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IL FU MATTIA PASCAL - Luigi Pirandello



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IL FU MATTIA PASCAL

-Luigi Pirandello-



A cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo, dopo il 1870 e fino agli anni Venti, si diffonde in Europa la tendenza culturale del decadentismo. In pieno contrasto con il verismo, essa assume come proprio tema quello che nella storia e nella vita quotidiana è declino e corruzione; a quest'elemento centrale si affianca il disprezzo verso la società contemporanea, priva d'ideali, e il distaccamento da questa. Criticati a loro volta dai contemporanei, i decadenti vivono così in un isolamento sociale e morale, che li porta a compiere un accurato e minuzioso studio introspettivo del subcosciente, degli istinti e dei sentimenti e a guardare il mondo come qualcosa di misterioso e incomprensibile.

In Italia, soprattutto a causa del lungo sopravvivere degli ideali rinascimentali e romantici, la poetica decadente trova un ambiente sfavorevole. Le prime avvisaglie di questa tendenza si hanno con gli scrittori lombardi della scapigliatura, che assumono un atteggiamento ribelle e spregiudicato verso la società, ma il primo poeta italiano che può essere considerato un decadente è Gabriele D'Annunzio. A lui si affiancano Pascoli, Fogazzaro e Pirandello.



Nato nel 1867 da una famiglia dell'agiata borghesia siciliana, Luigi Pirandello si trasferisce a Roma nel '93 ed entra nella vita culturale del suo tempo collaborando con periodici di carattere letterario. Le sue novelle, i suoi romanzi (L'Esclusa, Il Turno, Il fu Mattia Pascal e altri) e i saggi passarono inosservati fino dopo al 1916 quando raggiunse la celebrità con le sue commedie (Così è (se vi pare), Sei personaggi in cerca d'autore, Enrico IV e altre ancora). Dal 1921 iniziò ad ottenere grande successo anche all'estero e nel 34 vinse il premio Nobel per la letteratura. Rimase ostile al regime fascista che voleva utilizzarlo come ambasciatore e come portavoce delle ragioni della conquista dell'Etiopia, scontrandosi anche con D'Annunzio.

Nel !936 morì mentre assisteva alle riprese cinematografiche de "Il fu Mattia Pascal".

I temi di fondo della sua poetica sono:

il contrasto tra la realtà (o la vita) e l'apparenza (o forma), ossia tra gli ideali e gli istinti propri del singolo individuo, in continuo mutamento, e il ruolo immutabile impostagli dalla società;

l'assurdità della condizione dell'uomo che inserito in schemi rigidi e precostituiti non può fare niente per contrastare la casualità e l'imprevedibilità delle vicende umane;

la consapevolezza che esistono tante verità almeno quanti sono quelli che presumono di possederla.

In conclusione, per Pirandello, l'uomo è una marionetta prigioniera del caso e della "maschera" con cui si presenta, costretto tra i suoi istinti e le convenzioni sociali cui deve sottoporsi.

Nel romanzo "Il fu Mattia Pascal' tutti questi problemi vengono affrontati con umorismo. L'autore è consapevole di questo stato d'animo e se ne ride compatendolo.

Mattia Pascal è un uomo costretto a vivere in una forma che lo soffoca: un lavoro deprimente, un matrimonio spento e senza prole, una suocera asfissiante e un amministratore che dilapida il patrimonio famigliare.

Dopo l'ennesimo litigio con la moglie Romilda fugge da casa. Arriva a Montecarlo gioca al casinò e vince. Sta per tornare a casa ricco quando sul giornale legge della sua morte, un cadavere, trovato nelle sue proprietà, è stato identificato come Mattia stesso dai familiari. E' la sua grande occasione per abbandonare la sua grigia vita e crearsene una nuova, migliore. Nasce così Adriano Meis, filosofo, che viaggia per tutta l'Europa senza preoccuparsi di niente.

La libertà appena conquistata però si rivela scomoda e fonte di solitudine e menzogne. L' "ex" Mattia Pascal, privo di forma, è costretto così ad inventarsene una per poter parlare di se con gli altri.

Fermatosi a Roma conosce Adriana (padrona della camera che ha affittato), suo padre, appassionato di riti esoterici, una medium e Terenzio Papiano, cognato d'Adriana.

Attento a non rifarsi assorbire dalla vita non riesce, tuttavia, a resistere all'amore, pur sapendo che, essendo privo di un'identità, non può sposare la donna che ama.

