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LA CANZONE DI BACCO di Lorenzo il Magnifico



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LA CANZONE DI BACCO di Lorenzo il Magnifico


PARAFRASI

La canzone inizia con un esclamazione: " Quant'è bella giovinezza che tutta via fugge!"e Lorenzo invita ad essere lieti se si ha voglia di esserlo, perché il futuro non è prevedibile, cioè non c'è la certezza che il domani sia migliore dell'oggi.

Ecco Bacco ed Arianna belli e innamorati l'uno dell'altra; essi sono sempre insieme contenti perché il tempo fugge e inganna. Anche le ninfe e tutte le altre genti, sono sempre allegri e l'autore ripete il concetto già espresso prima che chi può sia pure felice perché tanto del domani non si ha nessuna certezza.

Ammira i satiretti e le ninfe innamorate e questi satiretti hanno preparato degli aguati tra caverne e boschetti e ora, riscaldati da Bacco, cioè accesi dal vino, ballano e saltano continuamente.

Ancora chi vuol essere lieto sia: di doman non c'è certezza.

Dal primo al ventesimo verso, Lorenzo de' Medici ci presenta alcuni aspetti di corteo carnevalesco in cui, i protagonisti sono Arianna e il dio del vino Bacco, attorniati da ninfe e da satiri che ballano, ridono e cantano e soprattutto si lasciano stordire dall'amore. La ha la freschezza di chi si rende conto che la vita è solo un soffio e se c'è l'occasione di essere felici, di essere lieti, è giusto esserlo, perché non si sa ciò che riserva il futuro.



Le ninfe hanno piacere di cadere nelle trappole d'amore, infatti a lui si oppone solo la gente rozza e insensibile.

Sempre nel corteo si vede arrivare su di un asino Sileno, vecchio, ubriaco, felice e anche se non  riesce a stare dritto sulla soma dell'asino, almeno ride ed è contento.

Dietro di lui viene Mida che trasforma in oro tutto ciò che tocca; ma il poeta si chiede a che serve tanto tesoro se non rende felicità? Che dolcezza può provare chi ha continuamente sete.

Dopo aver ripetuto spesso:" chi vuol essere lieto sia: di doman non c'è certazza", il poeta, chiude con un invito. Dice infatti, di aprire bene le orecchie e di ascoltare questo consiglio: di non aspettare il domani, di non illudersi del futuro, perché ora si è giovani, si è vecchi e comunque ognuno, femmina o maschio può vivere il suo presente, può far festa e lasciare da parta ogni pensiero malvagio. Invita tutti ad osannare il vino e l'amore, a suonare, a ballare e a cantare, a far ardere di dolcezza il cuore, a dimenticare la fatica e il dolore, tanto ciò che deve accadere accadrà comunque.

Lorenzo il Magnifico, sempre facendo riferimento al mondo mitologico, nel corteo introduce personaggi come Sileno, il vecchio maestro di Bacco, il re Mida che aveva avuto da Bacco il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava e l'aveva ottenuto come ricompensa per aver ritrovato Sileno e li mette insieme per evidenziare come ci si può divertire anche se vecchi come Sileno e per far notare come la ricchezza diventa inutile se non permette di godere la vita.

La conclusione poi, ci lascia intendere come l'autore è fatalista e quindi invita tutti a cogliere l'attimo, ad essere felici, a godere della propria esistenza, quando c'è la possibilità e non sperare mai nel futuro.


COMMENTO

Lorenzo il Magnifico pur rifacendosi a temi classici, è molto originale nella canzone perché lega insieme il tono popolare della ballata con il concetto filosofico della vita da vivere alla giornata, di godere di ciò che la vita offre. I motivi classicheggianti presi dalla mitologia sono molto attinenti al tema carnevalesco. Infatti esistevano presso i Greci e i Romani i Baccanali, rituali in onore di Bacco che sfociavano in orge. Bacco, dunque, è il vino che accende gli animi e i desideri carnali, Arianna è la famosa sorella del minotauro abbandonata da Teseo e poi consolata da Bacco; Sileno che era stato maestro di Bacco.

Vuole evidenziare la caducità della vita, vuole invitare tutti a dimenticare almeno in un periodo come il carnevale affanni e problemi, per dare sfogo alla propria esuberanza e alle forze istintive del corpo.

In questa canzone, il poeta, riprende in maniera umanistica, il anesimo classico e lo ripropone in maniera popolare e quasi primitiva, evidenziando come culti e riti del passato, che inneggiavano alla vita, si riproponevano come rituali.







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