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IL REALISMO ED IL VERISMO VERGHIANO

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IL REALISMO ED IL VERISMO VERGHIANO


Il I848 rappresentò un momento di profonda delusione per quanti in Italia e in Europa si aspettavano di concretizzare gli ideali del risorgimento, così come grande era stata l'esaltazione dell'eroismo, come fervide erano state le speranze di poter realizzare gli ideali patriottici con la giustizia sociale, allo stesso modo grandissima fu la delusione a cui seguì una forma di smarrimento e un crollo totale della fiducia negli ideali del Romanticismo. Tale crisi si espresse nel rifiuto di ogni forma di ideale , nel bisogno di una concreta osservazione della realtà. Naturalmente non fu solo la delusione dell'idealismo Romantico a determinare questo bisogno di guardare concretamente alla realtà, ma anche la necessità di dare una risposta ai grandi problemi sociali che erano emersi in Italia dopo la realizzazione dell'unità, problemi che erano comuni un po' a tutte le nazioni Europee. Infatti c'era un bisogno di concretizzare certe problematiche sociali nate dalla profonda divisione tra le diverse classi che componevano la società : da una parte la borghesia imprenditoriale che costituiva la classe dirigente che guardava soprattutto ai propri interessi, dall'altra i contadini che si trovavano in una terribili condizione di arretratezza e che avevano sperato di uscire dalla loro tragica condizione con l'avvento del nuovo stato, inoltre c'era il primo sorgere del proletariato operaio, specie nelle città che veniva acquistando coscienza della propria forza. A questo duplice problema della condizione dei diseredati delle camne e delle città si aggiungeva, in Italia, l'altro molto grave della differenza di condizione economica delle regioni del sud rispetto a quelle del centro e nord Italia da cui nacque la cosiddetta "questione meridionale". Tutti questi aspetti porteranno l'uomo a considerarsi un puro elemento della natura, soggetto alle sue leggi e determinato da esse come tutte le altre creature della natura . La letteratura acquistò allora il compito di studiare e rappresentare l'uomo non più singolarmente, ma in relazione all'ambiente in cui viveva, da ciò la necessità di rappresentare le forze e le leggi della vita che condizionavano l'uomo e la letteratura acquistava una funzione letteralmente sociale. Tale letteratura prendeva il nome di "realista" e che in Italia ( chiamata verismo ), tenne fede al principio che la creatura umana viveva e si conformava secondo l'ambiente in cui viveva, quindi la necessità di rappresentare gli ambienti in cui gli uomini erano inchiodati, vinti, cioè travolti fino alla rovina, alla dissoluzione, alla morte da uno scuro destino che li trascinava in quanto creature umane ; personaggi che riflettevano il fondamentale pessimismo dagli autori e un sentimento della vita intesa come decadenza e disfatta. Verga, il più grande interprete del verismo, non negava che ci fosse stato un certo progresso nella storia dell'umanità nello svolgersi delle leggi della natura, ma ciò si compiva a spese di sofferenze inenarrabili degli uomini. Per Verga la vita degli uomini recava in se questa legge di sofferenza, che si rivelava in modo particolare allorché si pretendeva di uscire dalle forme e dal livello sociale in cui il destino ci aveva posto e quasi ci aveva inchiodato. Fare opera d'arte è per il catanese "saper cogliere questa legge nel modo stesso delle cose e rappresentarla nella sua piena oggettività". Il Verga non si chiedeva, così come avevano fatto gli autori romantici, a cosa serviva soffrire, quale fosse il significato della vita dell'uomo, ma rimaneva legato al fatto in se stesso in una accettazione dolorosa della realtà immutabile. Pure nei personaggi verghiani si riscontra una religione elementare del vivere che si manifesta mediante alcuni principi fondamentali e primitivi nello stesso tempo : l'amore per la casa, l'amore per la "roba", cioè una sorta di culto della proprietà, l'onore familiare, il rispetto per la donna, il senso primordiale della giustizia, ecc.. Da ciò la predilezione del Verga per gli ambienti popolari, per gli uomini "primitivi", perché in essi in modo più evidente si manifestava la legge della vita fissata dal destino ; ma un po' tutti i personaggi del Verga sono dei vinti, cioè sconfitti dal destino che incombeva su di essi.







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