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GIUSEPPE MAZZINI E LA GIOVANE ITALIA

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GIUSEPPE MAZZINI  E LA GIOVANE ITALIA


Giuseppe Mazzini: vero profeta e apostolo del Risorgimento; nacque a Genova nel 1805.

Studiò all'Università di Genova, prima medicina e poi giurisprudenza, ma il suo spirito idealista gli fece abbandonare queste discipline. Nel 1828 si iscrisse alla Carboneria ed inizio, con l''Indicatore genovese' e poi con 'Indicatore livornese', la sua proanda liberale; finchè ebbe arrestato dalla polizia piemontese ed imprigionato nel carcere di Savona. Dopo pochi mesi, nel 1831, fu liberato dal carcere, ma si trovò costretto a scegliere tra il confino e l'esilio. Egli preferì seguire la via dell'esilio che gli durerà per tutta la vita.  Si recò prima in Francia, poi in Svizzera e infine in Inghilterra.



Nei primi anni dell'esilio, scrisse la famosa lettera a Carlo Alberto nella quale esortava il nuovo sovrano (successore di Carlo Felice) a porsi a capo del moto nazionale italiano. Ma Carlo Alberto diede ordine di arrestare il Mazzini nel caso di un suo rientro in patria e tenne un atteggiamento di inflessibile rigore contro ogni idea rivoluzionaria. Mazzini allora rinunciò da questo momento a porre le sue speranze nella monarchia e fondò a Marsiglia la Giovane Italia nel 1831.

Pensiero politico di Mazzini: Il pensiero politico mazziniano era animato da una profonda ispirazione religiosa. Secondo mazzini, è nella coscienza del popolo che si manifesta potentemente la volontà di Dio ('Dio e popolo') e ad ogni popolo Dio affida direttamente una missione per il progresso, generale dell'Umanità.

Tutti i popoli hanno il diritto di libertà e quando sono oppressi, è loro supremo dovere di riconquistare la loro patria anche attraverso la rivoluzione, così come il popolo italiano deve adempiere alla propria missione di lottare contro l'Austria per la liberazione dei popoli oppressi e la creazione di una nuova Europa unita e democratica. La libertà e l'indipendenza di una nazione si raggiungono non per mezzo delle sette , ma attraverso il sacrificio e l'opera concorde di tutto il popolo. Mazzini proclama che condizione necessaria per l'esistenza e il progresso di una nazione è l'Unità e l'unica forma legittima di governo è la Repubblica nella quale si esprime in tutta la sua pienezza la volontà del popolo.

La Giovane Italia era una nuova associazione patriottica che si presentava con un chiaro programma ideale e pratico al fine di porre riparo alle insufficienze e agli errori della Carboneria che era fallita.

La Giovane Italia aveva dei solidi punti di base come:

unità di comando ed estrema chiarezza degli intenti e dei fini politici (esposti nella rivista 'La Giovane Italia' tra 1831-34);

carattere nazionale del movimento e del programma, con una dichiarata tendenza alla creazione di una stato unitario in seguito a una rivoluzione nazionale e alla cacciata dell'Austria;

Fiducia nelle forze popolari per l'instaurazione della libertà e per la fondazione di una repubblica democratica basata sul suffragio universale.

La Giovane Italia ebbe una larghissima diffusione in tutte le regioni italiane e soprattutto tra i giovani. Il Mazzini proseguì nella sua opera di predicazione per la libertà e per l'indipendenza, esercitando una straordinaria influenza sulle nuove generazioni, alle quali insegnava la santità del dovere verso la patria e la necessità ideale del sacrificio.

Le adesioni al programma della 'Giovane Italia' si ebbero soprattutto tra i giovani italiani

e sfociarono, negli anni tra 1833-34, in una serie di tentativi insurrezionali che si conclusero tutti tragicamente con arresti, carcere, condanne a morte. Si ricordano infatti il tentativo di invasione della Savoia (1834) fallito miseramente e il moto insurrezionale che avrebbe dovuto scoppiare a Genova, nel quale restò coinvolto il giovane Giuseppe Garibaldi, che fu tra i primi ad aderire al programma mazziniano.

Si ricordano altri tentativi come:

il moto di Imola nel quale i mazziniani tentarono di fare insorgere le Romagne ma il tentativo fu represso;

la spedizione dei fratelli Bandiera, i quali avevano fondato tra i marinai della marina austriaca una società segreta, l'Esperia, e si erano messi in relazione con Mazzini.

Venuti a conoscenza dei moti scoppiati in Calabria, essi tentarono di sollevare le popolazioni dell'Italia meridionale, ma a Crotone furono scoperti dalle truppe borboniche, fatti prigionieri e fucilati con sette dei loro comni nel vallone di Rovito;

il moto di Rimini nel quale un gruppo di mazziniani, occupata Rimini, tentò di nuovo di fare insorgere le romane, ma venne represso anche questo tentativo;







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