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La sofferenza di Fiammetta, L'orribile vedova, Calandrino Pregno, Talano da Imola

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La sofferenza di Fiammetta


Fiammetta è una donna malinconica, ombrosa, sognatrice con una grande profondità di sentimenti e di passioni per il suo amore Panfilo da cui è stata abbandonata.

Quest'ultimo è la causa dei suoi tormenti che le provocano un carattere inquieto e l'incapacità di sciogliere i suoi nodi interiori.

Quest'amore vissuto con passione e non più corrisposto la porta ad una frustrazione mentale e fisica per la quale il marito le procura medicine ovviamente trascurando l'origine del suo malessere.

La ragazza incompresa e infelice si abbandona ai sogni e all'immaginazione: invoca il dio del sonno "piacevolissima quiete di tutte le cose" ricordando che sebbene lontano dal desiderio di una fanciulla innamorata, può invece venire in aiuto alle donne infelici e sole come lei.

Ma se prima Fiammetta riusciva a sognare il suo Panfilo in condizione di felicità, ora nei suoi sogni dominano gli incubi, addirittura furie infernali che tentano di spaventarla in ogni modo.



L'orribile vedova




Il racconto "L'orribile vedova" è tratto dal Corbaccio: una raccolta di opere che contiene un totale rovesciamento di tutti i motivi più conosciuti della letteratura cortese.

Quindi il Corbaccio non solo invalida tutta la poetica del Decameron ma sottopone ad un giudizio severo tutte le precedenti dichiarazioni sulle donne e sull'amore, sulla libertà e sulla sessualità gioiosa, facendo apparire quello di Boccaccia un processo di retromarcia.

In questo racconto all'autore appare in sogno l'ombra del defunto marito della donna, che gli rivela la vera natura delle donne e della passione amorosa, e gli descrive in modo realistico spietato la ripugnanza fisica e morale della donna di cui lo scrittore è innamorato.



Calandrino Pregno



Nella nona giornata il tema è libero e Filostrato racconta una storia riguardo Calandrino: un pittore della Firenze trecentesca.

Costui eredita un giorno una ingente somma di denaro a causa della morte di una sua zia.

Gli amici gli chiedono di mettere in comune un po' di soldi per farsi una bella mangiata, ma Calandrino è molto avaro e non accetta perché pensa di impegnare quei soldi nell' acquisto di un podere. I suoi amici allora organizzano una beffa per punire la sua avarizia: fanno credere al povero Calandrino di essere molto malato e lo affidano ad  un medico complice il quale gli diagnosticherà una gravidanza.

Oltre a questo procurano al povero ragazzo un rimedio che consiste nel are una certa somma di denaro per abortire.

Calandrino disperato herà al medico il prezzo richiesto ovviamente non sapendo sono destinati a finanziare una bella scorpacciata a Nello, Bruno e Buffalmacco.

Commento

Boccaccio sceglie per questa novella un personaggio tratto da un contesto sociale particolare: Calandrino fa parte di quelle persone goffe, ingenue che pur essendosi trasferite in città mantengino quell'ignoranza tipica della persone camnole: la terra da coltivare e il podere rappresentano un traguardo. E' per questo motivo, ovvero la capacità di sognare, che viene preso di mira dai comni.


Temi

La beffa ovviamente è al centro dell'intera vicenda, in questa novella ha una finalità sicura e la comicità si raggiunge con il rovesciamento della sessualità.

Un altro tema è quello del piacere materiale: il fine della beffa è quello di godere e  abbuffarsi in comnia.







Talano da Imola



Siamo sempre nella nona giornata, ma questa volta la narratrice è Pampinea che ci racconta una storia bizzarra, circa un certo Talano da Imola e sua moglie.

Talano era un uomo degno d'onore, ma per sua sfortuna ebbe per moglie una donna, sebbene molto bella, scontrosa e sgarbata.

