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IL TERRITORIO DELL'AFRICA MERIDIONALE



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IL TERRITORIO DELL'AFRICA MERIDIONALE

L'Africa Meridionale può essere suddivisa in quattro grandi aree: la conca occupata dal deserto del Kalahari, l'imponente sistema di altipiani che circonda, le fasce pianeggianti lungo la costa occidentale e quella orientale, gli arcipelaghi dell'oceano indiano.

Climi

Il clima della regione è generalmente tropicale, con variazioni che dipendono dalla disposizione dei rilievi, dall'altitudine, dall'influenza delle correnti marine e dalla vicinanza all'oceano. Nelle zone più settentrionali dell'Angola e del Mozambico e lungo il litorale orientale del Madagascar il clima caldo-umido permette lo sviluppo della foresta pluviale. Verso sud le precipitazioni diminuiscono e le foreste lasciano il posto alla savana. Nel Kalahari e lungo la pianura costiera della Namibia(deserto Namib) il clima è desertico-caldo. Più a sud e verso est le temperature invernali sono mitigate dall'influenza del mare e le piogge sono più frequenti: in questa fascia il clima è tropicale temperato. La parte più meridionale della Provincia del Capo(sudafrica) è caratterizzata da un clima di tipo mediterraneo.



Ambienti climatici

Nell'Africa Meridionale si trovano numerose aree protette. In Sudafrica esse coprono il 6% del territorio complessivo, tutelando specie vegetali e animali ormai divenute ormai rare, come il rinoceronte bianco e l'elefante africano. Il più esteso parco naturale sudafricano è il parco naturale Kruger(circa 20.000 Km quadrati), al confine con il Mozambico. Esso ospita una grandissima varietà di piante e animali selvatici, fra cui una comunità licaoni, altrove quasi estinti. ½ è poi l'Addo Elephant National Park, creato nel 1931 per salvare gli elefanti dell'estinzione. Altri parchi di grande interesse naturalistico sono il Waterberg Plateau Park, nello Zambia, il parco nazionale di Sehlabathebe, in Lesotho. In Mozambico l'area del delta del Zambesi è stata posta, nel 1981, sotto la protezione di una organizzazione ambientalista, la Zambesi Wildlife Utilisation. Essa è collegata al parco naturale di Gorongosa, al confine con il Sudafrica.

Idrografia

Con una lunghezza di 2660 Km e un bacino di oltre 1.330.000 chilometri quadrati di superficie, lo Zambesi è maggiore fiume dell'Africa meridionale. Esso nasce in territorio zairese, attraversa per un breve tratto l'Angola ed entra nello Zambia, dove forma le cascate Vittoria, alte circa 120 metri. Nei pressi di Kariba( sul confine tra Zambia e in Zimbabwe) le sue accuse vengono sparate da una grande diga che alimenta una centrale idroelettrica. Il fiume entra poi in Mozambico, passando attraverso il lago di Cabora Bassa( presso cui si trova un altro impianto idroelettrico) e sfocia, infine, nell'oceano indiano. L'Orange, secondo fiume della regione,(circa 1860 Km), nasce dalla catena dei monti dei Draghi, dopo un corso frequentemente interrotto da cascate, sfocia nell'oceano atlantico. In Sudafrica scorre anche il Limpopo(circa 1600 Km) che per un lungo tratto segna il confine con il Botswana e lo Zimbabwe e sfocia nell'oceano indiano in territorio mozambicano. Il lago più esteso della regione è il Malawi(o Niassa) che occupa il fondo della sezione più meridionale della fossa tettonica dell'Africa orientale.

Orografia

MONTAGNE

La maggior parte dell'Africa Meridionale è occupata da un sistema di altipiani di antica formazione e di altitudine media superiore ai 1000 metri. Essi si innalzano, verso sud-est, a formare la catena dei monti dei Draghi(3500 metri), parallela alle coste dell'oceano indiano. All'estremità meridionale del continente si trovano i rilievi noti come grande Scarpata. Un vasto altopiano attraversa longitudinalmente anche il territorio del Madagascar, contraddistinto dalla presenza di formazioni vulcaniche.

COSTE ED ISOLE

Le coste sono per lo più basse e poco articolate. Si segnalano, sull'oceano indiano, le baie di Sofala e di Maputo; sull'oceano atlantico, la baia di Sant'Elena e la baia della balena. Al largo della costa orientale si trovano il Madagascar, l'unica grande isola africana e la quarto del mondo per superficie, e gli arcipelaghi delle Comore, della Seychelles e delle Mascarene, di cui fa parte l'isola Maurizio. Nell'oceano atlantico si trova l'isola di Sant'Elena.



La lunga strada verso la pace e la cooperazione

Il popolamento dell'Africa meridionale è stato profondamente influenzato a partire dal XVI secolo dall'arrivo degli europei( portoghesi, olandesi, inglesi e francesi ), che hanno colonizzato la regione assoggettando le popolazioni locali. Anche dopo l'indipendenza dei vari paesi e la fine formale del colonialismo, i bianchi hanno di fatto mantenuto la loro supremazia, esercitato attraverso l'intervento della vita politica e la gestione delle risorse economiche più importanti. Attualmente la maggioranza degli abitanti appartiene al gruppo bantu; le popolazioni originarie, i boscimani, gli ottentotti e i pigmei, sono state decimate e respinte nelle aree più aride dai bantu e dai coloni europei.