Rimasto vittima di un furto, del quale sospetta il Papiano e suo fratello, non può denunciarlo alla polizia perché giuridicamente non è più nessuno. Coinvolto in queste circostanze Mattia-Adriano si accorge che gli affetti e le necessità stanno costruendo una nuova forma attorno a lui. Amareggiato dall'impossibilità dell'amore sincero che prova per Adriana decide di fingere il suicidio. Lasciati su un ponte il cappello e il bastone con cui era solito muoversi come Adriano, Pascal fa rinascere Mattia e sale sul primo treno diretto alla casa del fratello.



Lì apprende che la moglie si è risposata con il suo amico Pomino dal quale ha anche avuto una lia. Mattia, che non aveva mai veramente amato la donna, decide di lasciare tutto come sta e riprende il suo lavoro di bibliotecario.

Senza più nessuna "forma", né quella del vecchio Mattia né quella d'Adriano, comprende che il suo tentativo di vivere in libertà assoluta è fallito e che l'uomo non può vivere senza un'identità.

Costretto a continuare la sua esistenza come "il fu Mattia Pascal", egli rivela, ironicamente, la frantumazione della sua personalità quando porta dei fiori alla "sua" tomba e a chi gli chiede chi sia risponde con la frase che dà il titolo al libro.

Pur essendo il protagonista del libro Mattia-Adriano non possiede una personalità definita; la vicenda, anzi, racconta proprio della distruzione di un'identità.

Mattia, strabico da un occhio, vive una vita triste segnata dai lutti per la morte della madre, a cui era molto legato, e delle due lie a soli pochi mesi dalla nascita. La moglie e la suocera sono due presenze opprimenti come i debiti, a cui deve fare fronte a causa dell'inadeguata gestione delle finanze attuata dal Malagna. Anche il lavoro, che sarebbe potuto essere una via di fuga al grigiore quotidiano, è noioso e ordinario.

Da questo triste uro, nello spazio di un modulo, prende vita Adriano Meis, suo esatto contrario. Baciato dalla fortuna Adriano conosce tutto quello che era mancato a Mattia: la possibilità di viaggiare, il vero amore, la ricchezza e anche un aspetto migliore, dopo che con un'operazione l'occhio viene raddrizzato.

Al finto filosofo manca tuttavia una cosa fondamentale che aveva il bibliotecario, un'immagine da presentare agli altri per poter interagire con loro, per avere un posto nella società. Adriano Meis è solo " . un uomo inventato . una invenzione ambulante che voleva, e del resto, doveva forzatamente stare per se, pur calata nella realtà . " e ancora " . peggio che mortovivo per la morte e morto per la vita . abbandonato al caso . senza base, senza consistenza . l'ombra di un morto . " e più avanti " . folle, assurda finzione . un vile, un bugiardo, un miserabile . tristo fantoccio odioso . ombra di vita, sorta da una menzogna macabra . ".

Il secondo Mattia Pascal, infine, è una via di mezzo tra il ricco e il povero. E' un bibliotecario che vive in un piccolo paese, senza più amici e senza più moglie, ma che ha fatto tesoro di ciò che gli è capitato tanto da potersi permettere di riderci sopra, conscio di esserne uscito nel migliore dei modi.

Gli altri personaggi al confronto del protagonista diventano minuscoli, necessari solo per lo svolgersi della vicenda (Romilda e il Malagna servono per causare la fuga di Mattia; Adriana e il Papiano, attraverso l'amore e il furto, a far riconoscere a Adriano la necessità di una "forma").

Spiccano invece due macchiette che l'autore usa per dimostrare quanto l'uomo sia vincolato alla propria immagine: il giovinetto suicida di Montecarlo e il Cavalier Tito Lenzi.

Il primo è un giovane ricco che a Montecarlo perde tutto il suo denaro, diventato povero d'improvviso e costretto ad abbandonare l'involucro in cui si identificava (e in cui veniva identificato dagli altri), si uccide.

Il secondo invece, incontrato in un ristorante di Milano dal neonato Adriano Meis, è un mentitore di professione. Egli esce volontariamente dalla sua personalità ma per questo appare grottesco e ridicolo e viene deriso, e contemporaneamente compatito, dallo stesso Mattia, che è costretto a mentire dalla sua condizione e che lo stesso non riesce ad abituarsi all'idea di dover raccontare continue menzogne.

Pur non amando leggere i classici di autori del passato ho trovato questo libro molto interessante e anche attuale nei problemi trattati.

Anche nella società odierna le persone, infatti, sono giudicate ed etichettate e una volta ricevuto un ruolo è difficile liberarsene.

Pirandello nel romanzo riesce ad esprimere con grande maestria i pensieri e i sentimenti del personaggio. Solo all'inizio la narrazione procede un po' lentamente scoraggiando chi, come me, apprezza di più altri generi letterari.


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