Accadde una notte che a Talano apparve in sogno l'orribile scena in cui un lupo sbranava la moglie lasciandola bruttissima e mutilata nel volto; la mattina seguente consigliò a sua moglie di non addentrarsi nel bosco (per via del sogno, che a suo giudizio era talmente verosimile da poter essere premonitore), ma la donna scontrosamente gli chiuse la bocca e non appena egli uscì lei si diresse nel bosco pensando che suo marito avesse un appuntamento con un'amante.

Quando giunse alla postazione si verificò ciò che Talano aveva visto in sogno e, se non fosse stato per dei pastori a quest'ora Margherita sarebbe morta.

Dopo molte cure i medici riuscirono a guarirla ma i segni del morso rimasero impressi nel suo volto per sempre, e Margherita rimpianse quella sua bellezza persa a causa della sua scontrosità verso il marito.

Commento

Essendo una giornata a tema libero e dato che il fatto centrale della storia è il sogno credo che Boccaccia abbia voluto mettere in risalto non tanto il tema della novella quanto i protagonisti che vivono la storia.

Il narratore racconta una favola in cui gli avvenimenti sono decisi dal carattere dei protagonisti.

Boccaccio ci presenta una donna sgarbata, sospettosa e rozza nel suo atteggiamento aggressivo che vede solo quel piccolo mondo circostante e reale: per esempio interpreta il sogno del marito come un piano per tenerla lontana dal bosco, mentre lui si sarebbe divertito con chissà quale "disgraziata".

Margherita sfida il destino  nel tentativo di cogliere il marito sul fatto, mentre Talano sogna e teme per la salute della moglie; lui crede nella premonizione e che nei propri sogni siano in agguato degli imprevisti.



Peronella

Nella sesta giornata della quale re è il trasgressivo Dioneo, viene raccontata la storia di Peronella: in cui si ragiona di quegli inganni per riuscire ad avere appuntamenti con i propri amanti e raggirare i mariti.

In un tempo lontano un pover uomo di Napoli prese per moglie una bella giovane chiamata Peronella; i due si impegnavano molto per condurre la loro vita come meglio potevano ma i guadagni erano molto miseri. Peronella però conobbe un giovane di bell'aspetto che innamoratosi di lei la provocò a tal punto che divennero amanti.

Avvenne un giorno, mentre i due stavano amoreggiando spensieratamente, che il marito tornò a casa in anticipo; lei per evitare di essere scoperta fece nascondere l' amante in un doglio poi andò ad accogliere il marito rimproverandolo di non impegnarsi abbastanza per mantenerla.

Per enfatizzare ancora di più le sue ragioni raccontò al marito che era riuscita a procurarsi il pane per un mese vendendo la botte ad un ragazzo che al momento vi era all'interno per esaminarla.

Il buon uomo,credendo alla messa in scena fu molto contento e si mise a concludere affari con l'acquirente, il quale però, che non era ancora stato soddisfatto, disse che avrebbe comprato quel pezzo solo se sarebbe stato pulito dalla robaccia che vi era all'interno; in modo da potersi avvicinare a Peronella intanto che il marito era impegnato a raschiare.

Alla fine del lavoro il Ragazzo soddisfatto se ne andò a casa lasciando al marito i sette gigliati.

Commento

La vicenda si svolge in un luogo semplice, come la casa di umili lavoratori, ed è narrata con uno stile comico e leggero; talvolta grottesco e rapido probabilmente per mettere alla prova il realismo della narrazione.

Temi

1 Il tema del tradimento ci viene presentato con ironia e benevolenza grazie all'ambientazione comica della scena.

2 La forza dell'amore e degli impulsi sessuali che governano le azioni dell'uomo.

3 la beffa che è la piena manifestazione dell'arte dell'inganno, è sempre sorretta da specifiche qualità quali la capacità deduttiva , la furbizia, la prontezza di riflessi e la fantasia dei personaggi.

Personaggi

Giannello è un personaggio impetuoso e pieno di ardore. Le sue qualità vengono messe in evidenza dal ricorso ad uno stile grottesco che pone in primo piano il corpo, la sessualità e gli istinti. Come del resto in tutte le novelle del decameron i personaggi sono descritti attraverso le loro azioni.

