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Sylvia Plath, La campana di vetro

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Sylvia Plath, La campana di vetro


Questo libro rappresenta la biografia della scrittrice Sylvia Plath, quindi tutte le azioni e tutti i pensieri sono stati condivisi dall'autrice, anch'essa morta suicida.

Il romanzo inizia quando la protagonista, Esther, vincitrice di un concorso di una rivista di moda si ritrova in un albergo di New York insieme a tante altre ragazze, come lei, vincitrici del concorso. Qui sono stati riportati tutti i dubbi che una ragazza ha alle soglie dell'età adulta, come per esempio per quanto riguarda il suo futuro dopo la laurea alla quale risponde "Veramente, non saprei" oppure per quanto riguarda la sua vita con un uomo: "Era  bello forse essere pura e sposare un uomo puro, ma che fare se all'improvviso egli confessava che puro non lo era affatto e lo dichiarava dopo che erano già sposati, come aveva fatto Buddy Willard?" e "E se, non appena io avessi cominciato a piacergli, lui si fosse trasformato in un tipo comune? Se, appena avesse cominciato ad amarmi, gli avessi trovato una sfilza di difetti, come già era avvenuto con Buddy Willard e gli altri ragazzi prima di lui?".

In questo testo la pazzia della protagonista è collegata al caos del mondo moderno e si scatena come una reazione disperata nei confronti di quello che il mondo le offre. Esther quindi si rifugia nella pazzia per distaccarsi dalla società e dall'alienazione da essa imposta, rappresentata qui dai tabù, per lei tema ossessivo e imposto dalla madre come il sesso, la vita e il rapporto coniugale "Diceva un articolo che mia madre mi aveva ritagliato dal «Reader's Digest» e spedito al college"  e dalla madre di Buddy: "L'uomo è una freccia nel futuro mentre la donna è il bersaglio da cui la freccia parte." Esther esprime appunto un rifiuto nei confronti dei comportamenti della società, la middle-class, di cui essa faceva parte.



Altra rappresentazione dell'alienazione sono gli uomini rappresentati da Buddy, Irwin ("Ma soltanto quando Irwin, di ritorno dal suo appartamento, mi chiuse tra le braccia e mi portò, debole e intontita dal vino, nella sua camera da letto") e dal dottor Gordon che le ordina di fare gli elettroshock: "Pochi elettroshock ancora, signorina Greenwood e credo che sentirà un notevole miglioramento". Essi sfruttano Esther per i propri fini stuprandola o stravolgendole il cervello e la mente. Per liberarsi da questa situazione si rifugia nei tentati suicidi tutti falliti.

Anche grazie alla simbologia dell'acqua, nella quale Esther si immerge, c'è un tentato ritorno all'origine per sfuggire a quella vita che le fa paura: " . mi sentii ritornare di nuovo pura. Non credo nel battesimo o nelle acque del Giordano e simili, ma credo di sentire, a proposito di un bagno caldissimo, quello che sentono le persone religiose nei riguardi dell'acqua santa. [ . ] io sono molto pura,. Tutto quel liquore, quei baci viscidi che ho visto, lo sporco che mi si è attaccato alla pelle sta trasformandosi in qualcosa di puro. [ . ] Quando finalmente ne uscii fuori e mi avvolsi in uno dei lenzuoli da bagno dell'albergo, grande morbido e bianco, mi sentii pura e dolce come una neonata."

Esther non si ritrova nella società e nelle istituzioni del suo tempo e neanche in sé stessa così si rifugia nella "Campana di Vetro" che la distacca dal resto del mondo e nella quale si sente sicura e protetta guardando il mondo come se fosse un brutto sogno: "Per la persona che è sotto la campana di vetro, vuota, e che è bloccata là dentro come un bimbo morto, il mondo è in sé un brutto sogno." Ecco che la "campana" di vetro assume una doppia connotazione: protezione e allo stesso tempo impedimento: "Sarei sempre rimasta là seduta sotto la medesima campana di vetro soffocando nella mia stessa aria viziata"  al quale poi lei stessa si distacca per isolarsi dentro la campana di vetro.










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