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KARL MARX

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KARL MARX




Dice Marx: << Gli uomini per vivere devono anzitutto mangiare, bere vestirsi, abitare, quindi, il

rapporto originario sul quale si costituisce la coscienza è il rapporto che nasce dall'azione materiale per produrre i beni necessari alla vita, cioè il rapporto economico.>> La base reale della coscienza è l'economia; l'uomo è ciò che produce.

In ogni periodo della storia, i beni si producono e si distribuiscono in un dato modo, che è quindi il modo di produzione. Il "modo di produzione" e distribuzione dei beni prodotti crea determinati rapporti economici fra gli uomini e l'insieme di questi rapporti è ciò che si chiama struttura economica della società. Siccome la struttura economica è la base di tutto il resto, tutto il resto è il modo in cui essa si esprime: Diritto e politica sono le soprastrutture o epifenomeni. Morale, religione, filosofia, arte sono le ideologie, cioè il modo di sentire e di pensare (la coscienza) in cui si esprime una determinata struttura sociale. In questa dottrina, quindi, arte, morale, religione e filosofia non hanno una loro propria storia ma assieme al diritto e alla politica hanno la storia della struttura economica, che è a base di esse. La priorità della struttura economica non significa che il movente economico sia l'unica causa determinante delle soprastrutture e delle ideologie, ma significa che ne è la prima e fondamentale causa.



Non soltanto il fattore economico non è l'unico fattore determinante delle soprastrutture e delle ideologie, ma queste, una volta consolidatesi, hanno la capacità di reagire sulla situazione che le ha generate,  facendosi de determinate a determinanti. Siccome questa dottrina spiega la storia umana, mediante l'azione materiale di produzione dei beni economici, è detta materialismo storico in contrapposizione all'idealismo che la spiega come estrinsecazione dell'Idea. E siccome "materia" non è la corporeità del materialismo tradizionale ma è l'azione umana, e questa si realizza secondo la dialettica hegeliana rovesciata, questo materialismo è detto materialismo dialettico per distinguerlo dal materialismo tradizionale.

Il materialismo storico, contro il "materialismo tradizionale" che riduce l'uomo e la sua storia ad un meccanico e necessario prodotto dell'ambiente, afferma il valore dell'iniziativa dell'uomo che pur essendo lio del suo ambiente e del suo tempo, è capace di agire su di esso per trasformarlo.

Se, dice Marx rivolgendosi ai liberali della Sinistra, la storia fosse l'estrinsecarsi dell'Idea e quindi fosse intrinsecamente razionalità per trasformarla basterebbe criticarla, perché un errore scoperto è un errore superato.

Siccome, invece, essa è il prodotto della concreta azione umana la sola critica efficace è l'azione rivoluzionaria. Quindi la filosofia dell'uomo non può essere che una filosofia dell'azione, una "filosofia della prassi", una interpretazione che sia anche impegno di trasformazione, un'attività critico-pratica; e il materialismo storico vuole essere proprio questo, perché intende non soltanto interpretare il mondo ma interpretandolo vuole trasformarlo.

Le fasi storicamente accertate del processo dialettico sono: la comunità primitiva, il regime schiavista, il regime feudale e il regime borghese. Esse sono precedute dal periodo dell' "orda primitiva" (gruppo di poche persone, che vive spostandosi di luogo in luogo e cibandosi di ciò che trova), periodo in cui non vi sono ancora veri e propri rapporti di produzione, perché l'unico strumento di produzione è la mano, e questa non è un mezzo di produzione ma di appropriazione dei beni. Quando per produrre i beni è necessario riunire le forze di ciascuno e affidare a ciascuno un determinato lavoro il modo di produzione si fa collettivo e nasce la comunità primitiva. In essa, come è collettivo il modo di produzione, collettivo è il modo di distribuzione della ricchezza: assieme si batte la preda e assieme la si consuma.

A questa struttura economica corrisponde una struttura sociale e politica fondata sull'eguaglianza: ognuno dà a seconda delle sue capacità e riceve secondo i suoi bisogni, e la comunità si governa mediante l'assemblea dei membri, presieduta dai più anziani e dagli esperti. In questo stadio della storia dell'umanità non vi sono quindi classi sociali.


