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LA COMMEDIA DI PLAUTO



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LA COMMEDIA DI PLAUTO

Un uomo molto avaro affidò, in gran segreto, una pentola piena d'oro al Genio di casa. L'avarizia di quest'uomo era tale che non rivelò, nemmeno al proprio lio, l'esistenza del tesoro. Il genio si diede ad osservare se il lio mostrasse, per lui, maggior riguardo rispetto al padre. Così non fu e il Genio lo ricambiò con la stessa moneta, non dicendogli nulla. Il lio di quest'ultimo, Euclione, avaro quanto il padre e il nonno, ha una lia, totalmente diversa da lui, che ogni giorno prega sacrificando incenso e vino il Genio della casa. Grazie a lei, quest'ultimo permette ad Euclione di trovare il tesoro, in modo che la lia, Fedria, possa trovare un buon marito.

Euclione, però, trovata la pentola, diventa frenetico, pauroso e bisbetico, litiga con Stafila, la serva, perché teme che possa scoprire tutto. Stafila, che ignora ciò che sta alla base del malumore del padrone, ma è a conoscenza di un fatto di cui Euclione non sa nulla (Feria aspetta un lio, concepito con Liconide), vedendolo sempre sveglio di notte e chiuso in casa di giorno, non sa che cosa potrà accadere dopo il parto imminente della lia del padrone.

Euclione, controlla molte volte al giorno che il proprio tesoro ci sia ancora, e il giorno in cui il capo della curia distribuisce denaro, ordina alla serva di fare la guardia alla casa e di non fare entrare nessuno. Non vuole allontanarsi dall'oro ma pensa che se non si farà vivo in piazza capiranno il suo segreto, assalito dalla paura lascia la casa, ma ogni saluto o sorriso è motivo per sospettare che qualcuno possa aver capito ciò che nasconde.

Intanto, Eunomia, madre di Liconide e sorella di Megadoro, parla con quest'ultimo e lo convince a cercar moglie. Megadoro non è subito d'accordo, ma capisce che Eunomia lo dice per il suo bene e propone come sposa, proprio la lia di Euclione, se pur senza dote e molto più giovane di lui.

Euclione è di ritorno, arrabbiato per non aver ricevuto alcun soldo e per essere stato lontano dalla propria fortuna. Incontra Megadoro che lo saluta e inizia a parlare, all'avaro sembra strano che un ricco si metta a parlare con un poveraccio e pensa subito che Stafila gli abbia spifferato qualcosa. Quando Megadoro gli chiede in moglie la lia, senza dote alcuna, Euclione corre in casa a controllare che il tesoro sia ancora al proprio posto, poi torna fuori e, se pur a gran fatica, accetta l'offerta. Le nozze avverranno il giorno stesso.



Megadoro va a fare acquisti e ordina a due cuochi e due flautiste, di dividersi ed andare a preparare il cibo nella propria casa e in quella di Euclione.

Quest'ultimo, che si era recato al foro per acquistare della carne alla quale, però, rinuncia perché troppo cara, tornando a casa vede tutto quel trambusto di cuochi, le finestre e le porte spalancate . entra in casa e fa uscire tutti a suon di bastonate e di accuse.

Accetta, poi, di far rientrare il cuoco, Congrione, ma decide di nascondere fuori la pentola, in modo che nessuno possa rubargliela. Megadoro deve aver mandato, secondo lui, il cuoco perché frugasse in casa e trovasse il tesoro. Nel frattempo vede arrivare lo stesso Megadoro, vuole dirgliene quattro, ma ascolta il discorso che sta facendo tra sé e sé e si tranquillizza un po'. Il vecchio ricco stava riflettendo sul fatto che una donna senza dote sta agli ordini del marito, mentre se ha la dote si ribella.

Finita la conversazione, Euclione si dirige, con la sua pentola, verso il tempio di Buona Fede, è lì che vuole nasconderla. Nei paraggi, però, c'è un servo di Liconide a cui è stato ordinato di osservare che succede nella casa del padre dell'innamorata del suo padrone.

Ascolta la richiesta di tenere il segreto della pentola, fatta da Euclione alle divinità e decide di impadronirsi del tesoro.

L'avaro torna indietro e lo sorprende nel tempio, sposta quindi il denaro nel bosco Silvano. Il servo lo precede e si nasconde su un albero, appena lo vede allontanarsi scende, ma Euclione è subito di ritorno ed egli è costretto a nascondersi di nuovo.

L'avaro se ne va e il servo si impossessa della pentola.



Intanto, Liconide non vede tornare il servo e va a confidare alla propria madre ciò che successo con Fedria quella sera in cui lui era ubriaco. La madre lo ascolta e accetta di chiedere a Magadoro di lasciare che la ragazza si sposi con il proprio innamorato; nel frattempo, arrivano alle orecchie dei due le urla di Fedria che sta partorendo.

Fuori dalla casa di Megadoro si sentono i lamenti di Euclione, Liconide esce e gli va incontro credendo di sapere il motivo di quegli urli. Confessa di aver usato violenza su Fedria, l'avaro rimane stupito di tutto ciò ma soprattutto del fatto che non è stato Liconide a rubargli la pentola. Il servo di Liconide confessa al proprio padrone di aver trovato l'oro, quest'ultimo avvisa Euclione che contento per il ritrovamento della pentola gli concede la propria lia in sposa.  




















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