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Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Il Gattopardo

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Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Il Gattopardo

CASA EDITRICE: Feltrinelli

LUOGO E DATA DI EDIZIONE: Milano, aprile 2000 (sessantacinquesima edizione)(edizione conforme al

manoscritto del 1957)

PRIMA EDIZIONE: Milano, dicembre 1969


STRUTTURA DEL ROMANZO: Il romanzo, suddiviso in sessantuno macroseguenze raggruppate a loro volta in otto moduli, si snoda per la maggior parte della vicenda facendo coincidere fabula e intreccio tranne in alcuni casi in cui l'autore ricorre alla tecnica del flash-back ricordando tramite i personaggi fatti avvenuti tempo prima


LO SPAZIO E IL TEMPO: La vicenda si svolge in Sicilia in piena decadenza borbonica tra il 1860 e il 1862 anche se verso la fine del libro si arriva al 1910 alla corte dei Salina spaziando tra ambienti chiusi e aperti, tra giardino e castello, tra camna e città, descrivendo in modo sublime la bellezza, e a volte la tristezza, di questi luoghi senza appesantire però il racconto.



L'autore riesce inoltre a creare una sottile ma persistente linea di continuità anche passando da un avvenimento all'altro, da palazzi arredati in stile rococò alla bellezza di Angelica al tiepido calore sconsolato della camna siciliana e infine alla tragi-comicità di alcuni momenti come ad esempio il racconto di un pranzo un po' fuori del comune a quelle famiglie aristocratiche


TECNICHE NARRATIVE: Il narratore che in questo caso è l'autore stesso e esterno alla vicenda conoscendola perfettamente dall'inizio non interviene durante il racconto. La focalizzazione è quindi di tipo zero e l'autore onniscente.


PERSONAGGIO PRINCIPALE: Don Fabrizio Salina: ricco siciliano appartenente ad una nobile casata siciliana che gode del massimo rispetto dagli abitanti dei propri feudi e dai propri familiari che a volte si sentono quasi estranei all'animo del principe per la loro moralità.

All'inizio del racconto appare come un uomo freddo e privo di sentimenti ma durante lo svolgersi della vicenda si scopre ben al di sopra di molti altri della sua famiglia lasciando trasparire un animo nobile e coraggioso da vero gattopardo quale era.

Il rapporto con i suoi familiari appare freddo e privo di amore ma si riscopre pieno di affetto e comunque giusto e autoritario come un vero padre di famiglia.


PERSONAGGI SECONDARI:

Concetta Corbera: è una delle tre lie di Don Fabrizio. Ha un carattere nobile e riservato che prima viene apprezzato e poi ritenuto antiquato e scorbutico. Era innamorata del cugino Tancredi che però non la ricambiava


Tancredi Falconeri: è il nipote di Don Fabrizio. Viene preferito al primogenito Paolo per la vivacità e la prontezza di spirito da vero gattopardo. E' un giovane di bell'aspetto che si innamora di Angelica e che finirà per chiederne la mano. 


Angelica Sedara: è la lia di Don Calogero. Grazie alla sua meravigliosa bellezza riesce a trovare un posto nel cuore di tutti e soprattutto in quello di Tancredi visto che se ne innamorerà.


Don Calogero Sedara: è il sindaco del feudo di Donnafugata. Accresciuto il suo patrimonio con la sua furbizia grazie alla lia Angelica viene invitato ad un pranzo dai Salina e grazie alle sue abitudini plebee ne diventa il protagonista trasformando quel momento in un avvenimento comico per il lettore e di stupore per il principe.






TRAMA: La trama della vicenda è incentrata su un personaggio e su come gli avvenimenti gli ruotino attorno: questo personaggio è Don Fabrizio. Egli deve assistere all'ascesa di una classe popolare quale quella dei Sedara che ormai sono ricchi quanto lui, al matrimonio di Angelica con il suo nipote prediletto: Tancredi; Una cosa davvero assurda per lui che vedeva la nobiltà della sua famiglia fondersi inesorabilmente con quella del popolo. Deve assistere inoltre a quello che un uomo teme di più e a qui non può sottrarsi: la morte.

Solo Angelica sembra rinvigorirlo e fargli sentire il vigoroso profumo della giovinezza in un ballo che lo fa tornare con lo spirito per pochi minuti nel pieno della sua giovinezza: quando anche lui si sentiva un vero Gattopardo.


MENZIONI DAL TESTO:

"Tu, zione, corteggi la morte." Adesso il corteggiamento era finito: la bella aveva detto il suo sì, la fuga decisa, lo stimento del treno, riservato.


Ho citato questa frase perché ammiro il coraggio del principe aspettando l'inevitabile morte e la calma con cui l'attende e la nomina: "la bella".


CONCLUSIONI: Di questo romanzo non ammiro molto la storia in se stessa. Ammiro piuttosto la capacità di uno scrittore fino a prima a me sconosciuto di destreggiarsi in modo superbo tra latinismi, tempi, luoghi e caratteri diversi facendo fluire la storia senza interruzioni e momenti morti. Il racconto è reso comunque un po' pesante a causa del difficile intrico delle storie e dall'elevata descrizione dei luoghi.






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