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SAGGI BREVI - Lo scienziato di fronte al progresso



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:: SAGGI BREVI ::

La scienza: dubbi e paure dello scienziato

  • Titolo: Lo scienziato di fronte al progresso.
  • Destinatario: rivista scientifica Newton

Il sapere scientifico ha conosciuto nel corso del ventesimo secolo un inarrestabile sviluppo e profonde modificazioni nell'applicazione pratica delle conoscenze. La diffusione della cultura su larga scala, il progresso tecnologico e le grandi innovazioni hanno delineato un clima di fiducia nelle possibilità dello scienziato e più in generale dell'uomo. Pertanto la scienza dandoci gli strumenti per spiegare e conoscere il reale ci consente anche di dominarlo asservendolo ai bisogni dell'uomo. Sebbene sia un ideale positivista, nasconde il fatto che il progresso delle scienze naturali è avvenuto sullo sfondo di paure e sospetti. Infatti, una nuova scoperta scientifica pur producendo effetti positivi dal punto di vista economico e sociale può comportare conseguenze pratiche e morali imprevedibili, se non catastrofiche. La ragione umana, quindi, non è ancora riuscita a piegare le forze della natura e deve riconoscere che ci sono ancora un'infinità di cose che la sorpassano.
Ciononostante, bisogna ammettere che la scienza ha fatto passi da gigante in tutti i campi e nelle più svariate applicazioni, suscitando elogi, critiche e dibattiti in tutto il mondo. Durante il secondo conflitto mondiale si è visto l'interesse, da parte degli stati coinvolti, per l'utilizzo della scienza a scopi politici e militari. Malgrado gli sforzi e la disperazione degli scienziati per evitare l'immane catastrofe, fu sganciata la prima bomba atomica, dimostrando come le pressioni politiche avessero interferito nella ricerca scientifica per la costruzione della bomba. Questa tendenza nell'intimidire gli scienziati a 'manipolare' le attività di ricerca nel corso degli anni si è sempre più diffusa; per esempio in diversi stati totalitari sono stati introdotti metodi di tortura spietati, che sfruttano appunto tecniche e mezzi 'moderni'. Oggigiorno, si sente parlare spesso di clonazione, ossia tecniche di modificazione genetica delle cellule staminali destinati a fini di ricerca e terapeutici.
Ma siamo sicuri che ci si accontenterà della semplice 'sperimentazione'? Naturalmente no, perché le aspirazioni fondamentali dello scienziato medio sono il bisogno di sentirsi confermato dalle masse e la verifica dell'effetto dei suoi sforzi. Occorre tener presente che la vita si evolve grazie alla diversità degli esseri e possibili errori in laboratorio (come la clonazione umana), potrebbero portare all'insorgere di danni irreversibili. In sintesi, la ricerca scientifica sembra manifestarsi sotto un duplice aspetto: i progressi e l'innovazione entrano in contrasto con gli svantaggi costituiti dai rischi, dalle pressioni politiche e dalle paure della popolazione.
Sono stati commessi troppi errori in passato, l'interesse economico ha deviato la strada alla ricerca scientifica verso attività che possono perlopiù produrre effetti negativi. Lo scienziato deve in qualche modo 'ribellarsi' e cercare di partecipare alle decisioni politiche, avviando progetti di ricerca nei soli campi che guardano al benessere dell'umanità.



Le trasformazioni provocate dai mutamenti sociali degli ultimi decenni nella storia della famiglia italiana

Giusto o sbagliato clonare gli animali in previsione di clonare gli uomini?

Il 5 luglio del 1996 si è dato il via al discorso clonazione su larga scala, con la pecora Dolly, ormai il clone per antonomasia. La sua nascita annunciata dal 'padre' Ian Wilmut è stata divulgata come evento entusiasmante ed incredibile, ma poi, passati i primi bollori, l'entusiasmo si è tramutato in paura e si è cominciato a vedere quell'evento come spaventoso e mostruoso.
Il perché è semplice ma fondato: i ricercatori sostengono che presto potrebbe arrivare il turno dell'uomo. Ecco perché la clonazione fa paura, 'rompe il tabù dell'unicità dell'individuo.'
È uno scenario apocalittico che finora si è visto nei film fantascientifici, dove eroi morti tornano in vita per distruggere il mondo. Nella maggior parte dei discorsi sulla clonazione umana si accenna al fatto di poter resuscitare i morti, e altrettanto spesso si fa il nome di Hitler, temendo il ritorno del nazismo. Ma ecco che gli scienziati unanimemente intervengono insegnando che un essere clonato non dovrebbe necessariamente intraprendere la stessa strada del precedente. Il comportamento, la personalità ed alcune caratteristiche fisiche sono altamente influenzati dall'ambiente in cui vive e da cui trae il proprio stile di vita. La genetica e l'ambiente sono in continua interazione, così un nuovo Hitler potrebbe diventare anche ispettore di polizia o un sacerdote.

La clonazione degli animali oggi è al centro di infinite discussioni e può essere vista come un progetto da ampliare o come un modulo da chiudere immediatamente della scienza. L'ingegneria genetica già prevede gli xenotrapianti (innesto di organi animali in un organismo diverso), ad esempio utilizzare organi di maiale o di scimmia nell'uomo. Ma questo può essere considerato bene? A sentire il CSA (Comitato Scientifico Antivivisezione) no. In un comunicato stampa del giugno del '99, il CSA 'esprime il massimo dissenso' per decisione di procedere alla clonazione animale presa dal CNBB (Comitato nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie).
Il Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea ha vietato l'allevamento in Europa di animali modificati geneticamente, se non nei laboratori, come esperimenti; alcuni giorni dopo questa decisione, il CNBB ha dato il via libera alla clonazione. La clonazione di animali non è del tutto sicura sotto l'aspetto medico, alcune malattie virali possono essere trasmesse indipendentemente dal metodo usato. Siamo stati testimoni dell'epidemia della diossina tra i polli e della 'mucca pazza'. Queste sono solo due mutazioni alimentari e hanno causato gravissimi danni e hanno fatto ragionare il mondo su possibili mutazioni genetiche. Alterare i livelli della natura ha sempre portato gravi conseguenza (come, ad esempio, il buco dell'ozono)e alterare geneticamente gli esseri che popolano la Terra potrebbe avere conseguenze che coinvolgerebbero l'intero pianeta.

Ma perché clonare gli animali?
I motivi sono molti, giusti o sbagliati che siano, e molti di questi non rispettano totalmente l'etica e la morale. Il più lampante è sicuramente quello di usare gli animali geneticamente modificati per estirpare la fame nel mondo. Più precisamente: oltre a portare animali dove ce n'è bisogno, possono essere 'trasformati' e resi più produttivi e inattaccabili dalle malattie, diventerebbero delle 'macchine' che producono cibo.
Questo sfruttamento può essere allettante se si pensa che può essere alleviata, forse, la piaga più dolorosa del mondo o che si possono salvare molte specie dall'estinzione, ma creare animali con l'unico scopo di usarli solo ed esclusivamente per questo scopo; questi aspetti non ci fanno sentire molto onesti. Comunque il Consiglio dei Ministri Europeo se n'è reso conto in tempo.
Dato che ancora non si conosce la clonazione in tutte le sue sfumature, questa la tecnica, gli animali clonati sono usati come cavie nei laboratori per poterli studiare; e qui le associazioni animaliste combattono dalla mattina alla sera. La scienza, in ogni modo, promette che grazie alla clonazione tra non molto potranno esserci organi pronti per il trapianto senza dover aspettarli in lunghe liste d'attesa.
E non dovranno essere necessariamente organi provenienti da animali, come fino ad oggi si è detto: molti scienziati stanno lavorando a progetti per la creazione, tramite la clonazione, a umanoidi privi di encefalo, proficua e preziosissima banca di organi.
Tra i sostenitori di quest'ipotesi troviamo lo scienziato americano Lee Silver della Princeton University, che ha dichiarato la clonazione dell'uomo essere ormai una certezza per il prossimo futuro.
In un'intervista rilasciata al Time nel gennaio del 1998 ha esposto i suoi discutibili intenti. Ha usato queste parole: 'Sarebbe quasi certamente possibile produrre corpi umani privi di encefalo. Questi corpi umani privi di qualsiasi coscienza non sarebbero considerati persone, e tenerli in vita come futura risorsa di organi sarebbe perciò perfettamente legale'. Ha aggiunto anche: 'Non vedo cosa ci possa essere di filosoficamente errato o razionalmente sbagliato in questo'.
Sono affermazioni molto dure e che fanno pensare leggendole. L'ultima affermazione non sembra mettere in buona luce la questione; Lee Silver liquida la discussione in modo troppo superficiale, non può cavarsela semplicemente facendo sembrare 'normale' e 'naturale' creare essere umani senza cervello solo per usare i suoi organi.
Allora la scienza se si dichiara disposta ad usare la biotecnologia per creare esseri anencefali con lo scopo di prelevare solo gli organi, non sembra essere così riguardevole e rispettosa dell'essere umano e dell'etica annessa. Da questo discorso di etica e biotecnologia, bisogna dedurre che il fine ultimo della clonazione animale sia la clonazione umana?

