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L'ECONOMIA ITALIANA FRA LE DUE GUERRE (1919-1945)

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L'ECONOMIA ITALIANA FRA LE DUE GUERRE (1919-l945)


3.1 il primo decennio

Alla fine del primo conflitto mondiale l'economia italiana si era notevolmente modificata a causa delle necessita belliche, L'accresciuta dipendenza dell'industria da parte della domanda pubblica e la progressiva integrazione fra industria pesante e sistema bancario con la partecipazione attiva dello Stato avevano permesso una sorta di crescita artificiale, ma  abbastanza consistente reso possibile dal vertiginoso sviluppo delle grandi imprese ai danni dell'agricoltura e delle piccole e medie imprese produttrici di beni di consumo; purtroppo tutto questo alla fine della guerra portò a un processo RICONVERSIONE che alcuni di questi stabilimenti come la FIAT, l'ANSALDO cercarono di ritardare attraverso l'azione delle banche, infatti tentarono di acquisire le azioni che appartenevano alla banca, fallendo.



Tuttavia l'Italia si ritrovò con gravi difficoltà:

carenze di materie prime,

scarsi mercati di sbocco

fluttuante regime dei cambi

eccessiva carta moneta

inflazione

Per far fronte a questa situazione,continuando a ricorrere all'indebitamento pubblico, i governi liberal democratici di Orlando e Nitti riuscirono ad evitare temporaneamente la crisi economica, ma non poterono impedire la crisi sociale. [un intervento a favore del liberalismo contro il protezionismo avrebbe aggravato la crisi]


Il contrasto più forte venne a crearsi fra gli industriali (che continuavano a chiedere incentivi e sostegni per evitare il fallimento) e gli agrari (che ritenendosi penalizzati, danneggiati durante la guerra, chiedevano la revisione delle tariffe doganali per allargare i mercati di sbocco dei prodotti agricoli); a questo si aggiungeva lo scontro fra i

Tra l'altro il movimento operaio in questo frangente era molto forte, tanto che attraverso l'appoggio della C.G.L. ossia la Confederazione Generale del Lavoro e l'appoggio politico del partito socialista, riuscì ad ottenere

Un aumento del salario e

Una giornata lavorativa di otto ore

La concessione di questi accordi avvenne nel 1919, ma in cambio i lavoratori dovevano accettare senza pregiudizi i modelli tayloristici ( da Taylor, un ingegnere americano), cioè i nuovi modelli di produzione, un sistema volto a eliminare i tempi morti(quindi un ulteriore frammentazione del sistema di produzione) all'interno del processo produttivo, per eliminare la fannullagine, di cui si poteva approfittare il lavoratore (perdeva tempo se parlava con un suo comno), sprecando del tempo per andare a prendere il materiale (nell'ambito di una macchina) necessario per la produzione, con i nuovi modelli, questo non accadeva in quanto il sistema della cosiddetta catena di montaggio veniva gestito dallo scorrimento del sistema nastro trasportatore,che si occupava di portare direttamente il pezzo al lavoratore, il quale successivamente si occupa di fare sempre la stessa operazione.(iperspecializzazione)

Il taylorismo applicato alla Ford prese il nome di Fordismo, alla Toyota, Toyotismo ecc..

In cambio i lavoratori accettano i modelli tayloristici

Nonostante l'aumento dei salari, a causa dell'inflazione gli aumenti vennero riassorbiti dal sistema, quindi    aumentarono gli scioperi

Le conflittuali sociali

Diminuisce la produzione

È viene dimostrata l'incapacità dei governi liberali democratici che cercarono di mediare tra le esigenze dei capitali con le esigenze dei lavoratori.

Dunque ci furono le nuove elezioni, però per andare avanti questi governi liberali democratici devono contare sul sostegno di popolari e socialisti, tanto è vero che quando Nitti cerca di risanare le finanze statali e vuole aumentare il prezzo del pane, il suo governo cade e il potere viene assunto da Giolitti.


Giolitti cerca di risanare lo Stato tentando di colpire i redditi più elevati, infatti:

nominatività dei titoli azionari

aumenta la tassa di successione

nomina una commissione di inchiesta sui . . della guerra

la confisca dei profitti di guerra

vuole liquidare la politica protezionistica fino a quel momento assunta

vuole spezzare i legami tra: lo Stato, l'Industria e la Banca.

