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Ghino di Tacco



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Ghino di Tacco

Novella II, Giornata X -


Struttura:


a) La novella che vede protagonista Ghino di Tacco è raccontata da Elissa nel decimo giorno sotto il regno di Panfilo. É la seconda novella della giornata.


b) Quella di Ghinotto può essere considerata una novella di redenzione poiché con questa si vuole mostrare e lodare la ricca cortesia di questo bandito-gentiluomo, un Robin Hood all'italiana, che fu per anni odiato e disprezzato da numerosi nobili e letterati suoi contemporanei.


c) Ghino di Tacco, bandito di professione ma non per scelta, rifugiatosi a Radicofani, dopo essere stato cacciato dal comune di Siena, era solito derubare ricchi viaggiatori, per poi, dopo averli ospitati nel suo castello, lasciargli di che sopravvivere. Successe un giorno che il ricco abate di Cluny passò per le sue terre poiché, affetto da un male allo stomaco, confidava di trovare cura nelle acque termali di San Casciano dei Bagni. Ghino, derubatolo, lo sistemò nella torre della sua rocca. Venuto successivamente a conoscenza del suo male, lo fece nutrire esclusivamente di pane, fave secche e Vernaccia di San Gimignano, così miracolosamente curandolo.



Dimenticata l'iniziale ostilità nei suoi confronti e colpito dalla copiosa bontà d'animo di Ghinotto, l'abate convinse Papa Bonifacio VIII a perdonare tutti i suoi reati, nominandolo inoltre Cavaliere di S. Giovanni e Friere dell'ospedale di Santo Spirito.



Costruzione Narrativa:


a) Il narratore di II grado è Elissa e al tempo stesso è anche personaggio della cornice, presentando così un'altra voce narrante esterna e onnisciente. Il punto di vista è quello del narratore onnisciente, e non vi sono momenti in cui esso tende a coincidere con quello del personaggio.



Luoghi:


a) I luoghi principali sono la città di Radicofani, dove si erige tutt'ora la Rocca di Ghino, e la corte di Papa Bonifacio VIII.


b) L'unica descrizione presente nel brano è quella della stanza riservata all'abate di Cluny nella rocca di Ghino. Questa si presentava come una "cameretta assai oscura e priva di comodità".


c) Penso che la contrapposizione tra la stanza riservata all'abate, buia e disagiata, e quelle riservate ai suoi "famigliari", comode e confortevoli, ispiri al lettore i sentimenti di coloro che vi soggiornavano. Ovvero l'ostilità nei confronti di Ghino da una parte, una grande ammirazione dall'altra. Questo rispecchierebbe l'opinione negativa di ricchi ed ecclesiastici, e quella positiva da parte della povera gente.

Oppure, ancora, la scelta di una stanza scomoda per ospitare una tale ura religiosa, potrebbe simboleggiare il risentimento che Ghino aveva per lo Stato Pontificio, poiché lì Benincasa Laterina (il giudice che aveva condannato a morte il padre e lo zio di Ghino) era diventato un importante giudice della corte papale.

In entrambi i casi però la "cameretta assai oscura e priva di comodità" appare ricolma di un rancore che successivamente, grazie alla cortesia sia di Ghinotto sia dell'abate, sparirà completamente per lasciare spazio a una profonda gratitudine.


d) Ai fini dello sviluppo narrativo il ruolo dei luoghi è indifferente.



Tempo:


a) I fatti si svolgono intorno all'anno 1290, quando Ghino di Tacco decise di continuare l'attività di bandito gentiluomo trasferendosi nella rocca di Radicofani.


b) Ai fini dello sviluppo narrativo il ruolo del tempo è indifferente.


c) Il passaggio dall'inizio alla fine della narrazione avviene in successione cronologica.