Una risposta certa arriva dalla Chiesa, anche se alcuni suoi membri non sono totalmente concordi con il Pontefice. Il Papa si è sempre dichiarato contro le 'moderne sperimentazioni che calpestano la dignità umana e mancano di rispetto alla vita'. Non totalmente d'accordo troviamo il Cardinale Tonini, che afferma che 'i trapianti transgenici sono la via del futuro'.
Comunque la Chiesa non ammette tanti compromessi, è contraria assolutamente al trapianto transgenico, alla clonazione, e alle alterazioni genetiche, prerogativa del Creatore.

La clonazione oltre al poter portare problemi nell'applicazione del metodo e alle creature interessate, ne porterebbe anche a chi avrebbe la possibilità di scegliere se usarla o no. Ad esempio, come evitare che una coppia che ha perso un lio incidentalmente non richieda alla clonazione di rimpiazzarlo con un esemplare uguale? Può sembrare atroce, ma l'amore talvolta può portare a situazioni estreme: una coppia potrebbe decidere di avere un lio esattamente uguale ad uno di loro. Nel caso siano presenti malattie ereditarie nel corredo genetico di un genitore potrebbero essere corrette con l'intervento della biotecnologia. Sarebbe, inoltre, spaventoso il caso di una persona che avesse bisogno di un trapianto d'organo e che, per tale necessità, si facesse fabbricare una copia esatta di se stesso per non incorrere nel rischio del rigetto immunologico. Sarebbe possibile estrarre un organo da un feto, farlo crescere in vitro fino alle dimensioni richieste per poi sostituirlo a quello danneggiato. I problemi e le questioni da risolvere sono ancora molti.

Tornando al discorso degli xenotrapianti, sorge una domanda molto ovvia: un organo animale e uno umano funzionano in modo diverso, hanno dimensioni e resistenza differenti. Sono totalmente compatibili?
Gianni Tamino, professore di biologia a Padova e membro del CSA, è un po' perplesso, sottolinea che il maiale, ad esempio, cammina a quattro zampe e noi no, la postura è diversa, ma con qualche modifica tutto è possibile. Invece Emanuele Cozzi, ricercatore alla Cambridge University e consulente della Imutran, società che sviluppa un tipo di animali transgenici con patrimonio genetico modificato in modo da risultare immunologicamente più vicino all'uomo, afferma: ' . non abbiamo ancora esperienza nell'uomo, dagli studi svolti finora sui primati ci rendono ottimisti: scimmie con organi di maiale riescono a vivere per parecchi mesi'. Speriamo che l'ottimismo aumenti. Ma i due studiosi confidano che esistono anche altre vie di ricerca oltre la clonazione e, cosa molto importante, che la clonazione non è da prendere come rimedio. Bisogna ricordare il detto 'Prevenire è meglio che curare', poter prevenire con tecniche meno incisive, ridurrebbe il bisogno di xenotrapianti.

Ufficialmente l'uomo ancora non è stato clonato, ma ci siamo vicini. Nel dicembre del 1998 su 'la Repubblica' è apparso un articolo dal titolo 'Un embrione umano in fase iniziale - Test di clonazione umana all'Università di Seul'. Avvenne che un'équipe di scienziati sudcoreani annunciò di aver compiuto importanti progressi nella clonazione di cellule umane, finalizzata nella creazione di organi per trapianti. Si sparse la voce anche della creazione di un embrione umano in fase iniziale. Usando cellula - METABOLISMO, LA RESPIRAZIONE, RESPIRAZIONE AEROBICA DELLA SOSTANZA ORGANICA" class="text">la cellula uovo di una donna volontaria e il nucleo di altre cellule della volontaria, gli scienziati riuscirono a farla crescere sino a dividerla in quattro, fase iniziale della creazione della cellula umana. L'esperimento venne diretto dal professor Lee Bo Yeon dell'Università Kyonghee di Seoul, è stato poi interrotto per rispettare l'impegno di non clonare un essere umano, preso nel '93 nella Corea del Sud. Il procedimento usato dall'équipe è detto 'tecnica di Honolulu', nome derivante dall'esperimento eseguito nell'Università delle Hawaii dove sono state create 50 copie identiche di un topo. Se si fosse voluto proseguire nell'esperimento di Lee, le cellule sarebbero dovute essere impiantate nell'utero ospitante per farla sviluppare e diventare una cellula formativa, in altre parole quella da cui si producono tutti gli organi e i tessuti umani. Lee ha affermato che 'la clonazione di embrioni umani dovrebbe essere incoraggiata in modo che la ricerca possa creare cuori e altri organi per aiutare l'umanità'. Ma l'annuncio del suo esperimento suscitò molte proteste a Seul degli attivisti religiosi protestarono davanti all'ospedale universitario di Kynghee; chiesero di interrompere gli esperimenti e di 'chiedere scusa all'umanità'. Ora, letto questo e chiarito un po' le idee, non resta che rispondere alla domanda:

È giusto o sbagliato clonare animali in previsione di clonare gli uomini?

L'Umanesimo

Ecco un nuovo esempio di saggio breve, stavolta sull'umanesimo. Come al solito prima di cominciare è necessario stilare l'intestazione e la scaletta.

Intestazione

Destinatario: il docente
Argomento: la visione dell'uomo nell'umanesimo in contrapposizione a quella medievale
Lunghezza: due facciate di foglio protocollo
Fonti: volumi 'A' e 'B' de 'Dal testo alla storia dalla storia al testo' di Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria

Scaletta

  1. Introduzione
  2. Il nuovo ambiente culturale
  3. Il periodo storico guida del movimento
  4. Contrapposizione con il medioevo
  5. Trattazione degli autori
  6. Conclusione

