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Lirica siculo Toscana



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Lirica siculo Toscana

Con la dissoluzione della potenza sveva nell'Italia meridionale dopo la morte di Federico II e la sconfitta di Manfredi a Benevento ad opera di Carlo d'Angiò (per cui l'Italia meridionale passò sotto gli Angioini), venne meno anche la lirica siciliana, ma la sua eredità fu raccolta da una serie di poeti toscani: POETI SICULO TOSCANI che si ispiravano, per i loro componimenti, alla produzione siciliana e a quella provenzale, recuperandone moduli espressivi e tematiche dominanti. La realtà socio politica in cui si inserirono era molto diversa da quella feudale della lirica provenzale: si trattava di una realtà fatta di comuni prosperi economicamente ma in continua lotta tra loro e questa conflittualità la si poteva trovare anche all'interno del comune tra classi e fazioni avverse.

Il poeta viveva in prima persona, partecipava a questa situazione di conflittualità.

Si trattava di intellettuali collegati il più delle volte al ceto dirigente a avevano coscienza della loro autonomia da ogni forma di condizionamento esterno (soprattutto la chiesa). Spesso attraverso la loro produzione volevano essere un punto di riferimento etico e politico per la comunità di cui facevano parte. Infatti questi poeti toscani, appartenenti a città diverse, ampliarono le tematiche trattate dai poeti siciliani, trattando anche il tema morale, civile, politico, talvolta anche quello religioso. Non erano tuttavia riconducibili ad un'unica scuola perché ognuno personalizzava le sue opere nonostante esistessero numerose somiglianze. Il più importante tra questi poeti fu Guittone d'Arezzo, di cui ci sono pervenuti numerosi componimenti. Il suo stile era caratterizzato da un grande sperimentalismo evidente nella sovrabbondanza di artifici metrici - retorici, sintassi contorta, pluralità di registri linguistici e quindi sperimentalismo. Faceva uso anche di parole attinte dal basso. Proprio per questo Guittone sarà contestato da Dante nel "De vulgari eloquenta" (un trattato sul parlato in volgare).



La canzone più famosa di Guittone è di argomento civile - politico. La scrisse dopo la battaglia di Montaperti, quando la Firenze guelfa venne sconfitta da una coalizione ghibellina (formata da esuli ghibellini guidati da Farinata degli Uberti, truppe tedesche inviate da Manfredi e ghibellini provenienti da altre città toscane) e Guittone (guelfo) si rammaricò di quanto avvenuto e deplorando lo spargimento di sangue tra fiorentini. Vedeva una forte decadenza a causa dei contrasti civili e rimpiangeva l'ordine all'interno del comune.

In Guittone d'Arezzo il tema dominante è quello civile e ciò esprime il suo coinvolgimento in prima persona.








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