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'Namque hoc praestat amicitia propinquitati, quod ex propinquitate benevolentia tolli potest, ex amicitia non potest' - "Ecco perché l'amicizia &egrav

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'Namque hoc praestat amicitia propinquitati, quod ex propinquitate benevolentia tolli potest, ex amicitia non potest'

"Ecco perché l'amicizia è superiore alla parentela: dalla parentela può venir meno l'affetto, dall'amicizia no'


Cicerone, sin dai primi anni della sua vita si avvicinò alla filosofia sia romana che greca, mostrando un vivo interesse per tutti quei testi che avevano la pretesa di poter essere applicati alla vita di tutti i giorni, per poterla migliorare, soprattutto per quanto concerneva i rapporti con gli altri. L'autore  si avvicina,però, alla scrittura di opere filosofiche solo sessantenne,quando è ormai prossimo alla morte, poiché costretto al ritiro dalla vita politica, ma non solo: anche la morte della lia Tullia lo spinse verso la filosofia, nella quale cercò una terapia per i mali dell'anima. Con la stesura di opere a carattere filosofico , quindi, l'anziano e famoso autore cambia completamente lo stile che l'aveva contraddistinto in passato, per adattarlo alla trattazione di un argomento che fino a quel momento non aveva ancora preso in seria considerazione nei suoi scritti. Cicerone,infatti, non solo si vuole dedicare alla stesura di trattati filosofici, ma vuole anche elevare la sua composizione al di sopra dei poco apprezzati filosofi di Roma anteriori a lui. Vuole quindi cercare di emulare ed avvicinarsi quanto possibile ai sommi maestri filosofi greci anche grazie all'utilizzo di uno stile di sicuro stampo filosofico, ma nel quale le capacità oratorie di Cicerone più volte si presentano anche se in forma modificata. Il lessico è sicuramente uno degli aspetti che più è stato necessariamente essere modificato. Si passa infatti da una selettività piuttosto rigida ad un utilizzo più ampio di vocaboli che vengono a creare un vero e proprio lessico tecnico, nel quale Cicerone inserisce molti termini comuni, ma le cui accezioni possono essere sfruttate in campo filosofico; questa scelta è stata compiuta per privilegiare la lingua latina, poiché volutamente vengono evitati neologismi e grecismi. Anche la sintassi è diversa, più semplice e vicina a quella colloquiale coadiuvata da una dialettica vivace, a tratti polemica, che rende le opere anche se di argomento impegnativo abbastanza leggere e scorrevoli nella lettura. Utilizzando questo tipo di lessico e di sintassi, Cicerone riesce ad abbracciare un considerevole numero di argomenti. Questa ampia ricerca del sapere ,lo portò sia a trovare una nuova attività capace di colmare almeno in parte quel vuoto venutosi a creare dopo l'allontanamento dalla vita pubblica, sia a mettere ancora una volta a disposizione del popolo romano il proprio ingegno. Vediamo quindi come l'oratore si avvicina a moltissimi temi a carattere filosofico, tra i quali possiamo sottolineare quelli legati alla conoscenza, alla confutazione delle tesi epicuree e stoiche, alla ricerca della felicità, ed alcune opere trattano di filosofia della religione. Risalenti al 44 a.C. sono invece le opere trattanti la vecchiaia, l'amicizia e i doveri. In generale le opere filosofiche ciceroniane hanno carattere dossografico , ossia le opere composte per lo più tramite l'esposizione di varie opinioni differenti. Procedendo così l'autore ha la possibilità di meglio spiegare la propria opinione poiché ci rende partecipi del cammino che ha compiuto attraverso la moltitudine di idee differenti, dall'analisi delle quali ricava una propria e personale conclusione che non è necessariamente legata completamente a una delle "doxa" analizzate nel testo. ungliorare, sopra



Il De Amicitia si colloca quindi tra le opere del 44 a.C. , subito dopo la stesura del Cato maior. Il testo è scritto sotto forma di dialogo, che si svolge nel 129, e gli interlocutori appartengono tutti all'antico circolo degli Scipioni: a pochi giorni dalla misteriosa morte di Scipione Emiliano durante le agitazioni graccane, Lelio rievoca davanti a C.Fanno e M. Scevola la ura dell'amico sso, e disserta sul valore e le finalità dell'amicizia in se stessa. Si può quindi fin da subito notare che un alone di tristezza vela durante tutto il corso del dialogo le sagge parole che Cicerone mette in bocca ai propri illustri personaggi. Le parole degli interlocutori nonostante questo, però, riescono ad ogni modo ad intaccare ed a criticare in maniera decisa ed efficace la tradizionale concezione romana dell'amicizia come serie di legami personali a scopo di favoritismo politico, propria di una logica ,secondo Cicerone, malsana e corrotta.

L'autore infatti, sull'onda delle riflessioni filosofiche scaturite dal periodo di riposo forzato, cerca invece di ricercare e definire dei nuovi fondamenti etici per questo tipo di relazione interpersonale che gli sta particolarmente a cuore, poiché sentimento basilare per la vita associata.

Il concetto di amicizia non viene più solo applicato solo tra aristocratici, la nobilitas, ma a chiunque possa rientrare nella fondamentale categoria ciceroniana dei boni. Quella del bonus è 'una categoria che attraversa verticalmente gli strati sociali esistenti, senza identificarsi con alcuno di essi in particolare' (G.B. Conte). Boni sono dunque gli uomini virtuosi, ai quali Cicerone lancia un forte invito ad occuparsi della cosa pubblica, ad entrare nella vita politica. 'Concedetur profecto verum esse, ut bonos boni diligant". E' a questi virtuosi dunque che indica la via dell'amicizia perfetta, quella che mescola virtus e probitas, fides e constantia.

