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Ugo Foscolo

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Ugo Foscolo era poeta, tragediografo e critico letterario, nacque a Zacinto il 6 febbraio 1778, nelle isole Ionie (Grecia, da qui ricollegabile il suo amore per il classico), da madre greca e padre veneziano. Abbandonò la sua terra natia per trasferirsi a Venezia, dove ebbe inizio la sua evoluzione letteraria e politica, che lo vide aderire alle idee repubblicane d'oltralpe, e nel frattempo i principi della rivoluzione francese si diffondevano in tutta Europa. Del 1797 sono la tragedia Tieste, dedicata ad Alfieri, e l'Ode a Bonaparte liberatore (qui visto ancora come ura positiva). All'indomani del trattato di Campoformio (1797), con il quale Napoleone cedeva la città all'Austria, disperato e deluso, il poeta fu costretto ad abbandonare Venezia e a peregrinare per diverse città, tra cui Milano e Firenze. Di nuovo in armi, combatté contro gli austro - russi e fu a Genova durante l'assedio. Gli furono affidati vari incarichi in Lombardia e in Francia, come ufficiale dell'esercito; pubblicava intanto le due odi A Luigia Pallavicini caduta di cavallo (1799). Del 1802 sono Le ultime lettere di Jacopo Ortis, romanzo autobiografico, mentre il capolavoro Dei sepolcri è del 1806. Insegnò all'università di Pavia, ma nel 1811 morì il fratello, e da qui la sua critica verso la politica della Francia si fa più forte. Dopo la caduta del regno italico (1813 la Disfatta Napoleonica, 1815 il Congresso di Vienna e l'inizio della Restaurazione), preferì seguire la strada che lo condusse all'esilio, malgrado le insistenti offerte fattegli dagli austriaci; andò in Svizzera e poi in Inghilterra dove si dedicò principalmente alla critica letteraria. Morì a Londra il 10 settembre 1827, ma le sue ceneri furono trasportate nella chiesa di Santa Croce in Firenze nel 1871. Di temperamento romantico, infatti nel 1826 nasce il Romanticismo, nelle sue opere trasformò il tumulto interiore in una sorta di armonia classica, manifestando originalità interpretativa e finezza di giudizio, che ne fecero uno dei maggiori critici dell'Ottocento. Le sue opere più importanti sono: i sonetti A Zacinto, Alla musa, In morte del fratello Giovanni e Alla sera; le odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, All'amica risanata, il carme Dei sepolcri, il poema Le Grazie e il romanzo autobiografico Ultime lettere a Jacopo Ortis






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