Ossia un processo inflativo che porta una conflittualità particolarmente rilevante.

Questo programma non può essere attuato perché incontra parecchie resistenze, a questo programma si opposero: banchieri, industriali e agrari i quali riuscirono a bloccare la messa in atto di questo sistema adoperando tutti i mezzi a disposizione come: organi autorevoli e stampa ecc..

Soprattutto cominciò a farsi sentire il movimento operaio che nella primavera del1922 occuparono le fabbriche, tentando di ottenere una partecipazione diretta (attraverso un rappresentate) ai consigli di fabbrica, anche se fallisce,in seguito al trauma della sconfitta,la scissione del partito socialista e i licenziamenti dovuti agli effetti della crisi economica,provocarono un indebolimento della rappresentanza socialista che nelle elezioni generali del maggio 1921 cominciò a perdere voti, è costretto a desistere verrà fuori un governo nuovo.


Giolitti passò la mano a Bonomi, che formò un governo con i popolari ei socialisti riformisti, dopo la caduta del governo Bonomi, nel febbraio del 1922 il movimento fascista,che si era trasformato in partito nel novembre del 1921, organizzò il 28 ottobre la Marcia su Roma che si concluse con il conferimento a Mussolini dell'incarico di formare il nuovo governo.

Mussolini pur disponendo di una debole rappresentanza di soli 35 deputati, riuscì a diventare presidente del consiglio con l'appoggio dei liberali di varie correnti, degli agrari,dei vertici militari, dell'alta  burocrazia, della magistratura e naturalmente degli ambienti di corte riscosse inoltre la simpatia di uomini di cultura.

La Restaurazione economica avviata da Mussolini venne notevolmente favorita dalla fase di ripresa internazionale degli scambi, che si avviò proprio allo scorcio del 1922, con l'economia statunitense divenuta sempre più competitiva grazie ai progressi compiuti nella tecnica di trasmissione a distanza dell'energia elettrica e nell'uso di carburanti alla raffinazione del petrolio per il funzionamento del motore a scoppio.

Questa fase di espansione dell'economia internazionale si fece sentire anche in Italia, dove fu assecondata dalla politica economica adottata dal governo Mussolini appena insidiato, infatti vennero smantellate le istituzioni liberal democratiche che ebbe come obiettivo:

l'alleggerimento del carico fiscale

il passaggio di alcune società ai privati dapprima gestite dallo Stato come risorse idriche, servizi postali

vennero abolite molte imposte di guerra e successione

ridotti i tributi sui proventi degli amministratori delle società per azioni

i nobili esentati dall'imposta di ricchezza mobile

concessi sgravi fiscali alle fusioni delle società anonime

Mussolini era quasi obbligato in un certo senso ad attuare tutto ciò per riare chi lo sostiene.

Per compensare questi provvedimenti, il governo

istituì IGE l'imposta generale sull'entrata, da applicare sui trasferimenti di denaro,

e un imposta sui redditi agrari,

inoltre estese l'imposta di ricchezza mobile ai salari

il successo più rilevante del governo fascista fu quello di aver eliminato entro il 1925 il disavanzo del bilancio statale, allontanando sempre più l'incubo di un dissesto finanziario

i vantaggi più consistenti per il settore industriale furono rappresentati

oltre che da premi di costruzione, sgravi fiscali, sovvenzioni e sostegni finanziari, soprattutto dalla soppressione delle organizzazioni sindacali libere, la quale eliminando la conflittualità fra datori di lavoro e lavoratori e consentendo l'introduzione di regolamenti più severi nelle fabbriche, contribuì alla crescita della produttività senza l'introduzione di nuove tecnologie. La produttività aumentò anche per la progressiva riduzione, causata dalla forte inflazione.

Un calo della disoccupazione.

Nel 13 novembre del1923, Mussolini avviò le riforme elettorali e costituzionali destinate a trasformare in senso autoritario il regime liberal-democratico. Ci fu l'approvazione di una nuova legge elettorale maggioritaria  che eliminò il sistema proporzionale, considerato, anche dallo stesso Giolitti, la causa della ingovernabilità del paese.