Nella seconda metà del quattordicesimo secolo e per tutto il quindicesimo, si assiste alla nascita di un nuovo movimento di pensiero in quasi totale contrapposizione con il periodo medievale. Incominciando con Petrarca si va delineando in maniera pittosto completa, la nuova ura letteraria sulla scena europea. Il nuovo ambiente culturale che viene a svilupparsi riguarda la rivalutazione della ura dell'uomo nei rapporti con i suoi simili eprincipalmente con il divino. L'uomo non è più visto come un essere debole sia nella sfora morale, per il fatto di nascere nel peccato originale, sia nella sfera fisica per le sue malattie e di conseguenza bisognoso di una guida come espresso nel pensiero medievale della scolastica e quindi una visione tomistico-aristotelica della vita, tendente a valorizzare l'esistenza ultraterrena. L'uomo adesso è forte, infatti l'umanesimo propone una visione antropocentrica e non più teocentrica della vita. La prima riguarda la centralità dell'uomo in quanto essere pensante capace di dominare il creato, nella seconda è Dio stesso a essere al centro della vita. Questo concetto viene ripreso da Copernico che nel 1543, pubblica la sua tesi che vede la terra ruotare attorno al sole; dimostrata in seguito da Galilei. L'uomo può vivere nella gioia terrena che non va in contrapposizione con la salvezza eterna; le due teorie possono coesistere evitando la repciproca contraddizione. Di conseguenza il periodo storico guida è l'epoca classica, quindi le opere degli autori latini e greci. Il medioevo è di conseguenza visto come un eclissarsi dei veri valori umani. L'affermarsi di molti di questi si ha con Petrarca che aspira ai beni mondani, amche si in continua contrapposizione con la sua vera spirazione nel totale ascetismo religioso. Dopo aver riscoperto e imparato la lingua degli autori classici, incomincia lui stesso a scrivere nello stile di Virgilio (per la poesia), e di Cicerone (per la prosa). Lui stesso è fondatore della filologia, una disciplina che prevede la ricerca e la ricostruzione delle versioni originali delle antiche opere classiche. Grazie a questa, scopre la falsità della donazione di Costantino, ritenuto risalente al quarto secolo e invece scritta dalla cancelleria papale. Allievo e amico di Petrca è Boccaccio, maggiormente proiettato verso gli ideali umanisti con la sua visione gioiosa della vita e la quasi totale assenza nelle sue opere del divino. Manetti nel suo trattato 'L'esaltazione dei piaceri del corpo contro l'ascetismo medievale', si oppone al 'De contemptu mundi' (Il disprezzo del mondo), scritto da Innocenzo III che vede la vita terrena come un breve passaggio verso la salvezza e la beatitudine eterna; rivalutando la vita come degna di essere vissuta. Il corpo nudo non è assolutamente peccaminoso, infatti lo stesso autore afferma di non riuscire a esprimere i 'godimenti che l'uomo ottenga dalla visione dei bei corpi'. Il suo ideale assolutamente non annulla quello cristiano e non presupponeuna visione ana della vita; sostiene infatti cdi godere di questa esistenza terrena, come dono stesso di Dio. Con Pico della Mirandola nel 'De hominis dignitate', viene affrontata la centralità dell'uomo. Gli animali vivono per istinto, mentrel'uomo può forgiare la propria vita. L'esaltazione delle virtù umane capaci di opporsi alla fortuna e al fato, completano la visione sostanzialemente ottimistica di Dio. Ma esprime la sua estraneità rispetto ai temi politici e civili. In questo periodo si affermano i valori e gli stili di vita che noi oggi tuttora viviamo.



  • Titolo: Il ruolo dell'istituzione familiare nella società del terzo millennio.
  • Destinatario: settimanale Famiglia Cristiana

Uno dei più importanti valori morali, la famiglia, ha subito nel corso del XX secolo profonde trasformazioni. Agli inizi del Novecento si parlava di famiglia patriarcale, dove i ruoli dei coniugi erano nettamente distinti:il capofamiglia, l'uomo pensava a lavorare e a mantenere la famiglia, mentre la donna si preoccupava delle faccende di casa e della crescita dei li. I rapporti con tutta la parentela erano saldi e fortemente connessi con la morale cristiana, così la vita quotidiana girava intorno al focolare domestico.
A partire dagli anni Cinquanta, tuttavia, la famiglia tradizionale ha cominciato a conoscere notevoli mutamenti, dovuti soprattutto ai cambiamenti della società e all'emancipazione femminile. Proprio la donna: negli ultimi decenni con il riconoscimento di diritti fondamentali si è sempre più inserita nella società, ma al di fuori dell'ambito familiare; partecipa all'attività lavorativa, alla vita politica e assume il ruolo di 'manager'. Inoltre la globalizzazione e la società dell'informazione hanno determinato sostanziali differenze tra i rapporti all'interno della famiglia e la vita nella società attuale.
Oggigiorno, la famiglia sta attraversando una situazione di crisi, dovuta da una parte alla perdita di valori morali importanti e dall'altra al lavoro e agli impegni che condizionano la vita quotidiana della coppia italiana. Si calcola che quasi il 40% dei bambini da 0 a 13 anni ha entrambi i genitori occupati; un altro 50% invece è lio unico e sono in aumento sia le coppie senza li sia quelle che scelgono di convivere.
In questo modo nasce l'unione coniugale 'tipo' occidentale, ossia la famiglia nucleare. Inoltre, le ragioni di tale fenomeno sono anche da ricondursi a quella parte della popolazione che vive fuori dalla dimora abituale per motivi di studio o lavoro.
Di conseguenza, i rapporti familiari si spezzano e delineano una situazione ben definita che condiziona i giovani e quelle coppie che, per mancanza di lavoro, di casa o con un tenore di vita tale da non permettere di mettere al mondo dei li, non riescono a trovare una stabilità necessaria alla crescita della famiglia.
In questo contesto anche il matrimonio assume un significato diverso, se prima era considerato come 'unione per la vita', oggi le coppie che divorziano crescono sempre di più. Pertanto, la cosiddetta società del divorzio fa sì che il valore morale della famiglia sia soffocato da altre realtà quotidiane a cui pensare.
Da tutto ciò emergono nuovi tipi di famiglie che rappresentano una buona parte della popolazione italiana: le libere unioni, le famiglie ricostituite e quelle formate da single. Analizzando questi dati è facile porsi la domanda: 'Ma che fine farà l'istituzione familiare?'. La soluzione alla crisi attuale può essere nei giovani: sono loro che devono riscoprire l'importanza di questo valore, del ruolo della famiglia nella società, che un tempo era di primaria importanza e fondamentale per la crescita individuale.
Bisogna coinvolgere le coppie del terzo millennio a far sì che la famiglia sia il punto di partenza per lo sviluppo e l'evoluzione della società futura.

Progresso scientifico-tecnologico e risorse del pianeta: una sfida per il prossimo millennio

  • Titolo: Lo sviluppo sostenibile: una sfida per l'umanità.
  • Destinatario: rivista scientifica Focus

La seconda Rivoluzione Industriale ha interessato la seconda metà dell'Ottocento introducendo nuove fonti energetiche (petrolio, energia elettrica) che insieme alle innovazioni e ai progressi nei campi della medicina e della scienza hanno dato il via ad un nuovo secolo di inevitabile sviluppo economico e tecnologico. Agli inizi del Novecento, l'espansione coloniale era un obiettivo comune a tutti gli Stati europei e le risorse di ogni territorio conquistato cominciarono ad essere sfruttate in modo da ottenere il massimo profitto economico. Le risorse naturali rappresentano dunque per l'umanità (passata, presente, futura) il patrimonio su cui si fondano tutte le sue attività: il capitale naturale che in parte va investito e ridistribuito, in parte va tramandato intatto alle generazioni future per garantire loro la sopravvivenza e lo sviluppo. Con l'affermazione degli Stati Uniti d'america durante le due guerre si è delineato un quadro economico generale a favore dei Paesi Occidentali.
Oggigiorno, circa un quinto della popolazione 'ricca' consuma quasi i due terzi dell'energia mondiale, mentre un quinto, costituito dalla popolazione 'povera' ne utilizza appena il quattro per cento. Questa situazione è dimostrata anche dal cosiddetto fenomeno della globalizzazione, che apparentemente dovrebbe coinvolgere tutti gli stati, ma in realtà mette in evidenza sempre più le grandi differenze fra 'Nord' e 'Sud' del mondo. Pertanto il sistema attuale ha prodotto gravi squilibri nei consumi energetici e nel benessere sociale.
Lo sviluppo tecnologico e i progressi nella medicina e nell'igiene pubblica hanno fatto sì che la popolazione aumentasse drasticamente e di conseguenza cercasse nuovi beni e servizi ottenibili soltanto con un impiego maggiore delle risorse energetiche. Tutto ciò sta producendo un effetto combinato: da un lato la crescita demografica e la ricerca del benessere, dall'altro il sovrasfruttamento delle risorse naturali e l'inquinamento. Come potrà conciliarsi l'aumento della popolazione con l'aumento del consumo delle risorse? I governi degli stati industrializzati hanno attuato nuove politiche ambientali, attraverso l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (energia eolica, geotermica, solare), che dovrebbero almeno in parte contribuire a produrre energia 'pulita'.
Da molti anni si parla anche di energia nucleare, ma i benefici non riescono a compensare gli svantaggi costituiti dal difficile smaltimento delle scorie radioattive e dalla sicurezza degli impianti, così molti stati, fra cui l'Italia non hanno optato per il nucleare. In sintesi, per far sì che la numerosissima popolazione che vivrà nei prossimi secoli abbia condizioni di vita accettabili, occorre una corretta valutazione sia delle capacità del nostro piccolo pianeta, sia dei costi da sostenere e delle risorse da mobilitare.
Si tratta di valutare i limiti naturali a adeguare ad essi i ritmi di crescita della popolazione e delle risorse economiche seguendo un modello di vita più sobrio per raggiungere l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile.

