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HEINRICH HEINE - STANNO IMMOBILI LE STELLE

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HEINRICH HEINE


STANNO IMMOBILI LE STELLE

























VITA


Heinrich Heine nacque a Düsseldorf, in Germania, il 13 dicembre 1797, ed è stato il maggior poeta tedesco del periodo romantico.

Egli, lavorando dapprima su una realtà psicologica lieve e delicata, basata sul ricordo nostalgico di due amori infelici (per le cugine Amalie e Therese) e in seguito più forte, quando si aggiunsero ai motivi amorosi altri temi ispiratori (la natura, la politica, la vita, la società contemporanea), seppe raggiungere effetti notevolissimi nella sua poesia.

All'iniziò si dediscò allo studio di diritto, filosofia e letteratura all'università di Bonn ma, nel 1821, si trasferì a quella di Berlino, dove cominciò a scrivere. In realtà già nel 1817 aveva intrapreso la scrittura di liriche, ma la sua prima raccolta pubblicata è del 1822 e del 1823 la seconda, Intermezzo lirico. Nel 1825 si laureò in legge all'università di Gottinga e in quello stesso anno si convertì alla religione evangelica, cambiamento molto importante che condizionò molto la sua poesia. Con i primi due volumi di racconti Impressioni di viaggio (1826-31) raggiunse una certa notorietà . Nel 1827 riunì le sue poesie nel volume Libro dei canti, mentre nel '29 pubblicò il terzo volume di Impressioni di viaggio. Intorno al 1830 si trasferì a Parigi per ragioni politiche e qui scrisse Storia della religione e della filosofia in Germania (1835) e Scuola romantica (1833-36).

Divenne corrispondente in Francia per varie riviste tedesche e continuò a scrivere sulla situazione del proprio paese. Nel 1835 la circolazione delle sue opere fu proibita in Germania. In questo periodo scrisse di politica. Dopo un viaggio ad Amburgo scrisse un'opera di satira politica in versi, Germania, fiaba d'inverno (1844). In seguito a una malattia scrisse le poesie del Romanzero (1851). Morì a Parigi il 17 Febbraio del 1856.




















POESIA



Stanno immobili

le stelle nel cielo

da mille anni, guardandosi

come si amassero.


Parlano un linguaggio

che è ricco e bello,

ma neppure un filologo

può questo linguaggio interpretare.



Eppure io l' ho capito

e mai lo dimenticherò.

Mi è servito come grammatica

per il volto della mia amata.




La poesia di Heine è una tipica lirica romantica, che descrive un paesaggio, in questo caso notturno, associandolo ad uno stato d'animo interiore del poeta. L'autore concentra il suo sguardo sulle stelle, protagoniste della sua poesia, che, ure inanimate, prendono vita 'guardandosi come si amassero'. Il come sottolinea l'inizio della similitudine, il punto dove l'autore con la fantasia immagina le stelle 'come si amassero', degli amanti lontani che non possono consumare il loro amore.

Questa prima strofe può considerarsi una sorta di allegoria, riferita probabilmente alle vicende personale riguardanti la vita di Heine.

Le doppie sillabe che si ripetono, una sorta di allitterazione molto lieve, in particolare la rima imperfetta 'stelle-mille', contribuisce a ricreare la tranquillità della notte, il silenzio avvolgente del buio.


La seconda strofe ritorna a parlare delle stelle, approfondendo il loro sguardo e il loro dialogo silenzioso. Ecco che Heine viaggia con la fantasia fantasticando sempre di più, immedesimandosi nelle stelle, che 'parlano un linguaggio che è ricco e bello ma neppure un filologo può questo linguaggio interpretare' . Ancora una volta Heine con una allegoria cerca di spiegare quel sentimento che intercorre fra due innamorati, paragonandolo al linguaggio silenzioso delle stelle. La ripetizione di 'linguaggio' appunto al primo e all'ultimo verso, oltre a rafforzarne il significato, focalizza l'attenzione del lettore sulla parola, e sulla sua misteriosità, su tutti i significati che assume. Perchè non si tratta di un semplice linguaggio, ma si tratta di un linguaggio 'ricco e bello' ma misterioso poichè neppure un filologo lo saprebbe interpretare. Fra i versi intercorre una sorta di chiasmo, che evidenzia ancora di più la parola linguaggio. Il ma che divide il verso in due parti contribuisce a rendere però le parole del poeta malinconiche, come se il poeta desiderasse che questo linguaggio fosse comprensibile a tutti.


