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Tacito, libro XVI, cap XXXVIII, Annales

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Tacito, libro XVI, cap XXXVIII, Annales


Seguì un disastro, è incerto se per caso o per tradimento del principe (infatti gli storici tramandarono l'una e l'altra versione), ma fra tutte le cose che accaddero a questa città a causa della violenza, la più pericolosa e la più terribile, degli incendi.

L'inizio ebbe origine in quella parte del circo che è contigua ai monti Palatino e Celio, dove, a causa delle botteghe dove si trovava merce infiammabile, non appena l'incendio fu divampato prese subito vigore e, spinto dal vento, investì il Circo in tutta la sua lunghezza. Infatti non si interponevano né le case circondate da opere di difesa, né templi cinti da mura, né qualche altro ostacolo.

L'incendio si proò per la (sua stessa) violenza prima nei luoghi piani, poi arrampicandosi sui colli e di nuovo devastando le bassure, prevenne qualsiasi intervento per la velocità della sventura perché la città offriva esca agli incedi a causa delle vie strette e in più punti tortuose e per gli immensi agglomerati come era la Roma antica.



Inoltre i lamenti delle donne in preda al terrore, l'età stanca dei vecchi e l'età inesperta dei fanciulli, ciascuno si prendeva cura di se stesso e degli altri, mentre trascinavano i malati o li aspettavano, parte per il ritardo, parte avendo fretta, impedivano ogni movimento. E spesso mentre si guardavano alle spalle erano attorniati ai lati o di fronte, oppure se si rifugiavano in luoghi più vicini trovavano anche quei luoghi in preda alle fiamme, anche quelli che si credevano lontani dal fuoco si trovavano nelle medesime condizioni. Infine, incerti su cosa evitare e su cosa cercare riempivano le strade e si riversavano nelle zone aperte; qualcuno abbandonati i beni, anche le risorse di un solo giorno, altri per affetto dei propri che non avevano potuto salvare, sebbene si aprisse una via di scampo, morirono. E nessuno osava opporsi per le frequenti minacce di molti che impedivano di estinguerlo, e perché altri gettavano palesemente fiaccole e andavano spargendo la voce di avere un istigatore, sia che facessero ciò per esercitare  più liberamente le loro rapine sia per ordine di qualcuno.






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