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BELGIO

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BELGIO





CLIMA E PAESAGGI CLIMATICI


Il territorio ha, per l'80%, un'altitudine inferiore ai 300 m; vi si distinguono tre diverse fasce naturali che digradano da SE verso il mare del Nord: il massiccio delle Ardenne, vasto altopiano inciso da profonde vallate, le regioni della Hesbaye, del Brabante e dell'Hainaut, la pianura alluvionale delle Fiandre e della Campine, che si estende fino alla costa. La fascia litoranea, un tempo acquitrinosa, è stata prosciugata e bonificata con il sistema dei polders (terre strappate al mare mediante sbarramenti e prosciugate con l'uso di pompe).

Il paese gode di un clima oceanico mite, caratterizzato da forte nebulosità, piogge abbondanti ed inverni rigidi soltanto nella regione delle Ardenne (paesaggio climatico di tipo Cfb della c. di Köppen).



Nelle zone non coltivate, la vegetazione è formata soprattutto da boschi di latifoglie, mentre nel massiccio delle Ardenne prevalgono foreste di conifere alternate a brughiere e torbiere.



POPOLAZIONE


Dopo i Paesi Bassi, il Belgio è il paese comunitario più densamente popolato. Particolarmente irregolare è la ripartizione degli abitanti, con altissima concentrazione nel triangolo Gent - Brucelle - Anversa, dove risiede più del 40% della popolazione nazionale, e lungo l'asse vallone tra Charleroi e Liegi; i valori più bassi si registrano sull'altopiano delle Ardenne.

La popolazione, raddoppiatasi tra il 1850 e il 1950, si è da allora stabilizzata; la denatalità, un tempo meno accentuata nelle province fiamminghe, è ormai un fenomeno di portata nazionale, con conseguente invecchiamento della popolazione.

Il ristagno demografico è stato a lungo bilanciato dalla forte immigrazione di lavoratori stranieri; nel 1991 gli stranieri presenti sul territorio ammontavano circa all'11% della popolazione.

La popolazione del Belgio è omogenea sotto il profilo confessionale, con il 95% di cattolici e il 3% i musulmani immigrati; è invece divisa in due comunità etnico-linguistiche: i fiamminghi (62% della popolazione) e i valloni (37%), cui va aggiunta una minoranza della provincia di Liegi (1%), che parla il tedesco, riconosciuto ufficialmente come terza lingua del paese.




STRUTTURA ECONOMICA


Anche al termine della fase di dominio coloniale (1960), che aveva assicurato al paese prodotti a basso costo e facili sbocchi di mercato, il carattere principale dell'economia belga è rimasto il notevole grado di apertura commerciale sia per flussi di merci sia per movimenti di capitali.

Nonostante l'esigua estensione degli spazi coltivabili (24% del territorio), l'agricoltura, grazie alle pratiche intensive e alla specializzazione delle colture, raggiunge elevati livelli di produttività. La produzione agricola è quasi del tutto assorbita dal mercato interno; le principali produzioni sono quelle dei cereali, della barbabietola da zucchero, del lino.

La zootecnica (bovini da carne e da latte) da cui proviene circa il 70% del prodotto agricolo, sfrutta le aree a pascolo delle Ardenne e le zone foraggiere delle pianure (21% del territorio). Modesta l'attività peschereccia.

La sviluppo del settore industriale ha potuto contare sia su antiche tradizioni manifatturiere (tessuti delle Fiandre), sia sulla ricchezza dei giacimenti di carbone della Mosa. Dopo il 1974 la crisi ha colpito tutti gli ambiti della produzione, dalla siderurgia alle attività estrattive, al settore tessile. Nonostante la dipendenza dalle importazioni di minerale grezzo da oltreoceano, mantengono una certa importanza le produzioni di base ed, in particolare, la metallurgia non ferrosa. Settori di rilevo sono anche quello petrolchimico e chimico, quello elettronico ed elettrotecnico, quello automobilistico (dominato dalle grandi multinazionali).

L'avanzata terziarizzazione dell'economia belga è da correlarsi alle funzioni burocratico amministrative di Bruxelles (il 68% della popolazione è impiegato nel terziario).



STRUTTURA SOCIALE E QUALITÀ DELLA VITA


Una legge del 1992 conferisce la nazionalità belga ai li degli immigrati di terza generazione e pone i presupposti per una più selettiva politica dell'accoglienza; ma le difficoltà di integrazione si sono accentuate con la crisi economica, alimentando nelle province fiamminghe tensione sociale e ondate xenofobe. Relativamente alto il tasso di disoccupazione (12%).





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