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L'uomo e il Bisogno di conoscenza



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L'uomo e il Bisogno di conoscenza



Ulisse rappresenta l'aspirazione all'assoluto, è un personaggio moderno affamato di conoscenza.

Egli può essere ritenuto come l'exemplum dell'uomo dell'umanesimo, insofferente ai dogmi e ai limiti imposti dalla divinità, arso dal desiderio di sconfinare in nuove verità, di raggiungere un qualcosa di sconosciuto, sicuro del fatto che può ricavarne soddisfazione e apamento.

Essendo tale, egli si contrappone al modello di uomo medioevale, chiuso nelle sue certezze sul mondo e sulla divinità.

Lo stesso Dante, modello di uomo medioevale per eccellenza, mosso da una forte religiosità, interpreta la volontà di spingersi oltre i confini delle proprie possibilità, come un atteggiamento folle, di sfida e di arroganza, giungendo ad inserire Ulisse ne La Divina Commedia in cui viene punito nella bolgia dei consiglieri fraudolenti.

Qui Ulisse si distingue nettamente dalle anime precedentemente incontrate nel cammino di Dante poichè egli non è esplicitamente consapevole del peccato commesso. L'evento tragico che lo caratterizza è pertanto il suo naufragio, episodio che il personaggio ritiene accidentale, ma che rappresenta invece il compiersi del volere di una divinità intenta a negargli quella conoscenza cui era mai stato permesso ad alcun uomo di avvicinarsi.



L'episodio del naufragio ha pertanto funzione di monito verso tutti coloro che utilizzano l'ingegno per compiere grandi imprese senza essere appoggiati dalla fede; tuttavia Dante ammette che è proprio il desiderio di conoscere che caratterizza gli uomini, infatti vivere privi di questa bramosia costituisce non un'esistenza umana, bensì un' esperienza selvaggia tipica degli animali. Del resto anche lo stesso Dante compie un viaggio oltre i propri limiti, tuttavia non è caduto nell'errore di seguire il suo ardore senza guida divina.

Il fervore di esplorare nuovi orizzonti ha spinto Cristoforo Colombo a varcare le Colonne d'Ercole per raggiungere le Indie passando per Occidente ed è stato il responsabile della casuale scoperta dell'America.

Lo stesso ha condotto Galileo Galilei ad effettuare importantissime rilevazioni per la comprensione dei meccanismi che regolano le strutture cosmiche, numerosi astronauti alla scoperta dei cieli.


D'altronde domande come "Chi siamo?", "Come siamo nati?", "Qual è il nostro fine?", hanno un'origine antichissima e 

molteplici sono le posssibilità che l'uomo possiede per raggiungere il processo di conoscenza e per rispondere a questi interrogativi; tra queste spicca la filosofia, nota come amore per la sapienza.

In un certo senso possiamo affermare che le conoscenze fondamentali scaturiscono dalla meraviglia suscitata nell'uomo dalla contemplazione del creato;questo accade proprio nei bambini che, entusiasmati da ciò che li circonda, manifestano la loro curiosità e il desiderio di conoscere con innumerevoli "Perchè?" come quando vedono un uccello volare, sentono il profumo dei fiori e vedono la pioggia.

In sostanza, il desiderio di conoscere è un bagaglio che ci portiamo dietro fin dalla nascita, che inizia a manifestarsi con l'apprendimento delle prime parole.

In tal proposito ricordiamo il pensiero di Aristotele il quale riteneva che il fine ultimo dell'uomo fosse la conoscenza disinteressata della verità, ovvero egli, proteso per natura a conoscere, desidera sapere il senso della sua esistenza non indirizzandolo ad un progetto predeterminato.


Un problema che ci portiamo dietro fin dall' Umanesimo è quello di conciliare il cammino di ricerca con le verità della chiesa. Ricordiamo il lungo dissidio creatosi tra le rilevazioni scientifiche di Galileo Galilei e le verità riportate nelle sacre scritture.

Oggi in cui la ricerca scientifica ha raggiunto livelli indicibili e le sue mire sono piuttosto delicate, la nostra società è invasa da numerosi dibattiti di natura etica e morale.

Ci si domanda se sia giusta la clonazione, l'inseminazione artificiale,  ovvero comportarsi "da Dio" o restare schiavi del nostro destino scritto dalla divinità.


Dal passato sino ad oggi ci si interroga infatti sul come sia possibile pensare che la terra sia uno dei tanti pianeti del cielo, successivamente se sia giusto considerare l'uomo, un tempo ritenuto come creatura divina per eccellenza, un semplice animale che si è evoluto per sopravvivere in un ambiente ostile, se sia oltraggioso produrre macchine che imitino o superino l'intelletto umano, se non sia empio cercare di duplicare in laboratorio le forme di vita.

Secondo me l'interrogativo principale è quello di chiedersi se i vantaggi apportati da una data scoperta superano gli incovenienti proprio perchè la conoscenza e la verità sono atte a migliorare e non a peggiorare le condizioni di vita.


Oggigiorno l'uomo legge il giornale per conoscere i fatti di cronaca, parte per l'Africa per conoscere una nuova cultura, si dà al paracadutismo per conoscere nuove emozioni, tutto è mosso dalla bramosia di conoscere; se vogliamo, possiamo considerare questa come la stessa causa che ci spinge banalmente ad andare a vedere uno spettacolo, a leggere libri e a fare nuovi incontri.


Il bisogno di conoscenza è parte integrante delle nostre esigenze quotidiane infatti senza di esso l'uomo ricadrebbe nella ripetitività e diventerebbe incapace di un'esistenza veramente intima e personale.










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