Schema per un saggio sugli OGM

  • Cosa sono gli OGM? Per OGM si intendono tutti quegli organismi il cui DNA viene modificato. Questa operazione permette di variare le caratteristiche dell'organismo secondo le proprie esigenze. Ad esempio è possibile ottenere piante resistenti ai pesticidi o capaci di produrre sostanze repellenti per i parassiti, resistenti al freddo o che magari compiono il loro ciclo vitale in un tempo minore rispetto a quello necessario in natura (in Canada viene coltivata una qualità di grano geneticamente modificato in grado di maturare durante la sola estate).
  • Qual è il rapporto tra OGM e Biotecnologia? Per biotecnologia si intende un processo mediante il quale si sfruttano le caratteristiche di un organismo per ottenere un determinato effetto. Si hanno notizie di applicazioni biotecnologiche già dall'antichità: il vino, ad esempio, è una di queste, perché si ottiene sfruttando alcuni batteri per far fermentare il succo d'uva. Allo stesso modo gli OGM sono ottenuti prendendo il prestito un determinato gene di un organismo che codifica una certa proprietà e trasferendolo in un altro in cui si vuole la medesima proprietà.
  • Pro degli OGM
    1. la possibilità di ottenere organismi (soprattutto piante) in grado di resistere in particolari condizioni climatiche, inattaccabili ai pesticidi o che non necessitino di anti-parassitari, con grande risparmio di denaro, tempo e un aumento del rendimento.
    2. la possibilità di trovare una soluzione al problema della fame nei paesi sottosviluppati, grazie all'adozione di piante resistenti alle più dure condizioni climatiche.
    3. riduzione dell'inquinamento da pesticidi o da fertilizzanti.
  • Contro degli OGM?
    1. riduzione della biodiversità, cioè della varietà di codice genetico dei vari esseri viventi, necessaria per la sopravvivenza della vita sulla terra.
    2. inquinamento genetico: un gene impiantato su un organismo potrebbe, una volta che questo é stato inserito nell'ambiente, diventare parte del patrimonio genetico di un altro, con conseguenze imprevedibili e non sempre piacevoli (vi immaginate una pianta parassitaria resistente ai pesiticidi?).
    3. possibile collegamento tra tumori infantili e alimentazione a base di OGM (ancora non provato da ricerche scientifiche)

Saggio breve sul Volontariato

In questa società 'mercenaria' in cui tutto è in vendita, il volontario appare una ura atipica, anticonformista, che non partecipa al 'rito del guadagno', ma che dedica il proprio tempo all'assistenza dei deboli, per dare un minimo di dignità a chi non è in grado di soddisfare nemmeno i bisogni primari.
Queste persone per lo più sconosciute, spesso organizzate in associazioni, rappresentano una struttura fondamentale nel campo della solidarietà e del soccorso; esse appaiono fuori della società, proprio per la loro capacità d'essere estranee a quel modello di vita materiale che l'uomo del terzo millennio ha saputo crearsi. 
Il volontario, quindi, non applica la filosofia del consumismo, che impone desideri crescenti da realizzare, necessità di maggiori guadagni, di continue accumulazioni, ma si sofferma a cogliere la vera essenza della vita che non è nel materialismo delle cose, ma nella gioia di donare il proprio tempo, impegno e capacità per rendere migliore l'esistenza di chi è meno fortunato.
Dove vi è sofferenza il volontario è sempre presente, nonostante i rischi e i pericoli cui spesso va incontro e soprattutto nonostante l'ingratitudine e l'indifferenza che circonda la sua opera. 
Bisogna quindi rilevare quanto quest'attività fondamentale non sia sufficientemente pubblicizzata in particolare dai mezzi d'informazione. I giornali, le televisioni, le radio, dovrebbero rappresentare la realtà del mondo in cui viviamo, perché vi sia coscienza di tutto ciò che sta intorno a noi. Purtroppo molto spesso ciò non avviene, di solito per motivi di guadagno; rende molto di più la cronaca nera (delitti descritti nei minimi particolari), la politica, la divulgazione dei miti del consumismo, perché fanno vendere. Mai discutono e dibattono invece di chi aiuta gli 'straccioni', perché i poveri non possono comprare e quindi non rientrano nel loro giro d'affari. Il volontariato, invece, regala non vendendo nulla e quindi non partecipa a quel meccanismo che immette danaro per produrre altro danaro. Quanto raramente possiamo assistere a trasmissioni che abbiano mostrato l'incredibile opera dei medici senza frontiere, di quelle persone che hanno abbandonato una professione che avrebbe garantito loro fama e denaro, per recarsi, invece, in paesi dove le mine mietono vittime quotidianamente o dove le malattie fanno morire i bambini come le mosche.
A causa di tutto ciò, ritengo che l'opinione pubblica non sia pienamente cosciente del prezioso servizio che offre il volontario; quindi difficilmente potrà agevolare lo sviluppo delle associazioni di volontariato, che necessitano sempre di più, a causa delle continue emergenze, di mezzi ingenti, per creare strutture rispondenti alle esigenze della società debole.
Queste crescenti esigenze hanno poi creato strutture che via via si sono ingrandite fino ad assumere proporzioni gigantesche che a mala pena si governano. Queste grosse strutture, sorte per iniziativa di chi ha sempre operato gratis, sono diventate, di fatto, organizzazioni economiche, che muovono fiumi di danaro che spesso finisce nelle tasche di speculatori, truffatori e delinquenti. Il volontariato in questi casi perde i suoi originari ideali e fa insorgere la domanda se veramente si tratti ancora di quelle opere umanitarie di cui ancora portano il nome o piuttosto di organizzazioni che poco hanno a che fare con chi al suo interno si muove dalla base, per fornire come sempre il proprio entusiasmo ed amore per i più deboli. Infine quante volte abbiamo assistito ad interventi proandati come assistenziali e di soccorso ed invece avevano scopi politici ed economici. Basta ricordare gli interventi nell'Africa più povera, dove dopo avere inviato tecnici e fondi per promuovere lo sviluppo di quelle zone, venivano poi successivamente venduti macchinari che facevano tornare i denari spesi nelle stesse tasche di chi li aveva donati. 
In una cultura in cui il denaro si scambia solo contro beni e servizi, l'opera di diffusione dell'importanza vitale del volontariato diventa sempre più difficile; quindi, per fare fronte alle necessità di assistenza, sono nate società di servizi che integrano l'opera del volontario.
Queste organizzazioni non hanno scopo di lucro, non devono generare profitti, ma costituiscono tuttavia entità economiche che a tutti gli effetti muovono al loro interno risorse economiche di origine pubblica e privata.
Sorge di conseguenza il sospetto che venga persa l'essenza vera della solidarietà, quando accanto alla gratuità che contraddistingue il volontariato, emerge l'essenzialità del danaro, che favorisce il sostegno organizzato, ma che potrebbe allontanare dagli ideali di volontariato per spingere verso un'attività d'impresa.
Il volontariato deve, quindi, essere un'attività svolta con il cuore, slegata da interessi economici ed inoltre, non deve essere sentita come un obbligo o un impegno, per compiere un po' di bene, ma come una spinta interiore che porti ad aiutare; questo è il bene.