Il marito è un personaggio buono e ingenuo, anche qui le sue caratteristiche interiori risaltano dalle sue convinzioni che sono totalmente in contrasto con l'evidenza dei fatti.



Il re e lo stalliere


Questa novella, narrata da Pampinea, è ambientata all'epoca del re longobardo Agilulfo e della regina Teodolinda.

Il protagonista è uno stalliere, uomo di natali umilissimi, ma di bell'aspetto e di grandi qualità interiori.

Era al servizio della regina e di essa si innamorò perdutamente, ma da uomo saggio non le rivelò in alcun modo i sui sentimenti. Col passare del tempo nascondere il desiderio nei confronti della donna amata era diventato per lui insostenibile al punto di desiderare la morte.

Voleva però un tipo di morte che rendesse esplicito l'amore che provava per la regina e concluse  che la sua morte poteva essere tale da permettergli di soddisfare il suo desiderio.

Così una notte somigliante al re nel vestire e negli atteggiamenti entrò nella camera della regina e consumò il suo desiderio amoroso, dopodiché tornò al suo alloggio.

Quando la stessa notte il re fece visita alla moglie la trovò stupita di "rivederlo", alchè realizzo che era stata ingannata.

Per evitare lo scandalo non disse niente ma andò a cercare direttamente l'impostore; quando lo trovo, riconoscendolo dalle pulsazioni cardiache accelerate non fece altro che tagliargli una parte di capelli per poterlo riconoscere la mattina seguente.

Lo stalliere però si accorse del piano e astutamente andò nelle stanze di tutta la servitù rasandoli allo stesso modo.

L'indomani il re non poté fare a meno che riconoscere l'ingegno del ragazzo avendogli impedito in questo modo di punirlo.

Temi

Sicuramente l'industria dello stalliere che tagliando i capelli della servitù dimostra al proprio re di combatterlo con le sue stesse armi, inoltre il re esibisce il suo ingegno quando giunge alla saggia decisione che il silenzio avrebbe giovato a tutti.

Un altro tema è l'ideale dell'amore cortese attraverso il quale si compie un rovesciamento di gerarchie sociali: anche un uomo umile che però è dotato di intelligenza e furbizia può raggiungere l' oggetto del suo desiderio.

Ultimo tema è la beffa: lo stalliere si prende gioco del re imitandolo nell' abbigliamento, e anche in una successiva lotta di stratagemmi con lo stesso re.

Personaggi

Lo stalliere è un uomo caparbio e furbo e desidera morire per amore della sua regina, ma nel contempo vuole ottenere la sua soddisfazione. In questo personaggio sono presenti sia gli ideali della società cortese sia gli atteggiamenti sfrontati e irriverenti dei personaggi boccacciani.

Il re Agilulfo è un personaggio che racchiude saggezza intelligenza e furbizia: lo si capisce nel modo in cui cerca di sistemare un "fattaccio" senza perdere il proprio onore e quello della sua regina.


La Lupa

Nel villaggio dove viveva la chiamavano la Lupa perché ella non era mai sazia delle relazioni che aveva con gli uomini e le altre donne avevano paura di lei perché ella attirava con la sua bellezza i loro mariti e i loro li anche se li guardava soltanto. La li, Maricchia, soffriva per questo perchè sapeva che non avrebbe trovato un marito. Una volta la Lupa si era innamorata di un giovane, Nanni, che mieteva il grano con lei, e lo guardava avidamente e lo seguiva; una sera gli dichiarò il suo amore e lui rispose che voleva in sposa Maricchia, ella se ne andò via per ripresentarsi ad ottobre per la spremitura delle olive e gli offrì in sposa Maricchia e Nanni accettò, ma sua lia non ne voleva sapere ma la costrinse con le minacce. Maricchia aveva già dato dei li a Nanni, e la Lupa aveva deciso di non farsi più vedere, anche perché lavorava molto durante la giornata. Un pomeriggio caldo svegliò Nanni che dormiva in un fosso e gli offrì del vino, ma egli la pregò di andarsene via, ma lei tornò altre volte incurante dei divieti di Nanni.
Maricchia era disperata e accusava al madre di volerle rubare il marito e andò anche dal brigadiere e Nanni lo supplicò di metterlo in prigione pur non rivedere la Lupa, ma ella non lo lasciava in pace. Una volta Nanni prese un calcio al petto da un asino e stava sul punto di morire, il prete si rifiutò di confessarlo se la Lupa fosse stata là, ella se ne andò ma, visto che Nanni sopravvisse ella continuò a tormentarlo e lui alla fine la minacciò di ucciderla. La Lupa gli si presentò ancora davanti e Nanni la uccise, senza che lei opponesse resistenza.