Con questa legge, si stabiliva che chi otteneva il 25% dei voti avrebbe ottenuto i 2/3 della maggioranza parlamentare. Mussolini indusse le elezioni nell'aprile del 1924, presentando un"listone" formata da:

liberali, nazionalisti in un clima di forte violenza e intimidazioni contro gli oppositori; i fascisti ottennero il 64.9% dei voti e 374 dei 520 seggi della Camera dei deputati.

Dopo l'uccisione di Giacomo Matteotti, che aveva contestato la validità del documento nel 1925 Mussolini apportò delle modifiche:

rafforzò il potere esecutivo ed esaltarono i poteri del Parlamento

abolì le nomine elettive delle amministrazioni locali, sostituendole con autorità di nomina governativa

venne introdotta la pena di morte

istituzione del confino di polizia e la creazione del tribunale speciale per la difesa dello Stato,

OVRA (organizzazione per la vigilanza e la repressione dell'antifascismo

Una volta consolidato il potere il governo fascista si cominciò a preoccupare del processo inflazionistico che dopo il periodo bellico aveva fatto perdere valore alla lira, per risolvere allora questi problemi, era necessario riavviare un risanamento monetario e modificare la politica economica di stampo liberista condotta fino ad allora dal ministro delle finanze  da De Stefani, che Mussolini sostituì con il conte Volpi, uno dei magnati del trust elettrico che insieme con Belluzzo, ministro dell'economia, decisero di risanare la circolazione monetaria, per la quale occorreva la riforma degli istituti di emissione, che si realizzò nel maggio del 1926, affidando alla Banca d'Italia tutti i poteri di controllo sull'offerta di moneta, sulla liquidità bancaria e sul saggio di sconto.

Era necessario rivalutare la lira.


A spingere Mussolini a rivalutare la lira a quota 90

ragioni di prestigio, perché allineare la moneta a un determinato livello, facendolo entrare nel Gold-standard, significa dimostrare all'estero che quel paese in grado di sostenere determinati livelli, altrimenti , se un economia è debole,nel gold-standard o Exchange standard, che sia,non è possibile continuare a sopravvivere, quindi per dare una risposta, un segnale forte si allinea la lira quel determinato livello

per attuare una politica deflazionistica peri risvolti sociali della conseguente recessione economica senza inasprimenti fiscali ecc..

l'andamento della lira fino al 1926si mantenne intorno alle 120 lire , quando nel maggio1926 il valore della sterlina aumentò a causa della crescente speculazione cominciò a crescere fino a 148 lire,, negli altri paesi qualcosa in più. All'inizio del 1927sembravaessersistabilizzataauna quota di 110 lire per ogni sterlina, inseguito fu rivalutata del 18% portando la quota media a 90 e mantenendo quel valore per tutta la fine dell'anno.












3.2 le conseguenze della crisi del 29'

Nel 1929  l'Italia nell'ambito della normalizzazione fascista 1929 :

vengono stipulati i patti lateranensi

vengono tenute le nuove elezioni politiche con un nuovo sistema elettorale,un sistema che prevede un'unica lista di 400 candidati decisa dal gran consiglio del fascismo, la quale deve essere: o approvata oppure rigettata. Ovviamente la scelta e scontata, riconciliazione dei rapporti con la Chiesa, consolidamento del proprio potere politico, inducendo nuove elezioni direttamente favorevoli al regime

l'economia italiana  sembra risollevarsi alla crisi, sembra strano che nel 1929 si parla di superamento delle crisi, anche se la decisione di Mussolini di rivalutare la lira a quota 90,aveva creato non pochi problemi al sistema economico italiano - motivi della rivalutazione: sia perché i tempi dei livelli pregressi erano molto più alti e sia perché venne rivalutata in maniera eccessiva a 92,42 . ) - gli effetti negativi: vennero per tutto un apparato industriale che produceva le esportazioni - gli obiettivi: che Mussolini voleva realizzare imponendo quota 90:

ragioni di prestigio ossia allineare la lira a un determinato livello, facendolo entrare nel Gold Standard, significava dimostrare all'estero che quel paese era in grado di sostenere determinati livelli, altrimenti se un economia è debole nel Gold Standard o Exchange standard, non è possibile continuare a sopravvivere, quindi per dare una risposta, un segnale forte, si allinea la linea a quel determinato livello;