:: ARTICOLI DI GIORNALE ::

Aumenta a dismisura il fenomeno delle droghe leggere

CALA, CHE TI SCIALA

Sempre più giovani comprano evasione in pasticche

LSD, hashish, cocaina, anfetamine; sono ormai sostanze associate automaticamente al sabato notte, alla vita da discoteca.
L'opinione pubblica ha le idee molto chiare su questo argomento: nelle discoteche e nei luoghi di divertimento giovanile viene fatto uso e abuso di stupefacenti, di sostanze che deformano la realtà.
È vero. Non è possibile obiettare, i recenti avvenimenti hanno reso inutile ogni tipo di difesa, di 'No, non è vero, non sempre e ovunque è così'.
A questo punto le domande da porsi sono due: ma era proprio necessario aspettare il morto per intervenire? O lo si sapeva già prima?
Ma soprattutto, perché i giovani si drogano? La risposta alla prima domanda è semplice, basta cercarla nelle tasche gonfie di soldi di gestori di locali, negli appunti europei dei politici, nell'indifferenza abulica di poliziotti e/o carabinieri pronti ad accanirsi contro tre ragazzini pescati a fumare una canna, e che di fronte alla moda del 'sabato sera' hanno sempre chiuso tutti e due gli occhi.
Soltanto quando la situazione si è fatta irrecuperabile non è stato più possibile far finta di nulla. Come nel caso eclatante del 'Number One', nota discoteca del bresciano, che da almeno cinque anni era il centro di smistamento di droghe di ogni tipo. E lo sapevano tutti. Si faccia avanti chi dubitava. Trovato un morto fuori dal locale, 'è scoppiato il fenomeno delle droghe leggere', e da lì gli interventi delle forze dell'ordine di cui tutti siamo a conoscenza.
I casi di morti e di malori causati da queste sostanze sono spuntati come funghi in un bosco dopo un temporale, e si è perso il conto degli arresti per spaccio e dei locali chiusi e posti sotto sequestro dalle magistrature.
Per quanto riguarda il perché le risposte potrebbero essere molte, persino una per ogni soggetto interpellato. Voglia di evadere, di sfuggire dalla noia del quotidiano, di sentirsi più forti, più potenti, più hi.
E allora, giù una pasta. Giù un cartone. E il mondo si trasforma.
La vista si annebbia, il battito aumenta, i denti si stringono e le mani hanno voglia di muoversi, si strappano dal corpo, spesso finiscono in faccia a qualche sconosciuto, colpevole solo di essersi avvicinato in quel momento.
Molti lo fanno per moda, come per tutte le cose; dai vestiti, ai telefonini, alla droga. E il mondo si interroga.
I 'drogati' secondo la piazza sono sporchi, senza una lira, ladri, barboni, immigrati. Mentre i 'drogati' sono anche ragazzi di ricca famiglia, senza preoccupazioni né problemi di alcun tipo. È questa la cosa che turba maggiormente. Non sono più riconoscibili. E si espandono a macchia d'olio.
I giovani sono depressi, demotivati, annoiati dalla routine quotidiana, in alcuni casi stanchi di vivere.
Ma la colpa di tutto questo è da cercare solamente nei giovani? Non si dia mai la responsabilità, anche minima, ad una società che a i suoi li offre poco o niente! E i li stanno, pian piano, morendo.



:: TEMI DI ATTUALITA' ::

La libertà

Il rinascimento si caratterizza come quel grande movimento culturale che ha posto le fondamenta per il recupero dell'autonomia dell'uomo in quanto 'spirito libero'. Secondo te nella società d'oggi l'uomo è veramente libero? Tu che cosa individueresti come cause principali della schiavitù dell'uomo contemporaneo? Quale significato daresti all'espressione 'essere liberi' e in che rapporto secondo te stanno libertà, diritti e doveri?

Nella nostra società che ormai idealizza il concetto più ampio di democrazia, l'uomo recita una parte fondamentale; questo lo può fare poiché libero di scegliere. La libertà per l'uomo è un concetto assai complesso e vario poiché lo si può analizzare sotto diversi punti di vista (fisico, ideale). La vera libertà, l'uomo la conquista nel rinascimento poiché fino a quel momento la ura umana appariva come un piccolo ingranaggio di una immensa macchina e quindi non era 'padrone' di poter usufruire della propria vita a piacer suo.
Col rinascimento invece la ura umana acquista una certa importanza poiché per la prima volta si riconosce all'uomo il diritto di plasmare la propria vita; infatti si raggiunge la convinzione che la vita umana non è decisa prima ma è l'uomo stesso che la cambia nel momento in cui compie delle scelte.
Secondo me l'uomo moderno lo si può definire 'uomo libero' anche se sotto alcuni punti di vista è diventato schiavo. L'uomo moderno è libero da un punto di vista burocratico poiché libero di scegliere, professare la propria religione, esporre la propria idea e poter scegliere ciò che ritiene meglio per se ovunque o in ogni modo nella stragrande maggioranza degli stati civilizzati.
L'uomo moderno sotto molti altri punti di vista però è schiavo; anche se sostanzialmente è una dolce schiavitù: la schiavitù delle comodità. Proviamo un attimo a pensare di dover rinunciare al nostro amato telefonino o alla televisione. Impossibile! Proprio così ormai siamo diventati schiavi delle comodità sembriamo incapaci di rinunciarci e pensiamo remoti i tempi in cui nelle case non arrivava la corrente elettrica oppure quando i telefonini ancora non esistevano.
Secondo me l'uomo moderno sta commettendo un errore gravissimo cioè quello di diventare schiavo del concetto di libertà; sembra quasi paradossale ma è tragicamente vero poiché gli uomini si lamentano della condizione in cui vivono e pretendono di violare le poche regole che ancora resistono perché secondo loro queste oppongono un ostacolo alla vera libertà. L'uomo moderno infatti pretende di poter fare ciò che vuole poiché a modo suo solo quella è la vera libertà; non si rende conto dell'importanza delle regole che bisogna rispettare poiché, affinché vengano rispettate le libertà di tutti bisogna porre dei limiti. Per vivere in una società libera bisogna rispettare delle regole semplici e basilari che permettono a essa di non degenerare e di non regredire fino ad arrivare all'anarchia cioè al caos completo.
Concludo dicendo che la libertà è una delle maggiori conquiste dell'uomo che deve difenderla sia da chi vuole opprimerla sia da chi vuole che essa degeneri poiché per poter vivere bene c'è bisogno di regole e soprattutto c'è bisogno che queste regole vengano rispettate da tutti.


Verso una societa' multirazziale, plurietnica, interculturale

Itinerario:

  • Albert Einstein, le sue parole;
  • L'Europa Unita;
  • Il significato della parola cultura ieri e oggi;
  • Le culture nel mondo ieri e oggi;
  • I problemi;
  • Noi Italiani;
  • La risposta;
  • L'interculturalità nella scuola e nel mondo;
  • Possibili sviluppi;
  • Conclusione.

«Un essere umano è parte di un tutto che noi definiamo 'universo', una parte limitata nel tempo e nello spazio. L'uomo sperimenta se stesso, i suoi pensieri ed emozioni come qualcosa di separato da tutto il resto; in effetti si tratta proprio di una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è simile ad una prigione, che ci costringe a pensare unicamente ai nostri desideri personali e limita il nostro affetto solo a poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito dovrebbe essere quello di liberarci da questa prigione, ampliando il raggio della nostra compassione in modo da includere tutte le creature viventi e l'intero mondo della natura, in tutta la loro bellezza».

