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L'Epoca della seconda rivoluzione industriale

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L'Epoca della seconda rivoluzione industriale

L'Europa della "belle époque"


Nel periodo che va dagli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del Novecento l'Europa conobbe una felice stagione che venne chiamata "Belle époque". Questo periodo fu caratterizzato da una certa pace internazionale e dallo sviluppo economico. Cresce nell'uomo la fiducia nelle capacità della scienza, gli anni del Progresso


La seconda rivoluzione industriale

Lo sviluppo industriale fu così imponente da essere definita l'età della seconda rivoluzione industriale Nascono grandi gruppi industriali e la produzione avviene tramite il continuo rinnovamento tecnologico. L'industrializzazione si concentrò sull'acciaio, l'elettricità e la chimica.




Le invenzioni

Sono gli anni delle grandi invenzioni e delle innovazioni tecniche, che vennero utilizzate nell'industria trovando larga diffusione. Nel 1879 Thomas Alva Edison ideò la lampadina invenzione decisiva per lo sviluppo dell'industria elettrica. L'uso dell'energia elettrica, cominciò ad affermarsi anche in campo industriale e nei sistemi di illuminazione pubblica e di trasporto. La produzione dell'acciaio rivoluzionò la produzione industriale, divenne infatti la materia prima per molti prodotti di largo impiego. Secondo il pensiero della borghesia di fine Ottocento: il progresso materiale era reso possibile dalla scienza e dalla tecnica avrebbe portato un miglioramento morale e civile dell'umanità.


La poesia italiana nel Primo Novecento

Si diffonde così un forte senso di disagio tra gli intellettuali, che vedono nel progresso una minaccia per quei valori ideali romantici. Molti infatti si rifugeranno in ideologie e filosofie pessimiste, questo finì per modificare anche il loro rapporto con il pubblico. Mentre nell'età romantica e in quella positivista il poeta era stato interprete e guida dei popoli, adesso si sentiva emarginato, rinnegato dalla società. Tutto ciò lo porta a chiudersi in sé o ad imporsi nella folla. I critici francesi del tempo definirono decadenti quei poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi dei valori, distinguendosi da quel clima ottimista e materialista che aleggiava sulla società. Ma gli scrittori si avvalsero di questa definizione per identificarsi in un movimento che si proponeva di

esprimere il rifiuto della società presente.


Simbolismo ed Estetismo

Le tendenze più significative  della letteratura decadente furono Simbolismo ed Estetismo. Il primo recupera il modello delle "corrispondenze" di Charles Baudelaire , il nome deriva dalla visione del mondo come una foresta di simboli, che solo il poeta con la sua sensibilità è in grado di decifrare. Il secondo si propone di indagare le più profonde percezioni ed emozioni che la natura riesce a trasmettere al poeta. In entrambi si avverte con forza il tema della morte.


Le nuove soluzioni tecniche

Nei primi del Novecento si cominciarono a sperimentare nuove possibilità della poesia. L'utilizzo del verso libero, dell'onomatopea adottata da Giovanni Pascoli nella descrizione della natura e dei sentimenti. Anche la sinestesia diventa strumento poetico privilegiato dai poeti del periodo, come anche la metafora, la metonimia, e la similitudine.


La biografia di Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna (Forlì). La morte del padre sconvolse profondamente la sua infanzia e lo portò la sua famiglia a trasferirsi a Rimini dove il fratello maggiore aveva trovato lavoro. Nel giro di pochi anni morirono la madre, la sorella e due fratelli; così decise di trasferirsi a Massa con le uniche due sorelle rimaste, Ida e Maria; nell'obiettivo di ricostruire il nido familiare. Dopo il matrimonio di Ida si trasferì a Castelvecchio con Maria che nel 1912, anno della morte del poeta, sarà l'unica erede dei suoi testi e ne curerà la pubblicazione degli inediti. Dopo aver insegnati in vari licei, ottenuto le cattedre alle università di Bologna e Messina, viene chiamato a succedere al suo maestro Giosuè Carducci, alla cattedra di Letteratura italiana a Bologna.

La poetica del fanciullino

La visione del Mondo del Pascoli si formò in seguito a due esperienze: i tragici avvenimenti che sconvolsero la sua vita e la crisi dei valori di fine Ottocento. La realtà, l'angoscia, la solitudine, si concentrano nell'idea che "il nulla" è il destino di tutta la fatica dell'uomo, la poesia assume per il poeta e per gli uomini un fine consolatorio. I principi fondamentali della sua poetica sono esposti nella prosa del 1897 "Il fanciullino" . Il poeta è colui che sa dar voce al fanciullino, che non è altro che la parte infantile di ogni uomo, solo il poeta però riesce a mantenerla intatta, e a vedere ogni

cosa con l'ingenuità e la semplicità di un bambino, e a trasmetterci le emozioni più semplici dell'infanzia grazie alla poesia che risulta essere pura. La poesia è cercata nelle piccole cose quotidiane e familiari, e deve indurre alla bontà, all'amore, alla fratellanza poiché la vita riserva all'uomo sofferenze e dolori. Negli scritti più maturi iranno anche temi più intimi, legate ai ricordi, alla famiglia, al nido distrutto, allo stretto rapporto che lega i vivi e i morti.


Le opere

Myricae

Myricae (dal latino significa tamerici ,umili cespugli campestri) è insieme ai Canti di Castelvecchio la raccolta più significativa di Giovanni Pascoli. L'opera raggiunse ben nove edizioni, le fasi di elaborazione di questa raccolta di liriche, corrispondo all'evoluzione e alla definizione della poetica dell'autore. Nei primi testi si nota una scrittura di tipo descrittivo che successivamente diventerà simbolica, fino ad arrivare ad un linguaggio preciso ed esplicativo e concludersi con uno indeterminato ed allusivo. Tali aspetti consentono di inserire Pascoli nell'ambito del Simbolismo europeo, sulla scia dei grandi modelli francesi come Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, e Mallarmè.





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