, cioè il prezzo del capitale monetario, permetterà la trasformazione del risparmio in investimento.

L'obiettivo del capitalista è diminuire la domanda di beni di consumo, in modo da accumulare più capitale da investire; mentre i lavoratori non hanno scelta, che consumare tutto quello che incassano.

Un DUPLICE EQUILIBRIO. Ecco perché la legge di Say non vale; quindi per riequilibrare DOMANDA ed Offerta, dice Malthus, attraverso i LAVORI IMPRODUTTIVI. Lo squilibrio generale dall'aumentata offerta fa diminuire la domanda che può essere alimentata solo dai lavori improduttivi:domestici e impiegati,militari ecc..ossia coloro che non partecipano all'attività produttiva, ma offrono soltanto da lavori pubblici ( i quali venivano retribuiti dai "ricchi").

Secondo lui le crisi si verificano perché l'imprenditore, il capitalista tende a risparmiare capitale da investire nell'attività produttiva, ma questo provoca una diminuzione della domanda e un aumentodell' offerta dunque LO SQUILIBRIO.

Attraverso la domanda alimentata dai lavoratori improduttivi (domestici, impiegati e lavori pubblici), quindi si tiene conto anche dell'intervento dello stato attraverso la tassazione e le imposte;solo con queste misure si può ritrattare l'EQUILIBRIO.


Sismondi: dato che  solo il reddito dell'imprenditore cresce proporzionalmente alla produzione effettuata, mentre quello del lavoratore non cresce; si arriva a una situazione dove:

c'è il ritorno a una società di piccoli imprenditori

il rifiuto categorico per il lasseiz faire, lasseiz passer

è l'intervento dello stato in economia.

Quindi ho si elimina il sistema economico, oppure bisogna reinterpretarlo, perché i meccanismi messi in moto dalla scuola classica non funzionano.


KEYNES e gli autori neoclassici, sostenevano che la condizione necessaria all'equilibrio economico è l'uguaglianza tra Risparmio e Investimento.

Tale uguaglianza riverifica in modo spontaneo attraverso il Saggio di Interesse;

I classici arrivano a questa uguaglianza R=I attraverso il saggio di Interesse: se il R>I si abbassa il tasso di interesse, se il R<I allora si aumenta il tasso di Interesse

Keynes (teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta) arriva a questa uguaglianza R=I in un altro modo: egli sostiene che non si può costringere un imprenditore a investire soltanto attraverso la manovra dell'interesse, ma esso quando investe, se non ha la prospettiva di ricavi futuri, preferisce tener conto anche della moneta in circolazione nel mercato in quel momento, quindi preferisce la liquidità. Questo porterà:

ê investimenti

la disoccupazione

ê il potere di acquisto

la sovrapproduzione

a questo punto può intervenire solo lo Stato non sostituendosi al sistema economico, ma

a)  nei settori che non fanno fuori i privati a vantaggio del pubblico,

b)  nei settori che non stimolano l'offerta, se non si ritorna alla crisi.

Lo stato attraverso un intervento controllato si può risolvere la crisi, il quale adotterà come misure quelle sopradette, e per finanziare i suoi interventi ricorrerà (non a mettere le tasse), ma bensì a produrre: o nuova carta moneta, oppure attraverso il debito pubblico, quando poi le cose andranno messe al suo posto e aumenteranno i debiti, lo stato potrà rientrare in possesso dei capitali che permetteranno di ridurre il debito.










































ONDE LUNGHE E BREVI NELL'ATTIVITÀ ECONOMICA

Nell'evoluzione al capitalismo, ci sono stati ritmi di sviluppo diversi, queste variazioni/fluttuazioni hanno carattere ciclico.

Gli studiosi hanno studiato le frequenze di queste variazioni tanto nel breve, quanto nel lungo periodo.

Nell'evoluzione economica generale, al "capitalismo" ci sono stati dei cicli di sviluppo diversi, variabili avvenute in misura ciclica. Distinguiamo:

cicli lunghi

cicli brevi

cicli medi ecc..


1862 CLÉMENT JUGLAR, medico parigino, pubblicò "le crisi commerciali ed il loro periodico ritorno: in Francia, in Inghilterra e negli stati Uniti.

Egli dimostra l'esistenza di onde brevi dell'attività economica,

durano dai 6 ai 10 anni

ogni onda all'interno è caratterizzata da tre fasi: PROSPERITA, CRISI, RECESSIONE

le origini di queste fluttuazioni brevi sono determinati: dai livelli di tassi di interesse e dalla espansione o contrazione del credito.


1923 JOSEPH KITCHIN, si accorge che in Inghilterra e Stati Uniti si sono verificati degli ipocicli (onde/fluttuazioni minori)

della durata di 40 mesi

se ne accorge attraverso l'analisi dell'andamento dei prezzi all'ingrosso e del tasso di interesse.


1926 NICOLAI KONDRAT' EV, accerta l'esistenza di onde lunghe dell'attività economica

che durano 40-60 anni

mediante una serie di statistiche relative alla Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti ecc..

nota che ciascuna onda è caratterizzata alternativamente da una fase di RIALZO (incrementi di produzione, scoperta di nuovi giacimenti, nuove tecnologie ecc..) e una fase di RIBASSO (quando si arriva al culmine, scoppia inevitabilmente un conflitto)


SIMON KUZNETS, mostra l'esistenza di IPERCICLI (movimenti secondari)

che durano dai 18 ai 22 anni

furono utilizzati anche per lo studio dei cicli dell'edilizia residenziale negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna.