Ogni parola, ogni riga di questo passo è carica di profondo significato, non si può leggere senza riflettere. Ci rimanda a considerazioni filosofiche più vaste anche se nella sua semplicità ed essenzialità di espressione ci fa capire con precisione matematica la limitatezza dell'essere umano preso come singolo. L'autore di questa breve e al tempo stesso intensa riflessione è il celebre fisico Albert Einstein (1879-l955). Sembra quasi incredibile leggere frasi, composte cinquant'anni fa, che ci invitano a considerare uguali a noi tutti gli esseri umani. Ciò non deve sconvolgerci: già con la fine della seconda guerra mondiale era in porto un progetto di avvicinamento sociale, culturale e politico dei vari popoli; raccoglimento dei popoli stessi sotto un'unica forma di governo; ma anche duemila anni fa con l'Impero Romano e i suoi duces questo desiderio era presente. In questo senso l'Europa ha compiuto, e continua a compiere, passi da gigante: siamo prossimi all'introduzione dell'Euro nei nostri portafogli, che si concretizzerà solo nel 2002 (oggi possiamo parlare solo di unità monetaria virtuale), e c'è già chi parla di Stati Uniti d'Europa Francia, Germania, Italia, Paesi così diversi tra loro che non si scontrano più, come in passato: le loro culture si tendono le mani reciprocamente per fondersi assieme. Questo è infatti l'obbiettivo dell'Unione Europea: contribuire a creare una società in cui le varie culture siano raccolte, dove la cultura predominante non sovrasta la più piccola, ma dove tutte le culture si completano scambievolmente. È questo il sogno, oggi più che mai quasi realtà, di una società multiculturale. Ma per capire bene il significato di quest'espressione dobbiamo capire cosa s'intende oggi per 'cultura'.
'Cultura' viene dalla parola latina 'cultus' che significa culto e dal verbo 'colere', che significa coltivare; cultura è l'insieme delle conoscenze, delle tradizioni, dei miti, degli usi, dei costumi, delle tecniche lavorative e delle manifestazioni spirituali di un determinato gruppo umano. Questa parola ha assunto diversi significati nel corso dei secoli, dall'Antica Grecia ad oggi i cambiamenti sono stati enormi. Oggi la parola cultura rappresenta un salto qualitativo rispetto al passato: la cultura si colloca al di là del razzismo, è di tipo multietnico.
Se ci voltassimo un attimo indietro nella storia ad osservare le principali culture, che hanno costruito i pilastri fondamentali della nostra società, troviamo la cultura egiziana, la cultura greca ed etrusca, la cultura romana, la cultura barbara, precolombiana, orientale e africana. Oggi invece il baricentro del mondo si è spostato ed è passato all'estremo Oriente (Giappone, Cina e Tigri asiatiche) e al colosso statunitense, immediatamente seguiti dalla Comunità Europea.
Naturalmente nel passato, a causa delle difficoltà di comunicazione, risultava impossibile stabilire un filo diretto tra culture, al contrario di oggi. Una delle poche possibilità di incontro era rappresentata dalle migrazioni, per quanto riguarda invece l'incontro-scontro c'erano le guerre, quelle sono nate con l'uomo. Fin dall'antichità i popoli si sono spostati, lasciando la loro sede spesso definitivamente, costretti a questo da particolari situazioni climatiche, da necessità di cibo, dall'esigenza di difendersi. Col progredire della civiltà l'uomo fu sempre più in grado di superare i disagi ambientali: gli spostamenti delle collettività ebbero quindi motivazioni diverse quali invasioni, guerre o provvedimenti politici. La maggior parte dei movimenti migratori si è trasformata in spostamenti individuali da regione a regione, diventando quasi il tramite di una migliore comprensione tra popoli. Una comine straniera suscita notevoli problemi a livello di convivenza sociale e funzionamento strutturale non solo nelle comunità che si ispirano ai principi dell'assimilazione, ma anche nei contesti in cui prevale il principio dell'integrazione pluriculturale.
Siamo quindi prossimi a questa fusione culturale che coinvolgerà 11 Paesi nella sua prima fase. Non possiamo però tralasciare i problemi principali che l'Europa deve affrontare: l'immigrazione e la guerra. Sono due fenomeni strettamente collegati: chi fugge dal proprio Paese cerca di evitare la guerra e si rifugia nei Paesi vicini o in quelli facilmente raggiungibili. La situazione dei profughi è molto grave, in alcuni casi è addirittura insostenibile: migliaia di persone che chiedono aiuto, ma che non possono essere assistite tutte. In Italia se ne sentono di tutti i colori: c'è chi dice che non se ne può più, chi si chiede dove sia la carità cristiana quando serve, chi dà la colpa ai politici, chi ricorda che cinquant'anni fa proprio noi Italiani, o meglio, i nostri nonni sono sbarcati negli Stati Uniti portandosi dietro sia la pizza e la pasta sia la criminalità organizzata. Ne abbiamo un chiaro esempio oggi con la guerra del Kosovo.
Prima o poi capiremo l'inutilità dei conflitti bellici e le nostre società.
Non si deve assolutamente pensare che una società tecnologicamente evoluta, che esibisce orgogliosa i prodotti raffinati a volte inutili delle sue industrie superaccessoriate sia una società culturalmente avanzata. Ritengo infatti che i cosiddetti popoli poveri hanno sempre un bagaglio culturale elevato; è infatti la storia, la loro storia, gli usi ed i costumi dei propri antenati che costituiscono il vero bagaglio culturale. Fra un pezzo di stoffa molto trattata industrialmente, con tecniche diverse, morbida, ma di una banalità fastidiosa ed uno trattato, artigianalmente e superbamente, dipinto a mano, con tecniche desuete, preferisco senza dubbio quest'ultimo che ha un 'valore'. Tutti questi popoli 'sottosviluppati' quindi apportano sia scompiglio nella nostra organizzazione sociale (impegni e accoglienza) sia un bagaglio culturale che decisamente arricchisce la nostra società. La nostra penisola dalle sue origini è mescolanza di razze molto diverse tra loro. Questa mescolanza sia dal punto di vista genetico sia culturale ha prodotto un popolo migliore.
Raggiungeremo quelle norme in cui ciascun uomo, in quanto cittadino del mondo, si riconoscerà e che tutti si troveranno d'accordo nel definire corrette, reali e giuste; ciò non è altro che il famoso 'consensus gentium' che gli antichi Romani cercarono di creare in Europa 2000 anni fa.