L'ultima strofe che conclude la poesia si riferisce ancora al linguaggio, ma la sensazione e che il poeta, che era partito parlando delle stelle, finalmente esprima se stesso e i suoi sentimenti, dicendo 'eppure io l'ho capito'. Come una tipica poesia romantica dunque ecco che Heine ha utilizzato il paesaggio per spiegare il tema dell'amore. E' però una conclusione malinconica, al passato, il poeta ricorda attraverso il linguaggio immaginario delle stelle il volto della sua amata. Rimpiange il passato e i suoi sentimenti , e di come ha vissuto quel momento, quando il linguaggio misterioso gli era noto, quando, come con la 'grammatica' era pratico dell'amore.


Tutta la poesia è caratterizzata da una lieve allitterazione, ripetizione del suono 'r', molto lieve ma frequente, che contribuisce a ricreare un fruscio simile ad una leggera brezza notturna. Heine non segue uno schema metrico classico, e i versi variano da senari a endecasillabi. Tuttavia la divisione in strofe e l'andamento logico della poesia, donano al testo una sorta di musicalità, fra l'altro abilità nota del poeta.






















PAESAGGIO E POESIA


Fin dai tempi antichi la natura ha costituito per i poeti lo scenario ideale dove l'uomo ha ritrovato i segni del proprio essere come in uno specchio.

Le stagioni sono metafora dello scorrere del tempo umano: la primavera e creazione e rinascita, l'estate è il tempo più ricco dove abbondano i sentimenti positivi, l'autunno il declino inesorabile della vita e l'inverno, la morte.

Ogni elemento della natura è uno strumento utile al poeta per comunicare se stesso, i propri stati d'animo, i sentimenti di tutti gli uomini.

L'uomo attraverso la natura è il protagonista della poesia, e, i paesaggi, strumenti di espressione utili a riflettere su temi importanti come il senso della vita o l'amore o la morte, contribuiscono ad arricchire l'atmosfera di sensazioni ed immagini pittoresche.


L'ausilio del paesaggio come metafora della vita umana e dell'uomo stesso è tipico della poesia romantica.


La poesia romantica nasce in Germania fra la fine del settecento e caratterizza tutto l'ottocento. E' un movimento poetico innovativo e moderno che si libera definitivamente dei canoni della vecchia poesia classica e che diede inizio alla lirica contemporanea.

Il Romanticismo rappresenta la necessità di cambiamento di quei decenni e il desiderio di libertà che si rispecchiarono anche nella poesia, in netta contrapposizione con gli ideali illuministi.

L'idea che l'essere umano non è più integro, unico e sufficiente a se stesso come nell'antichità classica, e non trova più le risposte nella ragione lo spinge alla ricerca dell'infinito, di un bene o di un piacere inesauribile, che non trova nelle risorse limitate del mondo.

Questo fa sì che l'uomo senta un vuoto, una mancanza, che lo relega in una inevitabile situazione di infelicità.

Alla ricerca di una risposta l'uomo esalta se stesso nella più pura libertà, rispecchiandosi nella natura e nei paesaggi selvaggi, metafora di sentimenti importanti e fortissimi come l'amore, la passione e lo scoinvolgimento dei sensi.

Paesaggi notturni e selvaggi, montagne, albe, tramonti diventano gli elementi che l'uomo usa per identificare se stesso ed i suoi sentimenti, perchè la natura è ciò che si avvicina di più all'infinito.

Vi è poi il rifiuto dell'idea illuministica e della ragione che porta i poeti a narrare dell'irrazionale: la follia, le visioni, la fuga dalla realtà, il sogno assumono un ruolo di primaria importanza.

La poesia romantica privilegia tutto questo anche nelle scelte sintattiche.

La libertà si manifesta infatti nei versi, sciolti, che non seguono più uno schema metrico preciso, nelle parole, inedite, nei temi e nei testi, completamente originali.




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