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GIOVANNI VERGA I MALAVOGLIA

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GIOVANNI VERGA


Giovanni Verga nasce a Catania il 2 Settembre del 1840 in una famiglia di agiate condizione economiche e di origine nobiliare. Riceve un'educazione di tipo risorgimentale, sul piano letterario, sostanzialmente romantica.

Fondamentali nella sua vita sono gli anni fiorentini (1865-72), dove avviene l'incontro con Luigi Capuana, con il quale inizia un rapporto d'amicizia e un sodalizio letterario. Più tardi si trasferisce Milano, città in cui gli scambi letterari sono vivacissimi; nasce proprio in quegli anni la Scapigliatura. La fase milanese coincide con la maturità dello scrittore e con la grande stagione dei capolavori (è questo infatti il periodo dei Malavoglia, 1881). L'ultima fase della vita del Verga è caratterizzata dallo scambio epistolare con la contessa Dina di Sordevolo, conosciuta a Roma e amata per tutta la vita. Muore a Catania nel 1922.


I MALAVOGLIA:

La vicenda del romanzo abbraccia un periodo compreso tra il 1863 e il 1878. Protagonisti sono i Toscano, una famiglia di pescatori del paesello di Aci Trezza, da lungo tempo soprannominati I Malavoglia. La famiglia, che vive nella 'casa del nespolo', è composta dal vecchio patriarca Padron 'Ntoni, da suo lio Bastianazzo sposato con Maruzza, e dai cinque nipoti: 'Ntoni, Luca, Mena, Lia, Alessi.



La chiamata di leva per il giovane 'Ntoni è il primo colpo per i Malavoglia, quello che determina il dramma successivo. Infatti Padron 'Ntoni, per guadagnare qualcosa mentre il nipote è assente, decide di comprare un partita di lupini a credito, che suo lio Bastianazzo dovrà andare a vendere. L'affare si rivela un tragico, fatale errore. La barca dei Malavoglia, la 'Provvidenza', su cui Bastianazzo trasporta il carico, fa naufragio: Bastianazzo muore, i lupini vanno perduti.

La serie delle disgrazie non si ferma qui: la casa deve essere venduta per are i debiti; Luca, partito soldato per sostituire il fratello 'Ntoni, muore nella battaglia navale di Lissa. 'Ntoni, tornato in paese, comincia a frequentare cattive comnie e finisce in galera per contrabbando; scontata la pena, lascia per sempre il paese. Lia, sulla quale corrono voci malevoli, fugge e diventa prostituta in città. Anche Maruzza e il nonno muoiono, l'una di colera, l'altro provato dai colpi della 'malasorte'.

Svanito il fidanzamento con Brasi, imposto dal nonno, Mena rinuncia di sua volontà a sposare il carrettiere Alfio Mosca, del quale è innamorata: vivrà insieme ad Alessi e a sua moglie Nunziata, curando i nipotini, quando il fratello, impegnatosi con tutte le sue forze per rispettare il volere del nonno, sarà riuscito a riscattare la 'casa del nespolo'.

Il vero protagonista dei Malavoglia è probabilmente il villaggio di Aci Trezza, all'interno del quale inizia e si svolge il dramma della famiglia Toscano. È senza dubbio la gente di questo paese (l'usuraio Zio Crocifisso, il calafato mastro Turi Zuppiddu, il segretario comunale don Silvestro) che sa sempre tutto e che ha un compito importantissimo, tanto che è stata suggerita non a caso, la definizione dei Malavoglia come opera 'corale'. Ad ogni modo, l'indiscutibile importanza della 'coralità' nel romanzo non esclude né diminuisce il rilievo di alcuni personaggi, tra i quali spiccano il vecchio Padron 'Ntoni e il giovane 'Ntoni.

Nonno e nipote infatti, occupano un posto centrale nella dinamica dei Malavoglia e sono quasi l'uno specchio dell'altro, poiché ognuno di loro rappresenta uno dei cardini della visione verghiana. Padron 'Ntoni è il simbolo dei valori fondati sulla tradizione, di quella 'religione della casa e della famiglia', che rappresenta uno dei punti fondamentali del romanzo. Egli era solito mostrare 'il pugno chiuso', emblema di una salda unione familiare e nel parlare, ricorre di continuo ai proverbi e ai motti, che racchiudono la saggezza degli antichi.

'Ntoni invece, incarna la ricerca del nuovo e del diverso che, sempre secondo l'ideologia verghiana, è implicita nello scorrere inarrestabile della 'fiumana del progresso', una ricerca che in lui, si traduce in una costante irrequietezza.

Nel romanzo si possono cogliere molti elementi tipici del verismo, come l'impressione dell'opera che si fa da sé, grazie anche al sapiente uso del discorso indiretto libero di colorite espressioni popolari e dell'almeno apparente invisibilità dell'autore, nel pieno rispetto del pensiero di Flaubert. Il ritmo è lento e prevalgono le sequenze narrative, alternate con dialoghi. Nel complesso uno splendido specchio della società siciliana del tempo, con un'intelligente analisi dei problemi sociali, non ultima la completa ignoranza del popolo.




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