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PIRANDELLO E LA DEFORMAZIONE DEL REALE



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PIRANDELLO E LA DEFORMAZIONE DEL REALE


La vasta produzione di Pirandello, ha alcuni elementi comuni con quella che si può definire "La tendenza a deformare la realtà", e svelare il rapporto ambiguo tra il reale e l'apparenza.

Difatti, i personaggi di Pirandello si ritrovano all'interno di vicende che appaiono paradossali e inverosimili, ma che rivelano un carattere comune e quotidiano.

E' il caso della novella intitolata "La Carriola", dove uno stimato avvocato, vittima di una conseguenza di condizione esistenziale diventata insostenibile, gioca con il suo cagnolino, comportandosi come uno dei suoi li.

Un altro è il caso della novella "La Patente", dove un giudice ritrova una querela, all'interno della quale, il querelante vuole essere sconfitto in tribunale, usando questa sconfitta per riprendersi un posto nel mondo, dopo che le varie superstizioni popolari lo avevano allontanato ed emarginato.

Poi il romanzo "Il Fu Mattia Pascal", è basato sull'assurdità del protagonista, che si sente morto quando indossa i panni della sua vera identità, e si sente vivo quando assume un'identità di qualcuno che non è mai esistito.



Si può dedurre, da questi suoi brani, che per Pirandello l'apparenza nasconde una soffertissima situazione, che ogni uomo porta ogni giorno su di una maschera, la quale altera la sua reale fisionomia.

Ma la vera deformazione della realtà dell'uomo, è costituita dai ruoli, che ognuno, gioca obbligatoriamente nel mondo, senza lasciare spazio alla vera e propria identità.

In seguito Pirandello, ci dice che il dolore e la sofferenza accomnano sempre l'uomo, nella sua vita quotidiana.


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