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Elisabetta I

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lia di Enrico VIII e di Anna Bolena, dopo un'infanzia turbata dalle trame di corte, per le quali (dichiarata illegittima alla morte della madre, accusata di adulterio) giunse ad essere imprigionata nella Torre di Londra, cinse la corona alla morte della sorellastra, la regina Maria Tudor 81558).

Dopo essersi scelta con gran cura un piccolo numero di consiglieri tra i quali primeggiava l'abile William Cecil, Elisabetta si preoccupò di far fronte alla grave crisi di natura politico-religiosa ed economica che travagliava il Paese.

Tornata sulle posizioni della Chiesa nazionale inglese quali erano durante il regno del giovane Edoardo VI, annullò l'azione svolta dalla regina Maria Tudor negli anni 1553-58, restaurando la supremazia del sovrano sulla Chiesa con l'Atto di supremazia del 1563, con il quale imponeva il Book Of Common prayer (Libro della preghiera comune).

Il rafforzamento del protestantesimo in Inghilterra portò alla definitiva rottura con Roma e alla scomunica di Elisabetta (1570).



Non meno complessa era la situazione economica caratterizzata dalla crisi agraria, dal crollo rapido delle strutture feudali, dall'evolversi e affermarsi nel mondo dell'oro americano.

Elisabetta I, assecondando la tradizione marinara e l'atteggiamento avventuroso del suo popolo, incoraggiò una sorta di spregiudicata politica sostanzialmente piratesca; i principali porti snoli d'America furono depredati con il benestare ufficiale della regina, la quale concorreva di persona alle spese e ai profitti.

A ciò va aggiunta la rigido e avveduta amministrazione che creava nella società inglese una coesione superiore a quella di altre nazioni. In politica estera si alleò dapprima con i ribelli protestanti scozzesi, i quali di fronte alla prospettiva di un intervento francese preferirono allearsi all'Inghilterra, scegliendo però successivamente un accordo diretto con Maria Stuart.

Anche nelle relazioni con la Francia, dopo il 1564, fondò la sua politica su un'intesa diretta con re pur utilizzando gli ugonotti come contrappeso alla crescente influenza dei Guisa in favore della Sna.

Rispetto a quest'ultima potenza, la preoccupazione costante della regina fu di neutralizzare la forza militare dei Paesi Bassi. Dal canto suo Filippo II non aveva interesse a colpire Elisabetta per non facilitare nella successione al trono inglese la regina di Scozia Maria Stuart, legata alla Francia.

Oltre a tale questione concorse a tenere lontane le ostilità con la Sna il progetto di Filippo II di diventare, sposando la stessa Elisabetta, re di Inghilterra, essendo fallito il primo tentativo di diventare re sposando Maria Tudor.

La fuga di Maria Stuart dalla Scozia in Inghilterra dopo i contrasti con il marito Bothwell diede non poche preoccupazioni a Elisabetta che dovette fronteggiare rivolte cattoliche e poco dopo congiure per assassinarla e mettere sul trono la Stuart.

Nel 1584 fu scoperto un complotto per il quale i cattolici avrebbero invaso l'Inghilterra tentando di uccidere Elisabetta.

Maria Stuart fu processata e decapitata quattro mesi dopo. L'indignazione di Filippo II, troppo a lungo provato dagli atti di pirateria inglesi in seguito ai quali perdeva continuamente grandi carichi d'oro, si concretizzò in una sfida marinara che vedeva da una parte una grande flotta snola, l'invincible armada, posta agli ordini del duca Medina Simonia assolutamente inesperto di mare e dall'altra parte quella inglese, più agile e determinata.

Nel 1588 gran parte delle navi snole affondarono disperse prima da paurose tempeste e attaccate poi dagli inglesi; cominciò così ad affermarsi la potenza commerciale e navale dell'Inghilterra, confortata dalle numerose imprese transoceaniche compiute da navigatori come Drake.

La fermezza con cui Elisabetta rifiutò ogni proposta di matrimonio, nonostante le richieste dei maggiori uomini del tempo, creò tuttavia dei problemi di successione. Oltre a Giacomo VI di Scozia c'erano vari discendenti delle due sorelle di Enrico VIII tutti protestanti, in favore dei quali potevano essere avanzati dei diritti.

Si dice che sul letto di morte Elisabetta approvò con un cenno il nome del re di Scozia Giacomo VI, che salì al trono inglese come Giacomo I, riunendo a sé la corona inglese e quella scozzese.






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