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Natalia Ginzburg - Lessico Famigliare

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Autore: Natalia Ginzburg

Titolo: Lessico Famigliare

Pubblicazione: 1963, Einaudi Editore

Genere: Biografia

Frasi rilevate:
- ina 147: "La guerra, noi pensavamo che avrebbe immediatamente rovesciato e capovolto la vita di tutti. Invece per anni molta gente rimase indisturbata nella sua casa, seguitando a fare quello che aveva fatto sempre. Quando ormai ciascuno pensava che in fondo se l'era cavata con poco e non ci sarebbero stati sconvolgimenti di sorta, né case distrutte, né fughe o persecuzioni, di colpo esplosero bombe e mine dovunque e le case crollarono, e le strade furono piene di rovine, di soldati e di profughi. E non c'era più uno che potesse far finta di niente, chiuder gli occhi e tapparsi le orecchie e cacciare la testa sotto al guanciale, non c'era. In Italia fu così la guerra."

- ina 164: "Il mondo appariva invece, dopo la guerra, enorme, in conoscibile e senza confini. Mia madre riprese ad abitarlo come poteva. Riprese ad abitarlo con lietezza ,perché il suo temperamento era lieto.[ . ] Mia madre guardò lo sfacelo del passato senza lagrime, e non ne portò il lutto."

Riassunto:
Lessico famigliare è un libro che narra le vicende di una famiglia ebrea e antifascista durante il regime nazifascista in Italia. Racconta la storia dei Levi, di cui l'autrice è l'ultima di cinque li. Con assoluto rispetto della verità, e, per certi versi, mantenendo l'incanto della fanciullezza, l'autrice non solo ripercorre con la memoria le vicende dei suoi cari, ma ne fissa per sempre anche il linguaggio , i motti, le abitudini radicate


Soprattutto quelle del padre autoritario, che poco tollerava nelle conversazioni e nelle abitudini della sua famiglia. La Ginzburg ricorda i numerosi trasferimenti della sua famiglia, da Palermo dov'è nata, a Torino, dove ha vissuto parte della sua vita con i genitori. Ricorda la sua casa molto affollata durante la guerra dove, oltre alle persone che aiutavano in casa, venivano invitati solo antifascisti. Tra loro anche i nomi di Turati, che i Levi hanno ospitato quando era ricercato, e la Kuliscioff, e molti altri. Poi i suoi fratelli, sia per l'influenza del padre, sia per conto proprio, diventarono cospiratori; Alberto era, più che un cospiratore, un confidente dei cospiratori. Gino venne infatti arrestato come cospiratore, e Mario riuscì a salvarsi grazie a una fuga dalla polizia e a rifugiarsi in Francia, dove visse durante la guerra. Un libro molto interessante, fatto di conoscenze famose, comuni e fughe e arresti, fatto di ricordi per l'odiosa montagna a cui tutti i Levi erano costretti perché il padre voleva "skiare". Un libro che la Ginzburg si era già proposta di fare fin da bambina, annotando le espressioni del padre, e le espressioni che la madre aveva ricordando il collegio, o le amiche di infanzia, o le liti dei fratelli, che ogni tanto si picchiavano. Un linguaggio che a poco a poco si inserisce nel cuore del libro, e che il lettore inizia ad apprezzare e afferrare al volo, un linguaggio che diventa, appunto, famigliare.




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