Il Giubileo e la città di Roma

Il Giubileo è una festività che dura una anno intero che ricorre ogni venticinque anni, in cui la Chiesa offre la remissione dei peccati ai pellegrini e organizza delle celebrazioni particolari per alcuni categorie di persone. A livello mondiale, il Giubileo è ormai considerato l'evento del dell'anno ed è uno dei più importanti in quanto segna la fine del secondo e l'inizio del terzo millennio. La ricorrenza raccoglie a Roma miglia di turisti per ogni celebrazione. Se ne possono ricordare il Giubileo dei malati (11 febbraio), e quello dei lavoratori (1 maggio); ma sicuramente quello che raccoglierà un maggior numero di visitatori è considerato quello dei giovani. La macchina organizzativa del comune di Roma ha gia da tempo predisposto un'area d'accoglienza a Tor Vergata, una zona vicino alla capitale. Subito dopo la notte di Natale del 25 dicembre 1999 in cui è stata aperta la Porta Santa a S. Pietro, sono state aperte altre simili in altre basiliche e chiese della capitale dallo stesso pontefice con solenni riti. Anche il Giubileo ha una sua storia che affonda le radici addirittura prima della nascita di Cristo: infatti per gli ebraici veniva festeggiato ogni cinquant'anni con solennità e annunciato dal risuonare dello yobel, uno strumento costituito da un corno di capra e il suo nome passò poi ad indicare la ricorrenza. Era caratterizzato dal godimento di particolari privilegi: infatti ogni attività tipo la vendemmia o la mietitura era sospesa e si utilizzavano le scorte accumulate negli anni precedenti. Tutti i terreni e tutte le case acquistate dopo l'ultima celebrazione dovevano ritornare senza indennizzo al primo proprietario. Altro evento importante fu che agli schiavi israeliti veniva ridata la libertà, si presume che venissero anche condonati i debiti. Questo evento lo si poteva considerare garante dei diritti personali e della libertà, limitativo anche del latifondo e della schiavitù. Il primo Giubileo dell'era moderna fu bandito da papa Bonifacio VIII nel 1300 con la bolla Antiquorum habet digna fide relatio. Con questa si prometteva il perdono dei peccati a chi avesse visitato, seguendo un rituale particolare le basiliche romane. Non va sottovalutato l'aspetto economico dell'evento: infatti per ottenere l'indulgenza, era necessario are una certa somma in denaro e questo contribuì non poco al rinnovo dei fondi dello Stato della Chiesa. Il papa stabilì che l'intervallo giubilare dovesse essere di cento anni, ma era troppo perchè chi nasceva l'anno successivo il Giubileo non poteva mai assistervi. Fu con Clemente VI che la distanza fra un celebrazione e l'altra fu fissata a cinquanta anni bandendolo nel 1343 ad Avignone (il papato era stato trasferito in territorio francese ad opera di Filippo il Bello per avere un maggiore controllo sul pontefice). Urbano VI fissò che il Giubileo si dovesse festeggiare ogni trentatrè anni a ricordo dell'età di Cristo (1390). Fu Paolo II che nel 1470 stabilì l'attuale ricorrenza dell'anno giubilare, vale a dire ogni venticinque anni. In tutto il territorio nazionale, ma in particolar modo nella capitale da tempo sono state mobilitate misure straordinarie come la ristrutturazione di alcune fermate della metropolitana, l'annullamento delle barriere architettoniche di alcune zone di Roma come vicino a S. Pietro, l'utilizzo di particolari mattonelle a rilievo per tracciare un sentiero utile ai non vedenti. Le polemiche continuano ad essere aspre sulla convenienza o meno per la capitale che il Giubileo si festeggi a Roma; è da notare come molte zone della città (oltre ai mezzi pubblici in generale) siano stati rimodernate e ristrutturate, non solo a livello architettonico, ma anche organizzativo. Per garantire al pellegrino in visita alla città una migliore accoglienza e un maggior numero di servizi possibili a disposizione, è stata prodotta una carta magnetica particolare che il visitatore potrà utilizzare come accesso ai musei, ai trasporti, come documento di riconoscimento e come carta di credito. La grande quantità di denaro che l'evento ha messo in movimento attorno alla capitale non è da sottovalutare, infatti è con quel denaro che sono stati resi possibili i restauri. Non dimentichiamoci che per un certo periodo, Roma è stata considerata come un cantiere aperto. Ovviamente va considerato anche l'aspetto negativo dell'evento come per esempio gli ingorghi in una città grande come Roma notoriamente congestionata dal traffico, di conseguenza anche l'esiguità di posteggi disponibili e il non lecito guadagno di alcune imprese di costruzioni. È comunque considerato un evento importantissimo per tutta l'umanità.



I diritti dell'uomo

Il testo fondamentale dei diritti dell'uomo è la Dichiarazione Universale adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Essa si presenta come «l'ideale da perseguire per tutti i popoli e per tutte le Nazioni». Più completa della Dichiarazione del 1789, essa introduce i diritti economici, sociali e culturali. L'ONU, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, è una società di nazioni fondata nel 1945 al termine della catastrofica seconda guerra mondiale. Essa si propone di far rispettare dai membri e dai non membri i diritti dell'uomo e si preoccupa di far risolvere pacificamente le vertenze internazionali.
La 'Dichiarazione dei diritti dell'Uomo' delle Nazioni Unite parte dal riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, e costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Considerato che la storia recente, prima e dopo la seconda guerra mondiale, ha denunziato che spesso tale principio è stato ignorato e calpestato da incredibili barbarie, la sua voce ricorda a tutti i diritti fondamentali dell'uomo e la via comune da seguire per la tutela della persona umana e per promuovere la fratellanza tra i popoli e il progresso sociale. Con la Dichiarazione dei diritti dell'Uomo approvata nel 1948, le Nazioni Unite, però, potevano solo chiedere ai firmatari di 'sforzarsi di applicare e rispettare' i principi della Dichiarazione stessa. Non avevano poteri per impegnarli all'effettivo rispetto. Questa Dichiarazione è stata in seguito completata da un insieme di dichiarazioni e convenzioni relative a gruppi sociali determinati: Diritti del bambino, Diritti della donna Si assiste oggi all'emergere, soprattutto dai paesi del Terzo Mondo, di un certo numero di aspirazioni e di bisogni avvertiti in termini di diritti. Questi diritti, detti di solidarietà o della terza generazione, comprendono il diritto allo sviluppo, a un ambiente sano ed equilibrato; alla pace, il diritto di proprietà nei confronti del patrimonio comune dell'umanità Infine si afferma sempre più, in corrispondenza con le dichiarazioni e convenzioni sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, la necessità del rispetto del diritto alla differenza.
La Dichiarazione Universale non è che il primo foglio di una Carta internazionale dei diritti dell'uomo i cui fogli ulteriori sono costituiti dai Patti internazionali relativi ai Diritti civili e politici e ai Diritti economici, sociali e culturali. Entrati in vigore nel 1976, i Patti, a differenza della Dichiarazione, sono giuridicamente obbliganti per tutti gli Stati che li sottoscrivono; inoltre è stato istituito un Comitato dei diritti dell'uomo, abilitato a ricevere le denunce degli Stati e, entro certe condizioni, dei singoli.
Una procedura più vincolante è stata messa in atto per la Convenzione europea dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali, adottata dal Consiglio d'Europa il 4 novembre 1950. Effettivo trattato internazionale, la Convenzione riprende, precisandoli, gli articoli della Dichiarazione Universale relativi ai Diritti civili e politici. Essa si è dotata di organi di controllo che sono la Commissione dei diritti dell'Uomo e la Corte europea di giustizia. L'articolo 25 della Convenzione permette di prendere in esame, in certe condizioni, richieste individuali. È indubbiamente un sistema di garanzie internazionali senza pari nel mondo.
L'atto finale della Conferenza di Helsinki (1 agosto 1975) consacra il suo art. 7 ai diritti dell'uomo. E tuttavia Meglio conosciute oggi grazie ai media e alle associazioni che si battono per il rispetto dei diritti dell'uomo, le violazioni restano purtroppo innumerevoli. In un certo numero di paesi, esse sono generalizzate e sistematiche: è così per l'apartheid nell'Africa del Sud dov'è istituzionalizzato un sistema di segregazione razziale che pone la popolazione nera e di colore, numericamente in maggioranza, in una situazione di inferiorità e di totale alienazione. È il caso degli attentati alla vita e all'integrità fisica in un certo numero di regimi totalitari: esecuzioni di massa, generalizzazione della tortura, sparizioni, campi di lavoro, internamenti in ospedali psichiatrici Li si ritrova all'Est e all'Ovest, al Nord e al Sud. Tutto ciò si traduce anche in un numero di rifugiati senza precedenti (13 milioni nel mondo). Occorre naturalmente citare tutti gli esclusi dai diritti dell'uomo, in particolare dai diritti economici e sociali quali urano nella Dichiarazione Universale. Questo vale per una gran parte degli abitanti dei paesi in via di sviluppo. La difesa dei diritti dell'uomo passa attraverso la conoscenza dei diritti e attraverso l'azione convergente della Comunità internazionale e degli Stati. Numerose associazioni si battono per il rispetto e la promozione dei diritti dell'uomo. Del resto, alla fin fine è la vigilanza dei cittadini a risultare essenziale.
(Le violazioni alla vita quotidiana) Questi fatti non devono comunque far dimenticare gli attentati meno brutali, più sottili, ai quali pochi paesi sfuggono totalmente. Processi di discriminazione esistono latenti in seno alle nostre società. Le manifestazioni di razzismo, a volte delittuose, che raggiungono la cronaca non devono far dimenticare lo spicciolo razzismo quotidiano.
Lo stesso vale per il processo di emarginazione, di esclusione di cui sono vittime i più poveri nella nostra società, quelli del Quarto Mondo che subiscono su tutti i piani gli effetti congiunti delle ingiustizie e delle disuguaglianze. Processi di cui soffrono altresì le popolazioni immigrate, rifugiate, nomadi; segregazioni di tutti i tipi, che colpiscono le donne nella loro vita professionale e pubblica (sessismo), i vecchi, gli handicappati, i disoccupati

