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Giuseppe Parini, LA CADUTA

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Giuseppe Parini

LA CADUTA


Quando la costellazione di Orione sta per sire, riversa pioggia e neve sulla terra resa oscura dal cielo nuvoloso e dalla nebbia. Io ero costretto a uscire a piedi in giornate di pioggia e gelo invernale malfermo sulle gambe tra il fango e il viavai continuo di carri e di carrozze della città (di Milano). E a causa di un ciottolo che sporgeva sugli altri per mio danno o della strada fangosa spesso scivolavo e cadevo.Il fanciullo ride vedendo me cadere, ma è preso da pietà quando si accorge che mi sono fatto male il gomito, il ginocchio e il mento. Un cittadino accorre e :




"oh poeta triste, degno di un destino meno crudele!"


mi dice e continuando a parlare mi cinge il fianco con la mano e mi aiuta ad alzarmi e mi raccoglie il cappello sporco e l'inutile bastone sparsi nella strada:


"Milano è una città ricca di entrate pubbliche fa le tue lodi ma non ti aiuta, tu sei un poeta sublime la cui fama non sarà cancellata dal tempo; e insite fino a diventare noioso incitandoti a terminare il tuo poema il Giorno, per cui ti mostra allo straniero che chiede di te e desidera conoscerti.Eppure nonostante la tua età e la tua gloria, sei costretto ad andartene a piedi trascinando il tuo corpo stanco fra una caduta e la paura di cadere di nuovo: né la tua poesia tanto celebrata riesce a procurarti una carrozza con la quale tu possa andare sicuro per le vie della città che tanto ti onora. La tua anima dovrebbe avere più dignità! Accetta da me un nuovo consiglio se vuoi sottrarti da un'altra caduta che potrebbe esserti fatale. Non hai possedimenti né parenti altolocati né amiche influenti che possano proteggerti e agevolarti nella dispensa di favori. Quindi arrampicati come meglio puoi su per le scale ripide dei potenti, e fai echeggiare con i tuoi pianti le sale e le stanze dei potenti per implorare benefici. Non disdegnare di metterti fra la folla di quelli che sono al servizio dei potenti, anche se sono gente di bassa condizione essi godono della fiducia dei padroni e possono ottenere da loro ciò che vogliono; con il loro appoggio entra nei salotti dei potenti e racconta loro spiritosaggini e storielle divertenti per disperdere la loro noia. Oppure cerca con astuzia di penetrare nei meandri oscuri della politica negli ambienti di governo dove in segreto silenzio si prepara il destino dei popoli; e fingendo di aver escogitato nuovi progetti che dovrebbero procurare denaro allo Stato, agita le acque e pesca nel torbido cercando di ottenere guadagni per te. Ma chi riuscirà a spegnere le illusioni della tua anima che vagheggia idee di mortalità ma poco proficui perché non danno il benessere? Abbandona la tua poesia o fa in modo che essa offenda il pudore e lusinghi i bassi istinti dei grandi che celano la loro volgarità dietro la loro ricchezza".


La mia ira finora contenuta erompe dal profondo e travolge ogni ritegno e rispondo:


"Chi sei tu che sostieni il mio corpo e tenti di avvilire il mio animo? Non sei giusto. Un cittadino onesto rivolge le sue capacità verso quella meta alla quale lo indirizzano la sua disposizione naturale e le prime vicende della sua vita così da meritare la stima di tutti. Se quando è vecchio è costretto  dal bisogno a chiedere aiuto agli altri lo fa con discrezione e misura. E se gli uomini insensibili dovessero voltargli le spalle egli persisterà nella sua rettitudine e sarà quella la sua difesa contro le avversità della vita e la corruzione dilagante. Né si avvilisce se la fortuna è avversa né si gonfia di orgoglio se gli è benigna."


E dicendo ciò lascio il mio appoggio e mi allontano pieno di ira. Così, grato per l'aiuto non accetto consigli spregevoli che ledono la mia dignità e zoppicando torno a casa mia.




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