  • La fabula e l'intreccio coincidono poiché i vari eventi della novella sono legati da rapporti logici temporali e causali e inoltre l'autore non utilizza delle tecniche come analessi o prolessi che sono indice di un intreccio diverso dalla fabula.

Personaggi

La protagonista della novella è la Lupa, anche se il suo vero nome è Pina, ma questo è un soprannome molto azzeccato poiché ci rappresenta l'insaziabilità sessuale della protagonista, sempre intenta ad andare dietro agli uomini per cui provava solo ed unicamente attrazione fisica, perché quello che cercava lei non era l'amore ma il piacere. La Lupa era alta e magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna eppure non era più giovane, e sembrava avesse la malaria addosso, era pallida e aveva delle labbra rosse e fresche. La Lupa è un personaggio fuori da ogni regola morale e sociale, per questo temuta proprio perché il suo unico scopo nella vita era quello di soddisfare la sue voglie e perciò è disposta a mettere in gioco tutto della sua vita; per legare comunque a sé Nanni costringe la lia a sposarlo e anche dopo il matrimonio lei continua a corteggiare il genero, non considerando minimamente sua lia. La Lupa herà con la morte la sua passione per Nanni, che esasperato dalla corte continua a cui era sottoposto dalla suocera arriverà alla decisione di ucciderla. La Lupa lavorava sodo per mantenersi, quindi sgobbava come qualsiasi altro bracciante e quindi avrebbe potuto ottenere il rispetto di tutti, ma visti i suoi comportamenti che anche oggi sarebbero considerati anche troppo libertini, per la società di allora erano considerati come qualcosa di demoniaco e quindi di cui si doveva avere paura, perciò spieghiamo l'emarginazione della Lupa.

Libertà

Verga in questa novella rivive la vicenda di Bronte dopo la rivolta della povera gente che voleva dividere le terre dei ricchi, alcuni sventolavano un fazzoletto rosso dal campanile e altri gridavano nella piazza più grande la parola 'Libertà'. Don Antonio fu ucciso mentre cercava di fuggire e mentre passava a miglior vita si chiedeva perché lo stessero facendo. Anche il reverendo anche supplicava di non essere ucciso. Don Paolo fu ucciso davanti casa, sotto gli occhi della moglie che aspettava un po' di minestra da suo marito per sfamare i cinque li. Neddu, il lio del notaio, fu ucciso nel modo più terribile possibile, infatti era ancora cosciente quando gli fu vibrato il colpo finale. Egli era già ferito quando supplicò i garibaldini di non ucciderlo e un boscaiolo, lo ammazzò per pietà e si giustificò dicendo: 'Tanto sarebbe stato un notaio, succhiasangue anche lui!'. 
Si faceva strage di chiunque fosse ricco, perciò la baronessa aveva fatto fortificare la sua abitazione e i suoi servi per vender cara la pelle sparavano contro la folla, che comunque non si demoralizzò e sfondò il cancello, dando la caccia alla donna nella sua villa. Infine fu scovata con i suoi tre li tutti furono trucidati. La follia della gente si placò soltanto a sera, quando la pazza folla diminuì consistentemente. La Domenica dopo non fu celebrata messa e si pensò a come dividere le terre, ma tutti si guardavano in cagnesco perché non sapevano come fare, infatti non c'erano periti per misurare la grandezza dei lotti di terreno, notai per registrare la proprietà, e così via.
Il giorno successivo si apprese che il generale Nino Bixio stava venendo a fare giustizia, cosicché molti scapparono e fecero bene, poiché egli appena arrivato fece fucilare alcuni rivoltosi, poi vennero i giudici, che interrogarono i colpevoli e li portarono in città per il processo, che andò per le lunghe. Le cose in paese tornarono come prima, infatti i ricchi avevano le loro terre e i poveri dovevano lavorarvi per guadagnarsi il pane quotidiano, visto che i benestanti non le avrebbero neanche toccate. Il processo andò per le lunghe e alla fine tutti gli imputati furono ascoltati da una giuria composta dai ricchi e dai nobili, i quali ogni volta pensavano di averla scampata bella e si rallegravano di non essere nati e vissuti a Bronte. Infine fu pronunciata la sentenza e un carbonaro a cui erano state rimesse le manette era rimasto sbigottito perché non aveva assaporato la libertà di cui avevano tanto parlato.