settori che si avvantaggiano e altri che ci perdono: Mussolini nel momento in cui gestisce il proprio potere politico non dispone della maggioranza parlamentare, quando ha l'incarico di formare un nuovo governo è sostenuto solo da 35 parlamentari, tra cui nazionalisti, popolari, industriali, agricoli ecc..è quindi deve are una sorta di prezzo per l'appoggio politico ricevuto da costoro. Dunque avvantaggiare non tanto quei gruppi all'interno del Parlamento,ma quanto l'esterno, dove la rivalutazione della lira, porta un aumento di potere a vantaggio della piccola e media borghesia, penalizzando però gli industriali, soprattutto quelli che tentavano di produrre per le esportazioni

Stagnazione economica: perché a livello globale l'economia italiana non era in grado di sopportare un determinato livello

La crisi del 29' causata dall'eccessiva rivalutazione della lira non fu superata ma in quell'anno ci fu il crollo della borsa di wall-street. La crisi si origina negli Stati Uniti d'America e non è soltanto una crisi finanziaria, ma una crisi di sovrapproduzione, dove c'era un ottimismo sfrenato dove l'economia non faceva altro che crescere a ritmi elevatissimi. Il denaro costava poco, molti partecipavano alla speculazione borsistica, per cui approfittando del fatto che il denaro costava poco, acquisivano denaro a prestito a qualunque prezzo per investirlo in borsa, tanto nell'arco di pochi mesi avrebbero avuto guadagni enormi, in più questo tipo di crescita (bolla speculativa) sembra confermarsi più.


Nel momento in cui la borsa di Wall-street crolla viene meno questo processo, è si manifesta nel ramo finanziario, gli effetti si ripercuotono in tutti i settori produttivi non solo statunitensi perché le economie a livello mondiale ormai erano interconnesse.

[infatti se una crisi finanziaria produttiva scoppia in un determinato paese: ad esempio in una società pre-industriale i danni degli altri paesi sono assai limitati o nulli, perché i mercati sono isolati, se invece i mercati sono interconnessi, qualche si realizza in indeterminato ambiente si ripercuote sugli altri in maniera più o meno rilevante].


In Italia gli effetti della crisi del 29' si realizzano a partire dagli anni 30', con un certo ritardo e in più gli effetti sono così devastanti come per gli Stati Uniti d'America, perché mentre gli stati uniti erano stati caratterizzati da una crescita (boom economico), in Italia con la rivalutazione della lira, si era creata una stagnazione economica, quindi gli effetti avuti furono meno rilevanti.

L'effetto più importante del sistema economico fu la crisi delle banche miste: COMIT, CREDIT, BANCA DI ROMA, BANCA ITALIANA di SCONTO; questi istituti vengono sostituiti da un altro modello di banca, non più basato sul modello tedesco (con il quale si poteva esercitare contemporaneamente il credito a breve, medio-lungo termine) ma sul modello anglosassone (con il quale si poteva esercitare il credito o breve oppure a medio- lungo termine).

La degenerazione di questo sistema, porta a un eccessivo legame di compenetrazione tra le banche e l'industria finanziata,quindi finché andrà bene, non succede nulla, ma quando la crisi scoppierà le banche si ritroveranno

con partecipazioni di azioni delle imprese in difficoltà

non potranno smobilizzare queste partecipazioni perché c'è la crisi e dunque sono immobilizzate: non hanno più la liquidità necessaria per andare avanti, quindi non possono sostenere i settori industriali anch'essi in crisi .

. .dunque interviene lo Stato attraverso un processo graduale.


Nel 1931 si costituisce l'IMI (Istituto-Immobiliare-Italiano),un ente di diritto pubblico con un capitale di 551 milioni sottoscritto dalla cassa depositi e prestiti,dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA),dalla Cassa nazionale delle Assicurazioni sociali,dal Banconi Napoli, dal Banco di Sicilia e da numerose casse di risparmio e istituti assicurativi. Raccogliendo i fondi attraverso l'immissione di obbligazioni fino a dieci volte il capitale sottoscritto,l'IMI dava la possibilità riconcedere mutui decennali alle imprese private e di assumere partecipazioni azionarie, anche se le condizioni dell'Italia peggiorarono, poiché l'Imi non effettua nessun salvataggio, non assume le partecipazioni azionarie delle banche miste, ha come obbiettivo la redditività dei finanziamenti accordati cioè il profitto.