L'analisi della societa' nelle varie epoche

- IL REGIME SCHIAVISTA


Il passaggio dalla comunità primitiva al regime schiavista avviene a causa delle guerre fra le diverse comunità: i vinti vengono asserviti e i loro beni passano ai vincitori; nasce la proprietà privata e la società senza classi cede il posto alla società divisa in padroni da una parte e schiava dall'altra.

Ora chi ha è soggetto di diritto chi non ha non può esserlo.

Il diritto fondato sulla proprietà privata deve essere mantenuto e difeso con la forza. Questa forza è lo STATO, che sorge, quindi, come strumento di una classe su un'altra classe. A questa non rimangono che le catene e la speranza di un aiuto soprannaturale. Questa speranza si esprime in "culti proibiti" dallo stato che parlano di un "liberatore" che dovrà salvare l'uomo, "ando il prezzo del riscatto". Sorge il Cristianesimo.


- IL REGIME FEUDALE


Nel regime feudale il modo della produzione continua ad essere individuale ed individuale continua ad essere la distribuzione della ricchezza. Ma il padrone ha capito che la terra rende di più se si da al contadino l'uso personale di un pezzo di terreno e la proprietà di una parte del prodotto che rimane dopo che il padrone è stato soddisfatto. Così lo schiavo viene "liberato" e viene trasformato in servo. Esso ora non appartiene più al padrone ma appartiene alla terra nella quale lavora, e solo con questa può essere venduto o comprato (Servitù della gleba).

In questo periodo esiste una libertà privilegiata, nel senso che alcuni servi ricevono dal loro signore dei privilegi, delle immunità, dei diritti.


- IL REGIME BORGHESE


Segue al regime feudale quello borghese. Questo è il periodo in cui il modo di produzione della ricchezza, da individuale che era si va facendo collettivo, ma rimane individuale il modo di produzione. Prima infatti, il prodotto, frutto dell'opera di un artigiano, era naturale che restasse proprietà di uno; ora che esso, è diventato opera della collettività, è naturale che appartenga alla collettività. Tale contraddizione e la sua necessaria soluzione sono esaminate da Marx nel "CAPITALE" Egli analizza quindi il materialismo storico.


Lavoro e valore: Si intende per merce ciò che soddisfa ad un bisogno ma non si può scambiare, ha soltanto un valore di uso. Perché lo scambio avvenga correttamente è necessaria che fra le due merci ci sia equivalenza. Il criterio con cui si stabilisce ciò deve essere fondato sul valore delle merci, e siccome tutte le merci hanno la quantità di lavoro necessario per produrle , il valore della merce dipende dal lavoro necessario per produrle (lavoro contenuto). Dunque VALORE = LAVORO. Nella società borghese però questa legge d'uguaglianza non è rispettata ma vale la legge LAVORO > VALORE , si parla dunque di produzione capitalista. Questa è la teoria del plus-valore, cioè la differenza fra il valore del lavoro e il valore ato. Questo plus-lavoro cioè lavoro non ato è un furto, denaro rubato, ciò su cui si basa l'economia capitalista. Il sorgere dell'economia capitalista è l'esistenza del proletariato, il quale poiché nullatenente non può far altro che vendere se stesso e divenire "merce".

Queste due classi sociali, (Borghesia e proletariato) essendo nate assieme, non possono far altro che morire assieme. Quando il salario non sarà più sufficiente a mantenere il proletario allora questo non produrrà più abbastanza e non producendo non produrrà più capitale.


Alienazione: Marx considera l'alienazione come una scissione dell'uomo dal vero sé stesso e di un suo sottomettersi a quest'ultimo (cosa non coscienziale, come per Feuerbach, ma reale): il lavoratore è alienato rispetto al prodotto, che produce ma che non gli appartiene; è alienato rispetto alla sua attività, considerata come un obbligo per conto terzi (il profitto del capitalista); è alienato rispetto alla sua essenza, che lo porterebbe ad un lavoro libero, creativo e universale e non ad uno forzato, ripetitivo ed unilaterale; è alienato rispetto al prossimo, identificato con il capitalista che lo sfrutta, portando così l'umanità ad un rapporto conflittuale. Tale alienazione è causata dalla proprietà privata e potrà quindi essere superata solo con l'attuazione del comunismo (la storia è quindi vista, come in Hegel, come perdita e successiva riconquista della propria essenza). E' dunque un pensiero fortemente dipendente da Hegel, che però Marx critica perché ha considerato il processo di alienazione e disalienazione in senso astratto e non pratico, e pratica deve essere la risoluzione del problema: la rivoluzione.

