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Il vecchio che leggeva romanzi d'amore - Louis Sepulveda



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TITOLO: Il vecchio che leggeva romanzi d'amore

AUTORE: Il vecchio che leggeva romanzi d'amore - Louis Sepulveda nato in Cile nel 1949. Vive in Spagna, nelle Asturie, dopo aver abitato ad Amburgo e a Parigi. Ha viaggiato in tutto il mondo, anche al seguito dell'equipaggio di Greenpeace

ANNO DI PUBBLICAZIONE:

n° INE:

n° CAPITOLI:

INTRODUZIONE: non è presente

TEMPO DELLA STORIA: il racconto si svolge nel passato

TIPO DI NARRATORE: onnisciente



STILE: racconto avventuroso

LESSICO: semplice, adeguato all'estrazione sociale e alla poca cultura dei personaggi che lo animano

MESSAGGIO: in questo romanzo di fama mondiale l'autore ci presenta un problema che affligge la sua patria. Infatti il tema centrale del romanzo è la distruzione della foresta ecuadoriana, causata dall'ingordigia di uomini senza scrupoli, che non sanno come trattare il prezioso patrimonio di vite racchiuso al suo interno.

TRAMA: Il vecchio Antonio Josè Bolivar Proano era uno dei tanti coloni bianchi che avevano abitato El Idilio, paesino situato ai margini della foresta ecuadoriana.

La sua vita non era stata delle più felici: quando era tredicenne si fidanzò con un ragazza, Dolores Encarnacion Santisimo Sacramento Estipinan Otavalo, che in seguito sposò. I due però non riuscivano ad avere bambini e, per evitare le chiacchiere delle malelingue del loro paese natio, decisero di emigrare a El Idilio. Dopo due anni la donna morì a causa della malaria e Antonio andò a vivere nella foresta con gli shuar, una popolazione indigena che si era ritirata nella foresta. Così imparò tutto sulle piante e sugli animali che la popolavano; diventò un esperto cacciatore anche senza l'uso dei fucili, ma con semplici dardi avvelenati. Un giorno uno dei suoi migliori amici fu ucciso da un colono. Antonio volle vendicarlo uccidendo il suo assassino. Assolse il suo compitò, ma usò la doppietta del nemico anziché uno dei suoi dardi avvelenati. Per questo fu cacciato dalla comunità degli shuar e ritornò ad El Idilio.

Il tempo trascorse tranquillo, anche grazie agli struggenti romanzi d'amore che ogni sei mesi gli portava il dentista, suo fidato amico.

Un giorno degli shuar portarono al villaggio il corpo di un gringos morto. Il vecchio dedusse che l'uomo aveva ucciso dei cuccioli di tigrillo e aveva ferito un maschio. La femmina, allora, colta dall'ira, lo aveva ammazzato. Nei giorni che seguirono altre vittime dell'animale arrivarono morte o quasi al villaggio. Tra di esse c'era la mula di un eremita che viveva nella foresta, gestendo uno spaccio per cercatori d'oro. Si decise allora di fare una spedizione verso quella capanna, a cui partecipò Antonio e il grasso sindaco. L'incapacità di quest'ultimo rese difficile la marcia e aumentò il rischio di essere uccisi dalla belva. Gli uomini arrivarono all'abitazione dell'eremita e lo trovarono morto assieme ad un altro gringo Resosi conto della sua inabilità e provando molta paura, il sindaco decise di tornare a El Idilio con il resto della spedizione e di lasciare solo Antonio.  

Il vecchio accettò e si diede da fare per i preparativi. La mattina seguente uscì dalla capanna dell'eremita e iniziò a seguire le tracce del tigrillo. Dopo poco lo scorse e rimase immobile aspettando che l'animale lo attaccasse. Rimase in quel luogo fino a sera e, vedendo che la femmina continuava a girargli intorno attendendo anche lei, decise di trovare un rifugio. Appena si mosse, però, la belva l'attacco spingendolo con le zampe anteriori verso la sponda del fiume. Lì Antonio vide il maschio che stava morendo e comprese che il tigrillo lo aveva condotto in quel luogo per finirlo. Allora l'uomo uccise la bestia rantolante con un colpo di doppietta. In seguito si riparò, per la notte, sotto una canoa rovesciata poco lontano da quel luogo.

La mattina seguente il vecchio si accorse che il tigrillo era sopra il suo rifugio. All'improvviso vide i suoi artigli e sparò verso la zampa, non accorgendosi di aver colpito anche il proprio piede. La femmina si allontanò dalla canoa e lui uscì all'aperto. Si accucciò aspettando l'attacco dell'animale, che non tardò molto ad arrivare. Infatti poco dopo il tigrillo corse verso di lui e spiccò un salto. Antonio, allora, sparò e colpì la femmina sul ventre. Quando la vide morta, con gli occhi pieni di lacrime, la spinse nel fiume, affinché nessun altro profanasse il suo corpo.

Poi tornò ad El Idilio imprecando, lungo la strada, contro quel gringo che aveva ucciso i piccoli di tigrillo e contro tutti gli uomini che non rispettavano le leggi della foresta.

COMMENTO: Il libro, altissimo esempio della letteratura mondiale, è, secondo me, molto bello e interessante, sia per i temi trattati, sia per l'abilità espressiva e comunicativa dell'autore. Oltre alla grande lezione di ecologia e di rispetto dell'ambiente, il racconto emana un disprezzo verso tutto ciò che è artificiale: dall'insediamento degli uomini nella foresta al comportamento pomposo del sindaco. Tuttavia la narrazione rimane semplice, fluida ed avvincente e questo, dal mio punto di vista, è uno dei grandi pregi del libro.








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