Il ruolo particolare del Sudafrica

In Sudafrica vive da tempo una forte minoranza di bianchi che non si considerano più colonia appartenenti ad una madre patria straniera ma si sentono africani a pieno titolo. Questa minoranza bianca ha per lungo tempo privato i neri dei diritti politici e civili dando vita a un regime di segregazione razziale(apartheid). Grazie allo sfruttamento della manodopera nera, il Sudafrica bianco si è sviluppato economicamente e si è dotato di infrastrutture moderne e di servizi avanzati a livello europeo. Per alcuni decenni i paesi occidentali hanno però limitato i rapporti politici ed economici col governo di Pretoria, per dimostrare la loro condanna verso il regime di apartheid. Per la stessa ragione, anche molti stati africani dell'area hanno mantenuto una politico ostile verso il Sudafrica, per cercare di isolare politicamente il potente vicino e cercare di limitare la sua influenza economica. Molti di questi paesi, a loro volta, sono stati interessati da gravi conflitti interni: spesso lo scontro fra le fazioni locali in lotta per la conquista del potere rifletteva il confronto a livello globale tra le superpotenze USA e URSS( quest'ultima vicina ai movimenti di tipo socialista, soprattutto in Angola e in Mozambico). I rivolgimenti politici avvenuti nei primi anni 90 hanno dato l'avvio a un processo di democratizzazione e di riconciliazione in tutti i paesi della regione.

Un'economia divisa tra sviluppo e sottosviluppo

La risorsa principale dell'Africa meridionale e l'agricoltura, divisa in un settore di sussistenza, praticato solamente sui terreni meno produttivi e con tecniche arretrate, e in un settore specializzato nelle colture per l'esportazione, controllate in gran parte da grandi imprese straniere. Quasi tutti i paesi dell'Africa meridionale possiedono notevoli risorse minerarie( oro, argento, rame, piombo). Tranne che Sudafrica, queste risorse vengono in massima parte esportate allo stato grezzo, a causa dell'insufficienza degli impianti industriali di lavorazione, e a prezzi bassi, poiché sono fissati in pratica dai compratori occidentali. L'industria è poco sviluppata e, in genere, è limitata a settori legati alla lavorazione dei prodotti agricoli locali.

L'animismo

I culti di origine tribale, ancora oggi assai diffuse nel mondo, vengono uniti sotto la denominazione di animismo. Il termine, che risale al 1867, fu creato dall'antropologo inglese E.B. Tylor per designare quelle credenze religiose di origine antichissima che attribuisco un'anima a tutti gli esseri e a tutti gli elementi della natura. I cui animisti vengono praticati per lo più dalle popolazioni non ancora raggiunte, onoro profondamente condizionate, dalle forme moderne di civiltà. Non costituiscono un unico sistema diritti di credenze tuttavia essi hanno in comune due elementi di grande importanza: la venerazione degli antenati e il rispetto sacro per la natura essendo quest'ultima animata da uno spirito vitale, una specie di respiro cosmico che avvolge l'universo intero. Questo spirito vitale chiamato in modo diverso dalle varie popolazioni, in Malesia mana o nyama, in Africa occidentale umumbwe, orenda dai bantu dell'Africa centrale, wakanda dagli indiani d'America, è in ogni creatura e in tutti gli elementi della natura: è la forza universale che anima e di cui vive tutto ciò che esiste. Fra tutti gli esseri l'uomo svolge un ruolo privilegiato: egli è è il mediatore tra il mondo naturale e le forze soprannaturali. L'essere soprannaturale e supremo, benché sia rappresentato concretamente nel Sole, nella luna o nel firmamento Celeste, resta sempre invisibile e lontano dagli uomini. Così è, per esempio, per i bantu dell'Africa orientale: signore del creato è Mulunga( colui che sta in cielo), la cui voce e il tuono e la sferza il lampo; per gli ewe del golfo di Guinea la divinità è Mawu( colui che sta sopra ogni cosa); per gli ottentotti è Tsui-Goab, l'essere supremo e capostipite dell'uomo, signore del cuore della pioggia. La divinità, pur essendo irraggiungibile è presente e condiziona l'intera vita degli uomini. Come si è detto per le religioni animiste ha grande importanza il culto degli antenati. Questi, infatti, non vivono solo nel ricordo dei discendenti, ma partecipano direttamente alla loro esistenza. Gli antenati possono essere definiti esseri invisibili, il cui destino resta vincolato a quello dei viventi: i legami di parentela sono concepiti come un'unica catena che non conosce interruzioni e resta per sempre indivisibile.



Diffusione dei culti animisti

Nel mondo gli animisti sono circa 91 milioni, sparsi nella marcati e la e nell'estremo nord del continente americano, in Africa centrale e meridionale, in Siberia, in Asia centrale e orientale, in Indonesia, Australia e nuova Zelanda. Tranne che in alcuni paesi africani( Sierra Leone, Costa d'Avorio, Guinea-Bissau, Benin, Togo, Liberia, Burkina Faso, Mozambico) la popolazione di fede animista non costituisce la maggioranza della popolazione degli stati. Ciò nonostante l'influenza e il radicamento delle credenze animiste sono ancora molto forti in tante parti del mondo. Per esempio molto popolazioni africane già da tempo convertite al cristianesimo o all'islamismo, continuano a praticare alcuni riti della loro più antica tradizione. La peresistenza di pratiche religiose percristiane in Africa ha introdotto i vescovi cattolici in questo continente riunitisi nel 1994 nel primo sinodo africano a proporre il riconoscimento del rito matrimoniale indigeno come forma di matrimonio valido per la chiesa ha lo scopo di conciliare il patrimonio religioso della tradizione africana con il cattolicesimo.







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