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NON RECIDERE, FORBICE QUEL VOLTO

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NON RECIDERE, FORBICE QUEL VOLTO

PARAFRASI


Non tagliare, forbice, quel viso,

Solo che si dirada nella memoria

Non far diventare lo sforzo che trattiene l'immagine del viso che mi ascolta, l'incapacità di distinguere i ricordi.

Cala il freddo . il colpo è secco e deciso

E l'acacia abbattuta si scrolla di dosso il corpo della cicala

Nella prima melma di novembre.


METRICA E ANALISI


la poesia è composta da settenari, endecasillabi e dodecasillabi. Ci sono alcuni esempi di  consonanze, assonanze e rime nel testo.

Nella prima quartina si trovano due parole-chiave: forbice e nebbia.

La forbice assume, secondo me, il significato simbolico dell'antagonista (che viene supplicato dall'autore); mentre la nebbia crea una sensazione di dispersione e oblio, facendo perdere al poeta tanti ricordi.La recesione vuol far capire che Montale, nonostante la supplica all' antaginista(cesoie), viene privato persino della donna che ama. Nel testo si fa riferimento al fraddo, che assieme alla nebbia, danno un'idea di forte solitudine e debolezza. Anche l'acacia "ferita" e il guscio di cicala che cade a terra rafforzano questo stato d'animo.L'avvio della lirica è un'invocazione, quasi una supplica, alla fobice ( ura del tempo), affinchè non separi con un tagli netto il poeta dal volto solo che resiste nella sua memoria. L'indicativo negativo è carico di significato simbolico: la perdita della memoria rappresenta l'impoverimento della vita e sottinende anche lo spettro della morte




Commento


Quando Montale scrisse questa lirica, in lui era ancora molto forte il ricordo di Drusilla, della sua amata che ora però era morta. Poiché il tempo di solito rimedia ad ogni dolore, Montale prega alle forbici del tempo di risparmiare quest'ultima immagine piacevole che ancora ha nella sua mente. Implora di non far diventare quel dolce viso una nebbia, che lo avvolgerà per sempre. I termini che usa Montale sono davvero efficaci poiché sia le forbici, che la nebbia provocano, a mio avviso, nell'animo del lettore la stessa angoscia che provava il poeta in quel momento. Poi, all'improvviso c'è tutto un freddo, forse inteso come quello delle gelide lame delle forbici, che con un solo colpo, deciso, stacca la cima di un albero, di un acacia che ora è ferita proprio come lo stesso Montale. E, quest'acacia ferita, lascia cadere dal ramo un guscio di cicala che rotola nella fanghiglia autunnale. Anche in questa metafora Montale esprime tutti i suoi sentimenti poiché allo stesso modo in cui la cima, cadendo, porta con sé il guscio nel fango, anche l'immagine di Drusilla (il guscio di cicala), venendo dimenticata, porta via al poeta l'unico barlume di felicità, svanendo nella desolazione di una vita priva di ricordi dolci.





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