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Rosso Malpelo

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Rosso Malpelo


Durante il periodo della seconda guerra d'indipendenza, in Italia si diffonde il verismo, una nuova corrente letteraria, che si affermerà anche nei primi anni del '900.

Il termine Verismo deriva dalla parola vero e può essere definito come tentativo di rinnovamento della letteratura e scrittura italiana, prendendo spunto dal modello espressivo offerto dal positivismo e dal naturalismo francese e applicandone i criteri e i principi alle condizioni di società e della cultura del nostro paese. Secondo gli scrittori veristi, l'autore, ha il compito di riprodurre la realtà cosi com'è, senza giudizi o commenti di natura personale. Infatti, la caratteristica essenziale del Verismo italiano è proprio l'impersonalità, secondo  la quale l'autore annulla la sua presenza sull'opera e fa sì che la voce narrante regredisca fino a coincidere con il punto di vista dei personaggi stessi. Tale peculiarità si nota principalmente nelle opere di un autore siciliano, Giovanni Verga.



La raccolta di novelle Vita dei campi, composta tra il 1878 e il 1880, inaugura la nuova impostazione narrativa di Verga dopo la sua conversione al Verismo. I racconti che ne fanno parte sono incentrati su ure caratteristiche dell'umile mondo dei contadini e dei pescatori siciliani: in esse l'autore trasferisce gli stessi travolgenti sentimenti che avevano animato i protagonisti raffinati e mondani della sua prima stagione. Tuttavia, nei personaggi delle novelle, costretti ad affrontare la vita nelle sue realtà più crude ed immediate, sempre perseguitati da una sorte ingrata, le passioni primitive anche se inducono alla rovina, acquistano una straordinaria ed eroica fierezza. Tale aspetto è reso ancora più evidente dall'ormai affinata tecnica dell'impersonalità.

La novella Rosso Malpelo è considerata una delle prove più alte della produzione verghiana e, forse, quella in cui le caratteristiche della narrativa verista, dall'uso del discorso indiretto libero all'eclisse dell'autore, sono maggiormente presenti.

Rosso Malpelo è un povero ragazzo ritenuto da tutti malizioso e cattivo perché aveva i capelli di color rosso. Costretto a lavorare, in condizioni di estremo disagio, in un a cava di sabbia, dove precedentemente lavorò anche il padre e dove questi morì, travolto da della terra durante un lavoro notturno. Rosso Malpelo appare abbrutito dalle rigide leggi della lotta per la sopravvivenza, dove il più forte vince sul più debole. Egli, però, non soltanto non fa nulla per smentire il pregiudizio della gente, ma anzi lo riconferma volutamente, sostituendo il suo istinto di ribellione con una violenza talvolta sadica. Eppure, nel fondo della sua coscienza, vi è un fluire travolgente di sentimenti, dolorosamente maturati durante la sua tragica esistenza: dalla morte del padre alla perdita del suo unico amico Ranocchio.

Oltraggiato dalla violenza della vita e dei propri simili, Rosso Malpelo sceglie di avviarsi coscientemente incontro alla morte, unica liberazione per chi, come lui, è stato condannato all'infelicità, prima ancora che dagli uomini, dalla sua stessa origine sociale.

La tecnica narrativa presente nel racconto interpreta la visione crudele e distorta del mondo contadino, ben lontano dalle convenzionali immagini dei romanzi ottocenteschi. Ogni sentimento di Malpelo, la nostalgia per il padre, l'unico ad averlo amato, la pietà dell'amico Ranocchio, il senso di giustizia di gran lunga superiore a quello dei suoi conterranei, viene deformato e contribuisce a creargli intorno un'atmosfera di violenza e rifiuto più o meno espliciti.

Del resto il ragazzo dimostra, a suo modo, di aver compreso le leggi che regolano il disgraziato mondo in cui vive, alle quali è capace di resistere grazie alla forza morale di cui è dotato; leggi, però, che stritolano il piccolo Ranocchio, destinato a morire, malgrado i severi insegnamenti del suo comno. Alla fine anche Malpelo è destinato a cadere sotto le grinfie di un destino non modificabile, ma la sua fine ha qualcosa di epico e di solenne: infatti lui, e lui solo, ha capito di non poter intervenire sui meccanismi di una realtà in cui tutti sono prima o poi vinti, per tal motivo conservando la sua dignità morale si rassegna.

La novella, da un lato, è anche un documento storico in quanto in essa affiorano caratteristiche peculiari della società del tempo: sfruttamento minorile , infanzia negata , i li come forza lavoro , disumanizzazione a causa della società ( la madre di Malpelo non ricordava neanche il suo nome di battesimo ). Un mondo quindi di tipo quotidiano e comune a tutti noi, anche se inserito in un diverso periodo storico










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