  • La fabula e l'intreccio coincidono perché i fatti narrati sono legati da rapporti temporali e causali, non c'è traccia dell'uso di tecniche narrative come l'analessi che indicano una non coincidenza fra fabula e intreccio.

Il protagonista

Il protagonista di questa vicenda è il popolo di Bronte inteso come la massa, tutte quelle persone che hanno partecipato alla rivolta. Quest'evento storico che Verga narra nella sua novella è ricordato come 'I fatti di Bronte', ed è una reazione del popolo siciliano all'inganno garibaldino. In questa novella il popolo è una massa in cui uno dice e gli altri seguono, magari fanno delle azioni che non avrebbero voluto mai compiere da soli, ma sono stati trascinati dall'euforia di quei momenti. Il popolo di Bronte verghiano è simile per certi aspetti a quello milanese manzoniano durante la rivolta del pane, entrambi accomunati da una situazione disperata che opprime e alla fine trova come unico sfogo la rivolta armata. Tutto ciò cela un'ignoranza del popolo, che non riesce a risolvere certe questioni con l'intelletto, ed è stato proprio l'ignoranza dei più poveri su cui si è fondato il potere dei ricchi.



L'eresia catara

In questa novella, si parla di un professore di nome Bernardino Lamis. Egli è un professore di storia delle religioni in un'università. Il suo corso non è molto seguito, infatti, ci sono solo due suoi fedeli alunni: Ciotta e Vanicoli. Un giorno Lamis annuncia ai suoi due fedelissimi che nella prossima lezione avrebbe parlato dell'eresia catara. Il giorno della lezione i suoi due alunni non riuscirono ad andarci a causa del bruttissimo temporale che era in corso quel giorno.

Lamis giunto nella sua aula, inizia la lezione meravigliato del fatto che ci fosse così tanta gente ad ascoltare la spiegazione. Ma il professore, che ormai ci vedeva veramente poco, non si era accorto che quelli a cui stava parlando non erano alunni, bensì cappotti appesi lì nella sua aula per farli asciugare dall'acqua.

Ciaula scopre la Luna

Una sera i picconieri volevano smettere di lavorare senza aver finito il carico predefinito ad ogni giornata. Il capo -Cacciagallina- li richiamò ma non riuscì ad imporsi su nessuno di loro, riuscì però ad agguantare "Zi'Scarda" e il suo caruso. Minacciatili, li fece lavorare tutta la notte per portare a termine il lavoro. Finito il lavoro "zi'Scarda" fece portare il carico fuori dalla cava da "Ciaula" il suo caruso. Ciaula, chiamato così perchè emetteva dei suoni simili a quelli di una cornacchia, era un uomo sui trent'anni con dei seri problemi mentali. In piùn aveva molta paura del buio, di conseguenza ci mise molto a portare il carico fuori dalla cava. Uscito d questa, si mise a fissare la luna come se non l'avesse mai vista. Lui sapeva  cosa era, ma come tante cose si sanno non vi aveva dato importanza. Infatti,cosa poteva importare a Ciaula se in cielo ci fosse la luna? Ma ora era li che la scopriva, e in estasi cadde a sedere sul carico mettendosi a piangere.









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