Personaggi:


a) Ghinotto da Tacco - Protagonista; Abate di Cluny - dapprima Antagonista dopo Aiutante; Papa Bonifacio VIII - Aiutante; l'"ambasciadore" - Aiutante.




b) Ghinotto di Tacco:

Ghino di Tacco nacque a La Fratta nella seconda metà del XIII secolo. lio del nobile ghibellino Tacco di Ugolino e fratello di di Turino, era un rampollo della famiglia Cacciaconti Manacheschi Pecorai, e insieme al padre, al fratello e a uno zio commetteva furti e rapine. Successivamente alla morte del padre e dello zio, ad opera del giudice  Benincasa Laterina, e al bando da Siena, Ghino si rifugiò in una rocca vicino la città di Radicofani, costretto così a derubare ricchi viaggiatori che attraversavano le vie vicine, come per esempio la Via Francigena.

A dispetto delle apparenza Ghino è mosso da un animo cortese, guadagnandosi così nel corso degli anni l'ossimoro "bandito-buono". Infatti egli dopo aver derubato i viaggiatori più ricchi (risparmiando poveri e studenti) invitava questi a sostare nella sua rocca per poi lasciargli sempre di che sopravvivere.

La ura di Ghinotto è divisa in due aspetti contrastanti. Il primo è la sua situazioni di bandito. Egli non deruba i viaggiatori per sua volontà, me è esclusivamente frutto del caso se ora si trova in tale costrizione. Di contro la sua cortesia è del tutto sincera e naturale.

Nel complesso, quindi, il personaggio di Ghinotto appare più che positivo, esprimendo appieno il valore della cortesia che non deve farsi influenzare dall'avversità della fortuna.


b2)L'abate di Cluny:

L'abate di Cluny, uno dei più ricchi religiosi del suo tempo, era in viaggio per San Cosciano dei Bagni alla ricerca di una cura, quando venne catturato da Ghino e i suoi uomini. La stanza riservata all'abate era quella più buia e scomoda. Senza averlo neppure visto, l'abate inizia a provare un forte risentimento verso questo (a simboleggiare l'ignoranza di chi, pur non conoscendo Ghino, lo criticava aspramente).

Ma dopo essersi ristabilito per mezzo del miracoloso aiuto di Ghinotto e venuto a contatto con la sua immensa cortesia, il suo risentimento incomincia a sparire per far spazio a comprensione e riconoscenza (infatti non si può che ammirare la ura di Ghino dopo essere stati a contatto con la sua cortesia e malinconia.

Nel complesso il personaggio dell'abate di Cluny appare positivo, seppur dopo aver compiuto un importante cammino di conoscenza, senza fermarsi alle apparenze che ricoprono il bandito-gentiluomo, sapendo inoltre riarlo con estrema riconoscenza, mettendo così fine alla sofferta situazione di Ghinotto di Tacco.


c)Uno dei personaggi minori è il Papa Bonifacio VIII. Egli è la causa dell'incontro tra Ghino e l'abate, e fa anche in modo che la ura del bandito-gentiluomo, perda ogni sua connotazione negativa e rimanga solo la purezza della sua cortesia. Rappresenta il punto più alto della redenzione di Ghino, nominandolo addirittura Cavaliere di S. Giovanni e Friere dell'ospedale di Santo Spirito.

Il secondo è invece l'ambasciadore che fa da intermediario tra l'abate e il suo signore, Ghino. Viene presentato come un servitore fedele, capace di parlare e convincere l'abate a seguirlo nel castello del suo padrone. Rappresenta la fedeltà, il vero conoscitore della grandezza interiore di Ghinotto.



Temi:


a) Il tema principale, deciso da Panfilo, è quello della cortesia. Ma in questa novella in particolare fa ritorno anche il tema della fortuna. Questa si contrappone bruscamente alla cortesia, quasi cercando di negarla. Ghino è bandito solo per avversità della fortuna; è invece cortese in modo puramente naturale. Ma alla fine vince la cortesia, unita soltanto alla comprensione e alla conseguente riconoscenza di tale nobiltà d'animo.






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