In primo piano c'è la fides: parola molto importante per Cicerone e per tutto il mondo romano in generale. Fides è prima di tutto la fiducia che si ripone concretamente nell'altro: 'habere fidem magnam alicui'. Poi diventa fiducia in senso lato, quindi fedeltà al patto, onestà, dirittura morale, coscienza stessa dell'individuo. Virtù fondamentale e costitutiva dello Stato, secondo l'autore : 'Nec enim ulla res vehementius rem publicam continet quam fides'. Accanto alla fides c'è la constantia, che è fermezza nel perseguire la virtù. Vengono aggiunti dal filosofo anche altri requisiti minori, fra i quali spicca la suavitas, piacevolezza, soavità nel parlare e nel comportamento, che Cicerone definisce un non secondario 'condimento' al rapporto. L'amicizia sostenuta dal discorso di Lelio non è solo un'amicizia politica, ma un disperato bisogno di rapporti sinceri, che l'autore stesso  preso nel vortice delle convenienze imposte dalla vita pubblica, potè forse trovare solo nel caro amico Attico.

[20] In questo modulo Cicerone sottolinea il fatto che ogni affetto nasce tra due o poche persone. Infatti secondo lui l'Amicizia è un accordo unito a sentimenti di benevola e l'affetto; e forse il bene più grande che l'uomo possiede anche se molti vi antepongo i beni materiali.

Altri ancora credono che il bene supremo sia la virtù e non si accorgono che stessa virtù genera e mantiene l'Amicizia. Per ciò che riguarda lo stile si possono notare periodi molto lunghi costituiti anche da addirittura sei subordinate. Questo modo di scrivere è proprio dell'autore che infatti cerca di costruire i vari periodi con criteri di coesione e compattezza con corrispondenze equilibrate e simmetriche ottenute con l'abbondanza di ure della ripetizione e nessi sinonimici.In particolare nell'ultima parte quando si accenna a coloro che pongono il bene supremo nella virtù Cicerone fa un riferimento agli Stoici i quali collocavano l'amicizia al di fuori dei beni esterni ma al di sotto della virtù. Nel complesso notiamo un lessico molto ricercato con termini elevati; nonostante ciò il discorso risulta limpido e chiaro grazie alla tecnica della Concinnitas.

[ 35] Nel [35] vediamo come Cicerone disquisisca su un avvenimento particolare che potrebbe, ma non dovrebbe, capitare durante un rapporto di amicizia: il chiedere ad un amico qualcosa di ingiusto. Il problema ,dice giustamente l'autore, sorge quando colui al quale è stato chiesto il favore si trova moralmente costretto a rifiutare l'aiuto all'amico, poiché viene ingiustamente accusato di non rispettare l'amicizia e di venire meno a quegli obblighi che un rapporto del genere sancisce. Al contrario, quelle persone che osano chiedere qualsiasi cosa agli amici, dimostrano che sarebbero disposti a fare tutto ciò che è in loro potere per aiutare un amico. Oltre a queste, sono molte altre le fatalità che incombono sulla sorte di un'amicizia ed infatti, secondo Scipione, per poter evitare questa moltitudine di spade che minacciano questo tipo di rapporto, non basta saper far buon uso della ragione dimostrandosi saggi, ma occorre anche una buona dose di fortuna.

[36] Qui Cicerone si pone una domanda e si chiede fino a che punto debba spingersi un sentimento di attaccamento nei confronti di un amico e in particolare pensa a Coriolano il quale entrò in contrasto con il popolo romano e in seguito fu mandato in esilio e si pose a capo della guerra contro Roma; dovevano i suoi amici condurre assieme a lui la rivolta contro la Patria?

[35- 36] Anche in questi due moduli notiamo periodi molto lunghi e lo stile è come al solito ordinato ed elaborato in quanto egli si ripropone di emulare i sommi modelli greci, ma continuando a tener ben presenti i modelli stilistici che lui stesso si era imposto sin dalle prime stesure di carattere filosofico.

[49] Una critica di Cicerone in generale al popolo romano, ormai corrotto e capace di gioire solo per quelle inutili cose quali gli onori, la gloria, i beni materiali, e non per ciò che invece vale davvero: un animo virtuoso capace di amare ed essere amato. L'autore si chiede infatti se ci possa essere qualcosa di più piacevole dello scambiarsi e corrispondersi attenzioni, affetto e cortesie. Possiamo poi legare a questo il successivo [51] nel quale vengono attaccati coloro che sono pronti a far nascere un'amicizia solo a causa dell'utilità che potrebbero derivarne, poiché sono i primi colpevoli del decadimento e della distruzione del vincolo di amicizia. Non bisogna pensare che all'amicizia debba seguire il vantaggio,ma che questo sia accomnato dall'amicizia, poiché, secondo Cicerone, non c'è momento migliore per dimostrare la propria amicizia se non nel momento in cui un amico si trova in bisogno o in difficoltà.

[51]Ora Cicerone parla dell'amicizia per utilità; questa è un tipo di amicizia che sorge inutilmente in quanto non dobbiamo trarre utilità da un amico ma dobbiamo essere contenti dell'amore che egli ci offre. Coloro che non hanno bisogno di amici sono i più generosi e benèfici. Agli Amici non deve mai mancare nulla. Cicerone ci porta il suo esempio con Scipione e infatti si chiede come il suo affetto avesse potuto dimostrare la sua forza se mai quest'ultimo non ne avesse avuto bisogno?Non è l'amicizia che segue l'utilità ma l'utilità che segue l' Amicizia.

Notiamo periodi lunghissimi anche qui con abbondanza di subordinate.





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