Marx accetta da Feuerbach le critiche ad Hegel (mettendo in rilievo la naturalità dell'uomo) , però in Tesi su Feuerbach lo rimprovera perché non ne ha considerato la storicità: l'uomo è quello che è a causa della società in cui vive e della sua storia. Inoltre Marx apprezza il concetto della religione nata come alienazione, ma la considera nata non da un uomo astratto, ma (essendo l'uomo storicizzato) da un tipo storico di società. Secondo Marx, infatti, la religione è il prodotto di un'umanità già alienata dal lavoro che in un illusorio aldilà sogna di ottenere ciò che in questo mondo gli è negato ("la religione è l'oppio dei popoli"). La religione quindi non va combattuta con la critica filosofica (come pensava Feuerbach), ma, ancora una volta, cambiando in modo rivoluzionario il mondo. Marx infatti, infine, accusa Feuerbach di aver semplicemente studiato il mondo: ma il mondo, oltre ad essere studiato, bisogna cambiarlo, con la prassi: l'azione rivoluzionaria.

Nella prima parte del Manifesto del Partito comunista, Marx analizza la vicenda storica della borghesia, classe che (al contrario delle statiche classi precedenti) è dinamica e non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione (suo grande merito è, per trovare nuove vie di importo ed esporto, aver unificato il genere umano). Gli sono però sfuggite di mano le forze da essa stessa create, generando terribili crisi tanto che il proletariato (classe oppressa per eccellenza) non può fare a meno di avviare la lotta di classe. Per Marx, dunque, il soggetto della storia è la lotta di classe, che porta sempre ad una rivoluzione che elimina sia la classe degli oppressori sia quella degli oppressi. Egli fa però una distinzione fra classe in sé (insieme di persone accomunate da stessa situazione economico - sociale) e classe per sé (unità autocosciente che lotta in modo solidale): è solo quest'ultima quella che porta alla rivoluzione.




LA SOCIETA' DI DOMANI: Il Comunismo


La rivoluzione mondiale, che verrà innescata dalla concentrazione del capitale nelle mani di una minoranza, dovrà essere eseguita da un periodo di dittatura del proletariato durante il quale la società dovrà trasformarsi da società capitalistica a società comunista attraverso la fase preparatoria della società socialista. La differenza fra questi due tipi di società è la seguente <<nella società socialista, vengono socializzati i mezzi di produzione, secondo la formula "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni"; nella società comunista non vi sono classi sociali, vi è uguaglianza sociale, e non vi è lo Stato, in quanto strumento di oppressione di una classe su un'altra. Essendoci bilancio economico, e poiché l'economia è la struttura che guida le altre sovrastrutture, la società godrà di pace, serenità e con una certezza del futuro.


Ecco come Marx pensa di risolvere i problemi sociali, ma attenzione il suo socialismo non è utopistico ma bensì scientifico. La società comunista dice Marx:<< non ha niente a che fare con l'Utopia di Tommaso Moro e con la Città del Sole di Campanella. Quelli sono sogni ad occhi aperti, la società comunista sarà invece una realtà>>


INTANTO IN INGHILTERRA .


Questi problemi sociali non erano sentiti solo dai puri filosofi, ma in Inghilterra, la tana del leone dell'industrializzazione molti scrittori hanno voluto esprimere prima con il sentimento e poi come "cronaca morale", i disagi che erano presenti. Si hanno così in questo periodo opere in prosa che ritraggono la quotidianità di una società pragmatica e borghese e con l'avvento della civiltà industriale viene sollecitata l'attenzione per i problemi delle classi più umili. Tutto ciò è racchiuso nelle opere di Charles Dickens amante della semplicità e dell'umorismo.

Addentriamoci ora, nelle opere di Dickens. Il tutto è in lingua inglese, per assaporare il meglio del suo fascino puramente britannico.





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