Nel 1933 di fronte a questa grave e pericolosa situazione, interviene il governo che decise il 23 gennaio di costituire un altro ente IRI (Istituto-Ricostruzione-Industriale) allo scopo di eliminare la commistione fra imprese industriali e banche miste. Questo istituto viene articolato in due sezioni:












Ecco come le banche vengono salvate

Nei primi 4 anni la suddetta sezione dell'IRI riuscì a smobilizzare partecipazioni per 3,5 miliardi e a ridurre il suo debito verso la Banca d'Italia da 8 a 5 miliardi, ricorrendo anche all'emissione di obbligazioni. L'attività dell'IRI fu completamente positiva poiché riuscì a salvare le banche miste e ad aiutare molte imprese industriali, finanziandole e assumendone la gestione diretta.


Nel 1936 il principio una nuova legge bancaria, l'atto conclusivo del riordino del sistema stabilisce che:le banche miste non può essere più banche miste, non possono esercitare più contemporaneamente il credito a breve-medio e lungo termine.

Con questa riforma il controllo del sistema bancario venne affidato all'ispettorato per la difesa del risparmio e per l'esercizio del credito, organo dello Stato guidato dal governatore della Banca d'Italia, la quale venne dichiarata istituto di diritto pubblico. Vennero dichiarati istituti di diritto pubblico: Il banco di Napoli, Banco di Sicilia, la Banca nazionale del lavoro, l'Istituto bancario S.Paolo di Torino e il Monte dei Paschi di Siena. Furono riconosciute banche di interesse nazionale la Banca commerciale italiana, il Credito italiano e il banco di Roma.

Questa legge diede all'intervento pubblico, nel settore creditizio il compito di governare i flussi finanziari di tutto il sistema bancario destinati alle attività economiche, concentrando i poteri di controllo e di vigilanza nelle mani della Banca d'Italia; inoltre fu voluta dal governo fascista per la realizzazione del suo progetto politico corporativo.Quale?


La recessione economica cominciò ad essere superata a partire dal 1934, infatti ci fu:

un globale del prodotto lordo privato

il reddito nazionale

gli investimenti

lo Stato risultò essere quello che possedeva la più alta percentuale di imprese del settore industriale, dunque grazie all'IRI funge e diventa imprenditore.

Nel 1937 l'IRI diventa ente permanente


3.3 la svolta autarchica

La ripresa economica , avvenuta in Italia, non permise una riduzione dell'intervento dello Stato

- sia, a causa del mancato sviluppo del commercio estero,

- sia perché, dato che erano diminuite le emigrazioni, crebbero il numero dei cittadini in cerca di lavoro; quindi Mussolini decise di invadere l'Etiopia nell'ottobre del 1934, con la grave conseguenza che Società delle Nazioni gli impose gravi sanzioni.

Fu così che Mussolini dopo le conseguenze dell'invasione dell'Etiopia e popola nuova alleanza  "il patto d'acciaio" (concluso con il Giappone e la Germania) decise di avviare una politica autarchica, volta all'autosufficienza economica, un economia forte.

L'IRI e l'IMI furono le chiavi a sua disposizione che gli permisero di accentrare nelle sue mani il credito d'investimento, facendo divenire lo Stato imprenditore della maggior parte delle industrie.

In Italia il mancato ritorno di molte attività imprenditoriali e del sistema creditizio nelle mani dei privati  non avvenne soltanto come conseguenza dalla scelta politica che puntava all'indipendenza dall'estero), ma anche per la scarsità delle riserve monetarie e difficoltà di procurarsi crediti dall'estero ecc.


