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RECENSIONE Il Circolo Dante, Matthew Pearl



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RECENSIONE

Titolo: Il Circolo Dante

Autore: Matthew Pearl

Edizione: Rizzoli

Luogo e data di pubblicazione: USA 2003

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In uno scenario fatto di razzismo, problemi del dopoguerra, xenofobia, corruzione, tradizionalismo e cultura, un singolare e crudele assassino entra in azione. Ma stavolta le armi e la determinazione dei poliziotti non bastano a scovare quell'uomo misterioso, c'è bisogno di tutt'altra abilità: una vasta conoscenza della “Divina Commedia” e del suo autore, Dante. Per questo i veri investigatori del romanzo sono un gruppo di illustri professori e letterati che si lanciano in questa pericolosa e intricata avventura contro il presunto “Lucifero” che punisce i peccatori sul modello dantescoe a questo puntocontinuare a proteggere l'antico poeta italiano e la loro traduzione della Commedia o tirare se stessi fuori dai guai lasciando il caso alla polizia?


Intrighi, storia, colpi di scena e suspencesono tutti contenuti nell'avvincente romanzo “Il Circolo Dante”. Grazie ai dati accurati (e spesso storici) che l'autore ci fornisce su luoghi e personaggi, il lettore ha davvero l'impressione di vivere in prima persona nella lontana Boston del 1865, avventurandosi in loschi quartieri e pericolose missioni alla ricerca dell'omicida. La narrazione scorre sempre più veloce, senza badare troppo alle descrizioni degli ambienti o dei personaggi, soffermandosi invece sulla vita passata dei protagonisti e delle ure minori tra il rapido susseguirsi degli avvenimenti. Questa scelta dell'autore ha contribuito a creare, a mio parere, la narrazione perfetta, perchè non annoia e aiuta il lettore a capire le motivazioni dei comportamenti degli uomini, le conseguenze che ogni evento ha sul nostro futuro. L'abilità del poeta sta anche nel riuscire a farci capire ed amare Dante, che nella nostra mente si svincola totalmente dal noioso libro di scuola o dall'ingiallita ina di enciclopedia e prende vita, diventa un uomo in cui possiamo davvero immedesimarci, un eccellente poeta che scrisse un eccellente poema.



L'unico neo del romanzo è forse la parte iniziale, che risulta un po' pesante ed anche disgustosa nelle particolareggiate descrizioni del cadavere. Nonostante il mio giudizio sono certa che un esordio del genere fosse indispensabile: la noia è dovuta al fatto che l'autore ci spiega più storie contemporaneamente ed è quindi un po' difficile comprendere, ma dopo le prime 100 ine si iniziano a chiarire le vicende; la ripugnante rappresentazione del morto è voluta, perchè anche Dante, nell'Inferno, rafura i dannati e le pene che scontano spesso in modo crudo, creando un'atmosfera spaventosa e riprovevole.

Un altro elemento che ho trovato molto interessante è lo sfondo storico in cui si svolgono i fatti. Si incontra infatti un fastidioso razzismo nei confronti dei neri, mentre molti dei grandi ricconi della società si ostinano a ritenere le loro cultura e tradizioni nord-americane perfette e intoccabili e accusano gli stranieri di contaminarle, dimenticandosi delle loro giovani e straniere origini. Ciò avviene in particolare nell'università di Harvard, dove i fellows si chiudono nelle loro idee, scartando a priori quelle nuove. Quanto conservatorismo! Leggendo di simili comportamenti, avrei voluto che all'improvviso spuntasse un professor Keating (L'attimo fuggente) che cambiasse le cose, magari non nella scuola o nel mondo,ma perlomeno negli animi degli studenti! Gli ideali culturali e religiosi però, non sempre erano (e ancora sono) tali per un fatto di veri pensieri personali, e spesso erano la conseguenza di qualcosa che aveva ostacolato i propri fini o vantaggi (“Nessuno dei ministri unitariani aveva perdonato il comportamento degli operai bostoniani colpevoli di aver appiccato il fuoco a un convento cattolico dopo che, secondo i testimoni, alcune ragazze protestanti erano state rapite e rinchiuse in prigioni sotterranee per essere costrette a prendere il velo. I ribelli avevano scritto con il gesso: “all'inferno il papa!” sulle macerie. Quelle parole non erano tanto un messaggio di disapprovazione nei confronti del Vaticano, quanto un avvertimento agli irlandesi che, sempre più spesso, rubavano loro i posti di lavoro.”).



Poi viene un aspetto ancora tanto vivo ai giorni nostri: la corruzione. Le persone che agiscono per denaro, e finalizzano le proprie azioni ai propri interessi calpestando onore e fedeltà, sono sparse davvero in ogni parte del romanzo. Ed infine il vero male, la causa di tutto. La guerra. La  narrazione delle battaglie dal punto di vista di Galvin, l'assassino, ci fa vivere il conflitto tra nordisti e sudisti da dentro, non dall'esterno come l'avevano vissuto gran parte dei ricchi. Definirei questa una delle parti più belle del libro. Vediamo con i nostri occhi le atrocità dei soldati che sparavano senza pietà, uccidevano nei modi più crudeli, lasciando distese di cadaveri in via di putrefazione. La guerra aveva portato alla pazzia, qualcosa a cui pochi soldati, di quei già pochi sopravvissuti, sarebbero riusciti a sottrarsi. Sivano emozioni come odori, sapori e rumori secondo Galvin, e tutto diventava confuso, quasi fosse un incubo, non combatteva per una parte,combatteva e basta. Tutto il romanzo si incentra sulla ricerca dell'assassinodavanti all'orrore della guerra, allora,ci si chiede come innumerevoli e simili (per crudeltà) omicidi potessero restare impuniti, mentre Galvin era considerato un pazzo. Eppure lui non aveva fatto nulla di nuovo: quelle punizioni “le aveva viste tutte,in misura maggiore o minore, a Boston e sui campi di battaglia di tutta la nazione”. Ecco perchè ho scorto nella guerra il vero colpevole, non nel singolo uomo.

“Il Circolo Dante” è un thriller che non solo diverte, ma insegna,stupisce, fa riflettereed è adatto a tutti, anche al meno esperto conoscitore di Dante, poiché tutto viene raccontato senza niente di implicito, anche se una discreta conoscenza del poeta e delle sue opere aiuta ad avvicinare alla storia il lettore che può cercare di comprendere qualcosa anche da sé prima che venga svelata!

Voto: 9/10






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