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VIRTÚ E FORTUNA secondo Macchiavelli

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VIRTÚ E FORTUNA

secondo Macchiavelli


La Virtù e la fortuna sono le due forze antagoniste e che concorrono insieme nel campo dell'azione politica secondo Macchiavelli.


La parola virtù assunse diversi significati:

per Dante significava l'autorità assoluta imperiale assistita dalla "grazia" divina

per Boccaccia corrispondeva alla gentilezza e alla onestà

per Leon Battista Alberti significava bontà e prudenza


Nel PRINCIPE invece coincide con la capacità dinamica e operativa di sostenere il contrasto del suo antagonista, cioè la "fortuna" e anche con la forza dei tempi.

Quindi questa parola è al centra della fondazione di una nuova etica basata sull'efficacia dell'uomo, dalla capacità politica e dalla volontà, le sue qualità, in quanto fa parte anche lui di una società.


Anche la parola fortuna assunse diversi significati:

per Dante la fortuna era impersonificata in una dea volubile e cieca che dispensava  caso i beni mondani fra gli uomini, era ministra della volontà di Dio che amministra secondo disegni imperscrutabili, al di sopra delle capacità interpretative dei mondani.

Per Boccaccia corrisponde all'avvenimento imprevedibile in grado di abbattere il progetto umano

per Leon Battista Alberti viene rappresentato come un fiume vorticoso dove il fato e la fortuna sono rappresentati con la violenza dei flutti che si contrappongono ad alcune virtù come l'intelligenza delle arti professionali e la saggezza




Nel PRINCIPE rappresenta l'insieme dei limiti che la realtà oppone alla virtù, quindi all'azione politica e la forza interiore.


Quindi il significato del binomio virtù-fortuna corrisponde al conflitto fra la capacità dei soggetti politici e l'influenza dei condizionamenti oggettivi storici che non si possono cambiare.


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