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AMMIANO MARCELLINO

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AMMIANO MARCELLINO

Ammiano Marcellino nasce ad Antiochia intorno al 330-335,appartiene ad una famiglia benestante di lingua e cultura greca. Partecipa come ufficiale a molte camne contro i persiani e si reca in seguito a Roma;entra in contatto con l'aristocrazia ana oratoria senza però farne mai parte integrante. La sua morte si colloca intorno al 400. Il suo testo più importante è il RERUM GESTARUM LIBRI XXXI  che racconto la storia di Roma dal 96 alla morte dell'imperator Valente e ad Adrianapoli .Ci sono pervenuti i libri dal 14 al 31 e le vicende di Giuliano costituiscono la parte principale. Ammiano Marcellino rappresenta infatti lo storico più importante per periodo tardo ed è una sorta di continuatore della storiografia di Tacito.

Ammiano sceglie di proposito il 96 come anno d'inizio della sua opera. Periodo in cui Giuliano fece cessare la potente espansione della religione cristiana per ridare dignità e potere al anesimo. Lo storico tuttavia critica speso degli atteggiamento assunti dall'imperatore a volte troppo repressivo e intransigente nei confronti dei cristiani. Ammiano critica anche l'aristocrazia romana accusandola di degenerazione morale,avarizia dando prova di un'autonomia di giudizio  che costituiscono un pregio molto significativo. La sua stessa cultura greca permise allo storico di osservare e analizzare dall'esterno la società romana,annotandone i pregi e i difetti.

Ammiano sceglie quindi Tacito come modello per la sua storiografia ,il che significava contrapporsi al modello svetoniano e sottolineare la priorità di fatti sui protagonisti. Si presenta quindi come un laico obiettivo preoccupato per l'eccessivo potere  imperiale accresciuto dall'identità di interessi tra Chiesa e stato .Il suo scopo principale è di porre fine a qualsiasi tipo di repressione predicando la pace e la tolleranza:tuttavia spesso cita degli episodi che hanno come protagonista la plebe urbana,fatti di sommosse militari che gli scrittori classici avrebbero prontamente evitato.



Esempio:arresto di Pietro Valvomeres che mostra l'attenzione dello scrittore per aspetti molto degradati della storia con un gusto per il macabro e il meraviglioso  contrapposto al razionalismo di Tacito.

La visione pessimistica di uno stato ormai troppo degradato e degenerato è ripresa invece dallo stesso Tacito che non vede nessuna speranza per il futuro di Roma.Visione che emerge da una serie di excursus sulla civiltà romana in cui Ammiano fa un grande un uso di artefici di retorica.

La lingua è molto particolare essendo lui stesso un greco sono presenti molti grecismi e lessicali e sintattici e inoltre si deve ricordare che lui era un soldato perciò la sua lingua e l'uso della retorica non poteva essere troppo specifico e approfondito. Spesso si serve di lettere e discorsi fittizi ma avvertendo sempre il lettore:scrupolosità che delinea uno scrittore serio e preciso che vuole offrire un grande documento di storiografia.




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