Tuttavia lo Stato Italiano o di Mussolini instaura un tipo di politica autarchica, ha la possibilità attraverso l'IRI e la riforma del sistema bancario di consumare il fatto del sistema economico;, però non ci sono le condizioni in Italia favorevoli per realizzare questa autosufficienza economica, perché è da sempre carente di fonti energetiche e materie prime, quindi l'obiettivo dell'autosufficienza verrà smentito. Ma pur criticando eccessivo l'intervento dello Stato, gli industriali, non protestarono contro il  modo in cui venne effettuato il risanamento del sistema creditizio:

perché lo Stato eliminava la preminenza delle banche sull'imprenditoria,acquisendo pacchetti azionari delle imprese e acquisendo i debiti;

perché non spende grandi risorse nei settori che già controlla, ma in quelli più dissestati come la siderurgia, e grazie all'IRI impiegava le sue risorse non verso la gestione delle imprese di sua gestione, ma verso le grandi imprese industriali, cercando di stipulare accordi intersettoriali per attuare processi di concentrazione oligopolistica.

Nonostante tutto gli effetti saranno fallimentari perché, non ci sono le condizioni di base per consentire la svolta autarchica, a causa della carenza di materie prime e fonti energetiche.

Infatti, dopo 4 anni di politica autarchica l'Italia, si ritroverà ad affrontare il 2° conflitto mondiale in maniera disastrosa, anche a causa delle tariffe provenienti dal sistema autarchico, che aumenterà ancor più il divario tra nord e sud, poiché Mussolini nega che esista una situazione meridionale.




Il divario (tra Nord e Sud) esiste prima di entrare in guerra,

i primi15 anni non fa altro che aumentare,

poi il decollo industriale ci sarà, ma avverrà quasi esclusivamente al nord,

successivamente la prima guerra mondiale trasferirà le risorse dal settore agricolo all'industria è farà crescere ancora il divario,

poi, la dittatura fascista che nega appunto l'esistenza di una questione meridionale.  



3.4 l'economia italiana durante la seconda guerra mondiale

Nel momento in cui scoppia il secondo conflitto mondiale, Mussolini dichiara la non belligeranza, non interviene in guerra, perché ovviamente la situazione italiana non gli è lo consentì, l'Italia arriva impreparata al secondo conflitto mondiale, non ha una struttura produttiva per poter rispondere alle sollecitazioni della guerra, perché:

la preparazione militare era insufficiente

gli armamenti erano arretrati, rispetto a quelli degli altri paesi entrati in guerra,

la chiara inferiorità qualitativa degli armamenti

scarsità di risorse

Perché allora dopo il primo anno entra in guerra?

Dopo i tentennamenti degli ultimi mesi del 1939, fra febbraio e marzo del 1940, Mussolini prende la decisione rientrare in guerra a fianco della Germania, rifiutando le offerte politiche ed economiche dell'Inghilterra e degli stati uniti; credendo che la guerra stesse per finire, ed invece poi durò un bel po'.Questi anni, manifesteranno un altro grado di impreparazione produttiva,, infatti Mussolini nel 39'aveva dichiarato proprio la non belligeranza , allo scopo acquisire le materie prime di cui era carente, vende anche armi ai potenziali nemici.

Nel periodo bellico, la spesa pubblica che passò dai 60 miliardi a 135 miliardi

ê i consumi privati da112 a 83 miliardi

i consumi pubblici da 16 a 24 miliardi di lire

le spese militari da 8 a 25 miliardi

venne colpita l'agricoltura: calarono i  consumi delle patate, della carne, del pane, del latte, formaggio

in compenso aumentò la disponibilità di zuccherò, ortaggi, frutta ed agrumi a causa della forte diminuzione delle esportazioni

dopo la caduta del fascismo, il 25luglio del 43', è la firma dell'armistizio dell' 8 settembre, iniziò per l'Italia  un periodo tumultuoso durante il quale è difficile individuare gli indirizzi di politica economica seguiti da coloro che governano il territorio italiano.

Tutto questo contribuì a far raggiungere all'inflazione livelli elevatissimi, fra il 1943-l945 l'Itali rimase distrutta e fu protagonista di guerre civili ecc..

Con la firma dell'armistizio (il Re fu allontanato), cessarono anche le forniture tedesche destinate ad alimentare le industrie italiane ed in particolare quelle belliche.

L'Italia uscì distrutta dal 2° conflitto mondiale, oltre che delle perdite umane.







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