Le rivoluzioni tecnologiche del XX secolo

In questa fine del XX secolo, l'innovazione tecnologica è sul punto di far entrare l'umanità in una nuova era. Mai nella storia le scoperte scientifiche hanno dato luogo ad applicazioni tecniche così rapide. Tutti i campi ne sono investiti: la biologia con lo sviluppo delle biotecnologie e delle manipolazioni genetiche, le tecniche mediche, la chimica con la produzione di nuove sostanze di sintesi, il nucleare, l'esplorazione dello spazio
L'esplosione informatica applicata nell'industria conduce a una robotizzazione crescente delle operazioni, e nei servizi alla «burotica». I microprocessori, i satelliti, l'utilizzazione della televisione via cavo, le fibre ottiche sviluppano all'infinito l'emissione e la trasmissione dei messaggi.
L'associazione delle tecnologie informatiche e delle tecnologie di comunicazione dà origine alla telematica che permette di trattare e trasmettere l'informazione istantaneamente. Essa è davvero il nuovo «sistema nervoso delle società contemporanee». Le conseguenze sono incalcolabili e forse ardue da prevedere: si costruiscono attualmente macchine la cui capacità di risolvere i problemi è tale che si parla a loro proposito di «intelligenza artificiale».
Esse si traducono in particolare nell'incremento della produttività, la diversificazione della produzione, il miglioramento della qualità, la miglior utilizzazione delle risorse, il perfezionamento dei metodi di gestione; ma anche in minacce crescenti sull'occupazione Forse la rivoluzione informatica sta creando un altro tipo di società? Il paradosso della tecnica si rivela in tutta la sua gravità quando si pensa che la macchina, destinata a liberare la società dal lavoro schiavistico, minaccia di rendere schiava tutta l'umanità. (Cultura e sviluppo) È in realtà un problema di innesto che si pone: innesto su un fondo dato, poiché esiste una dialettica stretta fra cultura e tecnologia. Si mostra qui la dimensione fondamentale della cultura nel processo globale di sviluppo. Per averla ignorata, molti progetti di sviluppo sono falliti. Si tratta di preservare una identità culturale tanto più minacciata per il fatto che l'80% delle notizie diffuse nel mondo provengono dai paesi industrializzati che rimandano ai paesi in via di sviluppo una immagine di sé spesso mutilata, deformata, non esente da stereotipi e da etnocentrismi. Il rischio principale risiede in un fenomeno di acculturazione provocato non solo dall'irruzione delle tecniche ma ancor più da un massiccio esodo rurale e un divorzio profondo fra una cultura rurale tradizionale ed elementi culturali importati.
Come sottolineava il rapporto della conferenza sulle politiche culturali in Asia (1973), «la tradizione non va confusa con il rifiuto del progresso scientifico e della tecnica. L'accesso alla modernità non deve compiersi nella forma dell'alienazione e dell'imperialismo economico. L'esperienza tecnologica e scientifica deve essere controllata dai paesi utenti e sviluppata in forme adattate alle caratteristiche sociali e culturali appropriate ai bisogni reali delle popolazioni». Le stesse parole, ma cariche di speranza, ritornano sotto la penna del romanziere keniano Ngagi wa Thiong'o: «La Scienza e la Tecnologia moderne, degnamente organizzate, padroneggiate e controllate, rendono oggi possibile una trasformazione economica totale del mondo rurale e permettono così di edificare una cultura popolare su una base di prosperità e non di ritardo».
(Scienze, tecniche e sviluppo: le tecniche nei paesi in via di sviluppo) Il 98% della produzione mondiale di tecniche avanzate spettano a un piccolo numero di paesi industrializzati. La ricerca per lo sviluppo per abitante nel Terzo Mondo equivale a un centesimo di quella dei paesi industrializzati. Su 3.500.000 brevetti depositati, solo il 6% proviene dai paesi in via di sviluppo. Da qui il fondamentale problema del trasferimento di tecnologie al Terzo mondo. Ma quali tecnologie e per che farne? Il dibattito oppone due concezioni: una auspica l'adozione da parte dei paesi in via di sviluppo delle tecniche avanzate dei paesi industriali; l'altra considera più realista il semplice perfezionamento delle tecniche locali, ritenute 'appropriate'. Gli addebiti rivolti più frequentemente ai trasferimenti di tecnologia compiuti soprattutto dalle società multinazionali sono i seguenti: queste tecnologie fanno troppo appello all'automazione e al capitale; esigono una manodopera molto qualificata; costano molto care; utilizzano prodotti sintetici mentre il Terzo mondo è ricco di materie prime; creano una dipendenza nei confronti dei fornitori; trasmettono anche un modello di società e di organizzazione economica; non corrispondono spesso a un progetto globale di sviluppo.

La violenza

Il poeta incontra per la prima volta da quando è in Paradiso delle anime di beati, in particolare di coloro che fecero voto di castità e non lo mantennero perché furono sopraffatti dalla violenza altrui. Sono immagini così tenui ed immateriali che sembrano al poeta delle immagini riflesse: queste ure sprigionano tanta luce, che i lineamenti corporei sono molto evanescenti. Nel gruppo Dante riconosce Piccarda Donati, sorella di Corso (collocato nell'Inferno) e Forese (collocato in Purgatorio tra i golosi). In vita essi si erano conosciuti: ella si fece monaca, ma fu costretta dal fratello Corso a sposarsi. Il discorso tra i due verte su due temi: la felicità delle anime e la vicenda di Piccarda. Nel gruppo riconoscono anche un'altra ex suora, Costanza di Altavilla, madre dell'imperatore Federico II, costretta al matrimonio dai politici. Le anime tuttavia esprimono la loro felicità con un canto di grazie alla Vergine; così le anime trascolorano e fluiscono via, come fossero dentro qualcosa di indeterminato. Da questa immagine a Dante viene in mente l'acqua, una massa d'acqua limpida che contiene dentro di sé i pesci, o in cui sprofonda un grave immergendosi in essa. Emerge quindi il tema della purezza, della tranquillità interiore, della pace.
Al verso 21 Dante, trovandosi per la prima volta di fronte a delle anime del paradiso, ritiene che siano riflesse, e perciò istintivamente si volge a cercare le ure reali. Non vedendo nessuno dietro di sé guarda Beatrice, che sorride per il suo equivoco. Dante infatti ancora valuta le cose secondo le leggi terrene, invece le anime che vede sono vere, ed il fatto di avere lineamenti incerti è in relazione alla loro condizione di beatitudine: siccome in vita non hanno saputo o potuto obbedire al voto, si trovano nel primo cielo (o della Luna), che è il cielo da cui partono le influenze di incertezza di volontà e di instabilità.
Al verso 33 Beatrice rassicura Dante del fatto che le anime che andrà di qui in poi per incontrare non saranno mai anime bugiarde, come nell'Inferno.
Al verso 78 Dante chiede a Piccarda se in Paradiso esista una gerarchia di beatitudine e quindi il desiderio di collocarsi più in alto. Piccarda gli risponde dicendo che tale ipotesi è in contrasto con la natura della beatitudine, che si fonda sull'apamento dei desideri. Ogni beato è soddisfatto del posto che occupa perché gli è stato assegnato in relazione ai suoi meriti e alla sua capacità di beatitudine. In caso contrario, il Paradiso sarebbe simile ad una corte terrena, dove ogni cortigiano è infelice della propria condizione e desidera avvicinarsi sempre di più al signore.
Al verso 84 Piccarda spiega ulteriormente la loro condizione: nessun beato è infelice perché le loro volontà si identificano con quella di Dio, non perché ad essa asservite, ma poiché ad essa liberamente tendono.
Al verso 120 Accanto a Piccarda, si nota la luminosità dell'anima di Costanza d'Altavilla, che anch'essa fu costretta a lasciare il convento per sposarsi con Arrigo VI, secondo imperatore di Svevia, e partorire Federico II. In realtà Costanza non era stata monaca, ma qui Dante recupera la leggenda guelfa secondo cui la donna avrebbe generato l'Anticristo (Federico II). Tuttavia, Dante, a differenza dei guelfi, non la descrive come la madre di un mostro, ma ne fa un esempio della violenza che caratterizza la società duecentesca.







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