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RETORICA-QUINTILIANO

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RETORICA-QUINTILIANO


La retorica nacque come risposta ai bisogni della società, è un genere pragmatico.

Cicerone nel Brutus afferma che la retorica nasce in un processo sul diritto di proprietà privata.

Si può fare retorica dove c'è libertà di opinione; la classe dirigente riconosceva l'utilità della retorica ma siccome la vedeva anche come strumento pericoloso, affiancò i giovani alle cure di personaggi autorevoli che dovevano infondere la retorica collegata alla trasmissione di valori civili.

Nella Roma repubblicana poteva fare retorica chi era in possesso dell'auctoritas e della potestas; invece nella Roma imperiale questi due valori li aveva il principe che usava la retorica non per persuadere, perché non ne aveva bisogno, ma per fare declamazioni pubbliche cioè esaltare quello che è stato fatto e mettere quindi in gioco l'abilità del conferenziere.

Quintiliano, nell'età dei Flavi e quindi grazie a Vespasiano, volle riproporre la retorica antica, quella legata ai valori civili

E nella sua opera volle proporre la ura del funzionario di Stato.

La retorica è l'arte del persuadere, fa retorica l'uomo eloquens che cerca di rendere persuasiva la parola; mentre uomo loquens parlava e basta.

L'abilità a fare retorica era quella di individuare il tipo di pubblico e impostare un discorso adeguato,un discorso quindi o tecnico o emotivo, o astratto.



Un metodo efficace di persuasione era quello del confronto, si prendeva un modello analogico per far capire meglio il discorso, esempio è l'intervento di Agrippa alla plebe che fa riferimento alla città come corpo umano e i cittadini sono le sue membra.

La retorica segue tre tipi di procedimenti: logos, pathos, ethos.

Logos è dimostrazione fondata su principi logici, pathos invece fa leva sulla reazione emotiva degli ascoltatori e spesso cerca di commuovere, ethos ottiene il richiamo imponendo l'autorità di chi sta parlando.

Due sono le prove a cui ricorre il logos:

argumentum parte da un fatto accaduto per poi giungere a una seconda verità;

exemplum  c'è richiamo a un precedente storico, religioso, che dia credibilità al proprio discorso.

Nella Roma arcaica la retorica si diffuse tardivamente perché la vita pubblica era riservata alla sola nobilitas che usava retorica maggiormente per esaltare l'operato, in senato addirittura la parola era concessa secondo criteri di importanza.

L'estensione dei poteri dello stato portarono a un aumento di compiti amministrativi e i dirigenti dovevano sapere la retorica, furono fatti dei manuali latini per evitare di prenderli dai greci perché erano visti portatori di una cultura estranea.

Si divise una buona e una cattiva retorica (rem tene, verba sequentur): quella buona era quella in cui la priorità spetta alla concretezza del problema cioè alla res e quella cattiva era quella in cui prevaleva il verba cioè l'esposizione, ciò significava che i contenuti erano falsi.

L'oratore era definito vir bonus dicendi peritus cioè che chi parla bene era proprio il saggio.

I giovani romani apprendevano retorica come l'apprendimento militare, facevano il tirocinium fori cioè affiancavano una ura eminente per imparare l'arte della retorica facendo esperienza sul campo.

La trasmissione della retorica coincideva quindi con quella del mos maiorum e ciò garantiva una continuità fra generazioni.

L'estendersi della potenza romana comportava aumento del lavoro dello stato e quindi nacquero i professionisti specializzati;nacquero i difensori degli imputati e gli accusatori.

La prima scuola di retorica fu fondata nel 93 da Gallo; ma poi fu chiusa dagli aristocratici perché non riuscivano ad avere pieno controllo di ciò che veniva insegnato.

Cicerone venne preso come esempio culturale, lui elaborava i discorsi durante il processo e dando raffinatezza e poi elaborò alcuni trattati non solo tecnici ma che davano importanza alla funzione nella società degli oratori.

L'oratore secondo Cicerone giovava alla società, metteva a disposizione della gente la sua abilità ed era al vertice della cultura.

Quando Ottaviano prese il potere, Roma imperiale, ci fu un rigoroso controllo che provocò due reazioni: tenersi lontano dalla vita pubblica o seguire la linea celebrativa di ciò che fa l'imperatore.

Così si interruppe la continuità fra generazioni che garantiva la trasmissione di valori civili.

Con l'età dei Flavi, con Vespasiano, ci fu un periodo di restaurazione, una ripresa dei valori, soprattutto grazie a Quintiliano.

Fu avanzata la ura del funzionario di stato che era garante dei valori civili e collaboratore del principe.

Quintiliano nacque in Sna nel 35 d.C:; fu ato da Vespasiano per aprire una scuola per la formazione retorica; scrisse l'institutio oratoria.

Q dice che le cuse della decadenza sono stati i cambiamenti politici che sono intervenuti nella scuola e le declamazione pubbliche.

Q come Cicerone pensa che la retorica faccia parte della formazione globale dell'uomo stesso, nella sua opere indica oratore come vir bonus dicendi peritus.

Lo stile era ordinato perché stava a indicare un ordine anche nelle idee.

A differenza di Cicerone che valorizzava la filosofia, Q è più interessato a alla letteratura, Q valuta l'autore secondo l'utilità che può avere nella formazione retorica.

Nell'institutio oratoria, formata da 12 libri,  Q spiega quale era l'iter scolastico per diventare un buon oratore, un oratore doveva portare in pubblico il parere dei giusti e doveva mettere d'accordo le parti avverse che ai tempi di Cicerone erano far la società ma adesso è far la società e l'imperatore.

Per C l'uomo saggio era abile a dire il vero mente per Q era un uomo fedele ed equilibrato; C dice che la decadenza era provocata dalla corruzione dello stato ma Q non puà dire così per non andar contro all'imperatore e quindi dice che è colpa delle suasorie e delle declamazioni.

Nel primo libro dell'institutio oratoria parla dei precetti pedagogici di fondo che il maestro deve dare all'allievo, poi dice che bisogna capire per quale materia è portato e insistere; arte e musica servono ad avere visione razionale della realtà.

Negli altri libri parla della necessità dell'ars retorica e delle partizioni delle orazioni che sono:

-inventio (recupero argomenti)

-dispositio (disposizione degli argomenti)

-elocutio (stile)

-memoria (tecniche per ricordare gli argomenti)

-actio (come si recita)


L'aptum= tener conto dello stile in relazione agli argomenti trattati.


Lo scopo dell'orazione è:

-docere (presentare i problemi)

-movere (suscitare approvazione del pubblico)

-delectare (fare ciò in modo piacevole)


Nel decimo libro fa una raccolta di opere letterarie secondo la loro utilità come modello di stile.


























































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