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TEMA STORICO

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TEMA STORICO


L'Italia si scopre dopo l'unità fragile e divisa da profonde disuguaglianza,segnata da una grave arretratezza economico sociale.

In questa luce,valutare l'opera della Destra storica e i suoi sforzi di "fare gli italiani",mettendo in luce aspetti negativi e positivi della sua attività di governo.


Il 17 marzo 1861 il parlamento italiano,riunito a Torino,proclamava Vittorio Emanuele II re d'Italia.

L'Italia dopo l'unità,aveva due principali problemi: un complessivo ritardo dello sviluppo economico e una grave frantumazione dal punto di vista economico, politico,amministrativo,culturale,risultato di secoli di divisione politica e dominazione straniera.

Nel Paese l'agricoltura,che occupava la maggioranza della popolazione attiva,era molto arretrata,salvo in alcune zone della Pianura Padana e della Toscana,dove erano stati fatti investimenti;inoltre l'industria nazionale era fragile con l'eccezione di fabbriche tessili e siderurgiche del nord.



Leggi,codici,sistemi fiscali erano diversi da una zona all'altra del Paese. L'analfabetizzazione era molto diffusa e soltanto il 25% della popolazione parlava la lingua italiana.

Le condizioni di vita dei contadini e dei pochi nuclei di operai erano pessime per l0insufficente alimentazione e le cattive condizioni igenico-sanitarie che rendevano ancore molto diffuse malattie come colera,tifo e vaiolo debellate dagli altri paesi.

Questa era l'Italia che,affacciandosi sulla scena internazionale,si trovava a competere con gli stati di grande forza economica politica;inoltre questa era l'Italia che trovava da governare la Destra storica.

Il governo della Destra, che ebbe la maggioranza parlamentare deal 1861 al 1876,aveva fiducia nel liberalismo e nella sua capacità dei mettere in movimento le energie della nazione.

Sul piano istituzionale il governo estese a tutto il regno italiano la legislazione del Regno di Sardegna a cominciare dallo Statuto Albertino e la carta costituzionale concessa da Carlo Alberto nel 1848. La scelta della continuità dell ordinamento sabaudo si accomnò all'accentramento amministrativo. Questa decisione sollevò molte discussioni: si trattava di decidere se concentrate tutto il potere nell' amministrazione centrale oppure concedere una certa autonomia locale al fine di rispettare le diversità esistenti. Il 20 marzo 1865 con la legge di unificazione amministrativa il governo impose all'intera penisola l'ordinamento sabaudo con le legge comunale,provinciale,il sistema scolastico,elettorale,l'ordinamento amministrativo,il codice civile,di commercio e navigazione,negando così ogni autonomia locale. Questa scelta coerente con l'obiettivo di mantenere l'unità dello stato ebbe pesanti conseguenze; prima fra tutte l'amministrazione poco efficiente.

Sul piano economico le decisioni prese dalla Destra si mossero lungo tre direzioni: l'unificazione economica del paese,la creazione di infrastrutture e il risanamento del bilancio statale,anche se le ultime due erano contraddizione fra loro,poiché la prima richiedeva investimenti che gravavano sul bilancio già passivo.

Con l'adesione alla dottrina liberalista il governo riteneva che l'economia italiana si sarebbe potuta sviluppare solo favorendo il mercato interno e l'apertura verso l'estero. Vennero abbattuti i dazi doganali e le dogane interne,venne stesa a tutto il paese la tariffa piemontese,fra la piu' basse in Europa e vennero stipulati trattati commerciali con Francia e Inghilterra. La politica del libero scambio ebbe effetti contraddittoria tra loro: da un lato favorì le esportazioni agricole, dall'latro espose l'industria italiana alla concorrenza di sistemi produttivi piu' evoluti, non permettendone lo sviluppo. Particolarmente sfavorevoli furono le conseguenze dell'unificazione economica per le già deboli industrie meridionali fino ad ora protette dalle tariffe borboniche. L'apertura del mercato nazionale per risultare efficace richiedeva uno sviluppo delle infrastrutture in particolare del settore ferroviario,venne realizzata una rete articolata che rese difficile la situazione finanziaria,già aggravata dai costi sostenuti per la realizzazione dell'Unità. Il debito infatti continuò ad alzarsi, la Destra si prefissò come obiettivo il pareggio del bilancio fiscale, facendo ricorso a prestiti collocando i titoli del debito pubblico sul mercato italiano e francese, vendendo i beni del demanio pubblico ed ecclesiastico e un progressivo inasprimento fiscale. Il pareggio fu effettivamente raggiunto nel 1876, dopo un pesante prelievo fiscale, esempio la tassa sul macinato imposta nel 1868 e che colpiva i contadini nel loro consumo fondamentale e che diede origine a forti proteste popolari represse con la forza dal governo.

Dopo l'Unità il governo non seguì certo una politica favorevole alle popolazioni meridionali. L'applicazione della legislazione sabauda nel sud provocò reazioni di rifiuto di regioni profondamente diverse da Piemonte, per assetto culturale,sociale e per le tradizioni. I cittadini meridionali vennero sottoposti a una tassazione molto piu' severa di quella borbonica e venne inoltre venne resa obbligatorio il servizio militare. Tra le popolazioni e lo stato si andò instaurando una profonda sfiducia che portò allo sviluppo del fenomeno del brigantaggio,che insanguinò il Mezzogiorno. Le bande dei cosiddetti "banditi" erano formate da contadini,sbandati e soldati del disciolto esercito borbonico e legittimisti; essi devastavano e saccheggiavano i palazzi dei borghesi e incendiavano gli archivi comunali pre distruggere i documenti fiscali e di leva; si ribellavamo contro la stato.


Si può dire in conclusione che la Destra storica fece molti sforzi in tutti i campi per "fare gli italiani" e creare un paese unitario di rilievo nella scena internazionale ma ciò nonostante non tutti gli interventi ebbero effetti positivi ed il rovescio della medaglia ebbe molte conseguenze sulla popolazione.




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