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PRINCIPI DI FEDERALISMO FISCALE



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PRINCIPI DI FEDERALISMO FISCALE


La potestà tributaria originaria e derivata

Gli enti locali o territoriali hanno necessità di procurarsi risorse finanziarie attraverso tributi locali per soddisfare i bisogni della collettività a cui si rivolgono. La potestà tributaria originaria spetta allo Stato centrale (diritti che riguardano l'accertamento e la riscossione dei tributi). Quest'ultimo la può delegare agli enti locali, da cui prende nome la cosiddetta potestà tributaria derivata. Molti economisti favorevoli al decentramento sono convinti che tale situazione andrebbe ribaltata, anche se questo potrebbe portare a notevoli difficoltà. Comunque l'istituzione dei tributi locali è nata come alternativa al sistema dei trasferimenti tra Stato ed enti locali.


Il federalismo fiscale

Il caposcuola delle teorie di federalismo fiscale è l'economista americano Musgrave.

Federalismo fiscale: quella parte di scienza delle finanze che studia i rapporti fra Governo ed enti locali, per ottimizzare la spesa pubblica e le forme di finanziamento locale della stessa, combinando nel modo migliore tributi propri e finanziamenti statali. Non bisogna confondere il federalismo fiscale con il federalismo politico: si possono avere ampi spazi di autonomia di spesa e autonomia tributaria a livello locale anche in presenza di uno Stato unitario. Il federalismo politico comporta, però, sempre anche quello fiscale.




L'autonomia impositiva

È la possibilità degli enti locali di esercitare determinati poteri e utilizzare competenze tributarie a seconda delle loro esigenze (nei limiti della legge). Per fare in modo che si concretizzi occorre che uno dei tre elementi che caratterizzano un tributo sia deciso dall'ente locale: o il soggetto passivo (coloro che devono are l'imposta), o la base imponibile (ricchezza sulla quale è calcolata l'imposta), o l'aliquota (percentuale applicata alla base imponibile, determinando il valore dell'imposta). Se tutti e tre gli elementi sono decisi dallo Stato centrale (anche se il finanziamento è destinato al locale) non si ha autonomia impositiva ma un semplice trasferimento. Il più delle volte l'elemento deciso dall'ente locale è l'aliquota, mentre soggetti e base imponibile sono uniformi su tutto il territorio nazionale (per evitare gravi disuguaglianze).


Il principio del beneficio

Autonomia finanziaria: possibilità di scegliere come e quanto spendere nell'ambito di servizi di loro competenza. Essa è diversa dall'autonomia impositiva, può sussistere anche senza disporre di tributi propri, ma appoggiandosi ai trasferimenti. I tributi locali devono ispirarsi al principio del beneficio: il prelievo locale deve essere misurato secondo il beneficio che il singolo cittadino può fruire da una specifica attività svolta dall'ente locale.

Si capisce subito che la difficoltà è misurare il beneficio che ogni singolo cittadino riceve, ricorrendo così spesso a forme di "presunzione del beneficio". Questo principio è evidente che predilige l'autonomia impositiva, il prelievo di imposte locali consente di individuare meglio il beneficio che ogni cittadino ritrae dalla spesa pubblica.

Per quanto riguarda i beni pubblici puri (beni il cui consumo non è evitabile) si può utilizzare anche un sistema impositiva derivante dallo Stato centrale.


Motivazioni a favore dell'autonomia impositiva

Servizi pubblici locali: servizi pubblici erogati e gestiti dall'ente locale, per cui necessita di risorse idonee (raccolta dei rifiuti, trasporti pubblici . )

Vi sono varie "motivazioni" a favore del decentramento impositivo:

Teoria economica: a causa delle eterogeneità nelle preferenze locali le risorse ottengono un'allocazione ottimale se i servizi pubblici locali sono erogati dagli stessi Governi locali, che dovrà essere libero di gestire le proprie entrate tributarie, facendone un uso appropriato.



Principio dell'autodeterminazione: il flusso complessivo delle risorse necessarie per erogare servizi pubblici, dovrebbe essere gestito totalmente o almeno parzialmente dalle autorità locali. L'autonomia tributaria locale è essenziale per garantire quella politica, prevista dalla Costituzione. Il Governo centrale, attraverso i trasferimenti, dovrebbe solo correggere le disuguaglianze che nascono a causa della diversa capacità contributiva, nelle diverse aree del Paese.

Principio di responsabilizzazione: chi ha la responsabilità di decidere come e quanto spendere per erogare un servizio pubblico, deve essere anche responsabile di reperire le risorse finanziare necessarie. In Italia l'eccesso di centralismo statale ha aumentato i disavanzi pubblici a causa della cattiva gestione. Secondo il principio di responsabilizzazione si conoscerebbero meglio i bisogni dei cittadini, che a loro volta potrebbero controllare direttamente l'operato dei governanti, e gli ampliamenti di spesa dovrebbero essere autorizzati dal consenso dei cittadini.

Principio della flessibilità operativa: la gestione delle entrate assegnata agli enti locali consentirebbe una maggiore elasticità nella spesa, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti. Alcuni studiosi ritengono che gli enti locali operino meglio, conoscono con maggiore speditezza i dati utili per accertare l'imposta a confronto dell'Amministrazione statale. Altri studiosi ritengono invece che tali compiti, accertamento e riscossione, comporterebbero degli oneri, che sarebbero sostenuti meglio dall'Amministrazione statale. Ma orientandoci verso un federalismo fiscale non si può escludere totalmente gli stessi dall'accertamento e dalla riscossione di tributi locali.







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