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I baccanali a Roma

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I baccanali a Roma (T. Livio, Ab Urb. XXXIX 8, 1 ; 3-8)


Insequens annus Sp. Postumium Albinum et Q. Marcium Philippum consules ab exercitu bellorumque et provinciarum cura ad intestinae coniurationis vindictam avertit. [ . ] Consulibus ambobus quaestio de clandestinis coniurationibus decreta est. Graecus ignobilis in Etruriam primum venit nulla cum arte earum, quas multas ad animorum corporumque cultum nobis eruditissima omnium gens invexit, sacrificulus et vates; nec is qui aperta religione, propalam et quaestum et disciplinam profitendo, animos errore imbueret, sed occultorum et nocturnorum antistes sacrorum. Initia erant, quae primo paucis tradita sunt, deinde vulgari coepta sunt per viros mulieresque. Additae voluptates religioni vini et epularum, quo plurium animi illicerentur. Cum vinum animos incendissent, et nox et mixti feminis mares, aetatis tenerae maioribus, discrimen omne pudoris exstinxissent, corruptelae primum omnis generis fieri coeptae, cum ad id quisque, quo natura pronioris libidinis esset, paratam voluptatem haberet. Nec unum genus noxae, stupra promiscua ingenuorum feminarumque erant, sed falsi testes, falsa signa testamentaque et indicia ex eadem officina exibant: venena indidem intestinaeque caedes, ita ut ne corpora quidem interdum ad sepulturam exstarent. Multa dolo, pleraque per vim audebantur. Occulebat vim quod prae ululatibus tympanorumque et cymbalorum strepitu nulla vox quiritantium inter stupra et caedes exaudiri poterat.





L'anno seguente[i], i consoli Spurio Postumio Albino e Quinto Marcio Filippo furono distolti dall'esercito, e dalla direzione delle operazioni belliche nelle province, per la repressione di una congiura interna. Da entrambi i consoli fu decretata un'inchiesta sulle cospirazioni segrete. Uno sconosciuto Greco giunse la prima volta in Etruria, senza nessuna conoscenza di quelle arti che quel popolo, di gran lunga il più erudito di tutti, ha introdotto ; un sacerdote e indovino, e non uno che con riti pubblici, e professando apertamente il suo mestiere e la sua dottrina, inspirasse negli animi concetti balzani, ma custode di riti che si svolgevano al riparo delle tenebre. Si trattava di misteri, che in un primo momento furono rivelati a pochi, ma che poi cominciarono a spargersi per bocca di uomini e donne. Furono aggiunti alle pratiche religiose i piaceri del vino e del banchetto, perché gli animi dei più ne fossero attratti. Dopo che il vino ebbe infiammato gli animi, e le tenebre, e gli uomini mescolati alle donne, e quelle di giovane età con i più vecchi, ebbero cancellato ogni confine del pudore[ii], subito cominciarono a esser commesse nefandezze di ogni genere, perché ciascuno è pronto a soddisfare i piaceri verso i quali è per natura di più incline libidine[in]. E non uno solo era il genere di colpa, le violenze colpivano senza distinzione uomini liberi e donne ; ma falsi testimoni, falsificazione di sigilli, testamenti e prove uscivano dalla stessa bottega, e sempre di lì venefici e massacri interni, talmente segreti che talvolta non rimanevano neppure i corpi per la sepoltura. Molto si osava con dolo, di più con la violenza. La violenza dilagava indisturbata perché, coperti dalle urla e dallo strepito dei timpani e dei cembali, nessun grido d'aiuto di cittadini poteva essere udito in mezzo agli stupri e alle stragi.




[i] Letteralmente : «L'anno seguente distolse i consoli Spurio Postumio Albino e Quinto Marcio Filippo dall'addestramento delle truppe e dal governo delle provincie per la repressione di una congiura interna».

Curioso modo di fissare le coordinate temporali. L'«insequens annus» è infatti personificato e diventa soggetto della frase, come se fosse esso stesso a distogliere i consoli dai loro normali compiti politici e militari.

[ii] Lett : «il confine di qualsiasi pudore».

[in] Un'altra interpretazione potrebbe essere: «Perché lì ognuno aveva disponibili quei piaceri verso i quali era per natura di più incline libidine»




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