Alla fine degli anni 50 rilevò una interrelazione tra le oscillazioni dilungo periodo dell'attività economica e l'ammontare degli investimenti richiesti dall'andamento della popolazione.


1939 SCHUMPETER, afferma che ci sono determinati cicli, di breve e lunga durata e anche degli ipocicli, fondati sul ruolo dell'INNOVAZIONE, nel processo di sviluppo economico.

La diversa ampiezza dei periodi di gestazione e di assorbimento degli effetti delle nuove tecnologie: determina (secondo lui) la lunghezza temporale delle onde (fluttuazioni).

Infatti nuovi prodotti o processi di produzione, nuove forme di organizzazioni,nuove fonti di materie prime e la conquista di nuovi mercati si conurano come innovazioni e si concretizzano in occasioni di investimento.

Le innovazioni per Scumpeter: si presentano in sciami o grappoli, e sono il portato della dinamicità per alcuni imprenditori, perché riescono a conseguire un profitto netto, come reddito temporaneo.


INVENSIONE = è la nuova idea dovuta all'inventore, scienziato ecc..

INNOVAZIONE = è quando sfruttiamo l'idea economicamente, quindi abbiamo l'innovazione economicamente rilevante.

Con schumpeter rileviamo il ruolo che l'innovazione ha avuto nell'ambito di uno sviluppo economico complessivo; infatti all'inizio, esse richiedono una diversa combinazione dei fattori produttivi, l'impianto di ulteriori imprese ed avviano una fase di espansione del ciclo. A mano a mano chela loro diffusione si estende all'intero sistema, però i profitti netti si riducono e la domanda si satura. È allora indispensabile la conquista di mercati esteri od offrire ai consumatori delle variazioni qualitative del prodotto, che comportano un incremento dei costi. Gli investimenti diminuiscono e si riducono i livelli di nuovo in moto il processo.


I CICLI ECONOMICI


1° ciclo va dal 1789 al 1849

2° ciclo va dal 1850 al 1806

3° ciclo va dal 1897 al 1939

Questi sono i tre cicli di Kondrat' ev, caratterizzati ognuno da una fase di rialzo e una fase di ribasso.


Fasi Di Rialzo Fasi Di Ribasso

Dal 1789 al 1814 Dal 1815 al 1849

Dal 1850 al 1873 Dal 874 al 1896

Dal 1897 al 1920

Per ogni fase di rialzo (crescita) corrisponde un grappolo di innovazioni che ha determinato: l'aumento degli investimenti, del reddito e della domanda globale, dei prezzi ecc..); che hanno raggiunto un certo livello e dopo si sono manifestate delle fasi di ribasso.

per ogni fase di ribasso (decrescita) corrispondono: crisi di sovrapproduzione, diminuzione degli investimenti, abbassamento dei livelli di attività economica, che succedevano a conflitti internazionali, guerre e conflitti.


Secondo Schumpeter, i cicli di Kondrat' ev corrispondono alle successive rivoluzioni industriali che hanno dominato il processo di sviluppo capitalistico e che hanno trovato nell'innovazione la loro spinta propulsiva, per adottare trasformazioni della società.

Infatti: la prima rivoluzione industriale inglese,che si estese dalla fine del 700 fu originata dall'invenzione e diffusione della macchina a vapore, utilizzata nel settore tessile e quello meccanico e dalle nuove tecniche di fusione del settore siderurgico.


La seconda rivoluzione industriale fu caratterizzata dall'uso mobile della macchina a vapore,che diede sviluppo nei settori ferroviario e della navigazione, denominata "la rivoluzione dei trasporti" nel XIX° quando terminò il secondo ciclo di Kondrat'ev; accadde che all'ampliamento delle dimensione tecniche e finanziarie dell'impresa si contrappose il rafforzamento e i primi tentativi di internazionalizzazione del movimento operaio in conseguenza alla dottrina di Marx.


La terza rivoluzione industriale, che si è protratta fino al secondo conflitto mondiale,    che aveva introdotto nuove forme di energia, il petrolio e l'elettricità (che hanno aumentato la produttività).


La prima fase di depressione va dal 1815-l849 fu successiva al blocco continentale e alla restaurazione, essa fu provocata dalla continua discesa dei prezzi agricoli, che nei lunghi anni di guerra e durante la carestia del 1816-l817, avevano raggiunto livelli particolarmente elevati. Questa discesa fu aggravata dalla messa a coltura di nuove terre, spinta dall'aumento della popolazione, il paese che ne soffrì di più fu l'Inghilterra che non trovando mercati di sbocco per le proprie esportazioni ebbe una crisi di sovrapproduzione.


La seconda fase di depressione avvenuta tra il 1874-l896 si verificò dopo la guerra di secessione degli Stati uniti, quella franco prussiana ed altri conflitti di minore rilevanza. Causata dalla forte riduzione del costo dei trasporti, che permise agli Stati Uniti di  

esportare i propri prodotti agricoli sui mercati europei, i quali erano più competitivi rispetto a quelli locali.

La terza fase di depressione dal 1921-l939, si ebbe all'indomani del primo conflitto mondiale. Essa fu il riflesso della riconversione all'economia di pace, dei tentativi di ristabilire ordine nei mercati monetari e,soprattutto di una latente sovrapproduzione che si manifestò con la crisi del 1929.


Dopo il 1939, verso gli anni 70, si manifesta la stagflazione (termine che deriva dall'unione di due parole (stagnazione e inflazione), dove il prezzo può aumentare senza che ci sauna fase di rialzo.





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